Emil V, ucraino 32 enne, detenuto nel carcere OPG di Aversa, si è impiccato nella notte di domenica, senza che se ne accorgesse nessuto. Solo durante il giro di controllo il suo corpo è stato rinvenuto privo di vita dalla polizia penitenziaria.
Sembra avesse dei problemi che lo
affliggevano e per i quali avrebbe avuto bisogno di parlare con la famiglia, ma, dato il blocco colloqui, non vedeva nè i figli
(da 7 anni) e nemmeno la famiglia. Era dentro per rapina e sarebbe dovuto uscire a novembre.
«In questo tempo così disperato si continua a morire in carcere – dice Samuele Ciambriello, garante in Campania delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale –
Emil era detenuto per rapina e sarebbe uscito a novembre. Non faceva
colloqui, non aveva mai avuto sanzioni disciplinari. Gli altri suoi
quattro compagni di cella non si sono accorti del suo gesto disperato».
«Aumentano anche i casi di autolesionismo – aggiunge il garante – ma
ovunque. Il carcere di Aversa in questi giorni aveva attirato la mia
attenzione, positivamente, per i provvedimenti del magistrato di
sorveglianza per la detenzione domiciliare per 8 detenuti, altri 12
aspettano i fantomatici braccialetti e 9 sono le relazioni sanitarie in
attesa delle decisioni del magistrato».
Non solo morti, ma anche proteste per non morire, nelle carceri campane domenica scorsa.
Dopo la battitura nel carcere di Napoli Secondigliano, la protesta è divampata a Santa Maria Capua Vetere e battiture si sono registrate nel carcere avellinese di Ariano Irpino e nella casa di reclusione di Aversa.
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