Negli ultimi mesi, un’inchiesta congiunta del quotidiano Guardian e del collettivo Arab Reporters for Investigate Journalism (Arij) ha portato alla luce un aspetto poco conosciuto ma scioccante del conflitto israelo-palestinese: l’utilizzo sistematico di “cani da attacco” da parte dell’esercito israeliano contro civili palestinesi, tra cui donne, anziani, bambini e persone con disabilità. E a rendere questa storia ancora più inquietante è il fatto che gran parte di questi cani arrivano direttamente dall’Europa, addestrati e venduti da aziende specializzate.

Soldati israeliani dell'unità cinofila Oketz in una base di addestramento nel sud di Israele nel 2022
Soldati israeliani dell'unità cinofila Oketz in una base di addestramento nel sud di Israele nel 2022 

Un bambino di tre anni attaccato nel suo letto

Amani Hashash, come riportato da Guardian e Arij, non dimenticherà mai quella mattina di febbraio 2023. Le operazioni militari israeliane erano in corso nel campo profughi di Balata, in Cisgiordania, e lei, preoccupata per la sicurezza dei suoi quattro figli, li aveva radunati tutti in camera da letto. Quando sentì i soldati entrare in casa, gridò che non rappresentavano alcuna minaccia. Era solo una madre con i suoi bambini.

Ma non bastò. Pochi secondi dopo la porta della stanza si aprì di colpo e un grosso cane, senza museruola, si lanciò su di loro. Andò dritto verso Ibrahim, il figlio di tre anni, che dormiva in grembo