L’obiettivo della destra: l’impunità per le forze dell’ordine
C’è un metodo nella pervicace avversione delle destre per le leggi che puniscono la tortura. E ci sono almeno due chiari obiettivi politici: il primo, accattivarsi una volta per tutte le simpatie (e i voti) degli appartenenti alle forze dell’ordine; il secondo, la progressiva demolizione della dottrina dei diritti umani.
Il ministro dei Trasporti Matteo Salvini, da leader della Lega, ha promesso (cioè minacciato) un intervento normativo che “circoscriva” il reato di tortura, introdotto faticosamente nel nostro ordinamento solo nel 2017, con circa trent’anni di ritardo rispetto agli impegni presi dall’Italia in sede internazionale.
«Bisogna permettere alla polizia penitenziaria di fare il suo lavoro», ha detto il ministro, ripescando il capzioso argomento sempre opposto contro i progetti di legge sulla tortura: l’idea che gli agenti, per paura di incorrere nel reato, finirebbero per autolimitarsi, al punto di non poter svolgere i loro compiti ordinari.
Argomento capzioso, perché il crimine di tortura è tale in caso di violenze fisiche e psicologiche di grande



































