La guerra dei dazi è all’ordine
del giorno! Entro il 9 luglio Trump dovrà decidere se applicare i suoi dazi a
tutti i paesi (“ho già inviato lettere a molti paesi” ha detto in questi
giorni) oppure rilanciare tenendo tutti con il fiato sospeso con un altro
rinvio.
La guerra dei dazi scatenata da
Trump il 2 aprile scorso con quello che ha definito il Giorno della Liberazione
ha già fatto tanti danni, aggravando l’economia mondiale, come stanno argomentando
tanti analisti, Capi di Stato e di governo di diversi paesi, compreso tanti padroni
capitalisti-imperialisti.
Fa eccezione l’Italia della fascista
Meloni che non riesce proprio a dire di no a Trump (“parliamo la stessa lingua”!
ha detto qualche giorno fa)… la sua è di sicuro la lingua del servo.
Ascoltiamo a proposito dei danni all’economia italiana causati dai dazi di Trump l’economista Galli, direttore scientifico dell’Osservatorio sui conti pubblici della Cattolica, che è stato intervistato da la Repubblica il 2 luglio scorso che comincia così: “Non capisco l’entusiasmo della premier Meloni e dei ministri Giorgetti e ora anche Urso, per l’accordo sui dazi al 10%: è dieci volte il livello di oggi» … perplesso per l’atteggiamento arrendevole di fronte all’assertività di Trump”. E poi comincia ad entrare nel merito, nei numeri dei dazi: «Nel 2024 gli esportatori americani in Europa hanno pagato, come media di tutti i dazi, l’1% secondo la Banca Mondiale. Chi invece ha esportato in America il 2%. Comunque una bella differenza con il 10%». “… di fronte a un bullo” continua l’economista, ma
avrebbe dovuto dire di fronte ad un imperialista di tipo nazista, “non bisogna subito battersela con la coda fra le gambe” (ma la Meloni non se la batte, anzi scodinzola) perché “La penalizzazione c’è e anche pesante, come provano le simulazioni dei think-tank. L’Ispi calcola che con i dazi al 10% l’Italia perderà lo 0,1% di Pil, e parliamo di un Paese che crescerà, dice l’Istat, dello 0,6%. Certo, i dazi al 50% spazzerebbero via l’intera crescita, e di grandezze simili si parla anche per l’Ue”Ma Galli dice anche chi sta pagando e chi pagherà per questo scontro: i “consumatori” che ridurranno gli acquisti, cioè i proletari e le masse popolari americane e di tutto il mondo con l’aumento dei prezzi, con l’aumento dell’inflazione.
«Basta la matematica.» dice infatti
l’economista: “Le esportazioni europee in America secondo Eurostat sono pari a
500 miliardi di dollari, il 2% del Pil Usa. La nuova tassa (i dazi), se
pagata dai consumatori americani com’è certo, aumenta del 10% questo 2%.
Ciò significa un aggravio dei costi al consumo, l’inflazione, dello 0,2% ....
Quanto all’Italia, è istruttivo lo scenario del Centro studi economia reale.
Considera, è vero, i dazi al 20% ma dà un’idea delle dimensioni del problema:
nel biennio 2025-26 sono due punti in più» di inflazione.
Mentre per quanto riguarda i
ricchi il problema non esiste «L’alta gamma [cioè tutti quelle merci che
costano tantissimo] resiste perché chi compra una Ferrari, se è aumentata del
10%, neanche se ne accorge. Ma la gran parte dell’export è fatta di imprese
meccaniche, farmaceutiche, tessili, e queste eccome se soffriranno per i dazi
anche del 10%. E con Trump non si è mai sicuri…».
Dunque effetti negativi a tutto
spiano, con possibili chiusure di fabbriche e comunque peggioramento delle
condizioni di vita e di lavoro delle masse. E, infatti, secondo Galli questi
dazi li pagheranno anche tanti operai americani per l’effetto boomerang: “Prendiamo
acciaio e alluminio. Gli americani ne esportano in gran quantità, e sono sicure
le ritorsioni: Larry Summers ha dimostrato che saranno penalizzate le industrie
Usa nel mondo. I lavoratori colpiti saranno 60 volte superiori a quelli che
restano in patria e Trump vuole proteggere».
Ma la Meloni “se ne frega” di
tutti questi effetti e dichiara anzi, come abbiamo già detto, che "Oggi
Italia e Stati Uniti, su molte questioni, parlano la stessa lingua” (nonostante
tutti i suoi viaggi negli USA abbiano avuto sempre esito negativo!) e
questo sarebbe “un elemento molto positivo, soprattutto nel complesso
quadro internazionale che stiamo affrontando”. Un “quadro internazionale” che
dimostra esattamente il contrario delle sparate da servilismo osceno della
Meloni, si tratta di una guerra di tutti contro tutti, mentre lei dice che l’Occidente
è unito e compatto…
Il “quadro internazionale” è
quello dello scontro tra i diversi paesi imperialisti innanzi tutto – che passa
anche attraverso la guerra dei dazi - per la nuova spartizione del mondo, ma all’interno
dell’attuale stadio di sviluppo dell’imperialismo, tutti entrano nel vortice
della tendenza alla guerra mondiale…
Le sparate della Meloni mettono ogni giorno di più a nudo la vera essenza di questo governo moderno fascista e lo smascherano sempre più davanti ai proletari e alle masse di questo paese che devono prendere l'iniziativa, organizzarsi e mobilitarsi per cacciarlo via prima possibile.

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