Dalla introduzione alla 4° lezione tenutasi a Taranto
Noi dobbiamo arrivare a 9 appuntamenti perché tutta la ragione del gruppo di lavoro e di studio sul libro primo del Capitale con il professor Di Marco richiede che venga sviluppato in un tempo relativamente lungo e che sia completo. Siamo obiettivamente un po' in ritardo perché siamo a giugno e siamo ancora al quarto.
Nella ripresa di settembre vedremo se dobbiamo apportare delle innovazioni che ci permettano di rendere più intenso il lavoro e le presenze, compatibilmente col fatto che si stanno facendo in altre realtà nazionali con una partecipazione differente.
Stiamo facendo anche le trascrizioni delle lezioni (chi vuole può richiedercele), e stiamo anche inserendo in questo lavoro degli elaborati ulteriori, come per esempio il Foglio di intervento teorico, il cui primo numero è su Toni Negri. Questi elaborati aiutano da un lato a comprendere la Formazione marxista che stiamo facendo e dall'altro permettono di inserirla nella dinamica teorica e storica della lotta di classe nel nostro Paese.
Noi abbiamo fatto obiettivamente una scommessa, cioè di riuscire, mentre conduciamo, intensamente, l'attività nel movimento operaio e nel movimento di massa, con la priorità italiana e internazionale della questione palestinese e dell'emerge della partita strategica con la questione del riarmo, della guerra.
Nello stesso tempo vogliamo operare per formare e dare gli strumenti a noi stessi e poi con altre forme trasmetterli agli altri, per contribuire alla formazione teorica e all'autonomia del reparto d'avanguardia del proletariato che comprende operai d'avanguardia, giovani che vogliano essere parte della battaglia per la costruzione nel nostro paese del partito, che comprende militanti che stanno facendo il percorso per ricostruire teoricamente, politicamente e strategicamente la storia, l'affermazione del marxismo come scienza del proletariato e come strumento della rivoluzione proletaria.
Quindi è un lavoro complicato, obiettivamente articolato. Potremo solo nel tempo valutare
effettivamente quello che abbiamo fatto e quello che c'è ancora da fare, quello che abbiamo fatto bene e quello che abbiamo fatto male. Contro ogni accademismo diciamo chiaro che noi siamo con Marx quando dice che i comunisti non disdegnano mai di affermare chiaro quali sono i loro obiettivi.Il nostro obiettivo è la rivoluzione proletaria e la rivoluzione violenta perché solo attraverso l'abbattimento violento dello Stato borghese è possibile conquistare lo strumento importante dello Stato come strumento per la transizione del processo rivoluzionario. Quindi questo lavoro è di appropriarci dell'arma della critica per trasformarla in critica delle armi. Noi non abbiamo nessuna riserva a dire che il nostro lavoro teorico di Marx e il contributo che da esso può venire alla costruzione dell'avanguardia proletaria e comunista del nostro Paese ha l'obiettivo della rivoluzione.
Vogliamo riprendere da Marx il concetto di fondo che ha scoperto Marx e che è l'essenza scientifica ma anche teorica, politica e programmatica, del lavoro di Marx.
Questo lavoro va fatto, anche come conseguenza della crisi storica del movimento comunista, del movimento operaio; il lungo ciclo, che noi chiamiamo “il lungo inverno”, sopraggiunto nel momento più significativo, in particolare nel nostro Paese, quello che viene dal ‘68, ‘69, il ciclo degli anni ‘70.
Di questo stiamo parlando anche apertamente, anche quando operiamo tra le masse.
Ad esempio abbiamo fatto esplicito riferimento al ciclo degli anni ‘70 in occasione delle iniziative che abbiamo fatto alla fabbrica. A Taranto lo abbiamo fatto in un comizio all’Appalto Ilva, dedicato chiaramente alla situazione dell'Ilva, di Taranto, ma inserita nel discorso più generale della situazione di guerra, facendo appello ai lavoratori, perché prendano posizione, scendano in campo sulla questione di riarmo e della guerra. E anche in questo intervento abbiamo fatto esplicito riferimento agli anni 70; perché non è un lavoro che vogliamo rinchiuso, ma aperto, pubblico; anche se ha il suo momento di approfondimento scientifico e di studio al più alto livello possibile (perché siamo contrari a fornire ai proletari, ai compagni le “pappardelle”, le frasi fatti, i bignami).
Sono stati giorni particolari. C’è stato lo sciopero generale dei metameccanici il 20 giugno, che non è certo quello dell'autunno caldo, però, proprio perché non siamo nell'autunno caldo, nelle tante manifestazioni che hanno visto gli operai in piazza, alcune abbastanza partecipate da parte del reparto centrale del proletariato, che per noi rimane la classe operaia, l'elemento non era soltanto il fatto che i lavoratori scendessero in piazza per il contratto, un contratto ben inserito nella dinamica della lotta di classe, dei rapporti di forza tra padroni operai, ma vedere quanto entrava nelle manifestazioni la dinamica della situazione nazionale e internazionale, quanto si parlasse della Palestina, quanto vi entrasse la questione del riarmo, della lotta contro la guerra imperialista che proprio in quei giorni faceva passi significativi con l'attacco all'Iran, ma anche con il piano approvato recentemente dalla Nato.
In queste manifestazioni, ad esempio in quella di Bergamo, che è stata una delle più partecipate, praticamente a portare queste tematiche c'erano due sole organizzazioni: noi proletari comunisti e lo Slai cobas per il sindacato di classe, che eravamo nel corteo degli operai, e il Fronte della gioventù comunista che aveva un suo spezzone. Questo era un fatto positivo, attirava l'attenzione, ma faceva capire chi lavora realmente dentro le file della classe operaia per cogliere ogni spiraglio, ogni attenzione e spingere verso la crescita della consapevolezza e della coscienza, e chi no. E non è un caso che giovani compagni del Fronte della gioventù comunista, sia a Taranto che a Palermo stanno partecipando agli incontri della Formazione marxista.
Anche ciò che è successo a Bologna nel corso dello sciopero, è importante. I lavoratori hanno bloccato la strada e immediatamente si è percepito quello che è il decreto sicurezza, lo Stato di polizia e il nesso che c'è tra la natura di questo governo e la lotta di classe.
Sono tutti elementi, scintille, particolari, su cui si può ragionare per comprendere meglio dove vogliamo andare.
E’ il senso di questo lavoro di media durata che stiamo facendo per riportare nelle file della classe i principi della lotta di classe e gli strumenti teorici necessari perché la lotta di classe venga interpretata e autointerpretata dall'avanguardia operaia usando gli strumenti teorici che esistono.
Se si ha una visione di questo genere, si può capire qual è il vero nucleo del lavoro che stiamo facendo e perché lo vogliamo fare e continuare a farlo fino in fondo.

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