martedì 1 luglio 2025

pc 1 luglio - il 19 giugno nel discorso di proletari comunisti/PCmaoista-Italia con gli operai indiani in Italia

Questa riunione è importante, è una delle riunioni che si stanno facendo in diversi paesi del mondo e si fanno in questa giornata il 19 giugno dedicata ai prigionieri politici e di guerra nelle carceri dell'imperialismo e dei regimi reazionari in tutto il mondo. Chiaramente è anche una giornata dedicata ai martiri delle lotte dei popoli contro l'imperialismo e i regimi reazionari.

Il 19 giugno racconta proprio la storia di prigionieri politici e di guerra che lottando nelle carceri sono diventati martiri della rivoluzione e della lotta del loro popolo.

In America Latina principalmente e nel Perù in particolare questa giornata è definita “giorno dell'eroismo”. Nel 1986 nelle carceri del Perù erano rinchiusi centinaia di prigionieri e prigioniere appartenenti all'organizzazione rivoluzionaria definita sulla stampa “Sendero Luminoso”, Shining Path. In realtà si trattava di prigionieri politici e di guerra appartenenti al Partito Comunista del Perù guidato da Abimael Guzman, conosciuto come il Presidente Gonzalo.

Una grande rivolta trasformatasi in guerra di popolo organizzata attraversò per circa sei anni questo paese, continuando anche dopo il massacro dei prigionieri. Dalle Ande del Perù furono innanzitutto i contadini, i contadini di lingua Quechua che presero le armi e annunciarono al mondo la loro rivolta attraverso la opposizione sulle Ande di una gigantesca falce e martello luminosa, che dette proprio il segno di cosa era questa rivolta e dove voleva arrivare. E per sei anni i contadini principalmente, ma non solo, anche settori del proletariato povero delle città peruviane, svilupparono una rivolta che aveva il cuore sulle Ande e in particolare nella città di Ayacucho. Dotati di una forza e di una guida magistrale in pochi anni, in 3-4 anni, la rivolta dei contadini dilagò in tante città e zone, anche in molte zone controllate allora da una parte del popolo coinvolta nel narcotraffico - dato che il Perù era una delle terre della coltivazione della coca ed era controllata dalle bande criminali narcotrafficanti che utilizzavano la povertà dei contadini.

Il vento che venne dalla rivolta dei contadini spazzò via in diverse zone del Perù innanzitutto le componenti legate al narcotraffico e poi si dovette misurare con la risposta che, come sempre quando il popolo si rivolta, parte dai massacri e poi diventa una sorta di genocidio.

Anche allora i compagni del Perù parlavano di genocidio perché riguardava gli indios di lingua Quechua che evidentemente finché erano oppressi e silenti erano un fenomeno turistico, come in Amazzonia, poi quando si sono ribellati sono diventati terroristi.

Ma le lotte di liberazione dei popoli non sono mai terrorismo, la parola terrorismo, perché evidentemente sia gli scopi sia le forme che assumono non hanno nulla a che fare col terrorismo, terrorismo sono le bombe dell'imperialismo, terrorismo sono gli attentati senza senso che colpiscono il popolo, e nella maggior parte dei casi sono parte delle manovre dei governi e dei regimi per diffamare le lotte dei popoli, criminalizzarle, avere il pretesto per schiacciarle. Sono la borghesia, le classi dominanti, i regimi che agiscono col terrore e laddove non possono fermare le rivolte del popolo è tutto il popolo che diventa nemico, è tutto il popolo che deve essere schiacciato per impedire che quella rivolta vada avanti.

E’ sotto gli occhi di tutti, quello che accade in questi giorni, in queste ore e da quasi due anni in Palestina, un genocidio e anche lì il pretesto sarebbe l'azione cosiddetta “terrorista” del 7 ottobre che è stata in realtà il rialzare la testa e la bandiera, il non accettare che ciò che avveniva da 75 anni sotto il silenzio come sempre della comunità internazionale, continuasse. A fronte e con la scusa di questa legittima azione Israele sta portando avanti occupazione, genocidio, deportazione di un intero popolo, arresti di massa, torture dei prigionieri politici - proprio sui giornali di oggi si dice che oltre 600 prigionieri politici nelle carceri israeliane sono stati torturati e tanti morti sotto tortura, ma la data di questa loro morte e di questa loro tortura è precedente al 7 ottobre, come sono precedenti le cacciate di migliaia di palestinesi, come sono precedenti i massacri e la repressione di massa, i confinamenti, le deportazioni che avevano già dato origine all'epopea dell'intifada.

Il popolo palestinese si è mosso con le pietre, e quando le pietre non sono state sufficienti e sono state represse come se fossero fucili, armi, bombe, il popolo ha dovuto allora usare le armi giuste e necessarie.

Per tornare alla giornata del 19 giugno e alla sua origine. Le carceri peruviane erano riempite da centinaia e centinaia di prigionieri politici della guerra popolare definita “Sendero luminoso”; ma essi si erano organizzati nelle carceri che erano diventate la loro casa ma anche la loro scuola e il luogo della loro organizzazione per continuare la lotta. I prigionieri politici e di guerra, le prigioniere che ebbero un grande ruolo in tutto questo, chiamarono tutto questo “trasformare le carceri, i luoghi più duri della repressione delle borghesia e delle classi dominanti, in luminose trincee di combattimento”.

E queste “luminose trincee di combattimento” si rivoltarono, costruirono armi rudimentali all'interno delle carceri e ne presero il controllo. Il regime peruviano, sostenuto come sempre dall'imperialismo, con a capo gli imperialisti americani, i signori della guerra e i principali oppressori che la storia dell'umanità abbia conosciuto e che oggi purtroppo mostrano ancora il loro volto ancora, rispose nella maniera più spietata.

Là dove non riuscirono le guardie carcerarie, perché sopraffatte dai prigionieri e prigioniere politiche, fu il tempo dell'azione militare, delle bombe. Le truppe della repressione del regime peruviano bombardarono il carcere come se fosse un territorio nemico, non riuscendo a reprimere la rivolta non trovarono di meglio che bombardare il carcere. Ammazzare 300 prigionieri politici, dopo tre giorni di loro dura resistenza eroica.

Ma i compagni peruviani dissero: no, non è la giornata del massacro - perché noi di massacri ne abbiamo subiti tanti da parte dell'esercito peruviano sostenuto dall'imperialismo e con la complicità dei narcotrafficanti perché a costoro andavano bene i contadini che coltivavano la coca, e che per un pezzo di pane garantivano miliardi ai narcotrafficanti, ma non quando si ribellavano – è il giorno dell'eroismo!

Ed è a questo giorno dell'eroismo che si lega la data del 19 giugno.

In questa giornata tutti coloro che riconoscono questa storia ogni anno fanno delle manifestazioni, a volte grandi, a volte piccole, dedicate ai prigionieri politici e in particolare ai prigionieri politici che si sono ribellati nelle carceri e che per questo hanno dato la loro vita e quindi sono diventati martiri, eroi del popolo.

Quest'anno ci sono due casi di prigionieri politici che stiamo prendendo in considerazione. Quello del prigioniero politico rivoluzionario libanese Georges Ibrahim Abdallah, questo compagno, guida di un gruppo combattente libanese legato alla lotta per la liberazione del popolo palestinese e di tutte le masse arabe che vivono una condizione di uguale oppressione, anche se non paragonabile a quello che succede in Palestina, diceva che bisognava colpire l'imperialismo e i sostenitori dell'oppressione, della negazione dei diritti a una terra, a uno stato al popolo palestinese e a tutti i popoli del mondo, nel loro cuore. E quindi condusse un'azione vittoriosa e pesante all'interno della Francia. In seguito Georges Ibrahim Abdallah fu arrestato, detenuto nelle carceri in isolamento prima e poi permanentemente da circa 40 anni.

Nessuna delle condanne che ha ricevuto arrivava a 40 anni e quindi quella detenzione doveva terminare, la condanna era stata scontata, Georges Ibrahim Abdallah doveva essere liberato. Ma quando c'è stato da liberarlo, le potenze imperialiste, i governi francesi, oggi Macron, non solo hanno cercato pretesti per tenerlo ancora in carcere ma hanno accettato il diktat che venivano dall'imperialismo americano, non solo del Trump di turno ma da parte di tutti i governanti imperialisti americani degli anni precedenti, che dicevano: non potete scarcerare un terrorista. Nelle azioni che il gruppo libanese di Georges Ibrahim Abdallah aveva fatto nel cuore della Francia aveva colpito l'ambasciata americana. I rivoluzionari libanesi chiamavano come nemico l'imperialismo francese perché per tanti anni ha avuto un ruolo principale nel dominio imperialista sul Libano ma colpivano il nemico generale dei popoli arabi e del popolo palestinese che già 40 anni fa era l'imperialismo americano.

Il diktat dell'imperialismo americano e la complicità dei diversi governi fanno sì che Georges Ibrahim Abdallah sia ancora nelle prigioni francesi, però i pretesti stanno finendo, sono caduti tutti uno per uno, ha scontato la pena, deve essere restituito al suo popolo e alla sua causa. Il suo popolo è il Libano, la sua causa è la Palestina. Eppure anche il 19 giugno, nonostante nei giorni scorsi, il 14 giugno, una manifestazione di ben 20.000 persone è tornata a richiedere la scarcerazione urgente, e mentre facevamo la manifestazione all'aperto in un quartiere di Milano, in collegamento con compagni francesi dal Tribunale francese è arrivata la notizia che hanno sollevato un altro pretesto, giuridicamente inconsistente, per cui Georges Abdallah oltre ad aver scontato ogni pena, doveva anche risarcire le vittime (ma quali vittime? Di 50 anni fa?), per rinviare ancora una volta la scarcerazione, aggiornandola il 17 luglio. Come avere fiducia in tutto questo? Chiaramente questa campagna continua.

L'altra vicenda che il 19 giugno mettiamo in evidenza è quella di tre prigionieri rivoluzionari del popolo palestinese, Anan, Yaesh, Ali e Mansur, incarcerati nelle carceri italiane.

Non hanno commesso alcun tipo di reato in Italia, sono ritenuti appartenenti alla resistenza in Palestina e quindi oggetto di richiesta di estradizione da parte del regime di Netanyahu.

Ma anche in questo tribunale i giudici li tengono in carcere sulla base di che cosa? Delle carte che gli fornisce Netanyahu. E sappiamo che il regime di Netanyahu considera terroristi tutto il popolo palestinese, i figli e i figli dei figli.

E' questo che ispira l'ideologia e il genocidio del popolo palestinese, collegato chiaramente alla visione sionista del mondo, del “popolo eletto”, dell'unico popolo che ha tutti i diritti e gli altri non hanno nessun diritto. E questo è contenuto perfino nella Costituzione dello stato di Israele.

Per la liberazione di questi tre Palestinesi il 18 giugno, vi è stata l'ennesima manifestazione al carcere dell'Aquila, dove compagni come noi stanno protestando, sostenendo gli avvocati che vengono trattati come avvocati di serie B. Le carte che arrivano dal Stato sionista di Israele sarebbero per i giudici de L’Aquila tutte legittime, giuste, come se fossero la verità e non la tesi dello Stato sionista.

Quindi dedichiamo questa giornata anche a questi compagni e continuiamo la lotta.

La resistenza, lo ripetiamo, non è terrorismo. Non accetteremo mai l'eguaglianza tra resistenza e terrorismo. Non la possiamo accettare perché noi siamo italiani. La nostra Repubblica è nata sulla Resistenza, sulla cacciata del fascismo e del nazismo.

La nostra resistenza ha dovuto liberarsi del fascismo, del nazismo che ci avevano trascinato nella seconda guerra mondiale, che avevano ridotto la nostra terra in terra di conquista, di morte, di repressione, con un regime antipopolare e dittatoriale che ha dato il nome “fascismo” - oggi tutti dicono anche fascismo, ma fascismo è una parola che è nata in Italia ed è la nostra pagina oscura, il buco nero di questo Paese. Un paese che peraltro sarebbe bello, ospitale e meraviglioso, ma non lo diventa perché abbiamo un cancro che è il fascismo, un fascismo che rinasce e i governi somigliano in forme moderne alle dittature fasciste, coloniali, guerrafondaie che il nostro Paese ha vissuto sulla sua pelle. Ma anche allora i partigiani presero le armi, fecero la resistenza trasformandola in una guerra di tutto il popolo e cacciarono i fascisti e i nazisti dal nostro Paese nel contesto della guerra mondiale, mettendo fine al regime e alla continuità della guerra.

Ebbene, come noi possiamo definire terrorismo la resistenza? Allora siamo tutti “terroristi”, siamo tutti “figli di terroristi”!. Per questo è impossibile definire la resistenza dei popoli, l'azione necessaria per liberarsi dei mostri “terrorista”..

Questo sistema imperialista e capitalista di fase in fase, di ciclo in ciclo origina dei mostri. E questi mostri oggi non hanno nessuna remora nel mostrarsi con la loro faccia. Prima si dipingevano come democratici, liberali, civili, moderni, e, per esempio denunciavano se una donna dei popoli di religione musulmane aveva un velo – perché questo farebbe scandalo, questo sarebbe inaccettabile perché loro “sono progrediti, sono civili, rispettano i diritti delle donne”, a meno che non sono in Palestina dove il diritto delle donne è morire, non poter partorire, vedere i loro figli morire – oggi non nascondono il loro orrore.

Quando un regime supera i limiti, non solo diventa un cancro, un mostro che devi rimuovere, ma anche un esempio che fa ritenere a tutti i governi del mondo che se lo fa Israele lo possiamo fare anche noi. Quindi far passare questo genocidio significa legittimare il genocidio e considerare che il genocidio è la forma normale con cui reprimere i popoli proletari, i poveri, la gente di diversa religione e così via.

Oggi si vuole ripetere ciò che fa Israele con l'Iran. L'Iran è uno Stato sovrano, con una storia millenaria. Certo, il loro governo può non piacere, ma è il popolo iraniano l'unico depositario del diritto di liberarsi di un governo. E sicuramente in Iran non c'è la pace sociale. Ci sono i movimenti delle donne, i movimenti dei lavoratori che non vogliono l'attuale governo regime. È un diritto inalienabile dei popoli che perfino i mostri, i supermostri americani hanno nella loro Costituzione, dove è scritto che se un governo non rispetta il popolo, il popolo ha il diritto all'insurrezione. Salvo poi che se il popolo si ribella viene trattato, come oggi gli afroamericani, i migranti, come un animale, peggio di un animale.

Oggi l'Iran rischia di diventare la nuova Palestina? Volete questo? Il dominio mondiale dell'imperialismo, l'appropriazione delle ricchezze, dei paesi che servono solo al profitto degli oligarchi, dei ricchi, delle classi dominanti, domandano il bombardamento di un paese, un regime comunque ritenuto scomodo, il bombardamento di un popolo.

Anche la cosiddetta “questione dell'arma nucleare” è vista con la logica dell’imperialismo. Nessuno vuole le armi nucleari, però non è accettabile che chi ce l'ha dice tu invece non la puoi avere. Facciamo il disarmo nucleare come tutti i popoli vorrebbero e come governi, istituzioni di tanto in tanto dicono. Ma se tu hai le armi nucleari e le usi come minacce per dire a un popolo o accetti quello che dico io o ti cancello, tutti i paesi sovrani hanno diritto a difendersi.

Non esiste che Israele può avere le armi nucleari e nessuno dice niente, anzi la aiuta a produrle e un paese del mondo arabo non può averle. E' una ingiustizia, è un crimine.

Oggi la nuova presidenza Trump porta ad estreme conseguenze gli interessi dell'imperialismo americano che non vede più possibile realizzare per la crisi economica, e dalla crisi vuole uscire schiacciando tutti e schiacciando innanzitutto i popoli e appropriandosi delle loro ricchezze e negando a loro ogni diritto.

Non riusciranno a trasformare l'Iran in una nuova Palestina. Noi siamo dalla parte dell'Iran. Ma chiaramente siamo in un mondo che marcia sulla base dell'arbitrio assoluto verso una possibile terza guerra mondiale.

E su questo “la palla” ritorna ai popoli. Diceva il grande dirigente comunista della rivoluzione cinese, Mao Tse tung, che purtroppo nella Cina di oggi è ricordato solo nei manifesti e negli uffici ma non è certo seguito dal nuovo regime che c'è in Cina, o i popoli fermano la guerra o dovranno trasformare la guerra imperialista in guerra di popolo, per liberarci dall'imperialismo e raggiungere un mondo di pace, di uguaglianza dei popoli, di superamento delle disuguaglianze sociali, un mondo che noi continuiamo, con la nostra storia, figli del nostro paese, a chiamare socialismo, comunismo, ma neanche noi abbiamo il diritto di dire ai popoli dovete diventare socialisti, comunisti.

Il popolo è solo il popolo e la forza motrice della storia, affermare questo, significa rispettare i popoli, rispettare le loro religioni, rispettare i loro diritti.

In un quadro mondiale come quello attuale, via via che questi diritti vengono ritenuti crimini dall'imperialismo e devono essere negati ai popoli, via via arrivano a tutti i popoli.

Oggi siamo costretti, non lo vorremmo assolutamente, a dedicare questa nostra riunione ai martiri recenti della rivoluzione indiana.

L'India si dipinge come la più grande democrazia del mondo. Ma davvero è la più grande democrazia del mondo, davvero tutti coloro che sono in India possono parlare di stato democratico? E dov'è la democrazia dei musulmani sotto il tallone di ferro del regime Hindu? Dov'è l'autodeterminazione dei popoli del Kashmir? Dove sono i diritti degli Adivasi? Dove sono i diritti dei Dalit? Dove sono i diritti delle donne? Dove sono i diritti dei contadini, dei proletari?

In questo paese, il più grande del mondo, noi sappiamo bene che, però, se l'India si ribella e si trasforma è il mondo che cambia perché abbiamo a che fare con il più popoloso paese del mondo e con una civiltà millenaria a cui bisogna dare onore, rispetto. In questo paese non è il regime di Modi il depositario della democrazia, non è il regime di Modi il depositario della civiltà.

La nuova India che Modi vuole costruire è quella pre-Gandhi, una “nuova India” che sotto le vesti scintillanti ripristina il dominio dell'imperialismo, il dominio di tutti i signori del profitto che si appropriano le ricchezze dell'India e le inseriscono nel sistema mondiale in cui l'India è una pedina dell'imperialismo.

Ecco, allora, la guerra popolare guidata dai maoisti. I maoisti in questo paese hanno una storia più lunga del Modi di turno, i maoisti vengono dalla rivolta contadina dei Naxaliti, della grande figura di Charu Mazumdar che grida “è giusto ribellarsi!”, e il vento dell'est che attraversa l'Asia arriva in India e Charu Mazumdar lancia la rivolta contadina. E questa rivolta contadina è lo spettro, quello spettro che si è incarnato nei diversi anni, che oggi vive per ragioni storico concrete nella guerra popolare definita “maoista”, guidata dal partito comunista maoista, che non è un “partito”, è il popolo.

La grande scrittrice indiana a cui il mondo deve rispetto come Arundhati Roy quando è andata nelle zone controllate dai Naxaliti e poi ha parlato alle televisioni, ha risposto alla domanda: chi sono i maoisti? Dicendo: “i maoisti sono le masse”. Sono le masse non certo per dare un'etichetta alle masse ma perché vivono e muoiono nelle zone più povere, nelle zone più oppresse, nei settori più sfruttati dell'India.

La loro ribellione è al servizio di una nuova India, quella vera, in cui i popoli siano uguali e soprattutto viene messa fine ai sistemi di oppressione, innanzitutto oggi capitalisti imperialisti, che distruggono le zone. In una di queste zone è caduto il compagno Basavaray, nome di battaglia del leader del Partito Comunista dell’India (maoista) dopo anni in cui è stato l'esponente principale dell'esercito popolare. In questa zona l'imperialismo e le multinazionali legate a Modi hanno fatto piani di cancellazione delle foreste, di deportazione delle popolazioni per insediarvi i cosiddetti impianti industriali, impianti della nuova India che vengono a sostituire un popolo, a cancellarlo.

I combattimenti che hanno portato alla morte del compagno Basavaray e di 27 altri quadri di questo Partito, sono l'ennesimo crimine contro l'umanità, contro la democrazia, i diritti dei popoli, da parte del regime di Modi che agisce per conto dell'imperialismo e dei ricchi, dei padroni di questo paese. Ricchi e padroni a cui non basta mai, che approfittano di qualsiasi pretesto, vedi l'odierna questione col Pakistan. Noi siamo contrari alla guerra tra indiani e pakistani, i popoli dell'India e del Pakistan non possono trarvi nessun vantaggio, ma questo è un affare interno, un affare dei popoli, non sta a noi dall'alto di un paese imperialista dire chi è buono e chi è cattivo. Sono cattivi quelli che vogliono fare la guerra e opprimono i popoli, e sono buoni i popoli e chi si ribella e li organizza per liberarsi.

In questo senso noi condanniamo in questa giornata il regime fascista hindutva di Modi in India.

Rendiamo onore al compagno Basavaray e ai maoisti martiri. Diciamo di mettere fine all'operazione Kagaar che è l'ennesima operazione di repressione verso le zone dove è presente la guerriglia, la lotta di popolo guidata da maoisti, che hanno provato con diverse operazioni di cancellare – prima con l'operazione Green Hunt, poi con altre operazioni, e ora l'ultima operazione è l'operazione Kagaar, con cui per cancellare i maoisti si cancella il popolo, si bombarda il proprio popolo.

Modi ha dichiarato: cancelleremo questa opposizione, questa rivolta, questo partito, questa organizzazione entro marzo 2026. E per cancellarla ha scatenato 70.000 uomini armati nei confronti di un insediamento dei maoisti dove erano concentrati 60 dei quadri del Partito maoista. 70.000 uomini non li hanno uccisi in un combattimento regolare, li hanno catturati e uccisi.

Questo non ha lasciato indifferenti in tanti paesi del mondo e non poteva lasciare indifferenti nelle ultime due manifestazioni che vi sono state per la Palestina a Milano, dove i compagni qui presenti hanno ricordato, con gli applausi del popolo che partecipava a questa manifestazione, dei tanti palestinesi, come da un lato il regime di Modi è sempre stato a fianco di Netanyahu – anzi, dice: ecco vedete come ha fatto Netanyahu dobbiamo fare anche noi nei confronti dei musulmani, nei confronti di coloro che si ribellano, quindi fa di Netanyahu un maestro di come reprimere il suo popolo -, e dall’altro i compagni indiani sono stati dall’inizio con la Palestina, appoggiano la sua resistenza e nelle zone dove c'è la guerra di popolo maoista c'è la bandiera della Palestina.

Per questo esiste un legame indissolubile tra i popoli che si ribellano. I popoli che si ribellano fanno la storia, questo è il punto. La storia come non era di principi e re non può essere dei signori del profitto e della guerra.

I popoli hanno scritto la storia finora e la stanno scrivendo anche oggi. Anche se vengono rinchiusi nelle nere prigioni dell'imperialismo e dei regimi a loro servizio, la loro vita non può essere soffocata, non può essere cancellata e si reincarna nella continuità della lotta del loro popolo.

A questo stiamo dedicando questa giornata, come a tante altre che si stanno facendo in Italia e in altri paesi del mondo.

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