sabato 9 agosto 2025

Ravenna: manifestazione sotto l'Autorità Portuale per fermare i rapporti con l'azienda israeliana che produce i droni Rafael

IMPORTANTE DICHIARAZIONE CONGIUNTA DELLE FORZE DI RESISTENZA PALESTINESE


“I fronti palestinesi osservano con profonda preoccupazione e totale mobilitazione popolare il crimine sistematico di genocidio che sta subendo il nostro popolo nella Striscia di Gaza, che è parte della guerra della fame, dei bombardamenti su larga scala e dell'assedio totale, perpetrati dal criminale governo sionista occupante di Netanyahu, con l'immediato e oltraggioso sostegno dell'amministrazione statunitense, la vergognosa partecipazione internazionale e il sospettoso silenzio dell'Unione Europea e degli organi istituzionali della comunità internazionale.

Il nostro popolo sta entrando nel suo ventiduesimo mese di guerra aperta e totale, che ha superato bombardamenti, omicidi e distruzione, incluso il ricorso alla fame e all'assedio medico e umanitario attraverso il deliberato blocco del cibo e degli aiuti medici preventivi, nel disperato tentativo di sottometterlo e spezzarne la volontà.

Ciò a cui è sottoposta la Striscia è considerato un crimine di guerra secondo le leggi e i regolamenti internazionali e un crimine contro l'umanità a tutti gli effetti, superando in violenza, criminalità e sadismo i crimini del nazismo e del fascismo.

Di fronte a questi crimini in corso, confermiamo quanto segue:

1. Riteniamo il criminale di guerra Netanyahu e il suo governo fascista pienamente responsabili delle politiche di genocidio e di guerra della fame che stanno conducendo contro oltre due milioni di palestinesi, in un crimine organizzato che costituisce una palese violazione del diritto internazionale umanitario e delle Convenzioni di Ginevra.

2. Riteniamo il governo degli Stati Uniti, in quanto principale partner e sostenitore del governo criminale di Netanyahu, pienamente responsabile del protrarsi di questa brutale aggressione e del fallimento del processo negoziale dovuto alla mancanza di una seria pressione sul governo occupante affinché cessi i suoi crimini.

3. Denunciamo il sospetto silenzio internazionale, in particolare dell'Unione Europea, e crediamo che la debolezza delle Nazioni Unite e l'inerzia della comunità internazionale incoraggino l'occupazione a continuare i suoi crimini contro il nostro popolo assediato nella Striscia di Gaza.

4. Affermiamo che questi crimini rivelano chiaramente le intenzioni del governo occupante, che non cerca né la pace né un accordo, ma mira a svuotare la terra e imporre un piano di sterminio forzato e di sfollamento.

5. Vi avvertiamo che continuare con questo approccio potrebbe avere un impatto negativo processo negoziale e aprire la porta alla possibilità di un'escalation, chiamando a risponderne il governo "israeliano" e i paesi che lo sostengono.

6. Facciamo appello alle masse del nostro popolo palestinese, ovunque si trovino, alla nostra nazione araba e islamica e ai popoli liberi del mondo, affinché intensifichino i loro sforzi popolari, politici, mediatici e di massa, esercitando pressione sui movimenti affinché fermino questo crimine in corso, si ponga fine all'ingiusto assedio e si sventi il piano di sterminio portato avanti dallo Stato occupante con il sostegno degli Stati Uniti e l'inerzia internazionale.

7. Invitiamo tutti gli attivisti solidali con il nostro popolo palestinese in tutto il mondo a intensificare le loro azioni e a unire gli sforzi per fare pressione sui loro governi affinché cessino il loro sostegno e la loro complicità con il governo fascista di Netanyahu e si adoperino per porre fine alle politiche di sterminio e fame utilizzate contro il nostro popolo e per ottenere giustizia e libertà per la Palestina.

8. Alla luce di questa tragica situazione, rinnoviamo il nostro impegno nei confronti delle masse del nostro popolo che, pur condividendo il loro dolore e la loro sofferenza, continueranno i nostri sforzi per porre fine a tutto questo e portare avanti la scelta di una resistenza totale fino alla rottura dell'assedio, per fermare la nostra aggressione e raggiungere gli obiettivi del nostro popolo: liberazione, ritorno e indipendenza.

Movimento di Resistenza Islamica di Hamas
Movimento della Jihad Islamica Palestinese
Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina
Fronte Democratico per la Liberazione della Palestina
Iniziativa Nazionale Palestinese
Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina - Comando Generale.
 

 

Hamas, 'l'aggressione di Israele avrà un prezzo doloroso'

 Ultima ora

Hamas, 'l'aggressione di Israele avrà un prezzo doloroso'

'Piani Netanyahu mostrano che mira a liberarsi degli ostaggi

TEL AVIV, 07 agosto 2025, 21:04

© ANSA/EPA

"L'espansione dell'aggressione contro il nostro popolo non sarà una passeggiata: il prezzo sarà alto e doloroso", ha dichiarato Hamas mentre si sta tenendo il gabinetto di sicurezza per decidere sul piano per conquistare Gaza.

Lo riferisce Ynet.

"Le parole di Netanyahu rivelano le vere motivazioni dietro il suo ritiro dall'ultimo ciclo di negoziati, nonostante fossimo vicini a un accordo finale. I suoi piani per espandere l'aggressione dimostrano che mira a liberarsi degli ostaggi e sacrificarli per i propri interessi personali. L'espansione dell'aggressione contro il nostro popolo non sarà una passeggiata", ha aggiunto Hamas.

Colonialismo e le ragioni del genocidio a Gaza: Israele sigla un contratto di 35 miliardi di dollari per il gas gazawi. Egitto, complice

Gaza. 

Il giacimento di gas naturale Leviathan, al largo delle coste della Striscia di Gaza, su cui Israele ha messo le mani da tempo, frutterà, per il regime di Tel Aviv, 35 miliardi di dollari nel più grande accordo di esportazione nella sua storia coloniale, per la fornitura di gas alla NewMed egiziana. 

Il contratto è stato appena firmato.
Reuters ha riferito, citando uno dei partner del giacimento, che in base all’accordo annunciato giovedì, Leviathan, situato al largo della costa mediterranea, con riserve di circa 600 miliardi di metri cubi, venderà circa 130 miliardi di metri cubi di gas all’Egitto fino al 2040, o fino all’esaurimento di tutti i quantitativi contrattuali.

venerdì 8 agosto 2025

Genova - Nave delle armi, presidio di protesta ai varchi portuali: corteo e falò sotto la sede della Zim - video



 bloccato i carichi sul cargo delle armi dell’Arabia Saudita

Medio Oriente, i portuali di Genova bloccano i carichi sul cargo delle armi dell’Arabia Saudita
(leoni)

Il presidio ai varchi promosso dal Calp, il collettivo degli autonomi del porto,






per denunciare l’attività della Barhi Yanbu su cui la procura ha aperto un’inchiesta. Lunghe code per i veicoli diretti ai traghetti

Nave delle armi, presidio di protesta ai varchi portuali: corteo e falò sotto la sede della Zim

Giornata di protesta per le armi in porto: la mobilitazione lanciata da Calp e Usb dopo la scoperta del carico di materiale bellico nella nave Barhi Yambu. I cori contro la guerra e il massacro a Gaza

La protesta arriva in coda la giornata di mobilitazione di ieri, dove i portuali del Calp insieme a Usb, hanno manifestato sotto la sede di Palazzo San Giorgio, contro la presenza di un sistema d’arma da caricare sulle navi. Dopo la manifestazione, però, sono emersi nuovi dettagli non comunicati durante i colloqui con l’Autorità di sistema portuale grazie ad una serie di foto che hanno documentato la stiva della Barhi Yambu, attraccata da poco al terminal GMT ricolma di esplosivi, mezzi blindati e munizioni.

Pesanti le ripercussioni sul traffico cittadino di tutta la zona: complice anche la partenza di numerosi traghetti verso le isole, in zona San Benigno fino dalle prime ore del mattino si è verificato un ampio congestionamento, con mezzi incolonnati sulla Guido Rossa e su Lungomare Canepa, soprattutto in direzione del centro cittadino. Una situazione che ha spinto la polizia locale, come fatto in altre situazione simili, a chiudere al traffico privato la Guido Rossa in direzione Levante.

“Ieri pomeriggio abbiamo presentato immediatamente un esposto a tutte le autorità competenti affinché verificassero la regolarità della documentazione e il rispetto della normativa – ha spiegato José Nivoi di Usb – Ci è stato detto che le armi non sono destinate a Israele e i documenti sono regolari ma aspettiamo di vedere la documentazione vista soprattutto la storica alleanza tra Usa e Israele”. In mattinata poi una delegazione dei sindacalisti oggi in piazza dovrebbe avere accesso alla documentazione e alla stiva della nave per fare le contro verifiche del caso.

La Procura apre un fascicolo sulla nave della armi

Sulle possibili irregolarità sulla documentazione e sulla violazione della legge 185/1990 la Procura di Genova ha aperto un fascicolo dopo aver ricevuto ieri l’esposto del sindacato Usb. Si tratta di un fascicolo per atti relativi, cioè al momento senza ipotesi di reato, per consentire alla Digos e alla Capitaneria di porto, delegate dai pm, ad effettuare gli accertamenti necessari.

Proclamato sciopero per tutelare i portuali che non vogliono caricare il cannone

Nel frattempo anche per il cannone italiano destinato alla nave militare di Fincantieri, la cui movimentazione aveva scatenato le protesta di ieri, si sono mossi i sindacalisti di Usb: “Abbiamo indetto uno sciopero per tutelare il singolo lavoratore che decida di astenersi dalla specifica mansione di caricare quell’arma – ha confermato Nivoi – E rispetto alle rassicurazioni, precisiamo che se ci hanno tranquillizzato su un fatto specifico, per noi il porto di Genova non deve diventare un hub logistico del settore militare ma un hub per il turismo e il commercio. Sul settore armi non ci stiamo”.

Corteo a San Benigno e “falò” davanti alla sede della Zim

A metà mattinata il presidio si è spostato dentro la zona portuale, passando attraverso i tornelli. I manifestanti hanno portato la propria protesta sotto la nave in questione, con accensione di fumogeni e cori contro la guerra. Dopo pochi minuti, però, la protesta è tornata nelle strade: organizzati in corteo, gli attivisti hanno raggiunto il quartiere dirigenziale di San Benigno, dove ha la sede la compagnia di navigazione israeliana Zim, sotto la quale sono stati scanditi slogan contro la guerra e il massacro a Gaza, accesi fumogeni e un grande falò fatto di bancali. Alle 11 il presidio è stato sciolto.


Iveco-TATA India e Leonardo - nuove ragioni per la lotta operaia e proletaria

Iveco: nubi nere all’orizzonte

Si moltiplicano i segnali inquietanti sulla cessione della Iveco Idv (Iveco Defence Vehicles) a Leonardo e della divisione veicoli industriali alla Tata Motors, uno dei maggiori gruppi indiani con sede a Mumbai, che già possiede i marchi Jaguar e Land Rover.

Il titolo ha non a caso guadagnato negli ultimi giorni improvvisamente il 5,2% in Piazza Affari, dopo che l’agenzia Bloomberg ha ipotizzato un imminente annuncio sulla cessione, per la quale le trattative sarebbero in fase avanzata .

La vendita di Iveco si inserirebbe nel quadro degli sforzi di Exor, la holding finanziaria olandese della famiglia Agnelli/Elkann che controlla Iveco, di diversificare i propri interessi dal settore automobilistico verso aree come la sanità, i beni di lusso e la tecnologia.

Il gruppo Iveco ha 14 mila dipendenti in Italia e 36 mila in altri Paesi europei. Di questi, circa 2.600 lavorano a Brescia.

Attorno agli stabilimenti Iveco ci sono inoltre decine di aziende che formano la filiera. Avendo avuto

Pablo Hasel compie 37 anni - ci felicitiamo e lo vogliamo LIBERO!

da secoursrouge

Rapper, militante comunista e antifascista, è in carcere dal 16 febbraio 2021 ed è stato condannato a diversi anni di reclusione per «apologia del terrorismo» a causa dei suoi brani e delle sue posizioni contro la monarchia e a sostegno dei prigionieri del GRAPO . Fino al 14 aprile 2027 continuerà a essere detenuto nel carcere di Ponent per il suo attivismo e la sua musica rivoluzionaria. 

Per rompere il suo isolamento, i suoi sostenitori invitano a scrivergli per il suo compleanno.
 


Pablo Rivadulla Duró · Modulo 7 · Centro Penitenciario de Ponent · Calle Victoría Kent · S/NLleida 25071 · Espagne

I sionisti genocidi hanno assassinato fino a 500.000 persone a Gaza

 

Da infopal
Nel 2023, il conteggio della popolazione di Gaza, stilato dall’Ufficio Centrale di Statistica Palestinese (IPB), riconosciuto a livello internazionale, era di 2.226.544 abitanti. Trump vuole espellere tutti i palestinesi da Gaza e stima il loro numero tra 1,7 e 1,8 milioni:

I calcoli di Steven Donziger confermano ora tale intervallo.

https://stevendonziger.substack.com/p/shock-israel-has-killed-207-of-gazas

Donziger on Justice, Jul 22 2025.

“Ecco gli ultimi dati, aggiornati a ieri (21 luglio): secondo un modello statistico sviluppato da una prestigiosa rivista medica chiamata The Lancet, Israele ha ucciso circa 434.800 persone a Gaza da quando l’esercito del paese ha iniziato ad attaccare il territorio l’8 ottobre 2023. Si tratta del 20,7% dell’intera popolazione di Gaza pre-conflitto. Oltre la metà sono donne e bambini"

giovedì 7 agosto 2025

Forte contestazione a Torre Faro di attivisti No Ponte contro il fascio-leghista ministro Salvini


Contestazione nei confronti di Matteo Salvini da parte di alcuni attivisti "no Ponte" presenti nella serata di mercoledì 6 agosto a Torre Faro (Messina) in occasione del punto stampa del ministro delle Infrastrutture sull'approvazione del progetto definitivo dell'opera per lo Stretto di Messina. All'uscita dal locale, gli attivisti hanno cercato di avvicinarsi a Salvini urlando insulti e diversi cori, ma sono stati bloccati dal cordone della polizia. Qualche attimo di tensione si è registrato tra alcuni agenti e un paio di attiviste che avevano provato a inseguire l'auto del ministro.  

                                                                                    video 

Salvini annuncia il Ponte - 9 agosto manifestazione contro - massimo sostegno

 

Genova armi di Leonardo sulla nave saudita. I portuali si mobilitano: “Non lavoriamo per la guerra”

Genova, armi di Leonardo sulla nave saudita. I portuali si mobilitano: “Non lavoriamo per la guerra”
Giovedì mattina lavoratori in presidio davanti ai cancelli del terminal GMT e sotto la sede dell’Autorità portuale. In porto è attesa la Bahri Yanbu, proveniente da Dundalk (Usa), che deve imbarcare materiale militare prodotto da Leonardo. Tra cui quello che sembra un cannone imballato
Presidio alle 7 davanti ai cancelli del terminal GMT. Un altro alle 8 sotto la sede dell’Autorità portuale. Torna la protesta contro il transito di armamenti dal porto di Genova, il principale scalo commerciale italiano. Di nuovo nel mirino la compagnia saudita Bahri, da anni al centro di proteste per carichi diretti verso scenari di guerra. All’alba di domani (giovedì 7 agosto) è attesa la Bahri Yanbu, proveniente da Dundalk (Usa), porto spesso associato all’export bellico. Oltre a eventuali forniture belliche già presenti a bordo, a Genova deve imbarcare materiale militare prodotto da Leonardo. Lo mostrano alcune immagini scattate dai

Meloni in Tunisia - una corrispondenza da Tunisi e una nota - Ancora su Kais Saied e il ruolo della Tunisia


 Corrispondenza da Tunisi

Lo scorso 31 luglio Giorgia Meloni ha effettuato una visita lampo in Tunisia (poco più di un'ora per poi ripartire immediatamente alla volta della Turchia) incontrando il presidente della repubblica, e capo dell'esecutivo de facto, Kais Saied.

Con questa, seppur breve, visita istituzionale che segue quella dello scorso aprile, il governo italiano riafferma il proprio interesse strategico a mantenere buone relazioni con il regime tunisino al fine di favorire i propri interessi non solo in Tunisia ma anche nell'area del Nord Africa.

Infatti dopo lo scoppio della guerra tra Ucraina e Russia e le conseguenti sanzioni imposte alla Russia sulle proprie esportazioni di gas verso i paesi dell'UE, l'Algeria è diventato il primo esportatore di gas verso l'Italia, tramite due gasdotti della rete Transmed, uno dei quali passa dalla Tunisia verso la Sicilia (mentre l'altro dall'Algeria arriva direttamente in Sardegna).

L'interesse dell'imperialismo italiano nei confronti della "sponda sud del Mediterraneo", utilizzando spesso la formula pomposa di "Piano Mattei", é quindi crescente.

Tre sono stati i temi centrali del bilaterale: contrasto all'immigrazione e quote di ingresso di forza lavoro tunisina per l'Italia, investimenti italiani nel settore energetico, investimenti italiani nel settore agricolo.

Per quanto riguarda il primo tema nulla di nuovo sotto al sole: il comunicato ufficiale di palazzo Chigi elogia la Tunisia per "l'eccellente cooperazione in materia migratoria", e non potrebbe essere altrimenti dato che il regime Saied negli ultimi due anni ha usato il pugno duro contro i migranti per garantirsi i finanziamenti italiani ed europei. Nel paese si sta costruendo un vero e proprio clima di terrore verso i migranti tramite deportazioni di massa verso le aree desertiche frontaliere o verso aree agricole nella regione di Sfax. Quest'ultimo caso é emblematico.

Il regime tunisino, un anno fa, dopo aver deportato migliaia di migranti da tutto il paese (in particolare

MILANO 9 agosto: Ora più che mai CONTRO IL GENOCIDIO con il popolo palestinese e la sua resistenza

 

18.430 bambine e bambini smembrati, fatti a pezzi, evaporati per il calore delle bombe nell’inferno di Gaza. 386 pagine di nomi, vite e sogni. 4.741 di questi piccoli martiri erano inferiori ai 5 anni. Il 30% del conto totale degli 60.199 palestinesi assassinati dal 7 ottobre 2023 al 31 luglio 2025. Circa 215.000 donne, uomini, bambini e bambine. Uccisi, feriti e dispersi per la colpa di essere palestinesi. Assassinati dalla violenza sionista con bombe, proiettili, fame, sete, mancanza igiene e di cure come strumenti del GENOCIDIO pianificato del popolo palestinese. Gaza ha tragicamente il primato mondiale di bambine e bambini amputati.

FERMIAMO IL GENOCIDIO!

Fermiamo l’occupazione della Palestina

La corsa agli armamenti dell'imperialismo italiano - Profitti per il capitale morte e distruzione per i popoli

Da Insideover
 5 Agosto 2025

L’industria della difesa italiana ricopre un ruolo di primo piano nello scacchiere internazionale e si prepara, complice la stabilizzazione della conflittualità in Europa, in Medio Oriente e in altre zone calde del globo, a una repentina fase di espansione. Nell’inconsapevolezza (quasi) totale dell’opinione pubblica autoctona, l’Italia è assurta negli ultimi anni a sesto esportatore mondiale di armamenti, dietro le principali potenze segnanti la nostra epoca (Stati Uniti, Francia, Russia, Cina e Germania).

L’invasione russa su larga scala dell’Ucraina nel febbraio del 2022, l’attacco non convenzionale di Hamas a Israele il 7 ottobre e quanto seguito dopo, hanno, necessariamente, imposto una maggiore prontezza al sistema industriale bellico italiano. Tuttavia questi eventi, pur nella loro indiscussa rilevanza, non paiono in grado di “giustificare” un incremento delle attività pari al 138%. Altri fattori concorrono all’exploit militare-industriale italiano, su tutti la penetrazione di nuovi mercati dal potenziale ancora inespresso ma in forte ascesa (Sud-Est asiatico) e la modernizzazione delle Forze Armate italiane.

L’Italia ha esportato effettivamente armamenti per 4.5 miliardi di euro, con un incremento del 14,51% rispetto ai 3.9 dell’anno precedente. Sono arrivati a 90, prima erano 83, i Paesi autorizzati

Agli operai della Marcegaglia per l'iniziativa pro Palestina al porto di Ravenna

 

Appello dei giuristi per la Palestina: arrivare allo sciopero generale e manifestazione nazionale a Roma

Come giuristi impegnati contro il genocidio del popolo palestinese abbiamo messo a punto in questi ultimi tragici mesi varie iniziative di stampo giudiziario in sede nazionale, europea e internazionale, incentrate anche e soprattutto sulle sempre più evidenti responsabilità italiane in questo orrendo crimine. Tali iniziative continueranno finché i responsabili israeliani del genocidio e i loro complici internazionali all’interno di governi, a partire dal governo italiano, imprese e media non saranno messi in stato di accusa anche formale in tutte le sedi possibili.

Riteniamo tuttavia che a tali nostra iniziative debba accompagnarsi una mobilitazione popolare di massa e unitaria che abbia al suo centro le seguenti parole d’ordine: basta col genocidio, punizione immediata dei responsabili, fine della complicità con Israele, riconoscimento dello Stato di Palestina.

Rivolgiamo quindi un appello al movimento di solidarietà colla Palestina, ad associazioni, sindacati, partiti ed altre espressioni della società civile affinché siano promosse fin da subito ovunque in Italia iniziative su questi temi per arrivare appena possibile a un giorno di sciopero generale con manifestazione nazionale a Roma.

Michela Arricale, Michele Carducci, Simonetta Crisci, Fausto Gianelli, Claudio Giangiacomo, Ugo Giannangeli, Nicola Giudice, Muna Khorzom, Fabio Marcelli, Ugo Mattei, Carlo Augusto Melis Costa, Luigi Paccione, Valentina Pieri, Emanuele Ricchetti, Antonietta Ricci, Dario Rossi, Flavio Rossi Albertini, Luca Saltalamacchia, Gianluca Vitale.

mercoledì 6 agosto 2025

Un saluto di onore e riconoscenza a Raffaele Fiore - operaio delle brigate rosse

 

.Da Infoaut

L’ex giovanissimo operaio della Breda fucine di Sesto San Giovanni, divenuto poi uno dei dirigenti della colonna torinese e che il 16 marzo 1978, a soli 24 anni, camuffato da stuart dell’Alitalia, prese parte all’assalto del convoglio che trasportava Aldo Moro, prelevando con le sue mani imponenti e i modi gentili, «venga con noi presidente», il massimo esponente della Democrazia cristiana dalla Fiat 130 di Stato, raccontava – come già altre volte aveva gli era accaduto – il momento del suo primo ingresso in fabbrica. Il silenzio improvvisamente rotto dal suono della sirena che lacerava l’aria dando il via al frastuono indemoniato di macchinari imponenti, «torni e frese enormi, macchine a controllo numerico, magli che picchiavano forte per modellare l’acciaio incandescente facendo tremare il pavimento, forni che sputavano colate d’acciaio, un’organizzazione militaresca della produzione» e tutt’intorno «operai che lavoravano da oltre trent’anni sulla stessa machina “innamorati” patologicamente del loro lavoro e della loro alienazione, operai che svuotavano damigiane di vino per resistere alle esalazioni delle colate, simili ai soldati della prima linea i quali, coscienti di essere carne da macello, si offuscavano la mente per andare al martirio, operai a corto di udito, avevano i magli nella testa come gli ultras il pallone»(1). «Quel giorno – spiegò quasi fosse ancora immerso nel fracasso della fabbrica – capii che non avrei mai passato la mia vita lì dentro».
Raffaele Fiore ha incarnato l’antropologia ribelle, l’irriducibile insubordinazione di quella nuova classe operaia, migrata per buona parte dal Meridione, che non aveva alcuna intenzione di lasciarsi disciplinare dal regime della fabbrica taylorista, che non aveva alcuna voglia di limitare la propria esistenza dentro l’orizzonte oppressivo della disciplina aziendale e pensava orgogliosamente di poter

Ravenna per la Palestina - presidio al porto

Sicilia - i NO MUOS denunciano e rilanciano la lotta - infosolidale

 

Il due agosto abbiamo indetto una manifestazione in Contrada Ulmo, con partenza dal presidio no muos e arrivo alla base militare della US Navy, preceduta la sera prima dalla proiezione del film “Valentina e i MUOStri” in piazza Vittorio Emanuele a Niscemi.

da No Muos

Ci teniamo a raccontare cosa è successo il giorno della manifestazione per rendere noto a tutti/e come in Contrada Ulmo si vive in uno stato di polizia.
Come da prassi, abbiamo comunicato a chi dovere l’intenzione di fare una manifestazione, ricevendo le classiche prescrizioni del caso, questa volte più restrittive rispetto agli anni precedenti. Quello che abbiamo affrontato sabato in Contrada Ulmo ha dell’incredibile. Scopriamo solo il giorno del corteo che su tutta la strada, da tutti gli accessi possibili, che porta dalla statale 10 al presidio e quindi alla base, è vietato il transito di mezzi propri per tutta la giornata (dalle 8 alle 22), con l’eccezione delle persone residenti nella zona. Anche chi è proprietario/a di un terreno, ma ha la residenza altrove, non può transitare. nche per noi, quindi, regolarmente proprietari del terreno del presidio è precluso l’accesso. Anche alle macchine regolarmente comunicate alla questura utili a svolgere diversi compiti durante la

Intervento del leader del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina, Marwan Abdel-Al

rilasciato al quotidiano francese L’Humanité.

*****

La cosiddetta conferenza per la soluzione dei due Stati non è tanto un’iniziativa di pace quanto il riciclaggio di un’illusione politica che la realtà ha superato. La conferenza, per formato e tempistica, assomiglia a un funerale ufficiale per una soluzione che non esiste più se non nelle dichiarazioni diplomatiche.

Ciò che viene presentato oggi sotto il titolo di “soluzione dei due Stati” non costituisce un progetto di liberazione, ma piuttosto una gestione permanente di una tragedia coloniale.

L’Europa, compresa la Francia, può ora teoricamente riconoscere uno Stato palestinese, ma in realtà finanzia progetti di coesistenza con l’occupazione, finanzia la guerra – che è la madre della bomba nucleare – ed evita qualsiasi misura reale contro gli insediamenti, l’assedio o la cessazione del genocidio.

I palestinesi non hanno bisogno di altre parole, ma di azioni politiche chiare: il riconoscimento di uno Stato sovrano e indipendente, la rimozione dell’occupazione e la fine delle partnership coloniali occidentali con il regime di apartheid “israeliano”.

La vera soluzione inizia con il cambiamento degli equilibri di potere sul terreno. Il nostro popolo vuole la fine dell’occupazione… non un’assoluzione internazionale.

La maggior parte dei palestinesi – soprattutto la nuova generazione – è arrivata a considerare questa soluzione una trappola politica. Come si può parlare di “due Stati” quando ci sono progetti di annientamento, pulizia etnica, annessione ed espansione, e ci sono più di 700.000 coloni in Cisgiordania?

Dov’è lo Stato all’ombra di un muro che separa le famiglie e con attraversamenti gestiti a piacimento dai soldati dell’occupazione?

Non chiediamo un’entità simbolica sotto la sovranità “israeliana”; vogliamo piuttosto una vera liberazione, il diritto al ritorno e la giustizia storica.

La maggioranza dei palestinesi, in patria e nella diaspora, ha capito che si tratta di un’illusione. Come possiamo parlare di “due Stati”? La questione è andata oltre il riconoscimento simbolico e si è trasformata in una questione di giustizia, di diritto al ritorno e di smantellamento del sistema di apartheid.

L’Organizzazione per la Liberazione della Palestina è il prodotto di un’esperienza nazionale e il fondamento dell’azione nazionale palestinese, e la sua pandemia nasce da questa base.

Qual è l’alternativa?

L’alternativa è lo smantellamento del sistema coloniale dalle sue radici. L’alternativa non è una ricetta pronta, ma un lungo percorso liberatorio. Inizia, tuttavia, con il riconoscimento che Israele non è uno Stato “democratico” ma un regime coloniale, come è accaduto in Sudafrica. Non rifiutiamo la “soluzione a due Stati” perché siamo radicali, ma perché non è più praticabile.

L’alternativa è un unico Stato democratico su tutto il territorio, dove tutte le persone siano uguali senza discriminazioni religiose o etniche. O, come minimo, un quadro di liberazione che apra le porte a tutte le opzioni, lontano dalla logica della “pace in cambio di sottomissione”.

La Palestina oggi è uno specchio per il mondo: tra il diritto internazionale e la forza delle armi, tra la vittima e la propaganda. Stare dalla parte della Palestina è una prova di coscienza umana, non solo una posizione politica. Non vogliamo che il sistema coloniale utilizzi la proposta di una soluzione a due Stati per sbiancare il suo passato o la sua inazione.

Ciò richiede che la sinistra francese si liberi dalla pressione dei media imperialisti dominanti o dalla paura del ricatto morale. Ci aspettiamo che la sinistra recuperi il suo linguaggio radicale: che dica che quello che sta accadendo in Palestina non è un conflitto, ma colonialismo e genocidio sistematico. E che si schieri con la verità, senza una falsa equivalenza tra assassino e vittima. Non c’è neutralità di fronte al genocidio.

Non chiediamo una solidarietà emotiva, ma un impegno politico e morale. La Palestina oggi non è solo la causa di un popolo che viene massacrato, ma una questione universale in cui la nostra umanità è messa alla prova.

Se la Palestina cade, gli standard internazionali e la giustizia cadono con lei. Da Parigi a Gaza, la battaglia è una sola: contro il fascismo e il nuovo razzismo, e contro la memoria coloniale che non è ancora morta.

https://t.me/PalestineResist/80594

Settimana internazionale dei martiri della rivoluzione indiana a Ravenna e Bologna


Affissione a Bologna in zona universitaria e a Ravenna intervento con comunicato per l'India dei giovani palestinesi al presidio per la Palestina a Ravenna il 31/07 

martedì 5 agosto 2025

Sostegno alla resistenza palestinese - senza ambiguità


USA - lo sciopero alla boeing - uno sciopero sindacalmente inevitabile ma politicamente inaccettabile - un problema che si pone anche in Italia e va affrontato

Boeing, sciopero nelle fabbriche della difesa: non succedeva da 30 anni

I lavoratori rifiutano l’offerta contrattuale che prevedeva il 20% di aumenti salariali

di Mara Monti

Un lavoratore tiene un cartello di picchetto, mentre le persone protestano durante una protesta dei membri dell'Associazione Internazionale dei Macchinisti e dei Lavoratori Aerospaziali (IAM) per le trattative contrattuali, all'esterno dello stabilimento della Boeing, a Berkeley, Missouri, Stati Uniti, 4 agosto 2025 REUTERS/Lawrence Bryant

Nuovo sciopero alla Boeing. Questa volta ad incrociare le braccia sono i lavoratori delle fabbriche della difesa che assemblano, tra gli altri, gli aerei da combattimento F-15. Non accadeva da 30 anni che i rappresentanti sindacali respingessero l’offerta contrattuale dell’azienda. Dalla mezzanotte di domenica, circa 3.200 operai hanno abbandonato il posto di lavoro dopo aver votato contro un accordo che prevedeva un aumento dei salari del 20% oltre ad incrementi dei contributi pensionistici. Il sindacato International Association of Machinists and Aerospace Workers District 837 ha rifiutato l’offerta dicendo che serve un contratto adeguato alla «competenza, alla dedizione e al ruolo che i lavoratori svolgono per difendere la nazione». Il titolo Boeing dopo un’apertura negativa, a metà seduta guadagnava lo 0,27 per cento.

I volumi

L’azione sindacale peserà sulla divisione spazio e difesa della Boeing, che rappresenta più di un terzo del fatturato. Di certo non si tratta delle dimensioni dello sciopero dello scorso autunno, quando le fabbriche degli aerei commerciali di Seattle subirono il blocco della produzione per sette settimane, coinvolgendo 33mila lavoratori e costringendo la Boeing a un’operazione straordinaria per 24 miliardi di dollari per fare fronte alla liquidità bruciata nel periodo dello sciopero. «Siamo preparati e abbiamo attuato un piano di emergenza per garantire i nostri clienti», ha detto la Boeing in un comunicato.

 Il peso per il settore in Usa

Questa divisione costruisce anche il caccia bimotore F-15, il jet da addestramento T-7, oltre a missili e munizioni. Si producono anche componenti per aerei commerciali per il B777X. Lo scorso marzo, il produttore americano (e uno dei principali esportatori) si è aggiudicato il contratto per la progettazione e la costruzione del caccia stealth di nuova generazione degli Stati Uniti, battendo la rivale Lockheed Martin per il programma multimiliardario denominato F-47.
In tempi di guerra, la divisione della difesa di Boeing è tornata ad essere redditizia con un fatturato di 6,6 miliardi di dollari dai 6,0 miliardi dell’anno precedente, con utili operativi in miglioramento rispetto alle perdite dello scorso anno contribuendo ai risultati della Boeing che nel secondo trimestre ha visto il passivo ridursi a 611 milioni di dollari dall’1,44 miliardi di dollari dello scorso anno.

Da Taranto per la Palestina - dal blog tarantocontro

 

Palestina ora e di più! - giovedi 7 agosto - ore 18

Netanyahu, con l'appoggio di Trump, nei prossimi giorni vuole occupare e prendersi tutta la striscia di Gaza.

Netanyahu/Trump vogliono il genocidio, la deportazione di tutto il popolo palestinese - vogliono la grande Israele come braccio militare contro tutti i popoli arabi - parte della preparazione della guerra mondiale imperialista di ripartizione del mondo: risorse energetiche - materie prime - mercati, ecc. - Il governo italiano è alleato e servo di questo piano nell’area. 

E’ chiaro che a fronte di questo dobbiamo fare di più nella denuncia e nell’azione a livello nazionale e a Taranto, muoverci secondo piano e su tutti i piani - Ne parliamo con chi vuole esserci e lavorare insieme.

Giovedì alle 18 in via Livio Andronico 47 - sede Slai cobas di appoggio di #iostoconlapalestina.

Taranto 5 agosto WA 3519575628

MaskOffMaersk: fermare le spedizioni di F-35 a “Israele” e porre fine alla complicità nel genocidio – GPI

 

Lo Slai cobas per il sindacato di classe aderisce all'appello e alle iniziative conseguenti

Come Giovani Palestinesi d’Italia, insieme a 5 sindacati di base, rilanciamo la campagna per fermare la produzione e la spedizione degli F-35 e altro materiale militare verso “Israele”.

Dal 2019, la multinazionale Leonardo S.p.A., in collaborazione con Lockheed Martin, ha effettuato oltre 165 spedizioni di componenti per F-35 dall’Italia agli USA, tutte trasportate dalle navi Maersk. Questi jet da guerra raggiungono poi la base “israeliana” di Nevatim, da cui partono i bombardamenti su Gaza e le operazioni di pulizia etnica in Cisgiordania.
Proprio a Cameri, in Piemonte, si assemblano gli F-35 destinati a “Israele”: l’Italia è parte integrante della catena di morte.

Invitiamo movimenti, sindacati, lavoratori e cittadine/i a:
– fare pressione su Maersk per fermare i trasporti militari (inclusi prodotti a duplice uso civile/militare) verso “Israele”;
– fermare la produzione, il commercio e la logistica degli F-35 e delle armi di Leonardo S.p.A;
– bloccare l’accesso nei porti mediterranei delle navi Maersk Detroit e Nexoe Maersk;
– mobilitarsi nei porti, magazzini e hub logistici contro ogni complicità nei crimini “israeliani”;
– rispondere all’appello dei sindacati palestinesi per rafforzare le campagne #BlockTheBoat e #MaskOffMaersk.

IL POPOLO STA CON GAZA
EMBARGO SULLE ARMI ORA

La raccolta degli ultimi mesi di ORE 12 controinformazione rossoperaia - uno strumento indispensabile della lotta politica e sociale proletaria e comunista

Intanto nelle prigioni palestinese si continua a morire

Plusieurs organisations de soutien aux prisonniers palestiniens ont annoncé le décès du prisonnier Ahmed Saïd Tazaz’a ce dimanche 3 août. Âgé de 20 ans et originaire de Jénine, il était en détention administrative dans la prison de Megiddo depuis le 6 mai dernier. C’est le 76e prisonnier palestinien qui meurt en détention depuis octobre 2023, faisant de cette période la plus sanglante de l’histoire du mouvement des prisonniers.

secours rouge

lunedì 4 agosto 2025

Settimana internazionale dei martiri della rivoluzione indiana a Bergamo - info

Nella settimana in onore dei martiri della rivoluzione indiana sono stati fatti due interventi nelle zone con una forte presenza di vita e di lavoro di lavoratori indiani, (con alcuni scambi nei negozi per spiegare la campagna) con locandine di tre tipi, scritte,e altro in alcune zone popolari della città; con materiali diffusi tra i lavoratori dello slai cobas.

Abbiamo portato la campagna alla manifestazione per la Palestina di Bergamo, con l’appello del comitato ICSPWI e nei nostri interventi abbiamo portato nel corteo anche la campagna in onore dei martiri della rivoluzione indiana, che hanno sacrificato la propria vita non solo per la liberazione dallo sfruttamento dell’India ma del mondo intero. Con lo spirito internazionalista e proletario, quello del sostegno alla resistenza palestinese che nonostante le difficoltà che sta attraversando il PCI (maoista) fin da subito ha portato dentro le sue attività polico militari, quello dei popoli che resistono e si danno la mano, dalla Palestina all’India, dall’India alla Palestina, fino alla vittoria.e massiccia affissione delle locandine durante tutto il percorso passaggio del corteo

La settimana internazionale dei martiri della rivoluzione indiana a Palermo


Si è tenuta a Palermo la riunione di solidarietà internazionalista, all'interno della settimana internazionale per i martiri della rivoluzione in India 28 luglio – 3 agosto.

In apertura è stato fatto un saluto ai e alle martiri della rivoluzione, elencati in parte nelle foto proiettate e nei documenti del Partico Comunista dell’India (Maoista) e si è proseguito con la visione di alcuni video.

Vi è stato poi un ampio punto che ha focalizzato la situazione in India oggi, sia in generale sul piano degli interessi dell'imperialismo e della borghesia burocratico compradora indiana al potere, oggi rappresentata dal governo fascista hindutva Modi, sia dal punto di vista della rivoluzione indiana con la guerra popolare guidata dal partito comunista indiano maoista.

Partendo dalla centralità data all’India dagli Stati Uniti nella loro strategia generale e in particolare nell’Asia, sono stati messi in luce i rapporti tra Stati Uniti e India, militari, economici e politici, così come gli stretti rapporti soprattutto militari tra Israele e India (l’India mira con il governo Modi a diventare un enorme fabbrica di armi e lo scrivono gli stessi giornali borghesi), più che complice nel genocidio e pulizia etnica dei popolo palestinese, e infine quelli sempre più stretti tra Italia e India, con il governo moderno fascista Meloni, con le ripercussioni di pesantissimo sfruttamento e oppressione del popolo indiano nelle sue diverse sfaccettature di classe, operai, contadini, giovani, donne, minoranze etniche…


Ci si è quindi concentrati sulla ribellione del popolo e sull'organizzazione rivoluzionaria della ribellione delle masse popolari da parte del partito indiano maoista che dirige la guerra popolare ... cosa è oggi la

Ancora la settimana internazionale per i martiri della rivoluzione indiana a Taranto e a Milano





 MILANO - incontro al cs Transiti - breve report

 L'iniziativa a Milano al CS Transiti è stata per conoscere-approfondire nella prospettiva di costruire iniziative (di studio collettivo dei documenti del Partito; nel diffondere solidarietà e sostegno alla guerra popolare e contro la genocida operazione Kaagar; approfondire le questioni e le problematiche che parlano della situazione indiana ma che ci riguardano - lotta al moderno revisionismo-opportunismo; ri/avvicinare principalmente le nuove generazioni al protagonismo rivoluzionario; centralità del partito per la rivoluzione; lavoro, principalmente, tra la classe operaia; combattere le derive del movimento rivoluzionario/antifascista/antimperialista/ecologista/negazioniste delle situazione rivoluzionaria; quali iniziative creative fare e a chi rivolgerle; programmare lo studio collettivo dei documenti.
La serata è stata un'ampia spiegazione della settimana dei martiri a cui si è reso onore; di denuncia dell'operazione Kagaar; per la liberazione di tutti i prigionieri politici; della questione Palestina; della solidarietà internazionalista; e di tutte le questione che ci dicono che l'India ci parla. 
Gli interventi di tutti  i compagni/e presenti hanno fatto riferimento ai vari aspetti e in particolare del ruolo delle compagne del PCI e delle donne, Adivasi in testa. 
L'iniziativa per Milano è stata un passo avanti frutto del nuovo approccio intrapreso nella situazione concreta attuale nel coinvolgere nuovi compagni per lavorare insieme su questo -  dobbiamo migliorare, essere più creativi - tenere conto degli insegnamenti emersi nella serata - nella preparazione/coinvolgimento.

CORTEO A BERGAMO FREE PALESTINE, CON LA RESISTENZA FINO ALLA VITTORIA|

  

Lanciata solo pochissimi giorni fa dalla Rete Bergamo per la Palestina, con Gpi e i Centri Islamici della provincia, con l’appello a scendere in piazza il due agosto per la Palestina, per la fine del genocidio, della deportazione, della fame usata come arma di sterminio, a fianco della sua Resistenza fino alla vittoria, la manifestazione del 2 agosto a Bergamo, ha superato la sfida della partecipazione. Ed anche quella della sua organizzazione grazie ad un intenso ‘lavoro dietro le quinte’ di chi ha dato poi la voce al corteo.

In diverse centinaia hanno risposto alla chiamata e sono scesi in piazza, associazioni, gruppi, numerose le famiglie e in genere la presenza della comunità araba, i giovani, per un corteo vivo, combattivo, con slogan per Gaza, siamo tutti palestinesi, Israele criminale, via via, Palestina terra mia, ‘ora e sempre resistenza’, Meloni fascista complice sionista. E tanti interventi al microfono, che per tutta la durata della manifestazione con rabbia, passione, spazzando il campo dalla rassegnazione, hanno denunciato le terribili e senza precedenti condizioni della guerra genocida che lo stato di tipo nazi sionista di Israele porta avanti con l’appoggio dei paesi imperialisti, contro IDF assassino e violentatore, il ruolo del governo fascista Meloni complice a tutti i livelli di Netanyahu e del genocidio. Denunciato l’apparato militare italiano, gli interessi di Eni, la propaganda strumentale come per la montatura mediatico parlamentare ‘dell’autogrill’ per far passare da antisemita chi lotta contro il sionismo, del livello crescente della repressione, fin da subito mirata verso il movimento di solidarietà con la Palestina. Portati i recenti esempi dei daspo a Como per aver esposto la bandiera palestinese allo stadio, fino alle denunce e perquisizioni per il 25 aprile a Bergamo, per aver resistito alla polizia che voleva cacciare dal corteo la Rete Palestina e difendere i sostenitori di Israele giustamente contestati fino alla loro uscita. E ancora per Anan libero, ora in carcere su richiesta israeliana nel tentativo di mettere sotto processo e delegittimare la Resistenza.

 

Queste alcune delle voci:

denunciamo il recente vertice tra nazioni arabe e i paesi europei che vuole distruggere la causa palestinese come causa politica, ma noi rifiutiamo la pace senza giustizia’

contro il sionismo, ma non solo, contro tutto l’imperialismo, che stanno affamando Gaza, che sta morendo perché l’obiettivo fin da subito è stato quello del genocidio’

Gazia sarà liberata dalla resistenza armata del popolo palestinese, oggi chiedono a chi si difende di deporre le armi mentre il mondo intero si sta armando’

non importa quanti leader moriranno, la resistenza è radicata e sopravviverà, onore ai martire per la liberazione della Palestina’.

 

 la resistenza è compatta è il popolo è unito, da questo dobbiamo prendere esempio, non possiamo permettere che la repressione ci divida, che i governi europei ci convincano che c’è una soluzione senza la resistenza’.

Palestina libera, vuol dire liberi tutti, accanto agli sfruttati contro gli sfruttatori, e di fronte agli oppressi noi parteciperemo sempre per smantellare tutti gli apartheid che avete creato non solo in Palestina, fino ad allora avremo solo la resistenza nel cuore, viva la resistenza, rivoluzione fino alla vittoria’.


 
E con l’appello del comitato ICSPWI e nei nostri interventi abbiamo portato nel corteo anche la campagna in onore dei martiri della rivoluzione indiana, che hanno sacrificato la propria vita non solo per la liberazione dallo sfruttamento dell’India ma del mondo intero. Con lo spirito internazionalista e proletario, quello del sostegno alla resistenza palestinese che nonostante le difficoltà che sta attraversando il PCI (maoista) fin da subito ha portato dentro le sue attività polico militari, quello dei popoli che resistono e si danno la mano, dalla Palestina all’India, dall’India alla Palestina, fino alla vittoria.

 

  il testo del volantino diffuso a tutta la manifestazione

Innanzitutto con la Resistenza palestinese,

speranza dei senza speranza

La guerra genocida condotta dallo Stato sionista di Israele, con il sostegno diretto e indiretto dell’imperialismo americano, con la complicità di tutti i governi dei paesi imperialisti, di tutti i governi reazionari di borghesia asservita nei paesi oppressi dall’imperialismo, in primis americano, ha raggiunto uno stadio senza precedenti.

Le migliaia di morti sotto ogni veste, con tanti bambini, utilizzando la corsa, a volte disperata, del popolo palestinese e delle masse palestinesi agli aiuti umanitari, ha superato ogni livello di crimini di guerra, almeno negli ultimi cinquant’anni. A fronte di questo è necessaria una continuità della mobilitazione proletaria, popolare, antiimperialista in tutto il mondo e nel nostro paese, così come è necessaria ogni forma di pressione contro le istituzioni e tutti gli enti para-istituzionali e associativi che possono fare qualcosa e giocare un ruolo.

Le parole d’ordini generali sono: basta con il genocidio; no alla deportazione del popolo palestinese; cessate il fuoco permanente; massicci e liberi aiuti umanitari alla popolazione distribuiti attraverso le organizzazioni del popolo palestinese, nella prospettiva della cacciata dai Territori occupati dalle truppe sioniste, nella marcia per la “liberazione della Palestina dal fiume al mare”.

In questa generale mobilitazione è fondamentale affermare con chiarezza che il popolo palestinese per liberarsi dall’oppressione sionista genocida dello Stato di Israele deve innanzitutto contare sulle proprie forze, così come sta di fatto facendo.

Contare sulle proprie forze significa contare sulla forza della resistenza. Per questo la denuncia di tutto questo, l’appello e l’azione per metter fine all’orrore senza fine che si consuma a Gaza va rivolta a tutti e tutti coloro che lo fanno giocano un ruolo positivo. Ed è fondamentale per noi comunisti, internazionalisti, proletari avanzati, antiimperialisti e anti sionisti coerenti, considerare come principale il sostegno alla resistenza palestinese.

La resistenza palestinese è il presente, è la prospettiva per il futuro del popolo palestinese.

Il presente perché senza la resistenza il popolo palestinese non esisterebbe e il piano di genocidio e deportazione sarebbe attuato dall’oggi a domani, dato che comunque lo Stato sionista, comunque l’imperialismo conta sulla quinta colonna in seno al popolo palestinese, sia nella striscia di Gaza e ancora più in Cisgiordania, rappresentata dall’autorità governativa, l’ANP, che sempre di più svolge un ruolo di intermediario tra il regime sionista e il suo piano genocida e di deportazione, e il popolo palestinese. Esso è alleato nell’idea, assolutamente da respingere, che cancellando la resistenza palestinese, la lotta armata del popolo palestinese, i palestinesi potranno avere uno Stato, una libertà, dei diritti. Questo è un inganno atroce che fa da sponda a tutti i falsi amici del popolo palestinese, che sono in generale i parlamenti degli stati imperialisti, i regimi asserviti all’imperialismo e gli stessi Stati arabi, che in una maniera o nell’altra, con profonde contraddizioni anche al loro interno, alla fine a questa soluzione accedono o accederebbero.

Servono manifestazioni in cui si affermi chiaro che il futuro della Palestina dipende dal popolo palestinese e il futuro del popolo palestinese dipende dalla forza della sua resistenza.

Sempre più si impone come unica strada la resistenza; non per una pura difesa dagli attacchi genocidi, massacratori e criminali del popolo condotti dal Stato sionista e dalle sue forze armate, ma secondo una strategia e una tattica capaci di fare il tesoro delle esperienze passate e future e che riescano a ricostruire la forza della resistenza su basi rinnovate e più avanzate di quelle che pur eroicamente si attuano attualmente. Ed è l’eterna e irrinunciabile via della guerra di popolo di lunga durata, applicata a una realtà assolutamente anomala e particolare come quella della Palestina oggi.

In questo senso noi vogliamo che nelle prossime manifestazioni sia forte il sostegno alla resistenza palestinese e che ogni ambiguità si rompa su questo. Serve che si levi netta e chiara la voce della resistenza, sia direttamente attraverso le organizzazioni palestinesi che anche in un paese come il nostro, comunque ad essa si rifanno, sia attraverso il fatto che tutte le forze proletarie, comuniste, realmente antimperialiste e solidali diano voce alla resistenza.

Proletari Comunisti

Slai Cobas per il sindacato di classe