Boeing, sciopero nelle fabbriche della difesa: non succedeva da 30 anni
I lavoratori rifiutano l’offerta contrattuale che prevedeva il 20% di aumenti salariali
di Mara Monti
Nuovo sciopero alla Boeing. Questa volta ad incrociare le braccia sono i lavoratori delle fabbriche della difesa che assemblano, tra gli altri, gli aerei da combattimento F-15. Non accadeva da 30 anni che i rappresentanti sindacali respingessero l’offerta contrattuale dell’azienda. Dalla mezzanotte di domenica, circa 3.200 operai hanno abbandonato il posto di lavoro dopo aver votato contro un accordo che prevedeva un aumento dei salari del 20% oltre ad incrementi dei contributi pensionistici. Il sindacato International Association of Machinists and Aerospace Workers District 837 ha rifiutato l’offerta dicendo che serve un contratto adeguato alla «competenza, alla dedizione e al ruolo che i lavoratori svolgono per difendere la nazione». Il titolo Boeing dopo un’apertura negativa, a metà seduta guadagnava lo 0,27 per cento.
I volumi
L’azione sindacale peserà sulla divisione spazio e difesa della Boeing, che rappresenta più di un terzo del fatturato. Di certo non si tratta delle dimensioni dello sciopero dello scorso autunno, quando le fabbriche degli aerei commerciali di Seattle subirono il blocco della produzione per sette settimane, coinvolgendo 33mila lavoratori e costringendo la Boeing a un’operazione straordinaria per 24 miliardi di dollari per fare fronte alla liquidità bruciata nel periodo dello sciopero. «Siamo preparati e abbiamo attuato un piano di emergenza per garantire i nostri clienti», ha detto la Boeing in un comunicato.
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