venerdì 11 aprile 2025

pc 11 aprile - CORTE DI GIUSTIZIA O CORTE DEGLI AMICI? 16 aprile alle ore 9:30 Presidio davanti al Tribunale dell'Aquila

 


Mercoledì 16 aprile, alla vigilia della giornata del prigioniero palestinese, si terrà a L’Aquila la seconda udienza del processo “italiano” contro Anan Yaeesh, Ali Irar e Mansour Doghmosh, accusati di terrorismo per il loro presunto sostegno alla resistenza palestinese in Cisgiordania, contro l'occupazione militare israeliana.

Il virgolettato non è casuale, ma è significativo di un processo sommario, degno di uno stato sionista, e non, come l’Italia continua a definirsi, di uno “Stato di diritto, democratico e sovrano”.

Siamo davanti a un processo contro la resistenza e l'esercizio del diritto all’autodeterminazione dei popoli, riconosciuto anche dal diritto internazionale, ma che il sistema giudiziario italiano vuole condannare sotto l’infima accusa di "terrorismo", legittimando invece la violenza imperialista e coloniale agita sotto gli occhi di tutti dall’alleato israeliano, e che in queste ultime settimane si è fatta ancora più aggressiva e sanguinaria, con un bilancio di 1.522 martiri e 3.834 feriti dal 18 marzo di quest’anno e solo a Gaza.

Un processo che non è un atto di giustizia, ma mera farsa, destinata ad emettere una sentenza già scritta, come d’altronde si evince dall’articolo sul Messaggero di oggi, dal titolo “Terrorismo palestinese investigatori promossi”.

Un processo che è una condanna preordinata, perché si negano ai palestinesi gli strumenti per difendersi in aula e si legittimano crimini di guerra e tortura, utilizzando come prove i verbali degli "interrogatori" dello Shin Bet, che associazioni come Amnesty International, Human Rights Watch e Addameer denunciano da anni per l'uso sistematico della tortura su prigionieri palestinesi, interrogati senza difesa legale, sotto legge marziale, deportati nelle carceri israeliane e detenuti in condizioni disumane. Del resto è la stessa Corte Costituzionale israeliana, e quindi il governo israeliano amico dell’Italia, a consentire la pratica della tortura esentando da ogni responsabilità gli agenti dei servizi segreti.

Prove” ottenute da crimini di guerra e contro l’umanità, che i legali dei tre palestinesi imputati non potranno neanche contestare, perché la Corte di Assise dell’Aquila ha deciso di affidare la ricostruzione dei fatti, che si sarebbero svolti in Cisgiordania, alla sola Digos dell’Aquila, e di privare la difesa di testimoni e consulenti fondamentali, ammettendone solo 3, di scarsa o nulla rilevanza, e riferiti ad un solo imputato, con ciò violando anche la Costituzione italiana, art. 24 e 111, che garantisce il diritto alla difesa e a un giusto processo.

Non solo, anche la scelta dell’interprete, egiziana, sembra stata studiata per negare ad Anan il diritto alla difesa e più in generale di parlare della questione palestinese. Quando Anan ha chiesto di far leggere al suo avvocato la traduzione italiana della sua dichiarazione spontanea gli è stato risposto che non serviva e che bastava metterla agli atti. Quando allora ha deciso di leggerla lui è stato frequentemente interrotto dalla Corte (come del resto gli avvocati) e le sue parole travisate da una traduzione non proprio fedele.

A coronamento del tutto la direttiva della digos, che ha imposto al personale di vigilanza di non far entrare dentro bandiere palestinesi anche se indossate o in borsa, e la serie di udienze fissate a distanza ravvicinata, con una media di due al mese per logorare e scoraggiare la solidarietà.

Ma la vera vittima di questo processo è la verità, e quindi la giustizia. Come è possibile che in un Tribunale italiano, dove si processano tre palestinesi per fatti che sarebbero avvenuti in Palestina non si debba parlare di Palestina? Come è possibile che nei futuri libri di storia del nostro paese non si dovrà parlare della storia dei paesi che abbiamo oppresso e continuato a opprimere come paese imperialista? Come è possibile che con gli odierni mezzi di informazione venga legittimato e normalizzato un genocidio proprio da chi, con quei mezzi ogni giorno trae profitti accusando di terrorismo un popolo vittima del terrorismo?

Mentre nelle nostre TV si trasmettevano le immagini pompose dei reali britannici sbarcati in Italia per “rinsaldare l’amicizia” tra stati guerrafondai, in tre giorni sono state filmate e diffuse via social scene orribili di violenza a Gaza, tra corpi scaraventati in aria dalla furia dei bombardamenti israelo-americani, al personale paramedico giustiziato dalle forze israeliane dopo un agguato, per finire, si fa per dire, con un giornalista palestinese bruciato vivo nella tenda dove stava lavorando. Si chiamava Ahmed Mansour, ed è stato il 257° giornalista ucciso da Israele dal 7 ottobre 2023 (https://stopmurderingjournalists.com/).

Ieri è stato rilasciato dopo 10 anni di prigionia Ahmed Manasra. Aveva 13 anni quando i coloni e l'esercito israeliano lo hanno investito e pestato quasi a morte prima di arrestarlo, sottoponendolo poi a duri interrogatori in assenza dei genitori o degli avvocati, sotto costanti minacce, urla e privazioni del sonno. Un video degli interrogatori e tutta la sua storia sono visibili su questo link (https://palinfo.com/news/2025/04/10/947175/). In tutti questi anni ha potuto stringere il dito di sua madre una sola volta dopo il suo arresto, ed è stato tenuto in costante isolamento. E' uscito dal carcere visibilmente denutrito, con numerose cicatrici alla testa per i traumi cranici riportati in seguito ai pestaggi e conseguenze devastanti a livello psicologico, come schizofrenia, deliri psicotici e grave depressione accompagnata da pensieri suicidi (da un rapporto pubblicato da Amnesty International il 21 giugno 2022).

Si può ancora definire Israele uno stato democratico? E con quale faccia tosta la Corte di Assise dell’Aquila si appella al principio di “reciproca fiducia tra Stati” (Italia/Israele) per giustificare l’ammissibilità nel processo di prove ottenute da crimini di guerra e contro l’umanità?

Come Slai Cobas per il sindacato di classe facciamo appello a tutti i lavoratori e le lavoratrici, ma in primo luogo a quelli della stampa italiana, a denunciare questi crimini e a condannarli, perché raccontare la verità è il primo passo verso la libertà.

Facciamo inoltre appello ad essere presenti alla prossima udienza, mercoledì 16 aprile dalle ore 9:30, non solo perché anche questa volta saremo in presidio insieme a varie realtà solidali con la Palestina, ma perché, ora più che mai, è necessario rendere una testimonianza onesta di quanto sta accadendo al Tribunale dell’Aquila.

Comunichiamo inoltre che saremo presenti alla manifestazione nazionale a Milano del 12 aprile contro il genocidio in Palestina e la complicità del governo italiano nel genocidio e nella repressione della resistenza palestinese.

Al fianco di Anan, Ali e Mansour


LA RESISTENZA NON SI ARRESTA!

LA RESISTENZA NON SI PROCESSA!


pc 11 aprile - ORE 12 Controinformazione Rossoperaia - In piazza ora più che mai con la Palestina - Contro il processo farsa a L’Aquila ai prigionieri palestinesi

 

pc 11 aprile - L'Aquila: mentre è in corso il processo ai resistenti palestinesi, i persecutori sono premiati e incensati sulla stampa

pc 11 aprile - L'India una delle più grandi nazioni al mondo - il paese dove c'è la più grande guerra popolare

L'economia più in crescita a livello mondiale e con la più alto numero di popolazione povera al mondo. 

Ma l'India è il paese dove c'è la più grande guerra popolare.

Per questo ciò che succede e succederà in India cambia la situazione a livello internazionale, sia dal fronte degli Stati, dell'imperialismo, sia soprattutto dal fronte dei popoli e dei proletari. 

Alcuni dati - dalla rivista Limes - che mostrano anche i profondi contrasti

L'India costituisce il 2,2% di terre emerse ma ospita quasi il 18% della popolazione mondiale. Nel 2023 aveva 1.425.775.850 abitanti. Si stima che nel 2064 avrà 1,7 miliardi di abitanti.

L'India è un paese molto giovane, il 47% della popolazione ha meno di 25 anni e il 65% meno di 35 - l'età mediana è pari a 28,7 anni.

L'India è una repubblica parlamentare a sistema federale, è composta di 28 Stati e 8 Territori dell'Unione (direttamente amministrati dal centro).

Nel 2023 il Pil dell'India (3,5 triliardi di dollari) è diventato il 5° al mondo in termini nominali e il 3° per parità di potere d'acquisto (ppp); mentre in termini pro capite resta alla 136° posizione in

pc 11 aprile - Dalla Tunisia alla Palestina all'India - in corteo per la settimana internazionalista 7-12 aprile a sostegno della guerra popoolare in India

Tunisian students denounced the role of hindutva Modi regime to support Israel and the zionist support to Modi regime in the genocide against Adivasi in India and in the repression against the revolutionary movements led by the CPI (Maoist) and banners were shown:

"The repression of solidarity with Palestine by the machinery of global imperialism and its subservient allies"

"The repression of solidarity with Palestine by the machinery of global imperialism and its subservient puppets"

Hindutva and Zionism represent a colonial alliance against the peoples striving for liberation

"Hindutva and Zionism represent a colonial alliance against the peoples striving for liberation"

Thousands of students marched today in Tunis for the International Day of Solidarity with Gaza, the students chanted slogans against Imperialist countries supporting Israel and during the march attacked imperialist cultural centers such as American, British, Italian, German and French ones.

 

pc 11 aprile - Dalla campagna per la liberazione di Georges Abdallah, alla Palestina alla guerra popolare in India

 

pc 11 aprile - Con il popolo palestinese, con la Resistenza palestinese - partecipiamo a tutte le manifestazioni del 12 aprile

 Displaced Palestinians flee from Shijaiyah, Gaza, on April 3, 2025 following evacuation orders.

Protest done in Nablus. Source: AFP
Protest in Hebron. Source: Reuters/Aziz Tahe

giovedì 10 aprile 2025

pc 10 aprile - Forum imprenditoriale a Nuova Dehli: padroni e governi di India e Italia stringono i loro legami per i profitti ai danni dei proletari e delle masse

Denuncia che portiamo all’interno della campagna della settimana d’azione del 7-12 aprile a livello internazionale serve per opporsi alla guerra di Modi contro il suo popolo e sollevare la bandiera dell’internazionalismo proletario contro i governi imperialisti e reazionari, contro i loro piani di riarmo e di guerra, ed esprimere la solidarietà con chi resiste e con chi dirige la guerra di popolo, la lotta rivoluzionaria, come il PCIndia maoista

Il governo Meloni e i padroni italiani parteciperanno al “Forum imprenditoriale, scientifico e tecnologico in programma il 10 e l’11 aprile a Nuova Dehli. Gran promotore di questa due giorni che metterà uno davanti all’altro il sistema industriale italiano con quello indiano, il ministero per gli Affari Esteri, rappresentato per l’occasione dal suo responsabile, il vicepremier Antonio Tajani. In poco più di 48 ore, le imprese dello Stivale si confronteranno con le omologhe della Penisola asiatica per stringere ancora un po’ le maglie dei rispettivi tessuti imprenditoriali. E portare a casa accordi preziosi” (formiche.it).

Il governo fascio-hinutva di Modi, in India, è espressione dei padroni e delle multinazionali e serve i

pc 10 aprile - “USCIRE DALLA CAMERA A GAS”: RAVENNA 12 aprile manifestazione nazionale - info solidale - proletari comunisti

 

Governi e multinazionali dell’energia fossile, a cui si aggiunge la lobby nucleare, dentro il “sistema guerra-riarmo”,stanno pianificando un ordine economico-energetico in contrasto con la transizione ecologica e la cooesistenza tra i popoli.

La guerra russo-ucraina che imperversa da tre anni, ha fatto fare il pieno di superprofitti a tutti i gestori energetici, senza che ci sia stata una benchè minima redistribuzione sociale almeno in termini di calmierazione delle bollette gas-luce-acqua.

Sulla dipendenza dal gas dell’Europa si è attuata la piu’ grande speculazione dei costi, triplicati con il ricorso al GNL Usa , nel mentre neanche “l’emergenza gas” ha reso possibile “l’acquirente unico e la revisione del meccanismo della Borsa di Amsterdam che impone l’acquisto del gas al prezzo piu’ alto”.

In Italia,il ricorso ai gasdotti (dopo il TAP , in corso la ” Linea Adriatica”) e ai rigassificatori ha aggravato i costi all’utenza, e nonostante la riduzione significativa dei consumi : al pari del TAV e del Ponte sullo Stretto, sono solo” opere inutili-dannose-costose”!ENI e Snam la fanno da padroni dettando le linee guida ai governi, in particolare al governo Meloni “che se la canta e se la suona” con il nostalgico “Piano Mattei-Italia HUB Gas”.

A Ravenna, dove da poco è giunto il contestato rigassificatore che entrera’ in funzione ad aprile, sempre ad aprile l’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC) vi terra’ il suo vertice, che riunira’ le maggiori multinazionali dell’energia fossile

Per l’occasione la Campagna” per il clima,fuori dal fossile” e altre associazioni, hanno costruito una serie di iniziative di sensibilizzazione e contestazione dal titolo ” USCIRE DALLA CAMERA A GAS “, che culmineranno nella manifestazione nazionale del 12 aprile, a cui siamo chiamati ad apportare il nostro migliore contributo di divulgazione e partecipazione:12 aprile TUTT@ A RAVENNA”FUORI DAL FOSSILE E DALLA GUERRA”.

pc 10 aprile - Per la Formazione rivoluzionaria delle donne - La condizione della donna non è immutabile

https://femminismorivoluzionario.blogspot.com/2025/04/formazione-rivoluzionaria-delle-donne_10.html

pc 10 aprile - Migliaia in sciopero a Gaza e in sostegno a Gaza per il Global strike day - immagini e info

7 avril Thousands Mobilize for Global Strike Day in Support of Gaza

Featured image: strike’s poster. Source: Al Bawaba.

The Global Campaign to Stop the Genocide in Gaza called for participation in the global general strike on Monday, April 7, to demand an end to the ongoing genocidal war in the Gaza Strip. Local calls were made in Jordan, Oman, Bahrain, Kuwait, Saudi Arabia, Algeria, Morocco, Libya, the UAE, Syria, occupied Jerusalem, and all Arab countries. The Palestinian Forces in other countries called upon the people to respond and mobilize. Among others Hamas and the Popular Front for the Liberation of Palestine (PFLP) joined the call and issued statements.

We hereby share some of the mobilizations and actions that took place.

Palestinians went on general strike across West Bank in solidarity with Gaza. Cities, towns and refugee camps joined the strike on Monday in solidarity with the Gaza Strip and there was a full shutdown: https://twitter.com/MustafaBarghou1/status/1909149353542819984

Hamas denounced tat the treacherous Palestinian Authority repressed the mobilizations done in solidarity with Gaza and detained several protesters in West Bank. In Ramallah a demonstration was dispersed near the Al-Manara Square.

Protest done in Nablus. Source: AFP

Protest in Hebron. Source: Reuters/Aziz Tahe

A blockade took place in the Al-Tour neighborhood, Jerusalem: https://twitter.com/Piotr734668/status/1909149597714329949

Marches took place in Baqa’a camp in Jordan: https://twitter.com/Ibnalbarrr/status/1909241032774242745

Mass mobilizations and events took place in Lebanon: https://twitter.com/Aljarmaqnetnews/status/1909201275524120817

Thousands took to the streets in Damascus, Syria, condemning the Israeli aggression and supporting Gaza: https://twitter.com/PalHighlight/status/1909546761712230550

Thousands took to the streets and blocked highways in several cities of Morocco: https://twitter.com/JerryHicksUnite/status/1909513536939638956

https://twitter.com/jannat_odhora/status/1909485112838045857

https://twitter.com/WearThePeaceCo/status/1909392859612037172

The teachers of the country went on strike showing solidarity with Palestine:

 
from red herald

pc 10 aprile - Oggi e sabato a Taranto assemblea e mobilitazione in piazza

pc 10 aprile - ATTO D'ACCUSA: Gaza, la guerra alle ambulanze: crescono gli attacchi di Israele a medici e ospedali. Msf, “Ci sparano e nessuno dice nulla”

di Marco Pasciuti

Secondo gli ultimi dati dell'istituto di ricerca "Insecurity Insight", nel 4° trimestre del 2024 gli attacchi sono raddoppiati rispetto ai 3 mesi precedenti

I primi furono un’infermiera e l’autista di un’ambulanza. Caddero sotto ai colpi dei soldati davanti al Nasser Hospital di Khan Younis e a quello indonesiano, a Beit Lahia. Erano passate poche ore dal massacro che il 7 ottobre 2023 Hamas aveva inflitto a Israele, il peggiore della storia sul suolo patrio. Gli ultimi invece sono morti la notte del 23 marzo: erano scesi dalle ambulanze per effettuare un soccorso poco fuori Rafah, quando i soldati hanno aperto il fuoco su di loro. Li hanno ritrovati sette giorni dopo sepolti insieme ai loro mezzi in una fossa comune scavata sul posto.

“Erano 15, lavoravano per la Mezzaluna Rossa palestinese – ha raccontato il 2 aprile Jonathan Whittall, responsabile per i Territori occupati dell’Ufficio Onu per gli affari umanitari, che ha rinvenuto i corpi – Avevano ancora addosso le uniformi, i guanti alle mani. Le ambulanze sono state bersagliate

pc 10 aprile - info solidale: MILANO, NEGATA ESTRADIZIONE IN UNGHERIA AI DANNI DI GINO, FINALMENTE LIBERO

 Aggiornamento pomeriggio: la Corte francese ha negato l’estradizione in Ungheria di Gino, finalmente libero. Come spiega il quotidiano L’Humanite, “nel primo pomeriggio di mercoledì 9 aprile, la Corte d’appello di Parigi ha emesso la sentenza, rifiutando di eseguire il mandato d’arresto europeo emesso dall’Ungheria contro Rexhino “Gino” Abazaj. Mentre l’accusa, durante le udienze successive all’arresto dell’antifascista nella regione parigina a novembre 2024, si era dichiarata favorevole alla sua consegna in nome della “fiducia reciproca all’interno dell’Unione europea”, il tribunale l’ha respinta, in seguito alle argomentazioni sviluppate dai suoi avvocati difensori, Laurent Pasquet-Marinacce e Youri Krassoulia: i rischi di violazione dei diritti fondamentali, sia per quanto riguarda le condizioni di detenzione sia per la garanzia di un giusto processo, sono troppo elevati per accettare di consegnare Gino” al regime di Viktor Orbán.

La corrispondenza da Parigi su Radio Onda d’Urto di una compagna del comitato milanese Free Gino. Ascolta o scarica.

Aggiornamento alle 18: collegamento dal presidio al consolato francese di Milano con Luca,

mercoledì 9 aprile 2025

pc 9 aprile - Gli operai indiani in Italia - costretti da imperialismo e regime di Modi a scappare per morire nelle campagne italiane

 dopo Latina, Satham Singh.... ora a Matera

Operaio indiano muore schiacciato da una macchina rotoimballatrice nelle campagne di Matera

Un operaio di 40 anni, di nazionalità indiana, è morto nel pomeriggio di ieri mentre era al lavoro in un’azienda agricola a Borgo La Martella, alla periferia di Matera. Stando a quanto si è appreso, il 40enne è rimasto schiacciato in una macchina rotoimballatrice. Sul posto sono intervenuti gli operatori sanitari del 118 Basilicata soccorso, che non hanno potuto far altro che constatare la morte dell’uomo.
Secondo il sindacalista, componente del coordinamento nazionale UIL migrante, i lavoratori agricoli extracomunitari, spesso sottoposti a condizioni di fragilità contrattuale e invisibilità sociale, rappresentano una delle categorie più esposte al rischio di infortuni gravi o letali. "La presenza massiccia di manodopera straniera, in gran parte proveniente da Paesi extra-UE, è una realtà strutturale del comparto agricolo lucano e nazionale. Ma non possiamo accettare che questa presenza coincida sistematicamente con una riduzione delle tutele. I lavoratori stranieri non sono manodopera di serie B. Hanno diritto alla stessa sicurezza, alla stessa dignità, allo stesso rispetto".

pc 9 aprile - ORE 12 Controinformazione Rossoperaia - 2 gravi decisioni dei Tribunali che legittimano femminicidi e stupri

 

pc 9 aprile - Nuova grave provocazione antisciopero a Orbassano - ma lo sciopero non si ferma! Massima denuncia e solidarietà

All'Interporto di Orbassano tre camion tentano di sfondare il picchetto dei manifestanti: «Per miracolo non c'è scappato il morto»

Tensione questa mattina - 8 aprile - all'interporto Sito di Orbassano, dove alcuni lavoratori dipendenti aderenti al sindacato Si Cobas stanno protestando alla Susa Trasporti contro il licenziamento di un loro collega, ritenuto «ingiusto». «Durante la pacifica protesta operaia dai cancelli Susa Trasporti del polo logistico Sito un autista ha provato a sfondare il picchetto lanciando a forte velocità il mezzo pesante direttamente contro le decine di persone - operai e studenti - in sciopero per il reintegro del delegato sindacale sospeso ingiustamente dal lavoro - spiega il rappresentante sindacale Daniele Mallamaci -. Un tentativo di licenziamento parte della rappresaglia padronale contro il sindacato che é riuscito a ottenere miglioramenti delle condizioni di vita e lavoro, anche in questo magazzino e per tutti i lavoratori dello stabilimento. Una discriminazione aziendale provocatoria e illegittima, preparato usando un episodio di violenza sul luogo di lavoro: infatti l'operaio nostro iscritto - padre di tre figli e Rsa - è stato aggredito dal fratello del capo».
 
Durante la protesta - riferisce il sindacato - tre camion avrebbero tentato di sfondare il picchetto dei manifestanti, che stavano impedendo l'accesso e l'uscita dei mezzi. «Per miracolo non c'è scappato il morto», denunciano. Sul posto sono intervenuti i carabinieri, che hanno preso i documenti a uno degli autisti. Lo sciopero continua a che se l'azienda «ha finalmente accettato un incontro col sindacato per risolvere tutte le problematiche dei lavoratori», spiegano.

CAMION CONTRO LAVORATORI IN SCIOPERO TENTATO OMICIDIO OPERAI

pc 9 aprile - Il 12 aprile scendiamo in piazza per la libertà di Anan, Ali e Mansour! La resistenza non si arresta! La resistenza non si processa!

 dal blog Soccorso Rosso proletario - https://soccorsorossoproletario.noblogs.org/


pc 9 aprile - Contro l'infame decreto sicurezza del governo Meloni - massima informazione e sostegno a tutte le iniziative

l Disegno di Legge “Sicurezza”, con un blitz del Governo che ha scavalcato il Parlamento, è diventato Decreto Legge. Giovedì 10 aprile a Ivrea incontro di approfondimento con l’avvocato Gianluca Vitale.

Il Consiglio dei ministri, in soli trenta minuti, venerdì 4 aprile, ha convertito il contestato disegno di legge Sicurezza in decreto legge. Questa mossa ha scavalcato l’iter parlamentare e, ancora una volta, le norme costituzionali. Il provvedimento, fermo in aula per mesi e parzialmente modificato dal Quirinale, è stato approvato con la motivazione dell’urgenza, nonostante questa non fosse effettiva.

Giovedì 10 aprile alle 20:45 allo ZAC!

dialogo con l’avvocato Gianluca Vitale (Legal Team Italia)

Alle ore 18 “La birretta politica” al bar dello ZAC! per prepararsi all’incontro.

Un contributo del costituzionalista Giovanni Russo Spena (Left, 5/4/2025)

Meloni scavalca il Parlamento: colpo di mano del governo sul Ddl sicurezza

Un’altra tappa verso lo Stato di polizia che tanto piace alla destra

Il governo aggiunge un altro tassello al suo progetto autocratico. Ha emanato un decreto legge, in nome di una presunte sicurezza, riscrivendo, con lievissimi miglioramenti e qualche peggioramento, il disegno di legge che è in discussione, in Parlamento, da più di sei mesi. E’ un cambio di paradigma, una stretta securitaria e panpenalista. Siamo di fronte ad un ulteriore atto che calpesta la Costituzione.

Dove sono – lo chiediamo innanzitutto al presidente Mattarella, in base alla sua specifica funzione istituzionale – i requisiti di “straordinaria necessità ed urgenza” e i “contenuti omogenei” richiesti, per i decreti, dalla Costituzione? Il Parlamento viene trattato, ancora una volta, come un fastidioso orpello se un decreto sostitutivo di una legge già in discussione (giunta alle ultime battute per l’approvazione)

martedì 8 aprile 2025

pc 8 aprile - Nuovo sciopero in Grecia - SCIOPERO 9 APRILE - Il mondo del lavoro deve mostrare di nuovo la sua forza

 img

LOTTA PER LA VITA E IL LAVORO CON DIRITTI 
CONTRATTI COLLETTIVI DI LAVORO CON AUMENTI CHE COPRANO IL COSTO DELLA VITA 
LAVORO STABILE E COMPLETO PER TUTTI 
LAVORARE A RITMI UMANI E IN CONDIZIONI DI SICUREZZA 
CONTRO LA SVALUTAZIONE È IN RIBASSO – LE PERSECUZIONI E I LICENZIAMENTI  
SINDACATO LIBERO INDIPENDENTE DALLO STATO 
NO ALL'AUMENTO DELLE SPESE  MILITARI

da KKEml

pc 8 aprile - Da Palermo all'India, passando per la Palestina - settimana internazionalista 7-12 aprile

pc 8 aprile - Milano - settimana d'azione internazione a sostegno della guerra popolare in India


 

pc 8 aprile - Tutti alla manifestazione nazionale per la Palestina a Milano il 12 aprile

pc 8 aprile - Settimana di mobilitazione nazionale e internazionale, dalla Palestina all'India - sostegno e internazionalismo proletario

 interventi, materiali, video,.. a Taranto 

giovedi ore 18.00 sede slai cobas via livio andronico 47

Per info, contatti, partecipare: WA 3519575628

pc 8 aprile - Contro il nuovo decreto sicurezza liberticida, da Stato di polizia, di stampo fascista

 

Da un anno e tre mesi in Parlamento si stava discutendo del cosiddetto "decreto sicurezza", un insieme di norme che, oltre ad introdurre ben 28 nuove fattispecie di reato, aggrava le pene nei confronti di reati già esistenti e, complessivamente, è un decreto con forte impronta autoritaria e repressiva.

Da un anno e tre mesi se ne stava discutendo democraticamente e legittimamente in Parlamento secondo un iter che tiene conto delle voci dell'opposizione e delle minoranze. Ebbene, dall'approvazione di un decreto legislativo, con questo iter appunto, venerdì di colpo si è passato all'approvazione di queste stesse norme però attraverso un decreto legge.

Il decreto legge è uno strumento legislativo del Governo ma di natura emergenziale, tassativa ed eccezionale, nel senso che più volte anche la stessa Corte Costituzionale ha stabilito che il Governo può far utilizzare questo strumento soltanto in condizioni di necessità e di urgenza. Ciò rappresenta un requisito di validità costituzionale affinché si possa operare attraverso un decreto legge.

Non si capisce come mai in un anno e tre mesi di percorso regolare tutto sia improvvisamente diventato necessario ed urgente.

È evidente quindi che siamo di fronte ad un golpe istituzionale, ad un golpe democratico. Sono in gioco gli equilibri fondamentali delle forme di Governo perché l'abuso del decreto legge stravolge il sistema delle fonti, viola la separazione dei poteri che assicura la limitazione del potere ed è un

pc 8 aprile - la crisi della Stellantis a Melfi scaricata sugli operai

 info stampa

Lo stabilimento Stellantis di Melfi nella bufera: da 1.200 a 160 auto al giorno

Stellantis Melfi

C’è aria pesante a Melfi, e non stavolta (anche se il tema è sempre al centro) non stiamo certo parlando di emissioni. Gli operai dello stabilimento Stellantis sono sul piede di guerra o, per dirla meglio, sul bordo del baratro. La situazione sembra complicarsi ogni giorno di più. Tra i dazi dell’amministrazione Trump che piovono come grandine e una transizione ecologica che definire “gestita male” è quasi un complimento, la situazione è tutt’altro che rosea. Nello storico impianto lucano si assemblano ancora Jeep Compass, che presto avrà una nuova versione, ma anche modelli ormai col motore praticamente al capolinea, nel dettaglio Jeep Renegade e Fiat 500X, entrambe in uscita. ll’orizzonte c’è l’arrivo della futura Lancia Gamma, della DS8 e compagnia bella, ma il dubbio resta. Sarà sufficiente a salvare la baracca? Secondo un operaio degli oltre 5.000 dipendenti di Stellantis a Melfi, la risposta è un deciso no. “In TV va tutto bene,” dice, “ma noi siamo passati da 7.200 anime a 5.000. Prima facevamo 1.200 auto al giorno, oggi 160. E nessuno se ne accorge?”. “Siamo stati i primi a scioperare per portare l’elettrico a Melfi, ma tra Tavares che ci dava il buongiorno a colpi di tagli e una politica che naviga a vista eccoci qua, a guardare il futuro nello specchietto retrovisore”. Stellantis, nella sua “componente italiana” post-Agnelli, ha fatto qualcosa di concreto fin ad adesso per i lavoratori del Bel Paese? I “Abbiamo portato piani ibridi ed elettrici, ma ci hanno scaricato come una batteria usata. E intanto ci danno la colpa di un disastro che non abbiamo creato noi

 “Siamo alla frutta, e i segretari fanno gli eroi”

a un programma di Rete 4 “Guarda, ho sentito di sfuggita, ma ho cambiato canale”, esordisce un operaio Stellantis di Melfi “senza tessera”. Ad accendere gli animi il collegamento di ieri sera a ‘Dritto e Rovescio’, su Rete 4 dove si affrontava il tema ‘dazi e futuro’ nell’Automotive’ italiana e nel corso del quale c’è stato un collegamento da Melfi, con alcuni lavoratori supportati dai rappresentanti del direttivo Uilm. “Diciamola con molta franchezza- sbotta il lavoratore che ci ha contattati – quando 4 anni fa mettevamo in guardia che stavano smontando una linea portandola altrove loro facevano spallucce, facevano finta di niente”. E durante gli incontri con l’azienda poi “firmavano tutto ciò che gli passava sotto il naso”. Tutti i “peggioramenti avvenuti negli ultimi anni, i licenziamenti con l’incentivo e comprese anche le trasferte obbligatorie, hanno firmato di tutto”. Ecco perché, l’atteggiamento “da eroi da un po’ di tempo assunto da diversi sindacalisti non convince nessuno. Chiedete agli operai, la maggior parte di noi sa bene che siamo stati abbandonati proprio nel momento in cui bisognava combattere coi denti. “Ora che gli operai Stellantis si licenziano perché hanno perso fiducia nel futuro e nel progetto Melfi, loro che fanno, i segretari, alzano la testa?


pc 8 aprile - Smotrich insiste: “Nemmeno un chicco di grano entrerà a Gaza”. ORA PIÙ CHE MAI FERMARE QUESTI CRIMINALI NAZI/SIONISTI

infopal

Tel Aviv – MEMO. Il ministro delle finanze israeliano di estrema destra Bezalel Smotrich ha giurato lunedì che non avrebbe permesso l’ingresso neanche di “un chicco di grano” nella Striscia di Gaza sotto assedio, secondo il quotidiano israeliano Yedioth Ahronoth.

Israele ha tenuto chiusi i valichi di frontiera di Gaza dall’inizio di marzo, bloccando il flusso di aiuti umanitari, di soccorso e medici nel territorio, portando a una crisi umanitaria senza precedenti, secondo i rapporti del governo locale e dei diritti umani.

L’UNICEF ha annunciato che 21 centri di cura per la malnutrizione sono stati chiusi a Gaza a causa della brutale offensiva militare di Israele.

Il blocco fa parte di un rinnovato assalto a Gaza che ha ucciso quasi 1.400 persone e ne ha ferite oltre 3.400, dal 18 marzo, nonostante un cessate il fuoco e un accordo di scambio di prigionieri.

Smotrich ha affermato che continua a dare priorità alla sconfitta del gruppo palestinese Hamas rispetto al ritorno dei prigionieri israeliani da Gaza. La scorsa settimana, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha promesso di intensificare gli attacchi a Gaza nel tentativo di attuare il piano del presidente degli Stati Uniti Donald Trump di sfollare i palestinesi dall’enclave.

Più di 50.700 palestinesi sono stati uccisi a Gaza in un brutale assalto israeliano dall’ottobre 2023, la maggior parte dei quali donne e bambini. La Corte penale internazionale ha emesso mandati di arresto lo scorso novembre per Netanyahu e il suo ex-ministro della Difesa Yoav Gallant per crimini di guerra e crimini contro l’umanità a Gaza. Israele affronta anche un caso di genocidio presso la Corte internazionale di giustizia per la sua guerra all’enclave.


lunedì 7 aprile 2025

pc 7 aprile - perchè ALT esce il 7 aprile - ancora cronaca e storia - 2

,,,,,,L'accusa mossa dalla Procura della Repubblica di Padova era che l'Autonomia fosse il volto legale di una più complessa organizzazione occulta, parte integrante del terrorismo rosso e collegata alle BR[2].

Il giudice Pietro Calogero, titolare dell'inchiesta, diventò famoso per un teorema attribuitogli, che collegava le responsabilità di alcuni docenti universitari predicanti l'eversione (chiamati «professorini») con le azioni terroristiche[1]. Il magistrato padovano indicava nei suoi ordini di cattura reati come la «formazione e partecipazione di banda armata» e «l'insurrezione armata contro i poteri dello Stato», oltre ad attentati, omicidi, ferimenti e sequestri, sostenendo che dalle pubblicazioni di Autonomia Operaia e da altri documenti, oltre che da testimonianze, erano affiorati «sufficienti indizi di colpevolezza»[1].

Oltre ai principali esponenti di Autonomia, ci furono centinaia di inquisiti e arrestati e, negli anni successivi, 60.000 attivisti indagati e 25.000 arrestati[3]

Calogero decise 21 mandati di cattura per i principali esponenti di Potere Operaio (principale segmento della galassia dell'Autonomia, ufficialmente sciolto), tra i quali molti docenti e assistenti della locale università, specie di facoltà come scienze politiche e filosofia, ma anche di fisica e di ingegneria, tutti noti per avere sostenuto in qualche modo idee marxiste e operaiste, o per avere sostenuto tesi antilegalitarie, contro la Costituzione e la magistratura[5]: tra loro c'erano giornalisti del giornale Autonomia, di Radio Sherwood, attivisti contro l'energia nucleare, ambientalisti e sociologi autori di studi scientifici sulle trasformazioni sociali e politiche dell'Italia e dell'Europa, teorici di una dimensione di «insegnamento partecipato» e anti-accademici, tutti accomunati da Calogero ad Autonomia o al mondo dei presunti simpatizzanti e fiancheggiatori delle Brigate Rosse e di Prima Linea[4].

Gli arresti del 7 aprile 1979

Pietro Calogero, il magistrato responsabile dell'inchiesta del processo 7 aprile e firmatario degli ordini di cattura.

Le indagini iniziarono dopo che all'Università di Padova si erano verificate continue aggressioni contro alcuni docenti, e dopo i continui incitamenti all'eversione da parte di altri professori (i cosiddetti «cattivi maestri»).

Il 7 aprile 1979 centinaia di militanti che erano in relazione all'area dell'Autonomia furono inquisiti e/o arrestati, e alcune decine di migliaia in anni seguenti[3]. Pietro Calogero in quell'occasione, nella sua veste di sostituto procuratore di Padova, autorizzò l'arresto dei maggiori leader di Autonomia Operaia, tra cui Toni Negri (a Milano, Roma e Padova), Emilio Vesce (a Padova), Oreste Scalzone a Roma e Padova, e Lanfranco Pace (Padova)[6][7].

La motivazione degli arresti era aver «organizzato e diretto un'associazione denominata Brigate Rosse, costituita in banda armata con organizzazione paramilitare e dotazione di armi, munizioni ed esplosivi, al fine di promuovere l'insurrezione armata contro i poteri dello Stato». Altri arresti si ebbero nei restanti mesi del 1979, da giugno a dicembre, e nel 1980: in tutto, agli imputati verranno comminati quasi 300 anni di carcerazione preventiva[4].

Al momento dell'arresto, Toni Negri stava nel suo appartamento milanese a scrivere un articolo per Magazzino, rivista semiufficiale degli autonomi. Ad inizio anno era uscito, sullo stesso organo, un altro articolo di Negri in cui c'era scritto: «L'unica parola d'ordine che possiamo produrre per gli intellettuali è ancora: brucia, ragazzo, brucia»[1]. Una sua tesi sosteneva che la lotta armata «è il filo rosso dell'organizzazione dell'operaio multinazionale e del suo ciclo di lotte: dobbiamo dipanarlo [...] In tutti i Paesi a capitalismo sviluppato si dà ormai una casistica estremamente ampia di prime iniziative proletarie armate per l'appropriazione e per il salario garantito. La continuità dell'iniziativa operaia su questo piano è necessaria. Ma nel momento stesso in cui essa, come momento fondamentale, si attua, comprende in sé tutta una serie di momenti subordinati alla lotta di massa ma non meno essenziali della lotta armata del proletariato: lotta contro il terrorismo padronale, contro l'uso capitalistico della canaglia fascista, contro i ricatti e le repressioni individuali e di massa che i padroni operano, giustizia proletaria, tutto questo si concentra e si esalta dentro l'asse fondamentale di azione che è la lotta di massa armata.»[1].

Negri fu arrestato, insieme a Luciano Ferrari Bravo (oltre che suo assistente, docente di Storia delle Istituzioni Politiche all'Università patavina), Alisa Del Re, Guido Bianchini, Sandro Serafini, tutti dipendenti della Facoltà di scienze politiche dell'Universita di Padova e altri (Vesce, Scalzone, Lauso Zagato, Giuseppe Nicotri, Mario Dalmaviva, Carmela Di Rocco, Ivo Galimberti, Massimo Tramonte, Paolo Benvegnù, e Marzio Sturaro)[10][11], con varie accuse, tra cui[6]:

pc 7 aprile - perchè ALT esce il 7 aprile - un po' di cronaca e storia 1-

 

7 aprile 1979 – La grande repressione

Nella mattinata di sabato 7 aprile 1979, su ordine della Procura di Padova vengono eseguiti i primi 22 ordini di cattura contro esponenti dell’Autonomia Operaia. Si tratta di professori e assistenti della Facoltà di Scienze Politiche (ma anche di altre facoltà) dell’Università di Padova, di scrittori, giornalisti e poeti. Si va dai redattori della rivista “Autonomia” e di Radio Sherwood a militanti ambientalisti nella lotta contro il nucleare.

La tesi sostenuta dal Pubblico Ministero Pietro Calogero (che passerà alla storia come “Teorema Calogero”) è che l’Autonomia fossa la struttura di vertice decisionale (una sorta di cupola) delle Brigate Rosse e di altre bande armate operanti in Italia in quel periodo.

I reati contestati sono pesantissimi e vanno dall’insurrezione armata contro i poteri dello Stato alla banda armata, dall’associazione sovversiva a una serie di omicidi tra cui quello del giudice Emilio Alessandrini assassinato a Milano nel Gennaio ’79 da Prima Linea e…nientemeno che quello di Aldo Moro, rapito dalla Brigate Rosse (con l’uccisione dei 5 uomini di scorta) a Roma il 16 marzo 1978 e fatto ritrovare morto il 9 maggio dello stesso anno.7 aprile 1979 – La grande repressione

L’inchiesta era divisa in due tronconi: uno padovano e uno romano.

Nell’inchiesta romana Toni Negri, intellettuale ed esponente di primo piano prima di Potere Operaio e poi di Autonomia era addirittura accusato di essere l’autore materiale della telefonata in cui le Brigate Rosse annunciavano alla famiglia Moro lo scadere dell’ultimatum e l’imminente esecuzione del politico democristiano, telefonata effettuata da Mario Moretti, ai tempi uno dei dirigenti politici delle BR.

pc 7 aprile - UNA NOVITA' SUL FRONTE DELLA LOTTA TEORICA - Cosa è ALT

 

Un foglio nuovo e diverso per grafica, composizione, diffusione

Esce oggi il primo dei fogli di intervento teorico che, per contenuto e forma grafica, si propongono e si rivolgono a un’area di massa, intesa di avanguardie, intellettuali, politiche e sociali, operanti nelle università, a gruppi e centri militanti di area marxista rivoluzionaria, ai nuclei di operai d’avanguardia impegnati oltre le lotte sindacali e sociali, per affrontare teorie, posizioni e storie del movimento proletario rivoluzionario nel nostro paese; affrontarle sulla base del pensiero di Marx innanzitutto e della sua continuazione in Lenin, Mao.

Il nostro scopo parte da un riaprire il dibattito sul piano teorico, analitico, ma ha il fine di “chiuderlo”; affermando la verità storico-scientifica del marxismo come “strumento finale”, che si possa trasformare in “arma letale”, necessaria al nuovo inizio della costruzione del Partito della rivoluzione. 

Noi definiamo il campo di questo lavoro nel ciclo lungo che va dagli anni ’70 ai giorni nostri, visti da noi come il punto più significativo in Italia dello sforzo di applicazione, innovazione della scienza delle rivoluzione, ma anche come riferimento dell’odierna impresa rivoluzionaria dell’unica classe rivoluzionaria fino in fondo, il proletariato e il suo reparto centrale, la classe operaia delle grandi industrie.


Questo foglio teorico è a diffusione militante. 
Si può richiedere copia o più copie per contribuire alla sua diffusione.

Scrivere a: alt.rivista@gmail.com - o WA 3407701971 

L'edizione rossoperaio lo pubblica e lo sostiene in maniera militante