martedì 8 aprile 2025

pc 8 aprile - Contro il nuovo decreto sicurezza liberticida, da Stato di polizia, di stampo fascista

 

Da un anno e tre mesi in Parlamento si stava discutendo del cosiddetto "decreto sicurezza", un insieme di norme che, oltre ad introdurre ben 28 nuove fattispecie di reato, aggrava le pene nei confronti di reati già esistenti e, complessivamente, è un decreto con forte impronta autoritaria e repressiva.

Da un anno e tre mesi se ne stava discutendo democraticamente e legittimamente in Parlamento secondo un iter che tiene conto delle voci dell'opposizione e delle minoranze. Ebbene, dall'approvazione di un decreto legislativo, con questo iter appunto, venerdì di colpo si è passato all'approvazione di queste stesse norme però attraverso un decreto legge.

Il decreto legge è uno strumento legislativo del Governo ma di natura emergenziale, tassativa ed eccezionale, nel senso che più volte anche la stessa Corte Costituzionale ha stabilito che il Governo può far utilizzare questo strumento soltanto in condizioni di necessità e di urgenza. Ciò rappresenta un requisito di validità costituzionale affinché si possa operare attraverso un decreto legge.

Non si capisce come mai in un anno e tre mesi di percorso regolare tutto sia improvvisamente diventato necessario ed urgente.

È evidente quindi che siamo di fronte ad un golpe istituzionale, ad un golpe democratico. Sono in gioco gli equilibri fondamentali delle forme di Governo perché l'abuso del decreto legge stravolge il sistema delle fonti, viola la separazione dei poteri che assicura la limitazione del potere ed è un

elemento imprescindibile da parte di una democrazia costituzionale.

Questo un messaggio inquietante, che appunto è stato considerato un vero e proprio golpe. Un messaggio inquietante che ha un duplice obiettivo: da un lato creare nella collettività un problema che non esiste perché non pare che ci sia alcun allarme sociale o alcuna questione emergenziale legata all'ordine pubblico da dover essere approntata legislativamente attraverso un decreto legge.

Questo decreto rappresenta in realtà un unico scopo: è il manifesto della filosofia securitaria e autoritaria che regge il governo Meloni. Ha un'impronta fortemente repressiva, è un decreto pericolosissimo che sta raccogliendo numerose critiche e che perfino l'Organizzazione Europea per la Sicurezza e la Cooperazione aveva detto che minava lo stato di diritto in Italia; e già erano state mosse tantissime critiche di anticostituzionalità e di antidemocraticità da qualsiasi parte. Persino il Quirinale si era esposto in questo senso, anzi, sembrava che l'invito ai consigli del Quirinale per modificare i punti più a rischio di incostituzionalità del decreto sicurezza avessero convinto non solo la premier ma anche il recalcitrante numero due, Matteo Salvini. Ma non è così, tutt'altro. Il golpe contro la democrazia e la deriva autoritaria del governo Meloni si sono palesati in modo evidente e dichiarato perché alterare le relazioni istituzionali tra esecutivo e Parlamento, scavalcare il Parlamento significa solo una cosa: cambiare la forma dello Stato. E il governo, trasformando il disegno di legge in un decreto legge che limita i diritti, le libertà e aumenta le pene, non ha fatto altro che modificare la forma dello Stato. 

Lo scopo di agire attraverso un decreto legge ha un unico obiettivo, ovvero quello di stringere i bulloni della repressione nei confronti di chi manifesta per il diritto alla casa, nei confronti degli attivisti del clima, nei confronti di chi manifesta contro un'opera pubblica che non considera legittima, nei confronti di chi manifesta per qualsiasi diritto. Lo scopo è solo questo e lo fa con un provvedimento immediatamente in vigore che dovrebbe - per Costituzione - essere invece di straordinaria necessità e urgenza e invece è diventato la prassi per il governo.

La domanda che è stata posta sia al Presidente del Consiglio che al Ministro dell'Interno Piantedosi - dove sia l'urgenza di agire attraverso questo decreto legge - il Ministro Piantedosi in modo candido ha risposto che in Parlamento si è perso troppo tempo.

Un anno e mezzo di discussioni non è mai tempo perso! Una discussione democratica non è mai tempo perso, non è tempo perso quello che vuole valutare tutti gli emendamenti delle opposizioni anche perché è questo il percorso parlamentare legittimo, è questo il percorso parlamentare stabilito dal nostro ordinamento. Poiché non si rinviene alcuna necessità ed urgenza, il vero motivo è un altro perché il decreto legge è un omaggio delle destre ai sindacati delle forze dell'ordine che avranno le mani più libere e soprattutto avranno 10.000 euro di soldi pubblici per ogni grado di giudizio per difendersi se accusati, come capita, di reati commessi in servizio.

Norma che già in sé sarebbe da considerare anticostituzionale perché non si capisce come mai alcuni cittadini rispetto ad altri dovrebbero avere le spese legali pagate dallo Stato, in un paese dove invece non ci sono i fondi per risarcire le ingiuste detenzioni, dove non ci sono i soldi per migliorare la Sanità e per dare più servizi sanitari, dove non si investe nella pubblica istruzione, dove non si investono in misure elementari di garanzia - rimanendo proprio nel tema della polizia come le bodycam sulle divise degli agenti - invece si trovano i fondi per pagare le spese giudiziarie degli agenti.

Quindi il messaggio è chiaro: è un governo che sta con le divise che reprimono il dissenso.

Del resto la Presidente del Consiglio non si era fatta scrupolo di correggere persino il Presidente della Repubblica quando aveva criticato le botte agli studenti di Pisa.

D'altronde le forze dell'ordine da un po' di tempo attraverso i loro sindacati hanno preso l'abitudine anche di commentare l'attualità a colpi di comunicati stampa e l'altro giorno lo hanno fatto anche per criticare la sentenza che si è espressa in favore del centro sociale Askatasuna.

Non è impossibile tra l'altro non cogliere neanche la velocità di adozione di questo decreto legge proprio dopo quella sentenza. Il punto è che in cambio di una legge pessima che avrebbe dovuto essere approvata definitivamente tra qualche mese, concludendo l’iter parlamentare, ne abbiamo una adesso subito che è comunque pessima ma ancora di più. Qualche giorno fa la Presidente del Consiglio aveva dichiarato di essere invidiosa di Trump che con i suoi ordini esecutivi può fare deportazioni e cose del genere e così ha voluto anche lei il suo executive order. Ma il decreto andrà comunque nella conversione in Parlamento, è stato detto. Peccato però che in Parlamento i decreti vengono abitualmente approvati con la fiducia.

In modo menzognero il governo ha dichiarato che piccole modifiche sono state apportate.

Ma a che serve dire che la mano pesante contro chi si oppone ai cantieri, che prima valeva con la prima stesura del decreto sicurezza per tutte le grandi opere che indicava il governo adesso vale solo per i lavori relativi ai trasporti, energie, telecomunicazioni e servizi pubblici, cioè praticamente tutte? Oppure a che serve precisare che l’osceno divieto di resistenza passiva con il quale si vogliono rendere le carceri ancora più infernali di quanto non lo siano già? prima valeva contro tutti gli ordini delle guardie penitenziarie e adesso solo con quelli destinati al mantenimento dell'ordine sicurezza, concetto generico che viola anche il principio di tassatività della norma penale, la definizione è così vasta da comprendere facilmente tutto quello che accade in un carcere o addirittura in un CPR perché questa norma della resistenza passiva è estesa anche ai migranti che stanno nel CPR.

La furia ideologica di questa estensione non arriva a rendersi conto che i destinatari delle norme del CPR, a differenza di quelli che sono nel carcere, sono ospiti di strutture di accoglienza, ospiti e soggetti liberi, non sono detenuti. Gli ospiti di quelle strutture sono finalizzate all'accoglienza e all'integrazione, sono soggetti che addirittura possono essere anche minori, ma sono liberi.

A che serve prevedere che per un imbrattamento per cui fino a ieri si rischiava una multa di 300 euro, ora si rischia addirittura il carcere? A che serve precisare che le donne incinte o madri di bambini piccoli devono non più facoltativamente essere sottoposte a pene detentive solo in istituti di custodia attenuate?

Allora, in realtà nulla di rilevante è cambiato sulla criminalizzazione della disobbedienza civile. Restano immutati il reato di blocco stradale, la ridondante punizione dell'occupazione d'immobile, l'ampliamento del daspo urbano. La cappa illiberale e repressiva del provvedimento non muta.

Criminalizzazione e repressione del dissenso, stigmatizzazione e punizione del disagio sociale e della solidarietà, neutralizzazione del conflitto sociale rimangono immutate.

Quando si tocca il codice penale non si agisce per decreto, è in gioco la libertà delle persone, ma vogliono trasformare l'Italia nell'Ungheria di Orban. E la furia ideologica di questo governo non guarda in faccia a nulla che, oltretutto, va anche oltre la Costituzione.

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