sabato 21 marzo 2020

pc 21 marzo - Campagne in lotta denuncia lo sciacallaggio di Stato della repressione antimigranti e antisolidali nel Foggiano



Risponderemo colpo su colpo contro ogni forma di repressione

Nonostante l'emergenza epidemiologica e la sua gestione abbiano lasciato il paese in uno stato di completa paralisi, la macchina repressiva dello Stato non si ferma e continua ad accanirsi con rinnovata ferocia su chi lotta e chi solidarizza. Ad un'altra compagna è stato notificato un foglio di via da Foggia e da Manfredonia; l'ennesimo foglio di via finalizzato a limitare la libertà di movimento di chi si oppone allo status quo, l'ennesimo foglio di via volto ad impedire a chi lotta l'accesso ai punti nodali dove più il sistema è fragile e vulnerabile in solidarietà a chi da anni lotta contro le logiche di iper-sfruttamento che vigono nell'agroindustria.
Non ci spezzerete, non ci fermerete, ci ritroverete ancora nelle strade
l'immigrazione non è un crimine, la solidarietà non è un reato

pc 21 marzo - PROTOCOLLO OO.SS/GOVERNO/ASSOCIAZIONI PADRONALI: AI LAVORATORI GLI OBBLIGHI, AI PADRONI LA SALVAGUARDIA DELLA PRODUZIONE

Alcune considerazioni.

1. Nella premessa al Protocollo si scrive: "...coniugare la prosecuzione delle attività produttive con la garanzia di condizioni di salubrità e sicurezza degli ambienti di lavoro e delle modalità lavorative. Nell’ambito di tale obiettivo, si può prevedere anche la riduzione o la sospensione temporanea delle attività..."
La logica del protocollo è all'insegna della conciliazione delle misure di tutela per la salute dei lavoratori con la continuazione della produzione e dei profitti delle aziende, che da queste misure devono avere il minor danno possibile. Una "conciliazione" impossibile, "fuori natura" - perchè gli interessi al profitto e al taglio dei costi "inutili" (in primis quelli della sicurezza/salute) per i padroni e l'interesse di classe dei lavoratori di difesa della salute, del lavoro, sono opposti; una conciliazione che, come si sta vedendo in questi giorni, in generale non viene neanche praticata, se non quella minima necessaria a continuare comunque la produzione.
Tant'è che nel Protocollo su questo si rovesciano le questioni, "la riduzione o la sospensione temporanea delle attività" vengono poste come secondarie e non come prioritarie alla tutela della salute.

2. Le disposizioni che si chiedono alle aziende sono richieste con i "guanti gialli", mentre verso i lavoratori hanno il segno dell'"obbligo".
Il protocollo per le aziende si limita a riprende le misure già adottate dal governo con il DPCM 11.3.20 e le pone più come "raccomandazioni" che come obbligo; ma il protocollo fa anche di

pc 21 marzo - "Non siamo carne da macello" - lettera dei detenuti del carcere di Rebibbia a Mattarella e Bonafede - info a cura di SRP

Coronavirus, dai detenuti di Rebibbia lettera a Mattarella: "Non siamo carne da macello, garantite la nostra salute"
All'attenzione del presidente in carica della Repubblica italiana, Sergio Mattarella e a tutte le istituzioni in carica, in primis il ministro di Giustizia Bonafede,

dove sono finiti il diritto, l'umanità, la dignità, i valori e i sani principi nei confronti dei cittadini e in particolare dei detenuti che si trovano in uno stato di completo abbandono e di paura per la pandemia visto il sovraffollamento alle stelle e una sanità al collasso?
Ci domandiamo se lei Presidente si sia dimenticato dell'articolo 32 della nostra Costituzione, ma se così fosse siamo qui per ricordarglielo "tutela e salute" come fondamentale diritto dell'individuo e l'interesse alla collettività garantendo cure gratuite agli indigenti, nessuno può essere obbligato ad un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana. Articolo 21 tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la propria parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.
Il Presidente della Repubblica invece di seguire la nostra Costituzione se ne sta a guardare aspettando ancora, con il rischio di far morire le persone all'interno degli istituti penitenziari. Noi pretendiamo che vengano estese le misure alternative fino a 4 anni, perché ciò permetterebbe una migliore gestibilità nel caso in cui il Covid-19 scoppiasse senza freni all'interno di queste strutture, visti i casi già appurati, e visto che non siamo carne da macello ma abbiamo mogli, figli, madri (anche loro dentro una prigione virtuale) a casa che sperano di rivederci sani e salvi (non dentro una bara). Questa cosa gliela urliamo a gran voce.



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pc 21 marzo - L'incendio Libia alle porte di casa continua imperterrito a bruciare - E l'imperialismo italiano gioca un ruolo di prima linea

Haftar lancia missili sul centro di Tripoli Era stato chiesto un cessate-il-fuoco anche per il coronavirus

Libia, Haftar lancia missili sul centro di Tripoli. La condanna dell'Italia: "E' inaccettabile, deve rispettare la tregua"
Attacco del generale Haftar a Tripoli: venerdì notte è stato preso di mira proprio il centro della “città vecchia”, una zona popolata esclusivamente da civili, vicino alla Piazza della Rivoluzione, un’area in cui sono del tutto assenti installazioni militari. Sono state colpite alcune abitazioni e un tratto delle antiche mura romane. E questa mattina l’Ambasciata d’Italia ha condannato con chiarezza l’attacco ,che ieri sera è stato messo a segno con missili e razzi.
Negli ultimi giorni, nonostante un appello generalizzato alla tregua umanitaria, Haftar aveva

pc 21 febbraio - L'imperialismo, principalmente Usa, indirizza ricerca e scienza e tanti fondi per le armi e le guerre

Mentre  proletari, masse popolari e l'intera umanità è sempre più colpita da epidemie, disastri ambientali...
Mettiamo fine all'imperialismo con la rivoluzione proletaria se vogliamo mettere fine all'orrore senza fine

Stati Uniti, Pentagono: testato con successo un missile ipersonico

Stati Uniti, Pentagono: testato con successo un missile ipersonico
Il missile ipersonico lanciato da Kauai, alle Hawaii (afp)

MENTRE mezzo mondo sta con gli occhi puntati sulle maledette curve del coronavirus, il Pentagono annuncia di aver testato stamattina un missile ipersonico equipaggiato con armamenti: nonostante anche il commando militare sia alle prese - lo racconta il New York Times - con le mille difficoltà dello smart working da casa.I missili ipersonici sono degli iper razzi la cui funzionalità è da tempo in corso di sperimentazione: capaci di viaggiare velocissimi (per essere definiti ipersonici devono superare almeno 5 volte la velocità del suono), pur mantenendo l'altezza e la manovrabilità di un cosiddetto missile "cruise", da crociera. Sono potenzialmente micidiali: se utilizzati potrebbero raggiungere un obiettivo lontanissimo, letteralmente in una manciata di minuti. E senza farsi individuare, almeno con i sistemi attualmente in uso.
"Abbiamo sperimentato la struttura, ora passeremo alla prossima fase" ha dichiarato il vice ammiraglio americano Johnny Wolfe, commentando il lancio di prova da Kauai, un isolotto delle Hawaii. E in effetti proprio la struttura è l'elemento più delicato della nuova arma. Deve essere realizzata con leghe particolari di metallo e ceramiche solidissime: e infatti da tempo se ne studiano le diverse combinazioni nelle "gallerie del vento" del Maryland, come ha raccontato il New York Times, che le ha visitate, in un reportage dello scorso giugno.
Uno strumento da guerra nuovo, dunque, su cui stanno investendo anche altri paesi come Cina e Russia, nuova frontiera della potenza nucleare. A dicembre, Mosca è stata la prima ad annunciare che il suo missile ipersonico Avangard è pronto: un super razzo, capace di superare di 27 volte la velocità del suono, percorrendo fino a 33 mila chilometri in un'ora.

pc 21 febbraio - Info e testimonianze dall'ArcelorMittal Taranto - ripreso dal blog tarantocontro

INFORMAZIONI 20.3.20 - Slai cobas per il sindacato di classe AM/appalto

Officine elettriche – Siamo 30 lav. 2 sono in cig volontaria, 2 in malattia. L'azienda sta rispettando le misure di sicurezza: mascherine regolamentari (con possibilità di uscire dalla fabbrica con queste).
Prendono la temperatura solo in entrata in tutti i turni. Si entra più lentamente ma sui tempi di arrivo nei reparti c'è flessibilità.
Gli spogliatoi sono quasi vuoti al 2°e 3° turno, quindi vi sono le distanze di sicurezza.
Anche alla mensa poche persone, l'altro giorno 40 persone per 400 posti, i tavoli per 4 fatti diventare x 2, distanziate le file dei tavoli. Ora, siccome siamo passati da normalisti a turnisti, è stato introdotto il pasto freddo dato in buste sigillate.
Vi sono più pulmann, stanno utilizzando anche quelli esterni (es. Cpt), quindi viaggiano meno lavoratori.
In generale sono elevate le assenze per malattia. Ma i primi che si mettono in malattia sono i sindacalisti; se c'è un problema non sai a chi rivolgerti.

Appalto Idrotecnica – sono più di 100 operai complessivamente
Una buona parte si è messa in malattia. Non sono imposte ferie forzate. E' la stessa azienda che dice che chi vuole può stare a casa. Una parte degli operai, quindi, è stata mandata a casa ma verranno pagati normalmente. All'ingresso prendono la temperatura. Hanno consegnato a tutti le mascherine regolamentari. Nello spogliatoio hanno fatto la disinfestazione.

Appalto Pellegrini – Molta malattia. C'è il problema della non distanza tra i lavoratori, in particolare in alcune situazioni, vedi docce.

Da operaio Slai cobas - info da area Ome-mua
La situazione non è molto cambiata dall'altra settimana. Negli spogliatoi si sta sempre uno a fianco all'altro; le distanze attuate per la mensa vengono vanificate negli spogliatoi. Anche i pulmann dove girano sono ancora affollati.
La temperatura alle portinerie viene presa, ma siccome iniziano alle 6,30, chi arriva prima entra senza il controllo.
Vi sono ancora le mascherine usa e getta, quella regolamentare è stata data solo il primo giorno di attuazione delle misure

Acciaieria – Tantissimi lavoratori sono in malattia. Stanotte hanno avuto difficoltà a lavorare perchè mancavano gli operai al CCO. Quando sono andato via – più di una settimana – la situazione era preoccupante. Il governo dovrebbe fermare tutta la fabbrica in questo periodo, perchè per quanto possa adottare misure di tutela, non c'è sicurezza.
Le mascherine non sono sufficienti. L'azienda autorizza ad entrare e uscire con la stessa mascherina, a portarla a casa. Ma la mascherina in fabbrica si sporca inevitabilmente e quindi si porta a casa sporca. La mensa all'Acc. doveva essere chiusa.
Negli spogliatoi c'è un grosso problema, stiamo troppo ammassati. Non puoi all'ingresso prendere la temperatura e poi dentro stare uno vicino all'altro.

pc 21 marzo - dalle fabbriche - SEVEL - Arcelor Mittal Genova ..NOVI ecc.

SEVEL/COVID19: NESSUNA RIPRESA SENZA GARANZIE A TUTELA DEI LAVORATORI.
A seguito della comunicazione aziendale, in piena emergenza sanitaria sul territorio abruzzese,della riapertura dello stabilimento il prossimo 30 marzo,tentativo posto in essere anche lo scorso 17 marzo e contrastato dalla scrivente organizzazione, a differenza delle sigle firmatarie,attraverso lo sciopero con adesioni della stragrande maggioranza degli operai ,che ha determinato il repentino dietrofront aziendale,ribadiamo con forza che mentre i cittadini sono sottoposti a severe restrizioni anticontagio sul territorio,si pretende che per i lavoratori non valgano le adeguate ed indispensabili garanzie sanitarie all’interno delle fabbriche.
Lo Slai Cobas,qualora dovessero persistere le attuali condizioni di rischio epidemiologico, attuerà una nuova iniziativa di sciopero a tutela dei lavoratori e dei cittadini del territorio.
Coordinamento prov.le SLAI Cobas Chieti

Genova 
Arcelor Mittal, lavoratori scioperano contro azienda 
Sciopero dalle 15 di oggi fino a lunedì mattina per i lavoratori di Arcelor Mittal dopo che alcuni di loro sono stati richiamati dall’azienda a rientrare al lavoro nonostante il parere contrario del comitato che aveva il compito di supervisionare la sanificazione degli impianti.
Arcelor Mittal, mancano le mascherine, i sindacati presentato un esposto
Dopo due giorni di chiusura per sanificazione ancora problemi e l'invito ai lavoratori a non entrare
Arcelormittal richiama i lavoratori di Genova in fabbrica dopo due giorni di procedure di sanificazione, ma mancano mascherine e dispositivi di protezione. Così i rappresentanti sindacali invitano gli operai a uscire e fanno un esposto all'autorità giudiziaria. E' successo stamattina nello stabilimento ex Ilva di Cornigliano. Il comitato di applicazione del protocollo anti-coronavirus, costituito nei giorni scorsi, ha verificato la mancanza di mascherine per i lavoratori della mensa e ha manifestato all'azienda la propria contrarietà al rientro in fabbrica anche di una minima parte di personale. "L'azienda ha richiamato al lavoro personale di reparti in cui non sono state avviate le pulizie e non ci sono dispositivi per la protezione individuale. Per questo i lavoratori hanno 
"
Così è stato presentato un esposto alla procura e alla Asl per il comportamento di Arcelor Mittal che ha richiamato al lavoro alcune decine di operai nello stabilimento di Genova nonostante il parere negativo del comitato paritetico che ha supervisionato la sanificazione degli impianti. Lo ha presentato la Rsu dello stabilimento. 
E dopo l'esposto alla procura, arriva anche lo sciopero. L'Rsu dello stabilimento ha deciso di incrociare le braccia, con effetto immediato e fino alle 7 di lunedì 23 marzo, "contro l'arroganza dell'azienda e della direzione che continua a chiamare i lavoratori in fabbrica senza aver verificato tutte le condizioni igienico-sanitarie dello stabilimento". 

Nel Novese 

cassa integrazione o lavoro ridotto per il settore metalmeccanico: la situazione azienda per azienda

all’ex Ilva – ArcelorMittal dove prosegue la cassa integrazione in questo periodo 

Alla Kme di Serravalle Scrivia a. “ Se ci chiedono di lavorare – spiegano dal Sindacato – bisogna essere garantiti al 100% nel rispetto dell’igiene personale dei lavoratori.ma alla RSU è bastato ricevere documenti per revocare lo sciopero e se la cavano  con ...gli operai li ringraziamo per il grande sacrificio di questi giorni..
Alla DKC di Novi Ligure da  mercoledì 18 marzo, ha chiuso le produzioni e così sarà per tutta questa settimana. La cassa integrazione ci sarà sino al 3 aprile. Chiusi anche gli uffici.  Il sindacato ha chiesto che, qualora alla DKC dovessero ricorrere all’ammortizzatore sociale, si dovrà integrare la parte mancante a livello di retribuzione. 
Alla Bundy di Borghetto Borbera (oltre 100 dipendenti) l’azienda dovrà rispondere in merito al fatto di attuare o meno la cassa integrazione. Da parte nostra nel frattempo insistiamo sul rispetto delle norme di sicurezza e di protezione individuali.....chiudere anche per pochi giorni al fine di fornire i dipendenti dei necessari indumenti protettivi, indispensabili per la prosecuzione delle attività».
Alla Marcegaglia di Pozzolo lavora in forma ridotta

A Biella  
i padroni non ne vogliono sapere“Operai pronti a fermarsi se non si rispettano le regole”

. «In questi giorni - spiega il segretario della Cgil Lorenzo Boffa Sandalina – abbiamo ricevuto decine di telefonate che segnalavano irregolarità. Gli operai hanno paura anche se sono consapevoli che la situazione è complicatissima, e noi siamo pronti a fermare la produzione dove i protocolli non vengano rispettati».
    
a Cuneo
Michelin è ferma ma si pensa a riaprire da lunedì

 La maggior parte dei 2.270 dipendenti sono a casa, mentre continuano a lavorare gli impiegati (tanti a a domicilio grazie allo smart working), le figure di organizzazione e di sicurezza in fabbrica.
.. non si esclude che la sospensione dell’attività venga prolungata, con la probabile formalizzazione della richiesta di cassa integrazione,

Torino
Senza un intervento ad hoc 400 a casa a luglio.. è quello che sta accadendo per l’ Embraco, la Lear, la Olisistem, la Comital ... «I casi come quelli dell’Embraco non si conteranno più. Siamo già letteralmente inondati dalle richieste per la cassa, e siamo solo all’inizio. Detto che le 9 settimane concesse dal governo scattano dal 23 di febbraio e non basteranno neppure a coprire tutto aprile. 


pc 21 marzo - Perchè a Bergamo i padroni hanno fatto la loro parte nella diffusione del virus - il ruolo ambiguo dei sindacati confederali

Coronavirus, allarme nella Bergamasca già a febbraio. Ma Confindustria pubblicava il video: “Bergamo is running”
Gli imprenditori strillavano l’avanti tutta con fabbriche sempre aperte. Solo adesso si sta cominciando a chiudere

di Salvatore Cannavò | 20 MARZO 2020

Il video #Bergamoisrunning, scelto da Confindustria bergamasca il 28 febbraio per tranquillizzare “i nostri partner internazionali”, visto oggi appare desolante.

Il filmato è in inglese e punta a tranquillizzare le relazioni estere in portafoglio di una delle associazioni industriali a più ampia vocazione all’export. Capiamo la vostra preoccupazione, dicono le parole sovrimpresse, ma vogliamo inviarvi un messaggio: il rischio nella zona “è basso”, l’Italia ha preso ampie misure di protezione, la stessa associazione ha istituito un apposito team e, soprattutto, state tranquilli “le operazioni delle nostre aziende non sono contagiose”. “Bergamo

pc 21 marzo - LE DONNE DELL'8 E 9 MARZO - Un Dossier in uscita MFPR - mfpr.naz@gmail.com

Stiamo preparando un Dossier sull'8 e 9 marzo.
Sarà un dossier differente da quelli che abbiamo fatto negli altri anni in occasione dell'8 marzo e dello sciopero delle donne.
Quelli erano essenzialmente di evidenziazione della forza dello sciopero delle donne. Questo sarà soprattutto un dossier di "combattimento", che rappresenterà la lotta che c'è stata per poter fare, mantenere comunque lo sciopero sfidando, con forza, orgoglio, determinazione, coerenza, i divieti del governo/ministero degli Interni che in questo ha fatto di più e peggio di Salvini vietando per la prima volta nella storia della Repubblica uno sciopero nazionale, generale; le minacce dei padroni, che in alcune importanti realtà hanno preferito proprio il 9 marzo chiudere la fabbrica piuttosto che trovarsi di fronte ad uno sciopero riuscito delle operaie. Ma abbiamo dovuto sfidare anche l'opportunismo grave di chi subito ha accettato quei divieti e si è tirato/a indietro.
VI è stata una polarizzazione, necessaria. E aver mantenuto questo sciopero delle donne, insieme a presidi, iniziative di piazza dove è stato possibile e li abbiamo imposti, è stata la prima vera sfida al clima di "terrorismo" che hanno poi creato e che vogliono rafforzare, in cui, come abbiamo detto, le donne subiscono il doppio danno del "tuttiacasa".
Non è stato semplice, ma chi ha scioperato è stata grande!
Questo vogliamo rappresentare e restituire alle donne, lavoratrici, ragazze, migranti con il dossier.

Per le misure del coronavirus i tempi di uscita non saranno brevi.
Appena, sarà pronto, sarà di tutte!

MFPR  

pc 21 marzo - "Ai morti di Modena e ai suoi rivoltosi" – lettera dal carcere - a cura di SRP

Ai morti di Modena e ai suoi rivoltosi


È passata poco più di una settimana dalla rivolta nel carcere di Modena e i media si son già dimenticati del massacro avvenuto in quel carcere e negli altri dove la rivolta è divampata pochi giorni fa. Nove morti solo a Modena.

Chi scrive, alcuni di loro li ha conosciuti perché se li è trovati nella cella a fianco fino ad un mese fa e in questi giorni, ci ha perso il sonno nel pensarli.

Uomini con i quali si cercava di discutere su cosa si potesse fare per migliorare la situazione che si stava creando nel periodo precedente.

Per molti cominciava a pesare quel clima creato dalla nuova direttrice Maria Martone la quale, per ordine del DAP, stava risistemando i detenuti in modo restrittivo. “C’è bisogno di posto” si diceva in febbraio “dovete venirci incontro”,

venerdì 20 marzo 2020

pc 20 marzo - 7mila casi, nuovo record di morti in un giorno: 627. In Lombardia 380. E in un mese le vittime sono 4mila


Sono il capitalismo, i padroni, lo stato e i governi dei padroni, la distruzione della sanità pubblica, i responsabili della catena inarrestabile di malattia e morte!
Dobbiamo come proletari e masse popolari imporre una altra risposta immediata e una altra strada per mettere fine a questo orrore senza fine!

proletari comunisti/PCm Italia
20 marzo 2020

pc 20 marzo - Da Bergamo: Padroni assassini!

pc 20 marzo - Tamponi - i padroni pensano solo ai soldi - una denuncia

di Sergio Scorza


L’aviazione militare americana ha trasportato mezzo milione di test per il coronavirus dalla base di Aviano (PN) in Tennessee, secondo quanto riportato dal sito specializzato Defense One.
Nelle stesse ore in cui la Protezione Civile registrava il più forte aumento di contagi dall’inizio dell’epidemia da virus Sars-CoV-2, apprendevamo che un jet militare, con a bordo un carico di mezzo milione di tamponi, era decollato da Aviano, lunedì 16 marzo, nel primo pomeriggio. In quel momento in Italia erano stati appena censiti quasi 30 mila casi e 2.158 morti mentre negli Stati Uniti i decessi registrati erano solo 86 ed i positivi 4.500.
Una quantità di tamponi dieci volte superiore a quella usata fin qui proprio in Lombardia, regione che oggi è arrivata a contare quasi 20.000 contagiati dal virus Covid -19. Una quantità enorme che, da sola avrebbe coperto tutte le richieste dell’intero nord Italia (in tutto il paese, dall’inizio dell’epidemia, ne sono stati fatti poco più di 100 mila). Eppure 500.000 tamponi sono partiti per gli Stati Uniti dalla base americana di Aviano, in Friuli-Venezia Giulia, ai piedi delle Prealpi

pc 20 marzo - La guerra ai poveri dello Stato dei padroni: la vergogna delle multe ai senza-tetto

Continua la vergogna delle multe ai senzatetto. Gli avvocati di strada: “Urgente una soluzione”

Da un appello di Avvocati di strada a Conte e alle Regioni: “Come fanno a restare a casa le persone che una casa non ce l’hanno?”. A Roma, 5 senza dimora multati dalle Forze dell’ordine nell’area di Termini


La vergogna delle multe ai senzatetto, accusati di non rispettare l’ordinanza del ‘tutti a casa’, sta continuando in tutta Italia. Ci solo oltre 50mila senzatetto in Italia, persone per le quali ‘restare a casa’ è impossibile perché una casa non ce l’hanno. Le associazioni che prima si occupavano di loro sono chiuse, perché mense e dormitori non rispettano le regole igieniche del metro di distanza. E allora come si fa?
La onlus ‘Avvocato di strada’ sta denunciando queste multe e ha rivolto un appello al premier Conte, ai sindaci e ai presidenti di Regione, chiedendo un

pc 20 marzo - "Non andrà tutto bene" - Medicina Democratica, Firenze, un testo che spiega in parole semplici il Coronavirus

DI GIAN LUCA GARETTI · 16 MARZO 2020

Non andrà tutto bene. Se una volta finita “a nuttata”, tutto sarà come prima e non ci sarà un cambio di paradigma. 
Questa pandemia può rappresentare una grande opportunità per una svolta ecosocialista. La risposta non può essere solo “reattiva”, cioè limitata ai farmaci, vaccini, sussidi, al buonismo dei balconi. In questi tempi tristi che vanno sotto il nome di Antropocene e di Capitalocene, o si svolta a livello di cambiamento climatico, a livello di cura dell’ambiente, a livello sociale, a livello economico, a livello di sanità, che deve essere pubblica, o le cose non andranno certo bene.
Anche la morte va scaglionata, come le ferie.
Il problema grosso di questa pandemia è che le emergenze respiratorie arrivano tutte insieme alle rianimazioni ed il nostro Sistema Sanitario, che in tutti questi anni è stato sempre più privatizzato e ridotto, non regge. Se scaglionate, le

pc 20 marzo - Dai posti di lavoro QUANDO "GLI ANGELI" DEVONO RIBELLARSI

Dall'inizio dell’emergenza 'coronavirus' ad oggi, circa 3.000 operatori sanitari sono stati contagiati. La causa. Personale sanitario ridotto all'osso, infermieri e oss., continuamente spostati nei reparti degli infetti senza nessuna o con inadeguate protezioni; informazioni e formazione caotiche, discontinue e contraddittorie, emanazione di continue linee guida che modificano i dispositivi necessari per il contatto con pazienti affetti da 'coronavirus'. Questa, la fotografia di una gestione sanitaria che non ha saputo assolvere al suo compito: tutelare la salute pubblica, curare e, sopratutto, prevenire e garantire la sicurezza di tutti i lavoratori e le lavoratrici. Sapevano, perché lo

pc 20 marzo - IL 'TERRORISMO DI STATO' SUL CORONAVIRUS: - intervento

stralci - condivisi dalla redazione

"...C'è un uso della questione “allerta infezione”,  per instaurare un vero e proprio stato di polizia su tutto il territorio, rendendo illegale, criminalizzando... scioperi e manifestazioni... Non si può far finta di niente, anche perché, alla luce dei fatti, Stato e governo hanno dichiarato lo stato di emergenza per sei mesi, cioè fino al 31 luglio del corrente anno. In tal senso, basti vedere il DPCM dell’11 marzo scorso: “…Considerato che l’organizzazione mondiale della sanità il 30 gennaio 2020 ha dichiarato l’epidemia da COVID-19 un’emergenza di sanità pubblica di rilevanza internazionale; Vista la delibera del Consiglio dei ministri del 31 gennaio 2020, con la quale è stato dichiarato, per mesi sei, lo stato di emergenza sul territorio nazionale relativo al rischio sanitario connesso all’insorgenza di patologie derivanti da agenti virali trasmissibili; ….”

Nei giorni scorsi, la classe operaia, con scioperi spontanei, così come pure i

pc 20 marzo - Giù le mani dai solidali con la rivolta nelle carceri - a cura SRP

Si usa il coronavirus per la repressione!

Genova Manifestazione di solidarietà per i detenuti, la Digos denuncia sei anarchici

Genova – Gli agenti della Digos hanno denunciato sei attivisti dell'area anarchica, che nel pomeriggio dell'11 marzo avevano partecipato a una manifestazione vicino al carcere di Marassi. I militanti avevano affisso uno striscione solidarizzando con i detenuti, da giorni in tensione e in agitazione per la vicenda coronavirus, in linea con quanto accaduto nel recente passato in altre strutture circondariali. Lo striscione era stato appeso dalla recinzione del parcheggio del supermercato “Il Mirto”.
Le persone coinvolte nell’iniziativa, immortalate nelle immagini girate dalle telecamere dei circuiti di videosorveglianza, sono state identificate e denunciate per aver violato le norme anti-contagio e in particolare l’articolo del nuovo decreto che proibisce “ogni forma di assembramento di persone in luoghi pubblici o aperti al pubblico”.             

pc 20 marzo - Dalle fabbriche - quotidiano 3 - riconvertire la produzione

Alla Dalmine Bergamo - lo Slai cobas per il sindacato di classe rivendica la produzione massiccia di bombole di ossigeno. Ma gli operai non devono essere chiamati a fare i "volontari" per il profitto (riconvertito) dei padroni, senza poter decidere loro sulla massima sicurezza e sull'organizzazione della produzione.

Prende corpo l'ipotesi che Fca possa "convertirsi" alla costruzione di respiratori

E se invece delle auto FCA (insieme a Ferrari) si convertisse alla costruzione di respiratori? E con alcuni dei suoi stabilimenti per collaborare con la bolognese Siare Engineering, l'unica realtà italiana in grado di produrre ventilatori polmonari, merce preziosissima in questo periodo da incubo Coronavirus per dotare i reparti di rianimazione.
Nel progetto troverebbe spazio anche Magneti Marelli: l'obiettivo sarebbe convertire alcuni stabilimenti italiani a questa nuova attività. . Dall'altra parte dell'oceano, sarebbero pronti a entrare nella partita anche Ford e General Motors.
Il ventaglio di ipotesi sul tavolo è piuttosto ampio: spazia dalla semplice collaborazione di FCA che potrebbe fornire tecnici e know how alla Siare, fino - come detto - alla riconversione di alcuni stabilimenti, sfruttando così anche i rapporti di filiera e di fornitura del gruppo automobilistico. Per quanto riguarda Ferrari, ovviamente, il luogo individuato non potrebbe essere che Maranello. 
Ogni ipotesi sarà tenuta in considerazione, ogni strada esplorata: l'obiettivo - come già dichiarato da Siare - è passare da 150 a 300 respiratori prodotti in una settimana. E non c'è tempo da perdere.

pc 20 marzo - Svuotare le celle! Notizie e indicazioni a cura di SRP - 1

La rivolta nelle carceri aveva ragione. E' ora di strappare risultati concreti e respingere l'odioso ricatto rappresaglia verso i detenuti ritenuti responsabili della rivolta!

Piemonte - Urgente ridurre il numero dei detenuti»

Sono urgenti interventi straordinari per far diminuire la presenza di detenuti nelle carceri del Piemonte: in questi minuti arriva la notizia di un primo caso di contagio nel carcere di Voghera e, inevitabilmente, altri ne seguiranno.
Una comunità che conta in Piemonte circa 4.600 detenuti nelle 13 carceri per adulti e un istituto

pc 20 marzo - Dalle fabbriche - quotidiano 2 - in ogni posto di lavoro dove è a rischio la vita dei lavoratori, una lotta, un'azione collettiva, una scritta

Venerdì scorso è esplosa la rabbia dei lavoratori dello stabilimento Ilva di Novi Ligure i cui rappresentanti sindacali, dopo aver sollecitato l’azienda ad attuare le necessarie misure preventive finalizzate al diffondersi del virus Covid 19, nel tardo pomeriggio hanno dichiarato sette giorni di sciopero a partire dalle ore 22 di quel giorno.

Nella stessa serata di venerdì 13 marzo c’è stata la dichiarazione di sciopero a oltranza dei lavoratori dello stabilimento Sct-Hme (ex Kme) di Serravalle Scrivia per protesta contro la decisione dell’azienda di chiudere docce e spogliatoi quale forma di prevenzione al diffondersi del Coronavirus senza attuare altre misure per la salvaguardia dei lavoratori dello stabilimento di Serravalle Scrivia dal contagio. All’uscita dal secondo turno di venerdì scorso, poco dopo la dichiarazione di sciopero i

pc 20 marzo - Covid-19. Chi pagherà i costi di questa "crisi"? - un contributo

Carla Francone | nuovaunita.info

Dopo anni di mancato rinnovo dei contratti degli operatori sanitari, il Governo si è accorto che sono la "colonna portante"

Nel momento in cui scriviamo l'Italia è deserta e isolata, vige il coprifuoco con tanto di arresto da 3 mesi a 3 anni per chi trasgredisce alle norme imposte. Più della Covid 19 ne uccide il panico e la paura. Scuole, università, tribunali, musei, cinema, teatri chiusi, bar e ristoranti chiusi dalle 18, voli sospesi, trasporto diradato (che sarà più affollato). Si consiglia agli anziani di restare in casa senza pensare che spesso sono soli o privi di un supporto familiare efficace, per cui restano in balia delle reti televisive che per tutto il giorno non fanno altro che parlare del virus e in preda alla depressione.
Niente panico, niente allarmismo ci dice il Governo, ma Mattarella che si presenta in tv: "Il momento che attraversiamo richiede coinvolgimento, condivisione, concordia, unità di intenti nell'impegno per sconfiggere il virus: nelle istituzioni, nella politica, nella vita quotidiana della società, nei mezzi di informazione", anziché rassicurare alimenta la preoccupazione e la popolazione assalta i supermercati.
Dai vari esperti giungono dichiarazioni contrastanti e altalenanti tra è poco più di un'influenza ad una pandemia mortale. Eppure da nessuna parte si sente parlare dei numeri di morti che si registrano ogni

pc 20 marzo - Dalle fabbriche e posti di lavoro - quotidiano 1

Questa mattina i lavoratori della  Geofor PISA hanno deciso di fermare ogni attività

ANDRÀ TUTTO BENE SE CAMBIEREMO TUTTO!
info Potere al popolo Pisa

Ogni giorno ci arrivano notizie di lavoratori trovati positivi al Covid-19 e le stesse aziende sono costrette a fermare completamente l’attività produttiva».    

72 fabbriche ferme nel torinese

lo Slai cobas per il sindacato di classe è decisamente contrario all'uso delle ferie forzate

Nel Torinese a oggi sono 36mila gli operai a casa per cassa integrazione, solidarietà o ferie forzate
Ieri, mercoledì 18 marzo, un altro operaio alla Maserati di Grugliasco si è scoperto positivo al coronavirus. È il secondo caso in Agap da quando la pandemia del Covid-19 ha raggiunto l’Italia. Ma c’è anche un addetto contagiato alla Skf di Airasca, altri due alla Denso di Poirino e poi all’ex General Motors, oggi Punch; alla Teksid, Fpt Iveco M4U. Il vento della sindrome respiratoria acuta è entrato nelle fabbriche di Torino, con o senza scioperi da parte dei metalmeccanici.Secondo un’indagine della Fiom a oggi sono 72 gli impianti costretti a chiudere temporaneamente o a rallentare l’attività, una frenata che ha coinvolto 36.058 lavoratori e dunque dirottati verso la cassa integrazione per Covid-19 (la maggior parte), solidarietà o ferie forzate.
Se lasciamo fare ai padroni le Casse integrazioni attuali sono anticamera dei licenziamenti
necessario massima vigilanza e prepararsi a lottare - sapendo la naturale complicità dei sindacati confederali

Misure che in alcuni stabilimenti sono state estese ben oltre il 27 marzo, come invece ha fissato Fiat Chrysler per i suoi oltre 5.000 dipendenti torinesi. «Aspettiamo il calo dei contagi, a quel punto è probabile che le ore di cassa integrazione possano essere spalmate nel tempo e riportare un po’ di lavoratori in fabbrica — commenta Edi Lazzi, numero uno della Fiom Cgil di Torino —. La situazione è molto incerta, difficile fare previsioni e azzardare ipotesi».
Per 60 giorni i metalmeccanici torinesi (e non solo) godranno di un cuscinetto governativo: alla data di entrata in vigore del decreto «Cura Italia» sono infatti vietati i licenziamenti per due mesi e nello stesso periodo sono sospese le procedure pendenti avviate dopo il 23 febbraio 2020. Ma dopo? 

pc 20 marzo - Contro spese militari e la TAV ORA!


da NOTAV INFO
la stampa francese dà notizia dello stop al cantiere del TAV a causa del Coronavirus.
Il simbolo per eccellenza della distruzione dell'ambiente, dello sperpero di denaro pubblico e delle lobby politiche affaristiche che gestiscono le nostre risorse come se fossero di loro proprietà si arena nuovamente.
Mentre Telt attraverso la voce di Virano tenta di minimizzare la situazione, affermando che per quanto riguarda il versante italiano sono in corso solo "micro-attività" (ma va? Il cantiere è ormai fermo da due anni), dall'altro lato del confine le aziende stanno smobilitando in attesa della pronuncia definitiva del governo. Virano si consola affermando che "entro fine mese ci sarà la firma a Bruxelles

pc 20 marzo - Coronavirus - un testo interessante e condivisibile al 90%, ma il problema è proprio quel 10% che non condividiamo - ne parliamo nei prossimi giorni

Coronavirus: un altro prodigio degli apprendisti stregoni.
Un altro pungolo alla lotta al capitale e al capitalismo.

Ci sono ormai sufficienti elementi per inquadrare la crisi del coronavirus da un punto di vista di classe senza limitarsi ad una generica propaganda anti-capitalista, giusta, ma insufficiente. Lo facciamo iniziando con il sintetizzare un importante contributo che arriva dalla Cina, e afferma quanto segue:

1. L'epidemia da coronavirus non ha nulla di specificamente cinese: è il prodotto di una certa “geografia economica” globale. Nè ha nulla di particolarmente eccezionale: è solo un anello della catena di epidemie tipiche di questo inizio secolo, prodotta dal carattere sempre più devastante assunto dal processo di accumulazione (le epidemie preesistono al capitalismo, sia chiaro, ma queste sono epidemie connesse da mille fili al capitalismo). L'epidemia da Covid-19 non è una catastrofe naturale: è una catastrofe sociale - piccola finora, ma con la grossa variabile dello sconfinamento in Africa, che potrebbe ingigantirla a dismisura. Non è effetto di complotti anti-cinesi né d'incauti esperimenti militari cinesi o di misteriose alchimie da dottor Stranamore: è l'esito micro-caotico di un più generale caos economico, ecologico, politico in cui sta sprofondando il mondo intero. Un macro-

pc 20 marzo - Per il dibattito - Naomi Klein: il Coronavirus è il disastro perfetto per il "capitalismo dei disastri"

traduzione ufficiosa

Naomi Klein spiega come i governi e le élite globali sfrutteranno la pandemia. 

Traduzione di Anna Clara Basilicò dell'articolo pubblicato in inglese su Reader supported News.

Il Coronavirus è ufficialmente una pandemia globale che ha contagiato, finora, 10 volte il numero di persone colpite da SARS. Scuole, università, musei e teatri stanno chiudendo in tutti gli Stati Uniti e presto potrebbero fare lo stesso intere città. Gli esperti avvertono che alcune persone, pur sospettando di essere affette da Covid-19, stanno continuando la loro routine quotidiana, sia perché non hanno accesso a misure sussidiarie di reddito, sia a causa del collasso sistemico del sistema sanitario privatizzato.
La maggior parte di noi non sa esattamente cosa fare o chi ascoltare. Il presidente Donald Trump ha contestato le raccomandazioni del Centro di Controllo e Prevenzione Sanitaria e questi segnali

pc 20 marzo - A rchiesta ripubblichiamo - Da dove è arrivato il Coronavirus, e dove ci porterà?

Da dove è arrivato il Coronavirus, e dove ci porterà?

Un’intervista con Rob Wallace, autore di “Big Farms Make Big Flu”
(Traduzione dal sito https://www.marx21.de/)
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Quanto è pericoloso il nuovo coronavirus?
Dipende da dove ti trovi rispetto alla temporalità del focolaio di Covid-19: nel momento iniziale, di picco, tardivo? Quanto è efficace la risposta della sanità pubblica della tua regione? Quali sono le caratteristiche demografiche della tua zona? Quanti anni hai? Sei compromesso dal punto di vista immunitario? Qual è il tuo stato di salute? Per porre una domanda che non ha risposta: la tua immunogenetica, la genetica sottostante alla tua risposta immunitaria, combacia col virus o no?
Quindi tutto questo clamore attorno al virus è solo una tattica della paura?
No, certamente no. A livello di popolazione, il Covid-19 oscillava tra un tasso di mortalità tra il 2 e il 4% all’inizio del focolaio a Wuhan. Fuori da Wuhan, il tasso di mortalità sembra scendere più intorno all’1% e anche meno, ma sembra anche avere delle impennate in alcuni punti qua e là, alcuni luoghi dell’Italia e degli Stati Uniti. La sua portata non sembra molto in confronto, ad esempio, al 10% della Sars, al 5-20% dell’influenza del 1918, al 60% dell’influenza aviaria H5N1, o al 90% di alcune fasi dell’Ebola. Ma certamente eccede il tasso di mortalità dello 0.1% dell’influenza stagionale. In ogni caso il pericolo non è solo una questione di tasso di mortalità. Dobbiamo confrontarci con quella che viene chiamata penetrazione o tasso di attacco alla comunità: ovvero quanta della popolazione globale viene penetrata dal contagio.
Puoi essere più specifico?
La rete globale di spostamenti è a un livello di connessione senza precedenti. Senza vaccini o antivirali specifici per i coronavirus, né (almeno fino ad ora) alcuna immunità registrata al virus, anche un ceppo con solo l’1% di mortalità può rappresentare un pericolo considerevole. Con un periodo di incubazione che può arrivare fino a due settimane e un’evidenza crescente di alcuni contagi precedenti alla malattia – ossia prima di sapere che le persone sono infette – pochi luoghi saranno verosimilmente liberi dall’infezione. Se, diciamo, il Covid-19 registrasse un 1% di fatalità nel corso dell’infezione di 4 miliardi di persone, questo vorrebbe dire 40 milioni di morti. Una piccola percentuale di un grande numero resta comunque un numero elevato.
Sono numeri spaventosi per un agente patogeno apparentemente minore…
Assolutamente. E siamo solo all’inizio del contagio. È importante capire che molte nuove infezioni cambiano nel corso dell’epidemia. Infettività, virulenza, o entrambe potrebbero attenuarsi. Dall’altro lato, altri focolai dilagano in virulenza. La prima ondata della pandemia influenzale nella primavera del 1918 era un’infezione relativamente mite. Sono state la seconda e la terza ondata durante quell’inverno e fino al 1919 che hanno ucciso milioni di persone.
Ma gli scettici della pandemia sostengono che il coronavirus abbia contagiato e ucciso meno pazienti dell’influenza stagionale. Cosa ne pensi?
Sarei il primo a celebrare se questo contagio fosse un’esagerazione. Ma questi tentativi di liquidare il Covid-19 come una minaccia minore citando altre malattie letali, specialmente l’influenza, è una costruzione retorica per far credere che la preoccupazione in merito al coronavirus sia mal riposta.
Quindi la comparazione con l’influenza stagionale è errata?
Ha poco senso comparare due patologie in punti differenti delle loro curve epidemiche. Sì, l’influenza stagionale infetta molti milioni di persone in tutto il mondo ogni anno, uccidendone, secondo stime OMS, fino a 650,000 all’anno. Covid-19, tuttavia, sta solo cominciando il suo viaggio epidemico. E, al contrario dell’influenza, non abbiamo vaccino né immunità di gregge per rallentare il contagio e proteggere le popolazioni più vulnerabili.
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Anche se l’accostamento è fuorviante, entrambe le patologie appartengono ai virus, persino ad un gruppo specifico, i virus RNA. Entrambe possono causare malattia. Entrambi colpiscono la zona della bocca e della gola e a volte anche i polmoni. Entrambe sono molto contagiose.
Queste sono similitudini superficiali che tralasciano una parte essenziale della comparazione delle due patologie. Sappiamo molto sulle dinamiche dell’influenza, sappiamo molto poco di quelle del Covid-19. Sono avvolte dal mistero. In realtà, ci sono molte cose del Covid-19 che sono impossibili da conoscere fino a quando il contagio non raggiunge il suo picco. Allo stesso tempo, è importante capire che non è un problema di Covid-19 versus influenza. Covid-19 è influenza. L’emersione di più infezioni capaci di diventare pandemiche, che attaccano popolazioni, dovrebbe essere il problema centrale.
Hai studiato le epidemie e le loro cause per molti anni. Nel tuo libro "Big Farms Make Big Flu" cerchi di connettere le pratiche zoo-agricole industriali, quelle organiche e l’epidemiologia virale. Quali sono le tue conclusioni?
Il vero pericolo di ogni nuovo focolaio è il fallimento o, per dirla meglio, il rifiuto di comprendere che ogni nuovo caso di Covid-19 non è un incidente isolato. L’aumento dell’incidenza dei virus è strettamente legato alla produzione alimentare e ai profitti delle multinazionali. Chiunque voglia comprendere come mai i virus stanno diventando più pericolosi deve indagare il modello industriale dell’agricoltura e in particolare la produzione del bestiame. Al momento, pochi governi e pochi scienziati sono pronti a farlo. Abbastanza il contrario di ciò che andrebbe fatto. Quando i nuovi focolai esplodono, governi, media e addirittura la maggior parte del personale medico sono talmente focalizzati sulle nuove emergenza che non si curano delle cause strutturali che stanno portando numerosi agenti patogeni marginali a diventare, uno dopo l’altro, delle vere e proprie “celebrità„ mondiali.
Di chi è la colpa?
Ho detto l’agricoltura industriale, ma bisogna adottare una prospettiva più ampia. Il Capitale é in prima linea nell’accaparrarsi terre nelle ultime foreste vergini e nelle piccole proprietà terriere in tutto il mondo. Questi investimenti portano con sé la deforestazione e lo sviluppo, che a loro volta portano all’emergenza delle malattie. La diversità e complessità funzionale che queste grosse porzioni di territorio rappresentano stanno venendo messe alla prova in maniera tale che agenti patogeni che prima erano importati adesso si impiantano nel bestiame e nelle comunità umane locali. Per dirla in breve, i centri del capitale come Londra, New York, Hong Kong dovrebbero essere considerati i primi focolai di contagio.
Di quali malattie parliamo?
Non ci sono agenti patogeni slegati dall’azione del Capitale a questo punto. Anche i più lontani ne sono coinvolti, qualora distalmente Ebola, il virus Zika, i coronavirus, la febbre gialla, una varietà di influenze aviarie e l’influenza suina africana sono alcuni tra i molti agenti patologeni che stanno uscendo dai più remoti hinterland per avanzare nelle zone peri-urbane, nelle capitali regionali e infine farsi strada nel network dei flussi di trasporto globali. Dai pipistrelli erbivori del Congo arrivano ad uccidere i bagnanti di Miami in poche settimane.
Quale è il ruolo delle multinazionali in questo processo?
Il pianeta Terra è ormai diventato il Pianeta Azienda Agricola, sia per biomassa che per porzione di terra utilizzate. L’agroindustria sta puntando a mettere all’angolo il mercato alimentare. La quasi totalità del progetto neoliberale è basata sul supportare i tentativi da parte di aziende provenienti dai paesi più industrializzati di espropriare terreni e risorse dei paesi più deboli. Come risultato, molti di questi nuovi agenti patogeni precedentemente tenuti sotto controllo dagli ecosistemi a lunga evoluzione delle foreste stanno venendo liberati, minacciando il mondo intero.
Quali sono gli effetti dei metodi produttivi dell’agroindustria su tutto questo?
L’agricoltura a guida capitalista che rimpiazza ecosistemi naturali offre le possibilità perfette agli agenti patogeni per evolvere e sviluppare i fenotipi più virulenti e contagiosi. Non si potrebbe immaginare un sistema migliore per sviluppare malattie mortali.
In che termini?
Allevare monoculture genetiche di animali domestici rimuove ogni tipo di barriera immunologica in grado di rallentare la trasmissione. Grandi densità di popolazione facilitano un più alto tasso di trasmissione. Condizioni di tale sovrappopolamento debilitano la risposta immunitaria [collettiva]. Alti volume di produzione, aspetto ricorrente di ogni produzione industriale, forniscono una continua e rinnovata scorta di suscettibili, benzina per l'evoluzione della virulenza. In altri termini l'agroindustria è talmente concentrata sui profitti che l'essere colpiti da un virus che potrebbe uccidere un miliardo di persone è considerato come un rischio che val la pena correre.
Cosa?
Queste multinazionali possono tranquillamente esternalizzare i costi delle loro operazioni epidemiologicamente pericolose su chiunque. Dagli stessi animali ai consumatori, i contadini, gli habitat locali e i governi attraverso giurisdizioni particolari. I danni sono tanto estesi che se dovessimo conteggiarli nei fogli di bilancio delle stesse multinazionali l'agroindustria, per come la conosciamo, cesserebbe di esistere. Nessuna multinazionale potrebbe sostenere i costi [reali] dei danni che produce.
Su molti media si proclama che l'epicentro del coronavirus sia stato un “mercato di cibo esotico” a Wuhan. Questa descrizione è veritiera?
Sì e no. Ci sono indizi territoriali in favore di questa idea. Il tracciamento dei contatti ha ricollegato infezioni al Mercato all'Ingrosso del Pesce di Huanan, nel Whuan, dove si vendono animali selvatici. Il campionamento ambientale sembra individuare l'estremità occidentale del mercato, dove vengono tenuti questi animali. Ma quanto all'indietro e quanto estesamente dobbiamo ripercorrere le tracce? In quale momento è effettivamente iniziata l'emergenza? Il focalizzarsi sul mercato perde di vista l'origine dell'agricoltura non domestica [wild] nell'entroterra e la sua crescente capitalizzazione. A livello globale, e in Cina, la produzione di cibo da animali selvatici [wild food] sta diventando in modo sempre più effettivo un settore economico a sé. Ma le sue relazioni con l'agricoltura industriale vanno ben oltre l'essere entrambe proprietà degli stessi miliardari. Non appena la produzione industriale – che sia di maiale, pollame o simili – si espande nelle foreste primarie, mette pressione ai cacciatori di selvaggina, che sono costretti a cercarla più in profondità, aumentando l'interfaccia e lo “spillover” di nuovi agenti patogeni, tra cui il Covid-19.
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Il Covid-19 non è il primo virus nato in Cina che il governo ha cercato di insabbiare.
È vero, ma in questo la Cina non fa eccezione. Anche gli Stati Uniti e l'Europa sono stati epicentro di molte nuove forme influenzali, di recente l'H5N2 e l'H5Nx, e le loro multinazionali, con i loro avamposti neocoloniali sono state responsabili dell'emergenza dell'Ebola in Africa occidentale, della Zika in Brasile. I funzionari statunitensi della sanità pubblica hanno fatto da copertura per le aziende sia durante l'epidemia di H1N1 (2009) che durante l'H5N2.
L'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha dichiarato lo stato di pandemia. E' una misura corretta?
Si. Il pericolo di un agente patogeno simile è che le autorità sanitarie non abbiano il polso sulle statistiche riguardanti la distribuzione del rischio. Non abbiamo idea di come il virus possa rispondere. Siamo passati da un focolaio in un mercato a un'infezione diffusa in tutto il mondo nel giro di poche settimane. L'agente patogeno potrebbe semplicemente estinguersi. Sarebbe magnifico. Ma non possiamo saperlo. Una migliore preparazione potrebbe incrementare le probabilità di minare alla base la velocità di propagazione del virus. La dichiarazione dell'OMS è anche parte di quello che io chiamo “teatro della pandemia”. Le organizzazioni internazionali sono scomparse. Torna in mente la Società delle Nazioni. L'ONU è sempre preoccupata della sua rilevanza, del suo potere, dei suoi finanziamenti. Ma questo “azionismo” potrebbe piuttosto convergere sull'effettiva preparazione e prevenzione di cui il mondo ha bisogno per interrompere la catena di trasmissione del Covid-19.
La ristrutturazione neoliberale del sistema sanitario ha peggiorato sia la ricerca che la cura dei pazienti, per esempio negli ospedali. Quali differenze potrebbe fare un sistema sanitario maggiormente finanziato nella lotta contro il virus?
C'è la terribile ma significativa vicenda di un dipendente di un'azienda di attrezzature mediche che, appena tornato dalla Cina con sintomi simili a quelli dell'influenza, fece la cosa più giusta verso la propria famiglia e la propria comunità, richiedendo all'ospedale locale un tampone per Covid-19. Era preoccupato che la sua assicurazione minima garantita dall'”Obamacare” non coprisse il test. Aveva ragione. Si trovò improvvisamente fregato per 3270 dollari. Una rivendicazione per gli americani potrebbe essere l’approvazione di un decreto d'emergenza che stabilisca che, in caso di un focolaio di pandemia, tutte le fatture mediche in sospeso, legate ai test per infezione e per la cura, in seguito a un tampone positivo, vengano pagate dal governo federale. Vogliamo incoraggiare le persone a cercare aiuto, piuttosto che a nascondersi – infettando altre persone – perchè non possono permettersi di pagare le cure. La soluzione più ovvia sarebbe un sistema sanitario nazionale – perfettamente formato e attrezzato per affrontare emergenze così pervasive nella comunità – cosicché un problema tanto ridicolo, come lo scoraggiare la cooperazione comunitaria, non possa neanche sorgere.
Non appena il virus viene scoperto in un paese, ovunque i governi reagiscono con misure autoritarie e punitive, come la quarantena obbligatoria di intere aree, regioni e città. Misure così drastiche sono giustificate?
Utilizzare un focolaio per testare le ultime novità in termini di controllo autocratico post-focolaio è capitalismo dei disastri fuori controllo. In materia di salute pubblica, preferirei sbagliarmi nell’eccesso di fiducia e compassione, che sono variabili epidemiologiche importanti. Senza di esse, la sola giurisdizione perde il supporto della popolazione. Senso di solidarietà e rispetto reciproco sono aspetti cruciali nel promuovere la cooperazione di cui abbiamo bisogno per sopravvivere a queste minacce insieme. Quarantene autoimposte, con il dovuto supporto – controlli da parte di brigate solidali di quartiere ben preparate, consegne di cibo porta-a-porta, permessi di lavoro, sussidi di disoccupazione – possono suscitare quel sentimento comunitario per cui ci siamo dentro tutti e tutte insieme.
Conservatori e neo-nazisti, come l'AfD in Germania hanno cominciato a diffondere report (falsi) sul virus e a richiedere al governo misure più autoritarie: voli interdetti e stop agli ingressi dei migranti, chiusura dei confini e quarantene forzate...
I divieti di viaggiare e la chiusura dei confini sono rivendicazioni con cui l'estrema destra vuole razzializzare quelle che ora sono malattie diffuse a livello globale. Tutto ciò, ovviamente, non ha senso. A questo punto, dal momento che il virus è sul punto di diffondersi ovunque, la cosa più importante da fare è lavorare per migliorare la resilienza della sanità pubblica, in modo che, chiunque si presenti con un'infezione, si possa disporre dei mezzi per ricoverarlo e curarlo. E chiaramente, è necessario in primo luogo smettere di sottrarre terre in altri paesi e provocare esodi migratori, così da impedire sul nascere l'emergere di nuovi patogeni.
Quali potrebbero essere dei cambiamenti sostenibili?
Nell'ottica di ridurre l’insorgere di nuove epidemie di virus, deve cambiare radicalmente la produzione alimentare. Autonomia degli agricoltori e un forte settore pubblico possono contenere l'impatto ambientale e scacciare le infezioni. Bisogna introdurre riserve e colture – e ripristinare aree non coltivate – sia nelle aziende agricole che a livello regionale; permettere agli animali di riprodursi sul posto per consentire loro di sviluppare e trasmettere le proprie immunità. Fornire sussidi e programmi di acquisto per i consumatori in supporto alla produzione agroecologica; infine, difendere questi esperimenti sia dalle coercizoini che l'economia neoliberale impone sugli individui e sulle comunità sia dalle minacce della repressione statale a guida capitalistica.
Cosa dovrebbero chiedere i socialisti di fronte alle crescenti dinamiche di epidemie virali?
L'agroindustria, come forma di riproduzione sociale, deve terminare per davvero, anche solo per una questione di salute pubblica. La produzione altamente capitalizzata di cibo dipende da pratiche che mettono in pericolo la totalità della specie umana, in questo caso contribuendo a provocare una nuova mortale pandemia. Dovremmo rivendicare la socializzazione dei sistemi alimentari in modo da impedire sul nascere l'emersione di nuovi patogeni così pericolosi. Ciò richiederà in primo luogo di armonizzare la produzione di cibo con le esigenze delle comunità agricole e, inoltre, di implementare pratiche agroecologiche che proteggano l'ambiente e gli agricoltori nel momento in cui coltivano il nostro cibo. Su una scala più ampia, dobbiamo curare le fratture metaboliche che separano la nostra economia dall'ecologia. In breve, abbiamo un pianeta da riguadagnare.
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giovedì 19 marzo 2020

pc 19 marzo - Sulle misure del governo per contenere l'emergenza coronavirus nelle carceri, info a cura SRP

pubblichiamo alcune denunce che servono a comprendere alcune delle ragioni  della rivolta nelle carceri 

CARCERE: SCELTE CINICHE E IRRESPONSABILI LEGATE A BRACCIALETTI CHE NON ESISTONO.
Rinviati i processi e sospesi i termini, ma sulla emergenza sanitaria nel carcere scelte irresponsabili: detenzioni domiciliari condizionate a braccialetti elettronici che non esistono e che nessuno vuole acquistare!
Con una scelta cinica ed irresponsabile la politica cede ancora una volta al populismo giustizialista. La stagione degli Stati Generali della esecuzione penale è definitivamente rinnegata e seppellita?


La solita manina tecnicamente attrezzata (ma alla maggioranza di governo non si erano aggiunti gli oppositori del giustizialismo?) ha fatto sì che nella versione definitiva del decreto per l’emergenza da coronavirus, appena pubblicato in Gazzetta Ufficiale, siano state modificate le iniziali bozze, le cui previsioni avrebbero permesso quantomeno un parziale alleggerimento della situazione esplosiva delle carceri italiane.

pc 19 marzo - FORMAZIONE OPERAIA - COMUNICATO

Da alcune settimane abbiamo iniziato a svolgere la Formazione Operaia sull'importante libro di Engels: "La situazione della classe operaia in Inghilterra
"Purtroppo mentre facevamo questo nuovo importante ciclo di studio - nel 200° anniversario della nascita di Engels - che dimostra in termini vivi perchè il comunismo, il socialismo scientifico è partito e si basa sulla classe operaia, la sua condizione materiale e ideale, il suo ruolo nella società, è emersa virulenta la questione coronavirus. 
Ora, quindi, anche sul fronte teorico, della Formazione, è importante interrompere la "normalità" e fare anche di questa emergenza l'occasione per usare la scienza del proletariato, il marxismo-leninismo-maoismo, per fornire alla classe e a tutti coloro che vogliono capire e agire alcune armi di comprensione degli avvenimenti odierni. 
Per questo, interrompiamo per il momento la FO sul libro di Engels. E dalle prossime settimana cercheremo di pubblicare articoli, interventi sia a livello nazionale che internazionale, in particolare sul rapporto epidemie odierne e sistema del capitale, per comprendere e fare agire la "vera soluzione" del proletariato e dei comunisti.

pc 19 marzo - Denuncia del comitato di familiari dei detenuti nel carcere pugliese a cura di SRP

Dopo la rivolta i familiari vivono in una black out totale. Al comitato arrivano testimonianze di parenti i cui figli e mariti hanno chiamato lamentandosi di avere ancora addosso la roba di una settimana fa. «Il carcere di Foggia non vuole darci nulla e noi familiari non possiamo spedirli», denuncia la portavoce del comitato. Alla richiesta di avere indietro la roba, secondo quanto testimoniano i familiari, è che avrebbe provveduto il carcere a spedirla.

«Ma è passata una settimana, i nostri cari sono stati trasferiti lontano e non hanno ancora indumenti», denuncia il comitato dei familiari dei detenuti di Foggia. «Di alcuni di loro non si hanno ancora notizie, non ci danno notizie, qualcuno ha preparato e spedito pacchi con la roba ma a quanto pare per l’emergenza coronavirus il pacco è fermo e non può essere consegnato», testimoniano ancora i familiari.
Sono preoccupati, non hanno notizie. «Noi non possiamo stare zitti – tuonano i componenti del comitato -, vogliamo dei chiarimenti. Non giustifichiamo l’accaduto, hanno sbagliato ma hanno reagito per paura perché quel carcere è da anni che versa in condizioni critiche». Denunciano che la polizia penitenziaria di Foggia, il giorno della rivolta, non indossava mascherine perché il carcere non le avrebbe fornite. Poi il comitato sottolinea un evento che potrebbe far capire il motivo scatenante della rivolta. «Molti nostri compagni lamentavano di detenuti con febbre. È normale aver paura – spiegano i familiari -, noi vogliamo chiarimenti».