All'ArcelorMittal lo sciopero del 16 deve rimanere - le misure nuove non sono applicabili subito e vanno verificate. Alcuni
impianti sono stati fermati dall'azienda per circa 600 unità - altro
viene fatto per i giornalieri e manutentori, ma chiaramente ci vogliono più garanzie e la deroga circa la distanza degli operai in questa situazione non è accettabile, ed è necessario che gli operai abbiano l'ultima parola.
Per questo lo Slai cobas per il sindacato di classe è per mantenere lo sciopero del 16 marzo. Poi giorno
per giorno va seguita la situazione e prese decisioni in stretto legame con i lavoratori e
con l'obiettivo di ottenere risultati immediati, certi e verificati - Da Slai cobas per il sindacato di classe Taranto
Comunicato nazionale
E' bene che i lavoratori leggano il “protocollo di sicurezza sul
lavoro” firmato ieri da Cgil, Cisl, Uil e governo - Leggi il testo del protocollo condiviso
Tocca agli operai ragionare con la propria testa collettiva ed esprimere un parere.
Queste misure sono il frutto degli scioperi di questi giorni.
Queste misure è certo che non sono sufficienti e sul punto della distanza di sicurezza non sono accettabili ma il problema altrettanto serio che non c'è nessuna garanzia che i padroni grandi medi e piccoli li applichino.
Questa è una lotta,
una lotta di classe, con padroni, e anche governo, che vogliono comunque
salvaguardare la produzione e i loro profitti, tagliare i costi per la
sicurezza, e i lavoratori invece devono battersi per salvaguardare la propria
salute e quella dei famigliari, impedendo nello stesso tempo che, con la scusa
del coronavirus, l’azienda peggiori o metta a rischio salari e
lavoro.
Per questo gli scioperi lunedì devono continuare e se non vengono attuate rigidamente le misure di
salvaguardia della salute dei lavoratori, proseguire anche anche nei giorni successivi senza aspettare l’indizione sindacale, così come sta
avvenendo in varie fabbriche. - Comunque lo Slai cobas per il sindacato di classe copre gli scioperi ovunque e comunque di tutte le realtà operaie e lavorative che lo richiedano.
Non bastano poi le misure di sicurezza, occorre stare il meno possibile in fabbrica, riducendo la
produzione e al massimo la presenza degli operai e attuando per tutti una riduzione dell’orario di lavoro. ma garantendo il salario al 100% e con la garanzia assoluta e formale che le aziende dell’appalto non approfittino del coronavirus per lasciare fuori, mettere in cig, o peggio licenziare, anche dopo l’emergenza.
Nelle fabbriche va posta la richiesta sia di una riduzione della produzione sia dove è possibile una riconversione della produzione, per porla al servizio delle necessità delle masse in questa situazione, in particolare sull'emergenza dell'emergenze che è la sanità (che sta scoppiando su tutti i fronti), della costruzione di ospedali, di presidi sanitari, di attrezzature, macchinari, strumentazione sanitaria al servizio delle masse, dei malati, dei medici, infermieri, ecc..
MA,
COME DICONO GLI OPERAI SLAI COBAS SC DELLA DALMINE DI BERGAMO, UNA
PRODUZIONE SOCIALE SI PUO' IMPORRE SOLO CON IL POTERE NELLE MANI DEGLI
OPERAI, CON UN GOVERNO OPERAIO CHE METTE AL PRIMO POSTO IL BENE COMUNE
DELLA POPOLAZIONE, CHE DALL'OGGI AL DOMANI E QUANDO SERVE IMPONE ALLE
FABBRICHE DI CONVERTIRE LA PRODUZIONE E FINALIZZARLA AD UN SERVIZIO
PUBBLICO ESSENZIALE.
Slai cobas per il sindacato di classe
coordinamento nazionale
15 marzo 2020
slaicobasta@gmail.com
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