martedì 17 marzo 2020

pc 17 marzo - Il carcere e il coronavirus, lettera di Nicoletta dalle Vallette

Le Vallette, 5 marzo 2020

Cara X, compagne e compagni,
anche tra queste mura il tempo passa e, sia pure ingrigita dallo smog, si annuncia la primavera: il tubare dei piccioni dal cornicione del tetto, la mattina presto; gli apprendisti-giardinieri che interrano bulbi di tulipani nei bordi della terra, lungo i muri; i germogli che fanno capolino sui cespugli di rose all’ingresso del padiglione femminile…
Ma il tema del momento è il CORANAVIRUS che, declinato qui dentro, ha i suoi risvolti particolari.
Prima di tutto le restrizioni ai colloqui con i familiari: la rinuncia ad un’ora di colloquio settimanale è controbilanciata da una telefonata straordinaria di 10 minuti (!).
Chi non rinuncia, si vede arrivare il parente debitamente mascherato (se si abbassa la mascherina, il colloquio viene immediatamente sospeso).
L’obbligo delle maschere vale anche per gli avvocati, ma i secondini circolano liberamente a viso scoperto, anche se provenienti dall’esterno.
Ma l’effetto più notevole del corona virus è l’aumento dei prezzi del “sopravitto”,
cioè di tutti i prodotti che siamo costretti ad acquistare al mercato interno per integrare il vitto assai carente o per il materiale che non viene fornito gratuitamente.
Tutta la frutta e la verdura è rincarata di almeno un euro al kg, La carne (argomento che non tocca me vegetariana, ma che invece riguarda molte detenute) è aumentata di almeno un euro e cinquanta all’etto.
Il Napisan (disinfettante) costa 5,90 euro (due euro di aumento).
Su questo argomento sale lo scontento, anche perché qui non si sciala e, per la maggior parte delle detenute, il fondo-cassa personale è costituito dalle poche decine di euro che caricano i parenti o dalle “paghette” che le detenute-lavoratrici percepiscono per i servizi interni… e per qualcuna non c’è neanche quello.
Inoltre, se in tempi normali molte di noi passano qualche ora impegnate a frequentare i corsi scolastici, ora che le scuole sono sospese, non resta che camminare su e giù nel corridoio delle sezioni o chiacchierare con le vicine di cella o rimanere incollate alla tv, sospese tra telenovele o notiziari e dibattiti sul corona virus.
Per quanto mi riguarda, mi salvo leggendo, scrivendo e, quando me lo consentono, scendendo in biblioteca.
Appuntamento non ancora sospeso è quello con i nostri avvocati che mi tengono aggiornata.
Cara X, so che si avvicina il tempo in cui sapremo l’esito delle vostre richieste, il che mi tiene in agitazione, perché la mia fiducia nel sistema che ci opprime, se prima era zero, ora è sotto zero.
Davvero viviamo in tempi bui, ma la forza del nostro amore è grande: “ciascuno e tutti, o tutti o niente…”

Vi voglio liberi, care compagne e compagni… Avanti, No Tav!
Nicoletta

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