I messaggi martellanti – disperanti e oggettivamente “terroristici” - delle Tv, stampa, stanno diffondendo tra la gente di un humus reazionario e questurino: l'essere “bravo italiano”, con tanto di bandiera tricolore alla finestra, vuol dire denunciare, dare la “caccia” a chi sta per strada.
A Bergamo principalmente nell'ultimo anno vi è stato un fenomeno, la creazione dei cosiddetti "gruppi di vicinato", sorta di gruppi di controllo del
territorio, delle case dai furti, sulla deriva securitaria e
reazionaria più generale. Questi ora rischiano oggettivamente di fare da base, con un azione effettiva
e capillare, al sostegno che arriva da molti settori ai richiami
governativi e non, a "stare a casa", con la colpevolizzazione di chi
non si adegua che pare assorba tutte le colpe, da chi ha
distrutto la sanità ai padroni che fanno lavorare in
ogni condizione. Nell'emergenza coronavirus queste persone ora dalle case fotografano le persone che stanno per strada ed inviano le foto ai
vigili o alla polizia e le mettono in rete
Lo “stare a
casa” per gli anziani può significare aspettare solo di crepare. Gli
anziani muoiono perchè molti sono a casa da soli e non va nessun
medico da loro.
Ma sempre più
persone ogni giorno che passa si rendono conto che di fatto sono
all'abbandono.
Negli ospedali
si deve fare una selezione, tra un giovane e un vecchio mettono al
giovane l'apparecchio per l'ossigeno.
Dovrebbero
attrezzare tantissime aree, impegnare tanti volontari preparati –
che ci sono, che si propongono; ma questo vorrebbe dire chiamare le
masse a partecipare, cosa che si guardano bene dal fare.
E', infatti,
proprio questo che non vogliono. Le masse invece vengono considerate
un “problema”, un ostacolo, non la vera risorsa, se mobilitate e
organizzate.
Verso le masse
anche le ultime misure – vedi la nuova autocertificazione e le
sanzioni/punizioni conseguenti - sono volte sempre più solo ad
aumentare i controlli repressivi, persecutori (con pretesa di
risposte anche assurde: come fa una persona a dichiarare di “non
essere risultato positivo al virus COVID-19”, quando non vengono
fatti i tamponi?) e ad
incrementare le denunce, sanzioni, fino all'arresto.
Ora
è previsto anche il “trattamento e la comunicazione di dati di
natura sanitaria”; di fatto un'occasione per avere da parte delle
Forze dell'ordine una mega “banca dati”, che rimarrà e potrà
essere utilizzata anche dopo l'emergenza per avere sotto controllo
milioni di persone.
Verso i
lavoratori o vengono mandati a casa se lavorano in settori “non
essenziali” - ma a casa che fanno? O al massimo vengono considerati
persone oggetto di misure di assistenza (misure spesso inesistenti o
minime e sempre insufficienti), e se pretendono reale sicurezza, se
protestano, scioperano, un ostacolo per i padroni, da reprimere, fino
al licenziamento.
Quindi masse e
lavoratori sono considerati un “problema”, persone passive e non
protagoniste.
In passato
proprio nelle province con maggiore presenza di fabbriche gli operai
si sono sempre fatti sentire, sono stati attivi nelle soluzioni. Oggi
lo potrebbero essere altrettanto.
Ma azienda, e i
sindacati confederali, che cercano di conciliare/subordinare la
tutela della salute dei lavoratori con la continuazione del profitto
padronale, non lo vogliono assolutamente, perchè gli operai attivi
si sa da dove cominciano ma non si sa dove vogliono arrivare...
Ma per i
lavoratori, le masse più coscienti non c'è “soluzione”, anche a
questa emergenza “coronavirus”, che il loro protagonismo, di
conoscenza vera, di critica agente verso la vera causa di questa
pandemia – il sistema capitalista che nel sua fase suprema,
distruttiva e marcia, imperialista non può che produrre vecchie e
nuove malattie, devastazioni sempre più “non risolvibili”, dai
suoi Stati, governi.
Non c'è
soluzione che la lotta, necessaria anche verso le larghe masse per
affermare/imporre un'altra visione e un'altra azione.
MC
proletari comunisti/PCm Italia
18/3/2020
MC
proletari comunisti/PCm Italia
18/3/2020
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