Poste alza le stime dei profitti e non teme l'impatto del virus
ROMA Poste Italiane alza l'obiettivo di utile netto per il
2020 a 1,3 miliardi, dagli 1,1 miliardi previsti in precedenza, e
intanto archivia l'anno da poco terminato con profitti per 1,34
miliardi, in diminuzione del 4% rispetto al 2018. I ricavi si attestano
invece a 11,04 miliardi (+1,6%). L'impatto
violento del coronavirus su molte attività economiche quindi, almeno per quello che è possibile prevedere in questo momento, non dovrebbe farsi sentire sui conti dell'azienda. Il miglioramento
delle stime, sottolinea il gruppo, tiene conto infatti degli «sviluppi della situazione del Covid-19».
L'ANDAMENTO
«Non esistono attività nel nostro bilancio significativamente esposte all'andamento macroeconomico», ha sottolineato l'amministratore delegato del gruppo, Matteo Del Fante, da tre anni alla guida. Insomma gli italiani, è la convinzione del gruppo, qualsiasi cosa succeda dovranno continuare a usare gli uffici postali. E infatti, dopo una flessione intorno al 6% registrata dal traffico di clienti agli sportelli nei giorni scorsi, questa settimana le presenze sono tornate a salire tra l'1 e il 5%. Gli effetti del coronavirus si vedono per ora in una «marginale riduzione» dell'attività nelle carte di pagamento, mentre nelle telecomunicazioni il traffico voce e dati aumenta perché le persone si
muovono meno e lavorano di più da casa connesse per evitare rischi di contagio. Sul trasporto dei pacchi inoltre, sempre Del Fante rileva che non ci sono «significativi cambiamenti» e che i volumi sono «stabili», salvo un calo del 30% del traffico della corrispondenza proveniente dalla Cina. Intanto però l'impatto di Covid-2019 si sente sull'attività dei dipendenti: i portalettere riducono al minimo il contatto con i clienti fino a non dover più chiedere la firma per la consegna di una raccomandata (tranne che per gli atti giudiziari) e lasciano la corrispondenza nella casella senza salire al piano.
Tornando ai conti del 2019, «abbiamo superato per il secondo anno consecutivo i nostri obiettivi, raddoppiando l'utile netto del 2016», ha osservato Del Fante. Il risultato operativo (ebit) sale a 1,77 miliardi (+18,4%). Il dividendo proposto agli azionisti, come l'anno scorso, cresce anche quest'anno del 5% a 0,463 euro per azione.
Guardando alle diverse aree di attività, i ricavi della divisione corrispondenza, pacchi e distribuzione nel 2019 sono calati ancora come ormai avviene da anni e diminuiscono del 2,5%, in linea con le proiezioni del piano strategico. Ancora più marcata la flessione della sola corrispondenza (-6%) per cui l'azienda parla di «declino accelerato». Il fatturato generato dai pacchi aumenta invece del 12%, con una crescita del segmento B2C, cioè i beni che si scambiano le imprese, del 27%. Nel segmento pagamenti, mobile e digitale il giro d'affari sale invece del 12,1% nell'esercizio, nei servizi finanziari i ricavi lordi sono sostanzialmente stabili (+1%) e nel settore assicurativo del 13,5%. Poste prevede inoltre per il 2020 oltre 8.000 uscite concordate a fronte di 6.000 nuove assunzioni. A Piazza Affari infine i conti sono stati apprezzati dal mercato: il titolo di Poste ha chiuso con uno scatto del 3% a 9,72 euro, nonostante l'indice principale in flessione del 3,5%.
Jacopo Orsini
violento del coronavirus su molte attività economiche quindi, almeno per quello che è possibile prevedere in questo momento, non dovrebbe farsi sentire sui conti dell'azienda. Il miglioramento
delle stime, sottolinea il gruppo, tiene conto infatti degli «sviluppi della situazione del Covid-19».
L'ANDAMENTO
«Non esistono attività nel nostro bilancio significativamente esposte all'andamento macroeconomico», ha sottolineato l'amministratore delegato del gruppo, Matteo Del Fante, da tre anni alla guida. Insomma gli italiani, è la convinzione del gruppo, qualsiasi cosa succeda dovranno continuare a usare gli uffici postali. E infatti, dopo una flessione intorno al 6% registrata dal traffico di clienti agli sportelli nei giorni scorsi, questa settimana le presenze sono tornate a salire tra l'1 e il 5%. Gli effetti del coronavirus si vedono per ora in una «marginale riduzione» dell'attività nelle carte di pagamento, mentre nelle telecomunicazioni il traffico voce e dati aumenta perché le persone si
muovono meno e lavorano di più da casa connesse per evitare rischi di contagio. Sul trasporto dei pacchi inoltre, sempre Del Fante rileva che non ci sono «significativi cambiamenti» e che i volumi sono «stabili», salvo un calo del 30% del traffico della corrispondenza proveniente dalla Cina. Intanto però l'impatto di Covid-2019 si sente sull'attività dei dipendenti: i portalettere riducono al minimo il contatto con i clienti fino a non dover più chiedere la firma per la consegna di una raccomandata (tranne che per gli atti giudiziari) e lasciano la corrispondenza nella casella senza salire al piano.
Tornando ai conti del 2019, «abbiamo superato per il secondo anno consecutivo i nostri obiettivi, raddoppiando l'utile netto del 2016», ha osservato Del Fante. Il risultato operativo (ebit) sale a 1,77 miliardi (+18,4%). Il dividendo proposto agli azionisti, come l'anno scorso, cresce anche quest'anno del 5% a 0,463 euro per azione.
Guardando alle diverse aree di attività, i ricavi della divisione corrispondenza, pacchi e distribuzione nel 2019 sono calati ancora come ormai avviene da anni e diminuiscono del 2,5%, in linea con le proiezioni del piano strategico. Ancora più marcata la flessione della sola corrispondenza (-6%) per cui l'azienda parla di «declino accelerato». Il fatturato generato dai pacchi aumenta invece del 12%, con una crescita del segmento B2C, cioè i beni che si scambiano le imprese, del 27%. Nel segmento pagamenti, mobile e digitale il giro d'affari sale invece del 12,1% nell'esercizio, nei servizi finanziari i ricavi lordi sono sostanzialmente stabili (+1%) e nel settore assicurativo del 13,5%. Poste prevede inoltre per il 2020 oltre 8.000 uscite concordate a fronte di 6.000 nuove assunzioni. A Piazza Affari infine i conti sono stati apprezzati dal mercato: il titolo di Poste ha chiuso con uno scatto del 3% a 9,72 euro, nonostante l'indice principale in flessione del 3,5%.
Jacopo Orsini
Nessun commento:
Posta un commento