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- Il Governo nella giornata di sabato 14 marzo ha sottoscritto con i sindacati confederali e con le associazioni padronali un protocollo di regolamentazione delle misure per il contrasto e contenimento della diffusione del Covid 19.
Prima
di entrare nel merito dei vari DPCM e di questo Protocollo è
necessario fare alcune premesse.
1)
L'articolo 44 del D. Lgs 81/08 (intitolato “Diritti dei lavoratori
in caso di pericolo grave e immediato) stabilisce: “1- il
lavoratore che, in caso di pericolo grave, immediato e che non può
essere evitato, si allontana dal posto di lavoro o da una zona
pericolosa non può subire pregiudizio alcuno e deve essere protetto
da qualsiasi conseguenza dannosa”.
Dunque
è evidente che in un contesto quale quello attuale (quale pericolo
può mai essere più grave e immediato di una pandemia in fase di
continua espansione?) le norme già esistenti sulla tutela della
sicurezza sui luoghi di lavoro prevedono la non punibilità e non
contestabilità del lavoratore che si astiene dallo svolgere la
prestazione per preservare la sua incolumità.
Come
si vedrà, il Protocollo firmato da governo, padroni e sindacati
collaborazionisti, invece che riaffermare questo sacrosanto diritto e
casomai specificarlo e allargarlo sotto il profilo della tutela dei
livelli salariali, tende ad eluderlo, vanificarlo e ad annullarlo......
Ciò detto, e
dopo avere letto il recente Protocollo che regolamenta le condizioni
che dovrebbero essere imposte alle aziende per lavorare in sicurezza,
formuliamo alcune considerazioni e di conseguenza alcune proposte di
lotta.
L'ACCORDO
GOVERNO-SINDACATI CONFEDERALI-PADRONI NON RECEPISCE PER NIENTE LE
INDICAZIONI EMERSE DALLE LOTTE OPERAIE DI QUESTI GIORNI!
Il
testo firmato da governo e parti sociali nella giornata del 14 marzo
non è nulla di nuovo rispetto alle precedenti
regole stabilite dal DPCM e lascerà infatti la gestione della sicurezza ed emergenza sanitaria nelle fabbriche e in tutti i posti di lavoro alla discrezione degli imprenditori, in quanto, come abbiamo già avuto modo di verificare in questi giorni, in assenza di controlli o di scioperi dei lavoratori, si è continuato a lavorare in condizioni pericolosissime.
regole stabilite dal DPCM e lascerà infatti la gestione della sicurezza ed emergenza sanitaria nelle fabbriche e in tutti i posti di lavoro alla discrezione degli imprenditori, in quanto, come abbiamo già avuto modo di verificare in questi giorni, in assenza di controlli o di scioperi dei lavoratori, si è continuato a lavorare in condizioni pericolosissime.
Nella
premessa del decreto viene riportato che le uniche intese tra
organizzazioni sindacali e datoriali devono essere inerenti alle
attività produttive, sancendo ancora una volta il primato della
produzione sulla vita, sulla salute, sui diritti dei lavoratori!
Vengono
inserite molte norme comportamentali la cui verifica diventa di fatto
impraticabile. Ma proviamo a vedere i punti di maggiore criticità.
Il
primo aspetto che emerge con chiarezza è che, nonostante vi siano
state anche precise richieste da parte di Presidenti di Regione, non
vi è alcuna chiusura delle attività non essenziali. La gestione del
Protocollo viene affidata ad un fantomatico “Comitato” che
dovrebbe verificare se le regole previste dallo stesso vengano
rispettate. In realtà è chiaro che in moltissime realtà lavorative
non esiste nemmeno l’RLS, pertanto è chiaro che, al di là delle
buone intenzioni, la gestione del Protocollo è a totale discrezione
delle aziende
Ma
c’è un punto fondamentale che chiarisce quanto questo Protocollo
sia del tutto inefficace: al punto 2 del capitolo “MODALITA’ DI
INGRESSO” al secondo paragrafo si dice “Il
datore di lavoro informa preventivamente il personale e chi intende
fare ingresso in azienda, della preclusione dell’accesso a chi,
negli ultimi 14 giorni, abbia avuto contatti con soggetti risultati
positivi al COVID 19 o provenga da zone a rischio secondo le
indicazioni dell’OMS”. E qui “casca l’asino”, nel senso che
se tutta Italia è considerata zona a rischio, ed in particolar modo
in tutte le aree del nord nelle quali la pandemia è cresciuta in
modo esponenziale, è chiaro che nessuno potrebbe entrare a lavorare.
Tant’è che in molte industrie del Bresciano e del Bergamasco, le
stesse aziende hanno deciso di chiudere per almeno 15 giorni.
Viene
poi stabilita tutta una serie di regole sulle misure di distanza di
sicurezza, sulle modalità di
ingresso
e di uscita, sul come stare in mensa, sull’utilizzo dei dispositivi
di protezione individuale, ma nulla si dice ad esempio sul come i
lavoratori arrivano al lavoro. Quanti sono i lavoratori che si recano
al lavoro in “car shering”, in 4 o cinque in una macchina. A cosa
serve allora il distanziamento se non si controlla come si arriva al
lavoro.
Per
quanto riguarda i DPI non sono più obbligatori quelli conformi alle
disposizioni dell’OMS, ma possono essere utilizzati dispositivi
reperibili attualmente sul mercato.
Viene
fatto divieto di qualsiasi riunione in azienda, quindi anche di
svolgere assemblee sindacali, ma se così è, chi dovrebbe garantire
l’applicazione delle disposizioni.
In
merito alla sorveglianza sanitaria si fa riferimento genericamente al
medico competente. Non si prevedono specifici controlli delle Asl.
nulla. Si demanda ad una comitato formato da azienda e rls e rsa,
dove le stesse non hanno nemmeno avuto una specifica formazione in
tal senso, se non ad opera del sindacato li dove c'è. Anche in caso
di una persona rivelatasi positiva al Covid 19 , non è prevista la
quarantena per tutti quei lavoratori che hanno lavorato nello stesso
reparto, e non è consentito ai lavoratori di decidere di mettersi in
quarantena, ma è sempre e solo l’azienda che “potrà chiedere
agli eventuali possibili contatti stretti di lasciare
cautelativamente lo stabilimento. Quindi questo Protocollo peggiora
le norme sulla sicurezza e i diritti dei lavoratori, su tutte la già
menzionata legge 81/08 che prevede espressamente che in caso di
pericolo si possa abbandonare il posto di lavoro senza alcuna
conseguenza disciplinare.
In
nome della salvaguardia della salute individuale e collettiva
ribadiamo il diritto di lavoratori e lavoratrici di tutti i comparti
di rimanere a casa , ad eccezione di chi opera nei servizi veramente
essenziali.... reclamando
il diritto ad usufruire degli ammortizzatori sociali con l’obiettivo
di integrazione al 100 % del salario.
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