venerdì 20 marzo 2020

pc 20 marzo - Tamponi - i padroni pensano solo ai soldi - una denuncia

di Sergio Scorza


L’aviazione militare americana ha trasportato mezzo milione di test per il coronavirus dalla base di Aviano (PN) in Tennessee, secondo quanto riportato dal sito specializzato Defense One.
Nelle stesse ore in cui la Protezione Civile registrava il più forte aumento di contagi dall’inizio dell’epidemia da virus Sars-CoV-2, apprendevamo che un jet militare, con a bordo un carico di mezzo milione di tamponi, era decollato da Aviano, lunedì 16 marzo, nel primo pomeriggio. In quel momento in Italia erano stati appena censiti quasi 30 mila casi e 2.158 morti mentre negli Stati Uniti i decessi registrati erano solo 86 ed i positivi 4.500.
Una quantità di tamponi dieci volte superiore a quella usata fin qui proprio in Lombardia, regione che oggi è arrivata a contare quasi 20.000 contagiati dal virus Covid -19. Una quantità enorme che, da sola avrebbe coperto tutte le richieste dell’intero nord Italia (in tutto il paese, dall’inizio dell’epidemia, ne sono stati fatti poco più di 100 mila). Eppure 500.000 tamponi sono partiti per gli Stati Uniti dalla base americana di Aviano, in Friuli-Venezia Giulia, ai piedi delle Prealpi
Carniche, circa 15 chilometri a nord di Pordenone.
Dunque, in Italia c’era una gigantesca scorta di test diagnostici, a qualche decina di chilometri dall’epicentro del coronavirus che ha preso il volo per gli USA. Quegli stessi tamponi che le Aziende Sanitarie Regionali stanno cercando in tutti i modi e che non riescono a trovare.
La notizia è stata diffusa in seguito alla pubblicazione su Instagram di un post (poi rimosso) che comunicava l’attività militare in corso accompagnata da una foto della stiva di un quadrireattore C-17 Globemaster dell’Air Force statunitense colma di contenitori con i kit. Notizia poi confermata in via ufficiale dal portavoce del Pentagono, Jonathan Hoffman e dal generale Paul Friedrichs, del comando medico centrale.
A produrre quel mezzo milione di tamponi è stata un’azienda di Brescia, una delle aree più colpite dall’epidemia, la Copan Diagnostics. Lo ha confermato a Repubblica l’ambasciatore USA, Lewis Einsenberg, che intervistato dal quotidiano romano ha precisato: “Gli Stati Uniti continueranno ad acquistare questi tamponi da aziende italiane secondo le proprie necessità. Gli Stati Uniti e l’Italia continuano a lavorare insieme in strettissima collaborazione.
Dunque, un’azienda bresciana  aveva a disposizione una quantità di tamponi sufficiente per le esigenze dell’intero nord Italia, ma li ha venduti agli USA. Come mai? Hanno pagato in anticipo con dollari fumanti? Business as usual?
Si sa che la Casa Bianca aveva già offerto somme altissime per avere l’esclusiva del vaccino sperimentato dai laboratori tedeschi CureVac. Solo che in quel caso è intervenuto il governo centrale tedesco supportato immediatamente dall’Unione Europea che ha stanziato 80 milioni per impedire la fuga del brevetto.
Pare, inoltre, che un’altra scorta si trovi a Camp Darby, alle porte di Livorno – la più grande base militare statunitense presente nel nostro paese – in cui è nota la presenza di magazzini strategici che nei documenti del Pentagono vengono indicati come utilizzabili per “le nazioni ospiti”. Tuttavia, nulla di tutto ciò è stato messo a disposizione del nostro Paese.

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