giovedì 19 marzo 2020

pc 19 marzo - CORONAVIRUS - L'AZIONE DELLA BORGHESIA E L'AZIONE DEL PROLETARIATO

Considerazioni e valutazioni - da un intervento nella riunione nazionale 12 marzo 2020

Sulle effettive cause del coronavirus, frutto del sistema di produzione/riproduzione-circolazione capitalista, dello stadio dell'imperialismo, delle condizioni sociali, di classe dei proletari e delle masse, abbiamo pubblicato e continueremo nei prossimi giorni a pubblicare tutti i contributi utili, di analisi, scientifici, di "parte" (dalla parte delle masse) e di uso della concezione materialistico-dialettica. Dobbiamo capire di più senza fare affidamento sulle notizie della borghesia. Noi siamo marxisti. Noi non siamo spettatori di ciò che forniscono quotidianamente stampa e Tv.

Anche sulla questione coronavirus c’è una soluzione borghese e una proletaria. Una imposta dalla dittatura della borghesia, un'altra che dovrebbe essere imposta dalla dittatura del proletariato. Entrambe sono dittature, ma totalmente differenti, in generale come su questa emergenza. per fare un esempio, la borghesia ora vuole imporre l'esercito in tutto il paese, rafforza le misure puramente repressive, ma nulla o pochissimo fa sul fronte di uno straordinaria e massiccio intervento per costruire ospedali, assumere migliaia e migliaia di medici e personale sanitario, requisire ogni struttura sanitaria privata, attuare una concentrazione/destinazione di tutti i fondi per i bisogni di questa emergenza (spostandoli dalle spese militari, in primis), imporre una produzione d'emergenza al
servizio della sanità, attuare una assistenza quotidiana domiciliare, imporre la massima sicurezza nelle fabbriche e sui posti di lavoro, con misure che guardino solo alla tutela della salute dei lavoratori e dei loro familiari, e non alla salvaguardia comunque del profitto del capitale, ecc.; quindi non ha legittimità di dire alle masse "chiudeteviincasa e di reprimerle, o da arruorle . La dittatura del proletariato sarebbe tutt'altro, potrebbe anche adottare alcune misure simili e anche con più determinazione (per es. avrebbe impedito con la forza le partenze scomposte da Milano il giorno prima del penultimo decreto) ma farebbe prima e principalmente tutto il resto. Ma soprattutto, chiamerebbe le masse ad essere protagoniste, organizzando le condizioni perchè possano essere attive nelle soluzioni, e non passive, impaurite, in attesa di "dati". Lo Stato proletario organizzerebbe le masse perchè possano decidere.
Questo è già accaduto proprio nella Cina, ma al tempo di Mao, della Repubblica popolare cinese, della Grande rivoluzione culturale proletaria, facendo ammettere anche dai borghesi che la Cina di Mao era stata capace di innalzare la speranza di vita da 45 a 68 anni, e durante la rivoluzione culturale proletaria esercitando il potere proletario inviò massicciamente gli studenti nelle campagne, e si trattava in larga parte proprio di “medici dai piedi scalzi”.

Nello Stato, nei governi della borghesia, invece le masse, i loro organismi, comitati, associazioni, sindacati veri dei lavoratori, ecc. quando succede un disastro come questo, non hanno nessun ruolo e potere. Invece il Partito, lo Stato proletario darebbe loro i poteri per organizzare le masse e occuparsi delle loro condizioni. La dittatura del proletariato avrebbe sì fatto decreti, ma con la partecipazione delle masse attraverso le loro organizzazioni, perchè i sindacati dei lavoratori, le associazioni, gli organismi di massa, proprio in situazioni come queste, vanno attivati.

Noi non ci stiamo con chi ci dice che dobbiamo stare zitti, fermi, considerare queste in corso le uniche soluzioni.
Noi partiamo dagli scioperi, proteste spesso spontanee e necessarie di queste settimane per mettere in discussione i decreti e l'azione dei padroni e dei governi.

Il nostro primo messaggio che diamo ai proletari e alle masse, ai compagni e compagne è che noi non chiudiamo niente, non sospendiamo niente. Dobbiamo continuare a difendere le condizioni di vita degli operai e delle masse, nelle condizioni diverse e nelle forme in cui riusciamo. 
Noi siamo contro la chiusura delle fabbriche, lì dove non è necessario perchè unica misura per salvaguardare la vita dei lavoratori, perché in questa maniera gli operai, che dovrebbe essere la forza principale nell'opposizione ai piani del capitale e del governo e nelle soluzioni alternative (come in parte lo ha già fatto nell'Autunno caldo sulla sicurezza dei lavoratori) viene messa in condizioni di non nuocere, divisa e impotente; ma anche perchè temiamo, e allertiamo i lavoratori, che le fabbriche non riaprano alle stesse condizioni di oggi, ma alle condizioni dei padroni, lasciando operai in cigs, e aumentando lo sfruttamento di chi sta in fabbrica. 
Noi siamo per gli scioperi, per le fermate dove non c'è la massima sicurezza, per elevare il conflitto.

La situazione e l'azione della borghesia ci sta dando un'occasione per praticare il “lavoro in ogni condizione” che è un principio base della nostra organizzazione.
Facendolo, noi saremo più forti e capaci, ideologicamente, politicamente, organizzativamente, più legati alle masse. Mentre la borghesia si mostrerà più debole e totalmente incapace.

proletari comunisti/PCm Italia
19 marzo 2020

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