Il sindaco di Brescia, Emilio Del Bono (Pd), dice oggi al Fatto Quotidiano che nella sua città ci sono tanti contagiati da Coronavirus per colpa dei padroni delle industrie.
A Brescia i nuovi contagiati sono più di quelli di Bergamo (2918, con un aumento di 445 in un solo giorno, contro 3760, ovvero 344 più di domenica). Il bollettino quotidiano fa registrare 40 morti in più in un unico giorno (di cui quattro in città). In tutto sono 267.
“Non sappiamo più dove mettere le bare: le portiamo nella chiesa di San Michele, al centro del cimitero”.
Sindaco, perché Brescia è in questa situazione? Bisognava fare prima la zona rossa?
Se fossimo partiti tutti prima, il contagio quanto meno sarebbe stato più diluito. Qui è arrivato da Lodi, da Cremona. Come a Bergamo. Si tratta di una zona molto industriale, molto commerciale, dove la gente si sposta rapidamente. Noi, come dodici sindaci dei capoluoghi lombardi, il 7 marzo avevamo chiesto sia alla Regione che al governo di chiudere le attività produttive, tenendo aperte solo la filiera di igiene per la casa e quella alimentare. Oltre alla manutenzione dei servizi pubblici essenziali. Il numero dei lavoratori nelle fabbriche è molto elevato.
È il governo che è stato troppo timido o la Lombardia?
Fontana ha sempre tenuto una posizione severa, ma il peso del mondo industriale sia su Roma che su Milano si è sentito. Le mascherine sono introvabili, anche per le farmacie. Un gigante industriale come la Lombardia si è dimostrata fragilissima nella produzione di beni come le mascherine e i respiratori. Questo ci fa riflettere sul fatto che in alcune cose dipendiamo troppo dall’estero. Alcune filiere dovrebbero essere protette e attivabili rapidamente. Abbiamo perso settimane preziose. Mancano non solo ai farmacisti, ma anche a chi fa assistenza a domicilio,agli agenti di polizia, agli autisti dell’autobus. Sono state direzionate verso gli ospedali e le strutture sanitarie.
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