sabato 25 ottobre 2025

pc 25 ottobre - Il massacro non si ferma, la solidarietà neppure. Come ogni sabato a Milano in strada per la Palestina

Da un compagno di Milano:
Oggi Hannoun è stato fermato all'aeroporto di Linate e gli è stato notificato foglio di via per 1 anno.
Perciò ha dovuto intervenuto da remoto a fine corteo.
Abbiamo fatto uno striscione con scritto "siamo tutti Hannoun" ed è stato molto condiviso dagli arabi palestinesi, ma non solo, ed è stato in testa al corteo.

L'intervento di proletari comunisti

L'intervento di Hannoun

L'intervento di Iman

pc 25 ottobre - Roma, occupato il liceo scientifico Augusto Righi in via Campania, dopo l'annullamento di una conferenza sulla Palestina

Il documento politico di rivendicazione del gesto di protesta, che si apre con le parole di Refaat Alereer, poeta e attivista palestinese morto nel 2023 a causa di un attacco aereo nella Striscia di Gaza, dichiara che i motivi riguardano il genocidio palestinese. «Dall'8 ottobre 2023 sono state assassinate 67mila persone, di cui 20mila bambini. Ci sono stati 169mila feriti, il 90% dei palazzi a Gaza è stato raso al suolo. I numeri non si fermano» si legge nel manifesto. Gli studenti si scagliano poi contro il governo Meloni che «finanzia con 614 milioni Leonardo spa, che vende armi in Africa e nel Medioriente. I soldi presi dalle nostre tasse finanziano la morte piuttosto che la sanità e l'istruzione pubblica». Tra le ragioni che hanno spinto all'occupazione c'è anche quanto accaduto ieri. mercoledì 22 ottobre. «Volevamo parlare di Palestina. Ci è stato

pc 25 ottobre - USA, Israele e i paesi arabi rafforzano la collaborazione militare

USA, Israele e i paesi arabi rafforzano la collaborazione militare

Redazione Pagine Esteri | pagineesteri.it

17/10/2025

USA, Israele e i paesi arabi rafforzano la collaborazione militare

Il bombardamento contro i mediatori di Hamas in Qatar ha provocato una dura levata di scudi da parte dei paesi arabi che ha costretto Donald Trump a chiedere a Benjamin Netanyahu di scusarsi e di accettare un compromesso - comunque utile a Israele - su Gaza.

I leader del Qatar hanno pronunciato parole durissime: all'Assemblea generale delle Nazioni Unite a settembre, l'emiro del Qatar ha definito quella israeliana "una guerra genocida condotta contro il popolo palestinese" e ha accusato Israele di essere "uno Stato complice della costruzione di un sistema di apartheid". Il Ministero degli Esteri saudita ha condannato Israele ad agosto per quella che ha descritto come lo "sterminio per fame" e la "pulizia etnica" dei palestinesi.

Ma, pur condannando pubblicamente i continui massacri nella Striscia, alcuni paesi arabi - Bahrein, Egitto, Giordania, Qatar, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti - hanno intensificato negli ultimi tre

pc 25 ottobre - CRESCE LA REPRESSIONE DEL DISSENSO FILO-PALESTINESE IN EUROPA

𝗚𝗘𝗥𝗠𝗔𝗡𝗜𝗔: 𝗣𝗘𝗥𝗦𝗘𝗚𝗨𝗢𝗡𝗢 𝗝𝗨̈𝗥𝗚𝗘𝗡 𝗧𝗢𝗗𝗘𝗡𝗛𝗢̈𝗙𝗘𝗥 𝗣𝗘𝗥 𝗔𝗩𝗘𝗥 𝗣𝗔𝗥𝗔𝗚𝗢𝗡𝗔𝗧𝗢 𝗡𝗘𝗧𝗔𝗡𝗬𝗔𝗛𝗨 𝗔𝗜 𝗡𝗔𝗭𝗜𝗦𝗧𝗜

CRESCE LA REPRESSIONE DEL DISSENSO FILO-PALESTINESE IN EUROPA
A Monaco lo scrittore tedesco Jürgen Todenhöfer, 84 anni, ex deputato CDU e noto critico della politica israeliana, è stato arrestato [edit: è stato perseguito] per “istigazione all’odio” e “banalizzazione dell’Olocausto” dopo aver pubblicato su X un post in cui paragonava Benjamin Netanyahu ai nazisti.
La sua casa è stata sorvegliata e perquisita, e la polizia ha sequestrato telefoni e dispositivi digitali.
Todenhöfer, autore di libri su Afghanistan, Iraq e ISIS, ha denunciato la repressione del dissenso filo-palestinese in Germania, dove ogni critica a Israele è spesso assimilata all’antisemitismo.
Ha dichiarato: «Se sarò condannato, sarà un onore: difendere la libertà e la pace in Palestina è un dovere».

VAROUFAKIS BANDITO, MANIFESTANTI ARRESTATI, ARTISTI CENSURATI
Il caso Todenhöfer si inserisce in un clima sempre più restrittivo. Il politico greco Yanis Varoufakis è stato bandito da eventi pubblici in Germania dopo aver definito “apartheid” il trattamento dei palestinesi.
Negli ultimi mesi, centinaia di manifestanti pro-Palestina sono stati arrestati o dispersi con la forza durante cortei pacifici a Berlino, Amburgo e Francoforte.
Anche artisti e accademici che avevano espresso solidarietà ai civili di Gaza sono stati esclusi da festival e università, segno di una deriva censoria sempre più evidente.

LA LIBERTÀ D’OPINIONE EUROPEA SOTTO ATTACCO
Il fenomeno rischia di estendersi come un contagio: la criminalizzazione del pensiero critico si sta lentamente infiltrando anche in altri Paesi europei, dove si moltiplicano i tentativi di limitare la libertà d’espressione in nome della “lotta all’odio”.
È come se la parentesi di libertà costituzionali aperta nel dopoguerra si stesse chiudendo, lasciando il

pc 25 ottobre - Israele ha ucciso 20.058 studenti a Gaza e in Cisgiordania in due anni

Gaza – Presstv. Il ministero dell’Istruzione palestinese afferma che oltre 20.000 studenti sono stati uccisi e oltre 31.000 feriti dalle forze israeliane nella Striscia di Gaza e nella Cisgiordania occupata dal 7 ottobre 2023.

In dati pubblicati martedì, il ministero ha affermato che 19.910 studenti a Gaza e altri 148 nella Cisgiordania occupata sono stati uccisi negli attacchi dell’esercito israeliano.

I bombardamenti del regime hanno inoltre ferito 30.097 studenti a Gaza e altri 1.042 nella Cisgiordania occupata, ha aggiunto.

Il ministero ha riferito che almeno 1.037 insegnanti e personale amministrativo scolastico sono stati

pc 25 ottobre - Formazione rivoluzionaria delle donne - Critica alle teorie post-moderniste - Dal libro di Anuradha Ghandy - 1° parte

 https://femminismorivoluzionario.blogspot.com/2025/10/formazione-rivoluzionaria-delle-donne_25.html

pc 25 ottobre - Torino corteo pro Palestina caricato dalla polizia - info e immagini

Il corteo  pro Palestina cercava di raggiungere Piazza Carignano, dove si sta svolgendo un evento di Forza Italia con Tajani e Bernini sul tema del diritto alla casa.

pc 25 ottobre - Roma dove c'è solidarietà e lotta c'è repressione


pc 25 ottobre - I piani sionisti vanno avanti in spregio a ogni accordo

L’IOA ordina la demolizione di impianti industriali e case a Gerusalemme Est

Gerusalemme/al-Quds. Giovedì, l’autorità di occupazione israeliana (IOA) ha emesso ordini di demolizione per grandi impianti industriali e abitazioni nelle città di Anata e Qalandiya, nella Gerusalemme occupata.

Fonti locali hanno riferito che le forze di occupazione hanno fatto irruzione all’ingresso di Anata, a nord-est di Gerusalemme, e hanno distribuito avvisi di demolizione mirati a fienili, fabbriche di ferro e mobilifici. Questa decisione rientra in un piano di lunga data per la costruzione di una strada, una rotatoria e un ponte che colleghi l’incrocio di Anata al checkpoint militare di Hizma, nell’ambito dei progetti di insediamento “Grande Gerusalemme” ed “E1”.

Secondo le fonti, l’IOA mira a eliminare qualsiasi struttura palestinese lungo il percorso di questo progetto. Le operazioni di demolizione nell’area sono state ripetutamente effettuate con vari pretesti, come la mancanza di permessi di costruzione o la vicinanza al muro dell’apartheid.

Le fonti hanno avvertito che quanto sta accadendo all’ingresso di Anata e lungo la strada di Al-Za’im fa

pc 25 ottobre - Chiudere i CPR è giusto e legittimo - mobilitiamoci

Il Consiglio di Stato condanna il sistema dei CPR: non tutelano dignità e salute

Una sentenza del Consiglio di Stato fa tremare i Centri di Permanenza per il Rimpatrio (CPR), stabilendo che lo schema di capitolato d’appalto utilizzato per la loro gestione non tutela a sufficienza il diritto alla salute e la dignità delle persone che vi sono recluse. I giudici amministrativi hanno accolto il ricorso di Asgi e Cittadinanzattiva, annullando il decreto ministeriale del 4 marzo 2024 e imponendo al Ministero dell’Interno di rivedere le norme che regolano l’assistenza sanitaria e la prevenzione del rischio suicidario. La pronuncia denuncia un «difetto di istruttoria» per il mancato coinvolgimento del Ministero della Salute e del Garante nazionale dei detenuti, e chiede di adeguare «scrupolosamente» il capitolato alla direttiva Lamorgese del 2022, superando le attuali «discrasie». Intanto, però, è proprio su quello schema annullato che si basano gli appalti per la gestione dei CPR in tutta Italia.

La decisione del Consiglio di Stato ha ribaltato la sentenza del TAR Lazio che aveva respinto il ricorso e riconosciuto la fondatezza delle censure mosse dalle associazioni: il capitolato non garantisce standard adeguati per le persone con vulnerabilità psichiatrica o in trattamento farmacologico, non prevede un piano anti-suicidiario, procedure di osservazione all’ingresso, né la necessaria formazione del personale. I giudici hanno evidenziato come, in assenza di una legge che disciplini dettagliatamente i «modi» del trattenimento – come recentemente rilevato anche dalla Corte

pc 25 ottobre - Martedì 28 ottobre riprendiamo lo studio de Il Capitale di Marx col prof. Giuseppe Di Marco

Il Capitale ha nel suo sottotitolo: "critica all'economia politica" . 

L’economia politica è la scienza che fa, dice Marx, l’anatomia della società borghese. Fa l’anatomia di quella società che produce produzione per la produzione, ricchezza per la ricchezza. 

Però il capitale prepara la via perché la produzione per la produzione diventi produzione dell’uomo stesso. 

pc 25 ottobre - Grecia - contro l'attracco della nave israeliana a Salonicco

29 ottobre, ore 8:30 presso la Porta Centrale del Governo Regionale di Salonicco

L'attracco della nave da crociera israeliana nel porto di Salonicco il 29 ottobre rappresenta una grande sfida per la popolazione di Salonicco. È una sfida perché, allo stesso tempo, e da almeno due anni, i sionisti-fascisti di Israele stanno palesemente perpetrando un genocidio contro il popolo palestinese, che ha sofferto così tanto e allo stesso tempo è stato così eroico. 


È una grande menzogna che i passeggeri della nave da crociera siano semplici cittadini ignari e innocenti, come è stato chiaramente dimostrato dal loro comportamento (festeggiamenti con bandiere, insulti ai nostri concittadini, ecc.) negli altri porti del nostro Paese, dove attraccano le navi da crociera israeliane. Come tutti sanno, sono soldati dell'esercito israeliano, quello che massacra quotidianamente i palestinesi, causando ecatombi di morti. È indesiderabile che i fascisti sionisti che uccidono la

pc 25 ottobre - Femminicidi, governo, Stato complici e mandanti


Luciana è morta, dopo le coltellate ricevute per strada a Milano dall’ex marito.
Questo femminicidio segue di pochi giorni il femminicidio di Pamela sempre a Milano;
ancora prima c’è stata Sueli morta per essersi lanciata dal quarto piano di un palazzo a Milano nel disperato tentativo di sfuggire all’incendio dell’appartamento appiccato dal suo compagno...

E altre, altre ancora vengono uccise, soprattutto da ex mariti o compagni

LA GUERRA, di BASSA INTENSITA' CONTRO LE DONNE non si ferma mai.

Come hanno detto le compagne del Mfpr durante la fiaccolata per Pamela: “francamente, siamo stufe di sentir dire che ci vuole un cambio culturale ed educativo… Il cambio culturale c'e' già stato, ma in peggio, quante prove volete? Non si tratta di sensibilizzare o di educare, si tratta di RIBALTARE. Questo contesto non è neutro, con questo governo si alimenta un clima di odio, di controllo, di possesso. Un clima che non solo non protegge le donne, ma le espone, le isola, le colpevolizza. Non è un caso isolato, è sistema e, per noi, questo sistema va smantellato, non riformato”.

Istituzioni statali, le forze dell’ordine che dovrebbero proteggere, in realtà sempre più sono complici. Tutti gli ultimi femminicidi vengono dopo lunghi periodi di violenze fisiche e morali, di pesanti maltrattamenti che tutti sapevano, che sapeva la polizia, i carabinieri, ma vengono ignorati, sottovalutati.

A questo si unisce parte della magistratura - solo gli ultimi fatti: a Verbania un uomo che minacciava ripetutamente la sua compagna dopo solo 4 giorni di carcere era stato liberato, posto agli arresti domiciliari con il braccialetto elettronico, ma subito era tornato a molestare la donna; a Macerata, un giudice aveva assolto un ragazzo dall’accusa di stupro su una ragazza di 17, perché “la ragazza conosceva i rischi di restare da sola in auto con lui”, poi “aveva già avuto rapporti, non era vergine”E stronzate di questo genere.
Per fortuna poi in entrambi i casi gli uomini sono stati nuovamente arrestati da altri magistrati.

Si potrebbe dire che queste istituzioni dovrebbero essere “educate”..., ma non è possibile! Esse sono pregne di una logica verso le donne bastarda, fascista – quanti sono i casi in cui carabinieri o poliziotti hanno stuprato ragazze, donne? E la legge fa comunque ricadere la responsabilità sulle donne.

Il caso di Pamela è esemplare: era stato accertato in un ospedale che era stata massacrata dal suo ex compagno, ma non è successo nulla perché “lei non aveva sporto denuncia”Ma è una normativa assurda: tante donne non denunciano per paura per loro e i loro famigliari, per vergogna, per speranza di un cambiamento. Ma per lo Stato, se non denunci, anche se i fatti sono evidenti, tu muori...

Poi c’è il governo, questo governo Meloni. L’ultimo intervento contro le donne del governo è stato

venerdì 24 ottobre 2025

pc 24 ottobre - Il nuovo numero di ORE 12 settimanale


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pc 24 ottobre - La lotta degli operai nell'appalto Stellantis Melfi - infosolidale

Da Basilicata24.it del 23 ottobre 2025

“Dobbiamo resistere, resistere. Da qui non ce ne andiamo. Stellantis l’ha creato questo problema e lei lo dovrà risolvere, vogliamo ritornare al lavoro, in fabbrica”. È agguerrito Donato insieme ad Antonio, Giuseppe, Carlo, Sebastiano, Giuseppe e gli altri colleghi che da 10 giorni sono in presidio davanti alla Pmc di San Nicola di Melfi, fabbrica dalla storia trentennale e che fino al 7 ottobre scorso forniva pezzi, scocche e particolari di Lastratura al Gruppo Stellantis. Poi la perdita della commessa e il baratro improvviso per i 90 addetti. “Dovevamo fare qualcosa” spiegano Donato e gli altri. E così in mezzo a mille difficoltà il 13 ottobre hanno messo su gazebo e tenda (improvvisata) davanti ai cancelli. “Qualcuno pensava fosse solo una mossa momentanea, quella di organizzare il presidio, invece è un fatto concreto, stiamo crescendo in numero e speriamo di diventare anche un punto di riferimento per colleghi che stanno vivendo la nostra stessa condizione”. Il presidio dei lavoratori Pmc

Lavoratori Pmc

“STELLANTIS VUOLE COLPIRCI, UN PEZZO ALLA VOLTA”. L’idea di chi ha organizzato la mobilitazione che va avanti da mattina a tarda sera, è chiara. “Stellantis sta colpendo l’Indotto un pezzo alla volta, prima la Logistica poi tutti gli altri stabilimenti, e non si può accettare tutto ciò passivamente, bisogna lottare”. Questo il grido lanciato dai gazebo. E un primo obiettivo è stato già raggiunto. “Nell’incontro al Ministero (Mimit, ndr) di ieri – precisa un delegato sindacale presente – siamo riusciti ad ottenere la garanzia di un anno di ammortizzatori sociali straordinari, fino a ottobre 2026”. Ma non è questa l’unica rivendicazione. È una garanzia necessaria ma non sufficiente. Delegato sindacale con un lavoratori PmcLavoratori Pmc

SI CERCA UN NUOVO IMPRENDITORE Mentre si “resiste” al presidio, si sono già dati una road

pc 24 ottobre - Infame sfratto violento a Bologna - un ennesimo crimine poliziesco e fascista del governo Meloni - massima solidarietà

Violento sfratto in via Michelino 41, Bologna, dove due famiglie con bambini piccoli sono state cacciate di casa a suon di manganelli da parte delle forze di polizia.

Secondo quanto denunciato da PLAT – Piattaforma di intervento sociale, e da alcune associazioni presenti sul posto, le famiglie coinvolte avrebbero sempre pagato regolarmente l’affitto e si sarebbero visti recapitare un provvedimento di sfratto per finita locazione dopo la vendita dello stabile. All’origine della vicenda ci sarebbe la trasformazione dell’intero palazzo in un B&B di lusso, data la vicinanza con il quartiere fieristico.

I reparti della Polizia sono intervenuti per forzare gli ingressi e buttare fuori di casa i nuclei familiari, diversi i feriti. Durante l’intervento è stato abbattuto un muro divisorio per consentire l’accesso delle forze di polizia a un secondo appartamento (in foto).

Lo sfratto, come riportato dalle associazioni presenti, è avvenuto senza la presenza dell’assistente sociale con l’avvocato dello stabile che afferma: “gli assistenti sociali hanno indicazione di non venire sul posto”.

Ai microfoni di Radio Onda d’Urto il racconto di Federico, della redazione di Radio Onda d’Urto Emilia-Romagna. Ascolta o scarica.

da Radio Onda d’Urto

I video di PLAT che documentano l’irruzione e le cariche:

pc 24 ottobre - ORE 12 Controinformazione rossoperaia oggi non è andata in onda - per impegni dei redattori - riprendiamo regolarmente lunedì 27

pc 24 ottobre - Manifestazione al carcere di Melfi per la liberazione di Anan - 26 ottobre ore 15.30

pc 24 ottobre - Contro il piano di guerra dell'imperialismo italiano e le sue forze armate

Il piano degli investimenti della Difesa: dagli F-35 ai sistemi anti drone, dai Samp/T ai sottomarini

Le indicazioni dell’Annesso al Documento programmatico pluriennale della Difesa 2025-2027

di Andrea Carli

Ipp

Eurofighter, F-35, Gcap caccia di sesta generazione per quanto riguarda i mezzi aerei. E, sul fronte di quelli da combattimento pesanti, l’ammodernamento dei carri armati Ariete e il rinnovo della componente corazzata con Main Battle Tank di nuova generazione. Infine, i sistemi anti drone «per contesti operativi complessi e urbani», le batterie SAMP/T Next Generation e, in ambito navale, le fregate europee multi missione (FREMM), fino ai sottomarini U212NFS.

pc 24 ottobre - Il genocidio a Gaza è un crimine collettivo: il nuovo rapporto di Francesca Albanese

23 Ottobre 2025 - 18:51

«Il genocidio in corso a Gaza è un crimine collettivo, sostenuto dalla complicità di influenti Stati terzi, che hanno reso possibili politiche durature di occupazione, assedio e bombardamento». Con queste parole, la relatrice speciale delle Nazioni Unite per i territori palestinesi occupati, Francesca Albanese, introduce il suo ultimo rapporto, Gaza Genocide: A Collective Crime (A/80/492), in cui accusa Israele di condurre una campagna di distruzione «intenzionale e sistematica» contro la popolazione palestinese, con la complicità di Stati terzi e imprese che, attraverso il prolungato sostegno militare, politico, diplomatico ed economico, avrebbero reso possibile il massacro. Il documento evidenzia anche la riluttanza, da parte della comunità internazionale, a chiedere conto a Israele delle proprie azioni, che hanno consentito a quest’ultimo di consolidare nel territorio palestinese occupato «il proprio regime di apartheid coloniale d’insediamento», arrivando a un livello di violenza «senza precedenti». Il rapporto non parla più soltanto di “crimini di guerra” o “uso sproporzionato della forza”, ma di un progetto coordinato per annientare un gruppo umano protetto dal diritto internazionale. Un’accusa che, se accolta, potrebbe ridefinire le responsabilità globali nel conflitto e aprire la strada a incriminazioni per genocidio.

Un crimine collettivo

Nel rapporto A/80/492, la relatrice ONU identifica chiaramente una responsabilità estesa oltre i confini della Striscia. Il documento è stato elaborato attraverso una revisione dei materiali delle Nazioni Unite, incluso il rapporto del Segretario Generale A/79/588, e 40 contributi provenienti da attori statali e non statali. Tutti i 63 Stati menzionati nel rapporto hanno avuto la possibilità di

pc 24 OTTOBRE - MILANO IN PIAZZA: CON LA RESISTENZA PALESTINESE, SENZA GIUSTIZIA NESSUNA PACE

 

pc 24 ottobre - Appello delle organizzazioni palestinesi in Italia

...domenica 19 ottobre, “Israele” ha bombardato massicciamente la Striscia di Gaza da nord a sud, causando il martirio di almeno 33 palestinesi e violando ancora una volta il cessate il fuoco — si registrano almeno 80 violazioni dall’inizio della tregua, per un totale di 97 martiri — oltre a infrangere il cosiddetto “piano di pace” del presidente USA Donald Trump.

Questo nuovo atto, di natura genocidaria, mette in luce come quella tregua non sia mai realmente entrata in vigore: l’esercito di occupazione “israeliano” ha continuato ad assassinare il nostro popolo a Gaza, mentre bombardava estensivamente il sud del Libano, compiva incursioni in Siria e intensificava la sua pressione coloniale sulla Cisgiordania con raid e arresti, sostenendo sistematicamente il terrorismo dei coloni sulle nostre terre.

In quest’ora buia, noi palestinesi della diaspora ci stringiamo alla Resistenza e al nostro popolo in Palestina e in tutta l’area, dal Libano alla Siria. Siamo vicini alle nostre sorelle e ai nostri fratelli di Gaza, ancora una volta assediati e esposti alla violenza genocida sionista. Ci stringiamo alle mani pazienti del nostro popolo — donne, uomini, bambini e anziani — che non intendono abbandonare la loro terra a nessun costo. Sosteniamo i nostri combattenti della resistenza, che si preparano ancora una volta a fronteggiare l’avanzata dell’esercito d’occupazione e a proteggere la popolazione dallo sfollamento forzato e dalla pulizia etnica.

Ci appelliamo a chi, dall’Italia, negli ultimi due anni ha lottato con dedizione e sacrificio al nostro

pc 24 ottobre - Dalle fabbriche la linea dell'autonomia operaia

La prima considerazione, a premessa, è che in una società capitalista fondata sull'antagonismo tra padroni operai, Capitale e lavoro, la lotta di classe non sta ferma, nel senso che se non la fanno gli operai, sono i padroni che ogni giorno la fanno, cercando di imporre i loro interessi di classe.

Un sindacalista della FIOM ha rilasciato una notizia sulla situazione della Stellantis in cui praticamente emerge in maniera chiara la necessaria ripresa della lotta di classe del nostro Paese e quindi la necessità di avere una visione autonoma da padroni e governo, a partire dall'analisi del contesto in cui si inseriscono le crisi, di cui sono lo specchio le grandi vertenze aperte e che sono all'interno della crisi mondiale del sistema capitalista/imperialista.

Come più volte abbiamo detto, nelle grandi questioni della Stellantis, del gruppo dell'auto, della questione dell'Ilva, la più grande fabbrica a livello europeo dell'acciaio essenziale per la produzione del nostro Paese, la logica che muove i sindacalisti è quella di trovare la soluzione all'interno di questo sistema e quindi con le conseguenze che vengono scaricate sugli operai. Questa è la logica che guida la dinamica sindacale che si riproduce in tutte le altre battaglie che sono ancora aperte in primis la questione del salario degli operai e la battaglia del contratto dei metalmeccanici.

La lotta operaia è necessaria anche rispetto alla finanziaria di questo governo, ad esempio sulle

pc 24 ottobre - In ogni movimento esiste sempre una destra, un centro e una sinistra - anche nel movimento palestinese, anche in Hamas e questa è la destra

Ahmed Yousef (Hamas): “Disarmo solo con garanzie, poi diventeremo un partito”

Ahmed Yousef (Hamas): “Disarmo solo con garanzie, poi diventeremo un partito”

L’intervista al veterano del movimento: “Le persone come Sinwar e altri che hanno passato la maggior parte del loro tempo nelle carceri israeliane, nei tunnel, non sono istruiti, non capiscono la politica”

giovedì 23 ottobre 2025

pc 23 ottobre - ORE 12 Controinformazione rossoperaia - Femminicidi, assassini, assassini! Mandanti e complici governo e Stato

 

pc 23 ottobre - Martedì 28/10 FORMAZIONE MARXISTA



pc 23 ottobre - Assassini Assassini! giu' le mani dai bambini! - Migranti: 40 morti in un naufragio al largo della Tunisia... fra cui diversi neonati

Almeno quaranta vittime fra cui diversi neonati. Trenta sopravvissuti, soccorsi al largo di Mahdia, ancora troppo sconvolti per dare alcun dettaglio. A meno di una settimana dal naufragio costato la vita a 23 persone tra Malta e Lampedusa, arriva l’eco di una nuova tragedia dal Mediterraneo centrale. Un barchino di ferro con a bordo circa settanta persone si è ribaltato al largo di Salakta, a Sud Est di Mahdia.Migranti in una foto d'archivio

 A bordo erano tutti migranti subsahariani. E non è un caso. A ribaltarsi è stata una delle cosiddette “bare galleggianti”, le imbarcazioni così piccole e instabili da essere ormai note su entrambe le sponde del Mediterraneo come la roulette russa di chi attraversa il mare. Ma sono l’unica opzione per i più poveri, fragili e vulnerabili che dalla Tunisia cercano di fuggire anche per evitare di finire nei nuovi circuiti di tratta, in cui uomini, donne e bambini – hanno rivelato report indipendenti di ong e associazioni dei diritti umani, così come diversi sopravvissuti – vengono venduti alle milizie libiche per 12 euro o poco più, il prezzo di una capra. Quest’anno i barconi sono in aumento nonostante l’accordo con Tunisi del 2023

pc 23 ottobre - India - Aquí nadie se rinde! Nobody gives up here! 24 ottobre Bharat Bandh! CPI (Maoist)

7 novembre  assemblee pubbliche ricordando la Rivoluzione d'ottobre, a sostegno della rivoluzione in India nel mondo  - proletari comunisti/PC maoista Italia - info csgpindia@gmail.com

CPI (Maoist) CC Calls For Bharat Bandh On October 24

in via di traduzione

Hyderabad District, October 21, 2025: The Central Committee of the Communist Party of India (Maoist) has called for a countrywide bandh on October 24 to protest against what it termed as the “ongoing war waged by the government against the Maoist Party leaders and cadre in the interests of corporate forces.”

In a statement issued on October 15, that was released to the media on Monday, CPI (Maoist) Central Committee Spokesperson, Comrade Abhay, alleged that the security forces were carrying out an extended “counter-insurgency war” for over five-and-a-half months in regions such as Narayanpur, Bijapur, Kanker, Sukma (Chhattisgarh), West Singhbhum (Jharkhand), and parts of Odisha, leading to large-scale operations against Maoist cadres.

The Maoist Party Spokesperson claimed that several of their senior leaders, including Comrade Manoj

pc 23 ottobre - ASSASSINI/ASSASSINI! - 80 prigionieri politici palestinesi morti dopo il 7 ottobre nelle carceri israeliane

Palestine : 80 détenus décédés depuis le 7 octobre 2023 dans les prisons israéliennes

Le nombre de prisonniers palestiniens morts en détention israélienne depuis le début du génocide  à Gaza a atteint 80, dont au moins 47 originaires de Gaza, suite au décès de Kamel al-Ajrami, un Gazaoui de 69 ans père de six enfants, ce lundi. Le nombre de prisonniers politiques palestiniens décédés en prison depuis 1967 s’élève à 317. En outre, des dizaines de Palestiniens auraient été exécutés sur le terrain immédiatement après leur arrestation. Israël continue de retenir, à titre de mesure punitive contre les familles, les corps de 88 prisonniers, dont 77 depuis octobre 2023, tandis que des dizaines de détenus de Gaza sont toujours victimes de disparition forcée. Le mouvement des prisonniers n’avait jamais connu une période aussi sanglante de son histoire. Il s’agit du résultat des meurtres systématiques perpétrés par le système pénitentiaire contre les prisonniers palestiniens, alors que le ministre extrémiste de la Sécurité nationale israélienne, Ben-Gvir, continue d’appeler à l’adoption d’une loi autorisant l’exécution de prisonniers.

secours rouge

pc 23 ottobre - Ex Ilva, pubblichiamo l'intervista dello Slai cobas sc a Radio Blackout fatta prima dello sciopero del 16/10

 

Radio Blackout - Abbiamo saputo che c'è uno sciopero generale su quello che sta succedendo sull'Ilva, il 16 ottobre tra due giorni. C'è molto fermento rispetto a questo sciopero, ci sono assemblee, mi sa una vostra assemblea proprio domani, in fabbrica.

Lo sciopero generale è stato indetto dai confederali. Dobbiamo un po' analizzare tutte le sfumature anche perché questo sciopero anticipa un po' l'atmosfera che si sta vivendo a Taranto.

Ci siamo lasciati l'ultima volta qualche mese fa, dove c'erano varie aziende che offrivano denaro in cambio della fabbrica, l'occupazione era sempre una questione secondaria. Adesso tutti queste aziende stanno un pò svanendo perché gli unici due concorrenti a quanto pare che sono rimasti sono due Fondi statunitensi, insomma Trump è venuto in aiuto dalla Meloni a quanto pare, perché il governo ha disatteso quasi tutto quello che aveva, non promesso, solo mormorato rispetto alla fabbrica, rispetto alla città e si prevede un'apocalisse occupazionale, così un po' ne parlano i giornali.

Questa è un po' una breve introduzione, prego se vuoi un po' rimettere in ordine le idee e parlarci un po' di come si sta andando verso lo sciopero generale di Taranto fra due giorni.

Slai cobas sc - Rispetto all'ultima volta che ci siamo sentiti è inutile nasconderci che la situazione sta peggiorando su tutti i fronti, sia sul fronte dei padroni ma anche sul fronte degli operai. Come hai anticipato siamo arrivati a una situazione in cui “l'apocalisse occupazionale” sembra avvicinarsi. La nuova gara è stata lanciata dal governo, pilotata o meno che sia perché non sappiamo più niente anche noi. Prima era stata sponsorizzata a gran voce la Baku Steel con tutto il suo carico, nave di rigassificatore e tutto il resto; ma appena la questione della nave è stata messa in discussione - noi avevamo denunciato da sempre che la Baku Steel puntava soprattutto al gas e questo si è dimostrato vero - la Baku Steel si è ritirata.

Ritirata la Baku Steeel, la Jindal, che pure aveva insistito molto soprattutto nella prima gara, si era autopromossa con interviste sui giornali locali, e che quindi sembrava che in questa seconda tornata potesse tornare a essere favorita, in realtà si è spostata sulla Thyssenkrupp e quindi ha mollato la questione Taranto.

Mollata da Baku Steel, mollata da Jindal, aggravatasi oggettivamente la situazione di mercato - su

pc 27 novembre - infoaut su guerra e palestina - Pensiamo che lanciare un appuntamento nazionale a novembre... - info

Quando abbiamo lanciato la proposta di un percorso unitario che avesse come ispirazione la costruzione di un processo contro la guerra e per la fine del genocidio in Palestina le condizioni in cui lo abbiamo fatto erano molto diverse. 

Quest’estate, la necessità di fare un tentativo di ricomposizione che vedesse come priorità la pratica di un obiettivo per piegare le scelte politiche del nostro Governo, e che desse un segnale forte contro il riarmo e in solidarietà alla Palestina e al suo popolo che resiste si inseriva in un quadro di quiete prima della tempesta. 

Oggi una piccola tempesta ha scombinato tutto. Abbiamo vissuto giorni che valgono anni. Abbiamo praticato collettivamente, a centinaia di migliaia, in milioni, degli obiettivi grazie alla messa in pratica dello slogan “blocchiamo tutto”. 

Sul piano generale inoltre, principale bussola per orientare il nostro agire, vediamo l’avviarsi di una tregua che apre grandi questioni rispetto a come si svilupperà la situazione sul territorio; come si porranno i nostri governi nella futura “ricostruzione” di Gaza, quali saranno gli interessi, chi ci vorrà guadagnare, chi dovrà pagare per un genocidio e per un’occupazione che non è ancora finita; quali sviluppi e accelerazioni avranno le politiche belliciste e di riarmo nel nostro paese e non solo. Un ulteriore elemento di prospettiva ce lo deve dare la missione della Flottilla, da considerarsi come un soggetto a tutti gli effetti parte integrante e motore del movimento, con il quale mettersi in connessione. Così come lo sono i lavoratori portuali, con i quali occorre stabilire sintonia nell’iniziativa, per sostenerli e per scambiare competenze e saperi.

Pensiamo che lanciare un appuntamento nazionale a novembre in questa fase non risponda più alle esigenze che riscontravamo soltanto un paio di mesi fa. A fronte della velocità con cui la Storia oggi va avanti pensiamo sia fondamentale non collocarsi al di fuori di essa ma immergersi in questo momento storico e cogliere le necessità, nuove, che impone. 

Questo ragionamento ci spinge dunque a sospendere l’idea di una manifestazione nazionale a Roma per l’8 novembre perché sarebbe fuori tempo e fuori contesto. Pensiamo che sia fondamentale allo stesso tempo contribuire a rendere duraturo il movimento. Per fare questo diamo alcune indicazioni che guardano ad alcuni aspetti che ci sono sembrati preponderanti in queste settimane: la geografia della lotta, l’efficacia, la capillarità. 

In questo senso dunque, invitiamo a costruire momenti di confronto e partecipazione con chi ha preso parte alle iniziative di mobilitazione di queste settimane; a darsi gli strumenti per rimanere in contatto e dare aggiornamenti in tempo reale delle iniziative; a coordinarsi per futuri momenti di blocco a livello nazionale, cercando di alimentare l’efficacia di dove si blocca, perché e chi. I carichi di armi, il loro trasporto e la logistica della guerra, la loro produzione, sono alcuni degli obiettivi da tenere a mente come centrali in questa fase. Il ruolo dei media mainstream nel narrare il genocidio e il ruolo dei governi occidentali; i tentativi di criminalizzare le lotte e chi ne prende parte; un cambio di passo nella gestione delle piazze; sono altri elementi su cui avviare un ragionamento complessivo e organico. 

Territorializziamo il processo di lotta e diamoci un tempo di verifica collettivo che possa permettere di ritrovarci e mettere a fuoco cosa serve e cosa non serve in questo momento storico per andare nella direzione di una ricomposizione e di una mobilitazione di massa duratura, contro i piani del governo che intende renderci tutti e tutte disponibili alla guerra. Abbiamo detto che la Palestina ci sta liberando, costruiamo il nostro percorso di liberazione oggi nelle scuole, nelle università, nei quartieri, nel lavoro, nei territori. 

Invitiamo a sostenere, partecipare e convergere nei prossimi appuntamenti che il movimento attuale si darà, nelle prossime occasioni di sciopero generale e a moltiplicare le iniziative territoriali capaci di indicare la logistica e l’infrastruttura della guerra come obiettivi sui territori ai quali guardare per continuare un processo di contrapposizione ai piani bellici, di riarmo e di “ricostruzione” coloniale che anche il nostro Governo sta già attuando per speculare e guadagnare dal piano di colonialismo di insediamento sedendosi al banchetto del “business della pace” in Palestina.

Mentre le macerie di Gaza raccontano l’ennesimo atto di pulizia etnica e annientamento coloniale, il governo italiano si prepara a “sedersi al tavolo della ricostruzione”.

Lo fa con toni solenni e parole come “pace”, “aiuto”, “stabilità”. Ma dietro le dichiarazioni umanitarie si muovono interessi, strategie e contraddizioni che svelano un’altra verità: la geopolitica al servizio del business.

A Palazzo Chigi si è riunita una task force interministeriale per coordinare gli interventi nella Striscia, a guidarla è Antonio Tajani, che ha annunciato la presentazione di un piano italiano all’ONU per la “ricostruzione politica ed economica” di Gaza, con l’Autorità Palestinese come interlocutore e i governi arabi come garanti.

Dietro l’apparente neutralità istituzionale, però, si profila un vecchio schema: l’Italia che partecipa a una “missione di pace” dopo aver sostenuto nei fatti la guerra.

La doppia morale del governo da una parte, Roma si propone come mediatrice umanitaria, dall’altra, vende armi a Israele: nonostante le parole di sospensione.

Mentre Gaza veniva cancellata a colpi di bombe, Roma preferiva il silenzio. Nessuna sanzione, nessun blocco alle esportazioni, nessun riconoscimento del diritto all’autodeterminazione palestinese. Oggi, gli stessi attori parlano di “ricostruzione” e “rinascita”. Ma cosa si ricostruisce, se prima si è reso possibile distruggere?

L’Italia partecipa attivamente alla missione europea EUBAM-Rafah, con un contingente di Carabinieri (vedi Tuscania Opuscolo No Base) impegnato nel controllo del valico tra Egitto e Gaza.
Ma il contingente italiano, già presente con una piccola unità, è pronto a essere ampliato fino a 250 militari e carabinieri, con l’obiettivo dichiarato di garantire “sicurezza e stabilità” e addestrare le future forze militari palestinesi nella Striscia, dentro il disegno di Trump, NATO e Israele di un governo “tecnico” e coloniale in chiave anti-Resistenza, con il rischio concreto di rafforzare un dispositivo di controllo più che di pace.

È il solito linguaggio delle “missioni post-conflitto”: addestramento, stabilizzazione, ricostruzione. Lo stesso già visto in Somalia negli anni ’90, dove la presenza italiana si è trasformata in un laboratorio di intervento militare travestito da cooperazione. Anche lì, tra affari, ONG cooptate e appalti miliardari, la ricostruzione è diventata terreno di conquista per le imprese “amiche” del governo. Anche allora, si parlava di “aiuti” e “democrazia”, ma i risultati furono corruzione, violenza permanente e consolidamento del potere delle élite.

Dietro la parola “ricostruzione” si muovono già gli interessi delle grandi aziende italiane del cemento, dell’energia e delle infrastrutture.
Webuild, Buzzi Unicem, Cementir, Leonardo, Terna, Italferr: nomi che ritornano ogni volta che una guerra apre nuove “opportunità” economiche. Le stesse imprese che in passato hanno partecipato e tutt’ora partecipano a grandi opere contestate, come il Ponte sullo Stretto, ad appalti nei paesi in guerra o a progetti ad alto impatto ambientale e sociale.
Ora si candidano per ricostruire ciò che l’industria bellica – di cui l’Italia stessa fa parte – ha contribuito a radere al suolo.

Ulteriore ipocrisia sono le proposte del MUR di avviare corsi telematici per il popolo palestinese colpito dallo scolasticidio e la costruzione di una nuova università in cooperazione con l’Italia: iniziative “nobili” da parte del Governo, se non fosse per le innumerevoli complicità tra le nostre università e il sistema accademico-militare-industriale israeliano, che migliaia di student in lotta contestano e su cui nessun Ateneo ha voluto prendere iniziative che non fossero timide, tardive, insufficienti. Con una mano si collabora con i carnefici nella scienza militare, industriale, tecnologica e ideologica del genocidio, con l’altra ci si propone come educatori delle “vittime”.

Tutto ciò rappresenta un’altra occasione per presentarsi come “partner affidabili” nel Mediterraneo, mentre si normalizza la guerra, l’occupazione israeliana come se fossero catastrofi naturali, e si dimenticano le responsabilità.

Per chi da mesi manifesta nelle piazze contro il genocidio, la complicità italiana è lampante.
Non bastano i comunicati di pace o le foto di ministri con caschi da cooperanti per cancellare il ruolo di un governo che ha venduto armi, sostenuto Israele e criminalizzato chi si schiera con la Palestina.
La “ricostruzione” annunciata a Roma non è segno di pace, ma l’ennesimo tentativo di ripulire l’immagine di uno Stato che partecipa alla guerra per profitto e per potere.

Nessuna pace è possibile se si ignora il colonialismo israeliano, se si continua a disumanizzare il popolo palestinese e a proteggere i suoi carnefici.
La vera ricostruzione di Gaza deve nascere da chi Gaza la abita e la resiste, non da chi ha contribuito a distruggerla e ora aggiunge mattoni e cemento al muro dell’oppressione.

 

pc 23 ottobre - La Resistenza non si arrende, la Palestina si difende! Anan e Tarek liberi - info SRP


Giornata di presidi in solidarietà con i prigionieri per la Palestina il 26 ottobre.

Oltre a quello di Melfi, per Anan Yaeesh, ci sarà un presidio al carcere di Pescara, dove da poco è stato trasferito Tarek Dridi, a seguito del crollo del tetto di Regina Coeli dove era detenuto.

Tarek, ragazzo tunisino arrivato in Italia dal 2008, è stato condannato dal tribunale di Roma a 4 anni e 8 mesi per gli scontri che vi furono il 5 ottobre 2024 a Roma, quando migliaia di persone scesero in piazza sfidando i divieti del governo, per reclamare a gran voce la fine del genocidio a Gaza.

Per diverse ore, sotto una pioggia torrenziale, le forze dell’ordine circondarono il presidio con i blindati permettendo l’ingresso ai manifestanti solo previa identificazione. Anche nei pressi della

mercoledì 22 ottobre 2025

pc 22 ottobre - India - Ma quale resa, quale disarmo... Solo normali traditori

La guerra popolare e il Partito comunista dell'India (maoista) vanno avanti e vanno sostenuti dal Movimento comunista Internazionale

proletari comunisti/PC maoista

7 novembre 2026 assemblee pubbliche in tutte le sedi e realtà proletarie e comuniste 

info csgpindia@ 


Traduzione non ufficiale dal documento dall’originale Telegu 

Nuovo Documento del Comitato Centrale del Partito Comunista 

dell'India (Maoista)

Sul tradimento della banda di Sonu e Satish e il percorso 

inevitabile della Rivoluzione

Chiediamo al popolo della rivoluzione di punire Sonu, Satish e i loro seguaci, che sono diventati rivoluzionari traditori, che sono diventati un tradimento rivoluzionario, che hanno ceduto al nemico. Sonu e Satish sono stati espulsi dal partito.

Sonu, membro del Politburo del Comitato centrale del nostro partito, il membro del Comitato Zonale Speciale del Dandakaranya Vivek, DK S. Z. C. Deepa, 10 membri del Comitato Divisionale/Comitato di Compagnia, membri del partito, P.S.L.G.A. Un totale di 61 membri si sono arresi alla polizia a Gadchiroli alla presenza del primo ministro del Maharashtra Devendra Fadnavis il 14 ottobre. Il nostro partito e 50 armi del popolo rivoluzionario sono stati consegnati al nemico. Questo è un tradimento rivoluzionario del partito, la rivolta contro il partito.

La rivoluzione del Dandakaranya, che sta affrontando una situazione difficile dalla fine del 2011, era in una temporanea ritirata dal 2018. Da allora, c'è stata instabilità politica. In una riunione del Comitato Centrale nel dicembre 2020, Sonu ha presentato un documento di propria analisi che conferma alcune delle carenze della rivoluzione del Dandakaranya. Il comitato centrale l'ha respinta. Più tardi, nelle riunioni del Comitato Centrale (CC) e del Politburo (PB), i CCC e i membri del PB lavorarono per criticare e correggere i suoi falsi sentimenti politici. Nel 2011, il Comitato Speciale di Zona del

pc 22 ottobre - I governi imperialisti europei/UE usano l'accordo su Gaza per assolvere i boia sionisti di Netanyahu e riprendere gli affari con Israele

Serve una nuova giornata europea di mobilitazioni a sostegno della Palestina libera - all'insegna del blocchiamo tutto.  

proletari comunisti/PC maoista 

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L’Unione Europea sospende la proposta di sanzioni contro Israele

Come ampiamente prevedibile, lUnione europea ha già sospeso l’ipotesi di introdurre sanzioni contro il governo israeliano.

Dopo il Consiglio Affari Esteri di lunedì, l’Alto rappresentante Kaja Kallas ha annunciato una “pausa” nel processo avviato teso a revocare i vantaggi commerciali previsti dal Trattato di Associazione tra Ue e Israele e a colpire i responsabili delle violenze, spiegando che “il contesto è cambiato” con l’avvio del piano per la fine della guerra nella Striscia di Gaza. E’ evidente come l’accordo di tregua raggiunto a Sharm El Sheik sia servito anche a disinnescare e depotenziare le misure di pressione verso Israele. Il rischio di un colpo di spugna sui crimini israeliani e le complicità di cui hanno usufruito è dietro l’angolo.

“Il cessate il fuoco ha cambiato il contesto, questo è chiaro a tutti. Tuttavia, a meno che non si vedano cambiamenti reali e duraturi sul terreno, compresi maggiori aiuti che raggiungono Gaza, “le misure

pc 22 ottobre - Il riarmo imperialista scaricato su proletari e masse

da ORE12/Controinformazione rossoperaia del 20/10

Con questa Controinformazione rossoperaia/Ore 12 interveniamo sulla questione centrale in questo momento storico: il riarmo dei paesi imperialisti e la conseguente economia di guerra, scaricati sui lavoratori, sulle masse sempre più impoverite, del nostro così come degli altri paesi imperialisti e paesi dipendenti.

Siamo sempre nell’epoca dell’imperialismo che ad oggi ha generato 2 guerre mondiali e ora siamo entrati nella fase preparatoria della Terza, una fase sempre più buia dove appaiono criminali sanguinari e gli eterni fascisti/nazisti che si fanno avanti per risolvere i problemi ad una borghesia imperialista che ragiona come sempre in termini di profitto e dalla sua crisi economica, politica, sociale, culturale non può uscirne se non rovesciandola sui lavoratori e le masse. I governi imperialisti sono tutti impegnati a favorire l’economia di guerra.

Questa accelerazione verso una nuova carneficina mondiale è partita con la forsennata corsa agli armamenti, con la rapina delle materie prime che significa la spartizione del mondo, convergenze, nuove alleanze e contrasti interimperialisti, guerre commerciali pronte a trasformarsi in guerre armate, e tutti noi abbiamo davanti i primi incendi della “guerra a pezzi” messa in campo in Ucraina e nel Medio Oriente, con al centro la Palestina per il ruolo di mastino impazzito servo dell’imperialismo, lo Stato nazisionista di Israele nell’area mediorientale a minacciare tutti i popoli arabi.

Il nostro governo, oggi rappresentato da Meloni - continuiamo a ripetere - anche sulla politica estera è in continuità con tutti i governi dei padroni che lo hanno preceduto, oggi sta esprimendo la politica del “complesso militar-industriale”, il suo principale blocco sociale di riferimento, non a caso il ministro Crosetto è alla guida della Difesa dove le scelte dei padroni delle armi, dei militari, sono un tutt’uno con l’economia, con il capitale finanziario, con la politica, e non a caso sia stato nel libro paga della principale azienda bellica a partecipazione statale, la Leonardo.

Ma il governo Meloni ha una caratteristica sua particolare, è fascista, e questo vuol dire che la sua politica mira alla formazione di un regime al servizio dei padroni e la sua ideologia lascia l’impronta anche in politica estera con la retorica della patria, del nazionalismo, della superiorità razziale dell’occidente rispetto agli altri popoli, del militarismo, dell’irreggimentazione sociale a partire dalle

pc 22 ottobre - ORE12 Controinformazione rossoperaia - Dalle fabbriche


pc 22 ottobre - Dagli USA all’Italia: contro i governi fascio-imperialisti

 

Da ORE 12 Controinformazione rossoperaia

7 milioni di persone hanno protestato negli Stati Uniti contro Trump, definito re autocrate ma più chiaramente fascista e sono scese in piazza nella maggior parte delle città americane.

È stata una buona dimostrazione contro la politica di Trump, fascista, razzista, a servizio del grande capitale, delle multinazionali, delle oligarchie finanziarie all'interno e imperialista all'esterno, volta a imporre gli interessi principali dell'imperialismo americano sopra gli interessi del mondo e a schierare tutti con lui, in una contesa infinita con le altre potenze imperialiste, mentre si schiacciano i popoli con guerre, genocidi e repressioni.

In America questo sviluppa un movimento di opposizione, e il movimento di opposizione non può essere raccolto dal partito democratico, un partito fallito proprio attraverso le elezioni di Trump.

Serve una nuova forza politica, un nuovo movimento di massa, un nuovo fronte e una nuova capacità di combattimento in America, nel ventre della bestia, per abbattere la bestia fascio imperialista che ha preso il potere, in continuità con le precedenti amministrazioni ma con la chiara intenzione di rappresentarne una rottura di stampo nazifascista.

Queste manifestazioni sono state fondamentalmente pacifiche, questo da un lato non può che essere così, quando si mobilitano in forme così estese masse di democratici, di studenti, di migranti, di associazioni che si oppongono a Trump è evidentemente che la forma di partecipazione della grande massa è pacifica. L'obiettivo è di raggiungere un alto numero di partecipanti per raccogliere tutte le ragioni dell'opposizione all'amministrazione Trump.

Ma questo è anche un limite, perché Trump conduce con uno stile di guerra la lotta all'opposizione

pc 22 ottobre - Partito/Fronte/lotta militante nelle battaglie nel movimento reale Palestina/Guerra imperialista/Governo moderno fascista/lotte proletarie e popolari