Massimo appoggio e sostegno
I manifestanti hanno srotolato sul palco cartelli coi volti degli
esponenti del governo, con la scritta "Wanted for crimes against
humanity"
Refugees in Libya, il movimento formato da sopravvissuti alle carceri libiche, scende in piazza per ribadire il proprio no al Memorandum Italia-Libia, l’accordo siglato nel 2017 durante il governo Gentiloni, quando Marco Minniti
era ministro dell’Interno e riconfermato per altri 3 anni in Parlamento
il 15 ottobre scorso, con 153 voti favorevoli, 112 contrari e 9
astenuti. “Quello che sta succedendo in Libia a livello storico è una
vergogna – spiega Abraham Tesfai, di Refugees in Libya –
un domani il governo italiano dovrà rispondere di questo accordo, per
questo noi diciamo che siamo ancora in tempo per bloccarlo e salvare
tutte le persone detenute”. Durante il presidio organizzato in piazza
Vidoni, a pochi passi da Palazzo Madama e in cui erano presenti diverse
Ong, gli attivisti hanno raccontato le loro esperienze nei lager libici,
hanno messo in scena delle performance e un finto processo nei
confronti di alcuni dei politici italiani, come Giorgia Meloni e il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi,
accusati di complicità con le milizie e il governo libico. I
manifestanti hanno srotolato sul palco dei cartelli con i volti degli
esponenti del governo, con la scritta “Wanted for crimes against
humanity”, ricercato per crimini contro l’umanità.
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