Almeno quaranta vittime fra cui diversi neonati. Trenta
sopravvissuti, soccorsi al largo di Mahdia, ancora troppo sconvolti per
dare alcun dettaglio. A meno di una settimana dal naufragio costato la vita a 23 persone tra Malta e Lampedusa,
arriva l’eco di una nuova tragedia dal Mediterraneo centrale. Un
barchino di ferro con a bordo circa settanta persone si è ribaltato al
largo di Salakta, a Sud Est di Mahdia.
A bordo erano tutti migranti subsahariani. E non è un caso. A ribaltarsi è stata una delle cosiddette “bare galleggianti”, le imbarcazioni così piccole e instabili da essere ormai note su entrambe le sponde del Mediterraneo come la roulette russa di chi attraversa il mare. Ma sono l’unica opzione per i più poveri, fragili e vulnerabili che dalla Tunisia cercano di fuggire anche per evitare di finire nei nuovi circuiti di tratta, in cui uomini, donne e bambini – hanno rivelato report indipendenti di ong e associazioni dei diritti umani, così come diversi sopravvissuti – vengono venduti alle milizie libiche per 12 euro o poco più, il prezzo di una capra. Quest’anno i barconi sono in aumento nonostante l’accordo con Tunisi del 2023

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