sabato 11 aprile 2020

pc 11 aprile - Lombardia - C’è poco da querelare, i numeri cantano



E alla fine è finalmente spuntata, la parolina magica: querela. L’assessore al welfare (ahah! ndr) della Lombardia Giulio Gallera l’ha lasciata cadere in una delle sue conferenze quotidiane. Incredibile davvero che nel centro della bufera, con le Mercedes luccicanti dei monatti che portano via le salme (quando non i camion dell’esercito, come a Bergamo) si senta questo sottofondo di “Qualcuno verrà querelato!”, di “Ci vediamo in tribunale!”.
Da cittadino lombardo, abitante e lavorante in Lombardia, sento montare una certa
irritazione (eufemismo) per una classe dirigente regionale che passa metà del suo tempo a difendersi dalle accuse che le piovono addosso da ogni parte (medici compresi, ovviamente, notizia di ieri). C’è poco da querelare, i numeri cantano, in questo caso, le interpretazioni possono fare tutti i ghirigori che vogliono, gli arabeschi da legulei e i sottili distinguo. Ma.
Ma la Lombardia (dati 5 aprile, tre giorni fa) ha da sola più deceduti (oltre il 27 per cento in più) di tutte le altre regioni italiane messe insieme, 8.905 morti contro i 6.982 del resto d’Italia. In effetti sono numeri che sarebbe interessante sentire in un tribunale.
Altro dato interessante (fonte: Istituto Superiore della Sanità) riguarda le Residenze per Anziani, con una media di decessi tra i pazienti del 9,4 per cento nazionale, che diventa del 19,2 per cento in Lombardia, più del doppio.
Diciamo che la delibera dell’8 marzo (numero XI/2906), che chiedeva alle residenze per anziani di mettere a disposizione personale e strutture per malati di Covid19 non ha aiutato (eufemismo).
Ora Gallera minaccia querele a chi dice che quelle strutture sono state “obbligate” a ospitare malati contagiosi, scappatoia astuta, sembra di sentire la telefonata con gli avvocati. No, in effetti nessun obbligo, solo un “consiglio” a strutture che nella quasi totalità vivono di accreditamenti regionali (traduco: se tua nonna ti dà un consiglio è un consiglio, se il tuo principale finanziatore ti dà un consiglio non è la stessa cosa).
Ce ne sarebbe abbastanza per farne una battaglia politica.
Secondo un illuminante schemino pubblicato al tempo delle recenti nomine nella Sanità lombarda (dicembre 2018), le posizioni apicali nelle Ast e Asst (Agenzie della salute territoriale, le vecchie Asl, e strutture ospedaliere), di nomina politica, sono 40 (quaranta). Eccole suddivise per partiti e forze politiche: 24 (ventiquattro) alla Lega, 14 (quattordici) a Forza Italia e 2 (due) a Fratelli d’Italia. Totale quaranta, l’en-plein, insomma.
Questo rende un po’ ridicolo l’atteggiamento di molti sedicenti neutrali che dicono: non è tempo per le polemiche, prima salviamo le vite.
No. Prima si salvano le vite, come ovvio, e intanto (non dopo) si capisce se chi comanda la sanità regionale sia adeguato a gestire l’emergenza: quando chiami i pompieri perché brucia la casa non vorresti vederli arrivare a gettare sul fuoco taniche di benzina, e in quel caso non diresti “poi vedremo”, ma li fermeresti subito.
Le inchieste verranno (sono già in corso), le valutazioni politiche verranno (si spera prima delle elezioni regionali, a cui mancano tre anni), ma ora ci sono in effetti cose più urgenti.
Da cittadino lombardo, residente e lavorante in Lombardia, non mi sento al momento sufficientemente difeso e protetto da chi governa la Sanità nel posto in cui vivo.
Lo pensano in molti, qui, dove alla paura si sta lentamente aggiungendo una rabbia che diventerà furore: a furia di bombardare la gente di numeri, finisce che la gente li capisce, quei numeri, ed è difficile querelare i numeri.
Accusare altri (che sia il governo, o i comuni, o chi fa jogging, o chi fa il giro dell’isolato con il bambino) per coprire la propria inadeguatezza e incapacità è un’astuzia miserabile, e i numeri le astuzie non le capiscono. * da IlFattoQuotidiano

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