PRODUZIONE DI BOMBOLE PER L’OSSIGENO PER GLI OSPEDALI:
CON LE SQUADRETTE DI VOLONTARI CARICATI AL MASSIMO, TENARIS VUOLE GUADAGNARE PRODUTTIVITÀ
E PERFEZIONA, IN UNA SPERIMENTAZIONE CONTINUA, LE TECNICHE DI PRODUZIONE A RANGHI RIDOTTI, PER IL PROFITTO E IN FUNZIONE ANTISCIOPERO.
ANALISI DEL CICLO PRODUTTIVO DELLE BOMBOLE
Vista la produzione dichiarata di questi giorni, con le bombole speciali diametro 168 per l’ossigeno, si può stimare la capacità produttiva della linea Tenaris, in 5500/6000 bombole al mese. Le commesse per queste bombole, messe in produzione straordinaria per fronteggiare la grande carenza di ossigeno in cui si sono trovati gli ospedali e i servizi di assistenza domiciliare, sono di circa 5/6000 unità.
La linea di produzione delle bombole è composta da diversi impianti, taglio dei tubi, forgiatura, forno... fino alla verniciatura, ognuno con una capacità produttiva specifica.
Questo ci fa dire che fare la produzione di 3 mesi in 1 è IMPOSSIBILE, E’ UNA ESALTAZIONE, ma che serve per spingere i volontari a dare il massimo, la chiamano motivazione. Gli operai vengono portati ad accettare ogni condizione, illudendosi così di servire la comunità, quando correre serve solo all’azienda per una gestione della produzione flessibile, con minimi organici e massimo rendimento degli impianti.
Per fare la massima produzione nel minor tempo possibile, come serve in questo
momento per l’emergenza sanitaria, serve il ciclo continuo con 3 turni pieni, anche a rotazione, con la possibilità della 4 squadra a garanzia delle 40 ore, dato che la squadretta di 17 volontari ora, sta allungando la giornata a suon di straordinari, sabato compreso.
momento per l’emergenza sanitaria, serve il ciclo continuo con 3 turni pieni, anche a rotazione, con la possibilità della 4 squadra a garanzia delle 40 ore, dato che la squadretta di 17 volontari ora, sta allungando la giornata a suon di straordinari, sabato compreso.
La scelta aziendale, invece, privilegia l’organizzazione di una sola squadra di volontari. Nella prima settimana sono stati fatti lavorare in un turno unico, con orario a giornata. Per la seconda programmati in due squadrette, una di 10 la mattina e una di 7 il pomeriggio, con un lavoro definito impropriamente ad isole, per compensare le diverse capacità produttive delle macchine che compongono l’impianto.
In questo modo viene prodotto un numero complessivo di bombole molto minore rispetto alla capacità dell’impianto, ma con una produttività oraria più alta.
Quindi non una produzione ‘da emergenza sociale’ al servizio dei bisogni e dell’urgenza degli ospedali, in generale crisi di ossigeno, ma l’ossigeno come occasione colta al volo, per far girare gli impianti secondo la convenienza aziendale.
Con 2 squadrette ad isole, agli operai vengono fatte svolgere più mansioni, il ciclo produttivo non avanza linearmente, ma viene scomposto in più fasi, per abbattere quelli che l’azienda chiama tempi morti, derivanti dalla differente capacità produttiva delle varie macchine, fermando i semi lavorati in alcuni punti della linea, dove è possibile lo stoccaggio temporaneo nei cesti.
Il risultato è una sorta di produzione ‘a vista’, con un’altissima saturazione dei tempi di lavoro, con gli operai spostati da una postazione all’altra, più macchine anche nello stesso turno, piazzati sempre dove la produzione ‘gira’ a mille.
I volontari, incalzati da quel pervasivo senso di eroismo, per essere addetti alla produzione delle bombole bianche dell’ossigeno, si trasformano oggi, nel docile strumento di questo aumento di produttività oraria.
E I PIANI AZIENDALI PARLANO DI UN NUOVO OBIETTIVO A 7000 BOMBOLE MESE!
Cosi come, nonostante l’allerta contagio da coronavirus, Tenaris, questa settimana, vuole far ripartire altri impianti, per una commessa di tubi per il petrolio, con 300 volontari che lavoreranno a isole, chiamati al telefono uno a uno. Ma i tubi per il petrolio non sono essenziali come la produzione ospedaliera delle bombole per l’ossigeno, non devono partire ora.
Per ricordare la gravità di questo fenomeno, sono 1800 le aziende che hanno prodotto un’autocertificazione alla prefettura, per continuare a produrre nonostante l’alto rischio contagio. Ma non esistono certezze sulla sicurezza dei lavoratori in queste fabbriche. E nemmeno controlli. Vediamo invece quale siano le preoccupazioni di governo e governatore della regione, che mandano polizia ed esercito sotto le case degli operai per contare con assoluta intransigenza, tempestività e sanzioni, quanti metri fanno quando escono.
IN PIENA EMERGENZA SANITARIA, SERVE UTILIZZARE LA CASSA INTEGRAZIONE AL 100%, COME FORMA DI PREVENZIONE, DOVE NON CI SONO LAVORAZIONI ESSENZIALI.
DOVE CI SONO, MASSIMA PROTEZIONE, CERTEZZA PER L’ASSENZA DI CONTAGIO.
E’ DA UN MESE CHE I CAPI MOSTRANO come fanno a cercare i volontari: usando il proprio ruolo gerarchico con telefonate pressanti per forzare il rientro.
AI CAPI DICIAMO UN NO SECCO O NON RISPONDIAMO AL TELEFONO, c’è la cassa ci vediamo tra 2 settimane. Facciamolo SUBITO, FACCIAMOLO insieme. Come una forma di ribellione aperta e collettiva.
GLI OPERAI NON POSSONO STARE PASSIVI AD ASPETTARE la fine dell’emergenza. DEVONO USARE ANCHE QUESTA CIRCOSTANZA PER RECUPERARE LA PROPRIA FORZA, e si sa che gli operai, quando iniziano non si sa come va a finire, Ma questo a noi va bene, noi non abbiamo paura, NOI VOGLIAMO LA FORZA DEGLI OPERAI.
Dobbiamo usare tutti i mezzi per prepararci ora. Al rientro lo scontro diventerà aperto. Come per ogni crisi, le aziende usano l’emergenza sanitaria del CORONAVIRUS per attaccare i diritti e il posto di lavoro… Tenaris ha già iniziato annunciando 900 licenziamenti negli USA e 1400 in Argentina.
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