Non bastava che nel decreto Caivano (sul quale il Csm ha segnalato ieri diverse criticità) il governo avesse già inserito un inasprimento sanzionatorio per lo spaccio di stupefacenti di «lieve entità», portando la pena minima da 6 mesi a un anno e quella massima da 4 a 5 anni di reclusione, e arrivando a prevedere anche l’arresto per i minorenni in caso di flagranza di reato, oltre che il Daspo da scuola e università. Ieri la destra è andata decisamente oltre. Nel corso della seduta delle Commissioni Affari costituzionali e Giustizia del Senato dedicata alla conversione in legge del decreto, è passato un emendamento di Fd’I riformulato dal governo che inasprisce le pene per le fattispecie dei reati di «lieve entità» se commessi più volte, sia pure con un impatto meno devastante di quello inizialmente presentato dal senatore Marco Lisei (Fd’I).
L’EMENDAMENTO 3BIS al decreto Caivano approvato ieri sera nelle Commissioni interviene sul comma 5 dell’articolo 73 del Dpr 309/90, il Testo unico degli stupefacenti, aggiungendo in calce la frase: «Chiunque commette uno dei fatti previsti dal primo periodo («coltiva, produce, fabbrica, estrae, raffina, vende, offre, cede, distribuisce, commercia, trasporta, procura ad altri, invia, passa o spedisce in transito, consegna» stupefacenti, ndr) è punito con la pena di reclusione da 18 mesi a 5 anni e la multa
da euro 2.500 a 10.329, quando la condotta assume caratteri di non occasionalità». Inizialmente il governo aveva dato parere favorevole alla versione che prevedeva la cancellazione definitiva della fattispecie di «lieve entità» nel caso il fatto criminoso avvenga «con finalità di lucro», ossia con scambio di denaro o di altri beni. Per qualunque sostanza, dalla marijuana al captagon, senza differenza alcuna.«L’emendamento – aveva spiegato Lisei – mira a contrastare lo spaccio di strada, anche perché purtroppo oggi la giurisprudenza tende a considerare troppe cose di lieve entità». Ma la «lieve entità» è una fattispecie autonoma di reato, non un attenuante, come spiega bene un approfondito studio della Cassazione pubblicato nell’ultimo Libro Bianco della Società della Ragione. Tanto che nella pdl sulla depenalizzazione del consumo presentata dal segretario di +Europa Riccardo Magi era proposta come articolo autonomo. In ogni caso, è chiaro l’obiettivo della destra: sparare grosso sul piccolo spaccio mantenendo, col proibizionismo, in buona salute il grande narcotraffico.
«COSÌ SI METTONO sullo stesso piano Pablo Escobar e lo studente che si rivende una canna al compagno – protesta il capogruppo dem in commissione, il senatore Alfredo Bazoli – Salta il principio di proporzionalità, ed è palesemente incostituzionale. Ma soprattutto determinerà il collasso delle carceri italiane». Ad onor di cronaca va però ricordato che una pdl del deputato dem Andrea De Maria prevede per i fatti di lieve entità pene ancora peggiori di quelle già applicabili in forza del decreto Caivano, che è legge già da un mese e mezzo: da 2 a 6 anni di carcere.
L’opposizione ha protestato ieri anche per l’approvazione in commissione di un altro emendamento che introduce il reato di «stesa» (spari in aria tra la folla emessi da criminali a bordo di moto, per intimidire), finora considerato un aggravante. Un fatto assolutamente inusuale, spiegano le opposizioni, nella prassi istituzionale e parlamentare, perché un reato non dovrebbe essere introdotto – né cancellato, come nel caso della «lieve entità» nei reati di droghe – con un emendamento esaminato in pochi minuti.
PER MAGI l’emendamento che inasprisce le pene per i consumatori e i piccoli spacciatori «è una follia giuridica»: «Già oggi in 7 casi su 10 pur con l’applicazione della lieve entità si finisce in carcere, e servirebbe quindi un intervento di depenalizzazione che distingua tra le diverse sostanze come chiede la nostra proposta di legge. Ora questa misura favorirà ancora di più l’ingresso in carcere di moltissimi consumatori che magari hanno acquistato insieme ad altri la sostanza, togliendo al giudice la valutazione delle circostanze specifiche. Inoltre è un modo assurdo di scrivere norme penali, estremamente vaghe e di difficile interpretazione. In questa follia c’è tutta l’ideologia di questa destra che non aiuterà i consumatori di sostanze e non diminuirà la loro circolazione né intaccherà gli interessi delle grandi organizzazioni che ne controllano il traffico».
Oggi il testo arriverà in Aula al Senato mentre alla Camera la discussione generale in Aula è prevista per lunedì 6 novembre.
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