Per la Cassazione, Askatasuna, avrebbe creato, soprattutto in Val di Susa, un vero e proprio «laboratorio di sperimentazione» per quanto riguarda le violenze, confermando così la sussistenza di «un’organizzazione stabile che ha dimostrato di essere operativa in più settori sociali».
Nel dossier dell’inchiesta coordinata dalla pm Manuela Pedrotta si evidenzierebbe il ruolo di regia che
il centro sociale avrebbe e, per motivarlo, si fa cenno ai tentativi di egemonizzazione del movimento No Tav, degli ambientalisti di Fridays for Future e di altre mobilitazioni sociali.Askatasuna rigetta l’accusa definendola «un castello di carta» e sui social scrive: «Una ricostruzione folle che ha il solo obiettivo di cancellare queste esperienze sociali e di lotta, facendo tabula rasa dell’esistente ponendo già le basi per renderle irriproducibili nel futuro».
Il centro sociale al proposito sottolinea: «Le pressioni politiche che vanno nella direzione dello sgombero, si inseriscono nella dinamica processuale, che non è ancora conclusa e non vi è ancora alcuna sentenza. Parlano dell’esito della Cassazione come se si trattasse della sentenza finale in primo grado. Non è così, il processo non è ancora finito e staremo a vedere come proseguirà».
* da il manifesto
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