sabato 20 settembre 2025

pc 20 settembre - ALLE FABBRICHE PER LA PALESTINA, L'ESEMPIO TENARIS DALMINE

Si allo sciopero operaio per la Palestina. Come Slai Cobas abbiamo aderito allo sciopero del 19 settmbre della Fiom, lo abbiamo fatto con una nostra presa di posizione, naturalmente. 

Ed alle portinerie gli operai, non ancora in massa, ma in modo inequivocabile giovani compresi, hanno detto che questo sciopero è giusto. Per la Palestina, finalmente per fare qualcosa non solo per noi, per far vedere che gli operai ci sono e che sono forti se lottano, perché non è stato fatto prima...

Tutt'altra cosa per il presidio del pomeriggio della Cgil, che è e resta parte del problema, che ha messo in evidenza una volta di più l’orientamento prevalente nelle strutture di Fiom e Cgil, a non voler organizzare la forza degli operai e dei lavoratori, a non voler fare della mobilitazione e degli scioperi seppur dichiarati ‘perché è intollerabile l’ingresso dei carri armati a Gaza...’ un punto forte della solidarietà internazionalista alla Palestina. Pronti a ripiegare in iniziative staccate dalle fabbriche, dove partecipano di massima funzionari e dall’orientamento umanitario, come è finito per essere il presidio,

come la partecipazione annunciata alla marcia per la pace Perugia Assisi, destinata a mangiarsi la spinta di chi ha scioperato il 19 settembre.

I pochi operai presenti, motivati e caricati dallo sciopero cercavano i rispettivi delegati ‘io ho scioperato e lui non arriva’, e si dicevano delusi e disorientati da una iniziativa di testimonianza, dove gli operai non potevano prendere la parola al microfono per valorizzare il loro sciopero, fatto contro il genocidio, fatto contro un nemico che in quella piazza non vedevano rappresentato come obiettivo della loro lotta. Talmente pacifico e pacificato, che a differenza dei soliti presidi burocratici, vergognosamente non erano presenti nemmeno i delegati delle fabbriche.

Un gruppetto di lavoratrici invece la giornata di sciopero l’ha presa sul serio, hanno ‘fatto la loro parte per convincere le colleghe’ e in sciopero sono arrivate al presidio.

Tutto ciò non vuol dire affidare alla Fiom la lotta per la Palestina, questa è solo una polemica opportunistica, ma significa rivendicare la necessità dell’intervento tra gli operai a partire dalle grandi fabbriche, per riconquistare l’autonomia della classe operaia organizzativa e di azione, riconoscerne il peso nello scontro di classe, vuol dire rivendicare la centralità degli scioperi nelle fabbriche e vedere la dichiarazione dello sciopero metalmeccanico da parte della Fiom in funzione di questa battaglia.

Così come vuol dire che è necessario un confronto/scontro verso i sindacati di base, quando agitano l’importante giornata nazionale di mobilitazione e scioperi del 22 settembre, alla quale partecipiamo, in una contrapposizione autoreferenziale allo sciopero del 19 settembre.

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