Pubblichiamo ampi stralci di un articolo scritto da Milena Gabanelli, sulla cronologia di quanto è accaduto in India per lo strupro e uccisione della ragazza di 23 anni. Da questa descrizione viene fuori in maniera chiara il ruolo complice della polizia nella morte della ragazza e che l'unica preoccupazione del governo è sempre stata solo quella di impedire, reprimere le manifestazioni di rabbia, dolore, di ribellione, e che ora le sue soluzioni di militarizzazione della città sono peggiori del male o sono solo una toppa ad una sistema che strutturalmente è contro le donne.
NEW DELHI -
Questa è la cronologia dei fatti successi in un Paese
dall‘invidiabile crescita economica.
Il 16 dicembre scorso,
alle 8 di sera, Nirbhaya, insieme a un suo amico sale su un autobus
dai vetri oscurati; il proprietario non è in regola con la licenza e
l'autista è un abusivo.
Sull’autobus ci sono 6 ragazzi
ubriachi; uno dice: «Dove vai? Le ragazze di sera stanno in casa!».
Iniziano a molestarla. L’amico tenta di difenderla, ma loro lo
picchiano con una spranga di ferro, poi si accaniscono su di lei, la
violentano e la torturano per due ore, mentre l'autobus continua il
suo giro, a porte chiuse.
Alle 10.30 li buttano nudi sulla
strada. Lui ferito, lei sanguinante, rimangono stesi a terra, nel
freddo di una notte invernale. Per un’ora transitano veicoli e
biciclette; i guidatori rallentano, guardano, poi tirano dritto.
A mezzanotte arrivano 3 macchine della polizia. I
poliziotti scendono e per mezz'ora discutono di questioni
burocratiche (“Ce ne dobbiamo occupare noi? I vigili? La sicurezza
stradale?”). Nessuno di loro si avvicina, nessuno li ascolta.
Quando il ragazzo, ferito alla testa e contuso in tutto il corpo,
prende l’amica in braccio e la infila a forza dentro una macchina
della polizia, un uomo in divisa gli porge un telo per coprirla.
Nelle vicinanze c'è un rinomato ospedale privato, ma i
poliziotti preferisco portarla in un più lontano e malmesso ospedale
governativo. Un chirurgo si prende cura di lei: «Nella mia
carriera di medico non ho mai visto nulla di più devastante, nulla
di più brutale su un corpo umano».
Il basso ventre è
spappolato, in pochi giorni viene operata due volte: le rimangono 2
cm di intestino sano, il resto è stato asportato, ma l’infezione
comincia a corrodere anche gli altri organi.
Mentre Nirbhaya
sopporta dolori atroci, sul suo letto d’ospedale, gli inquirenti la
interrogano e lei ricostruisce i fatti. Il suo amico riconosce i
colpevoli, così le “bestie“ vengono identificate: una è
minorenne.
Mentre la notizia rimbalza su tutti i giornali e le tv del
pianeta e per le strade di Delhi esplode la rabbia, le condizioni
di Nirbhaya peggiorano. Lei però non perde la lucidità, non si
chiude nel silenzio che in India copre questi drammi, perché una
cultura distorta li considera vergognosi per la vittima e umilianti
per la sua famiglia.
Lei chiede giustizia. Il suo grido corre nelle piazze di Delhi,
toglie il velo ad un’omertà culturale che dura nei secoli, e la
parola “stupro” diventa una emergenza nazionale sul tavolo del
Primo Ministro. Probabilmente la ragazza non se la caverà, meglio
prendere in mano la situazione e recuperare terreno agli occhi della
popolazione: la caricano su una aeroambulanza in direzione di uno dei
più prestigiosi ospedali di Singapore. Cesserà di vivere 3 giorni
dopo, la notte del 29 dicembre.
A Delhi scatta il coprifuoco, e in poche ore viene decisa la
“strategia funebre”.
Un aereo governativo riporta la
salma in patria la notte del 30 dicembre, alle 3.30. La città è
coperta da una nebbia fitta, due auto senza il corteo di scorta si
avviano verso l’aeroporto militare per ricevere la salma: sono
quelle del Primo Ministro e del Presidente del congresso, Sonia
Gandhi.
Si trattengono 30 minuti per esprimere le condoglianze a un
povero padre, e a una madre che non tocca cibo da 10 giorni. Non
si è mai allontanata dal capezzale di quella giovane figlia dalla
mente libera, che voleva diventare fisioterapista e risollevare le
sorti di una famiglia povera. C’è anche una parola di consolazione
per il fratello di 18 anni, che vedeva in lei un modello da seguire.
Nel frattempo la città viene militarizzata: 1000
poliziotti e i corpi speciali dell’esercito blindano il quartiere
dove vive la famiglia e tutti gli snodi cruciali della capitale. Alle
4 l’ambulanza, protetta dalla nebbia, trasporta la bara fino
all’abitazione della vittima, dove ai parenti sono concessi 30
minuti di raccoglimento. La stessa ambulanza alle 5.30 si dirigerà
al crematorio pubblico, dove i becchini si fanno luce con le torce
per preparare la pira. Fuori un cordone di polizia chiude l’accesso.
Solo i più stretti familiari possono assistere alla cremazione. La
madre sviene. Alle 7 del mattino la cerimonia è finita. Nirbhaya non
c’è più. «Problemi di ordine pubblico» dirà il Primo Ministro...
E così, con la stessa rapidità con cui ha fatto sparire il
corpo della vittima, ora il governo sta preparando una legge che
ne porterà il nome (che però si continua a non rivelare). Da una
parte si invoca la pena di morte per i colpevoli, (più probabile, ed
auspicabile, l’ergastolo), dall’altra si sta definendo un
programma che rivela l’orrore in cui vivono le donne indiane.
“I poliziotti dovranno essere addestrati ad avere con le
donne un approccio sessuale più rispettoso”; se ne deduce che
finora erano autorizzati a molestarle, se non a violentarle.
Ogni
corpo di polizia deve prevedere personale femminile; il trasporto
pubblico deve garantire una sorveglianza di sicurezza; deve essere
attivato un numero verde a cui le vittime possono rivolgersi per far
scattare un immediato intervento; i centri di intervento devono
prevedere personale femminile specializzato; negli ospedali deve
essere garantita l’assistenza di medici donne (perché finora le
vittime di stupro venivano liquidate come “chi è colpa del suo mal
pianga sé stessa”); infine nei tribunali saranno giudici donne ad
occuparsi di questi reati....
È passata una settimana ed ogni giorno, su tutti i quotidiani
del paese, il governo ostenta la sua preoccupazione sfornando
proposte tranquillizzanti, inclusa la castrazione chimica...
Parliamo di una nazione che, come tutte quelle asiatiche, oggi
conta più uomini che donne. Allora quali leggi potranno mai
modificare l’implicito riconoscimento della superiorità del
maschio?...
- Milena
Gabanelli
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