per il dibattito tra i compagni, nelle avanguardie operaie, nel movimento per la costruzione del Partito comunista
La stampa economica dei quotidiani di ieri ha riportato che alla Unilever Group da 59,6 miliardi, la nuova dirigenza per conquistare la fiducia degli investitori e recuperare margini di profitto, ha dichiarato l'intenzione di scorporare la sezione gelati, un settore stagionale e con una logistica più complessa. E di preparare un taglio da 7500 posti di lavoro.
Nella sua semplicità questa notizia economico politica apre ad una grande verità che oggi ci è utile per tornare sul fatto che gli interessi dei padroni sono antagonisti, inconciliabili a quelli degli operai, di tutti i proletari. Semplicità naturalmente non vuol dire banale, lo possiamo notare se da un altro punto di vista osserviamo lo stato della classe operaia oggi.
L'individualismo fa danni enormi dentro le fabbriche, un modo di essere e di pensare che gli operai hanno assorbito e che porta a dire: “la lotta mette a rischio il posto di lavoro o il mutuo, devo pensare alla mia situazione”.
Ma è la vita nella società capitalista che è a rischio, quella dovrebbe spaventare. Si muore di profitto, di povertà, per razzismo. Non c'è un settore, un aspetto della vita, lavorativo, sociale, culturale, che le masse popolari attraversano, che si salva, che non sia duro, a rischio spaventoso o sotto attacco della reazione. E oggi ancora di più nella tendenza generale ad un allargamento globale dei conflitti con il nemico di casa nostra, imperialista e moderno fascista, governo Meloni, che ci trascina ogni giorno che passa in queste guerre.
Nelle statistiche per la povertà sono entrati in massa i lavoratori che non ce la fanno più a raggiungere
la fine del mese. L'aumento dei prezzi è certificato soprattutto nel settore alimentare. Si spende di più e si porta a casa una quantità di spesa minore, e questi tagli, che sono vere e proprie privazioni, i proletari li fanno pesantemente anche sulla propria salute.Tagli, privatizzazione, aumento dei costi, strutture sotto organico, quando non vengono chiuse, fanno ammalare, fanno morire per mancanza di prevenzione, di cure. E cosa dire di casa, lavoro, servizi sociali, scuola?
Tutto questo è strettamente collegato alla fabbrica, a come la classe agisce e reagisce nelle grandi fabbriche, alla necessità del lavoro politico nelle fabbriche.
In fabbrica oggi l'ideologia borghese sottomette i lavoratori alla produzione capitalista, li fa “stare nel proprio guscio”, per usare le parole di un operaio. Come ti senti diverso dagli altri se parli di politica, della guerra, degli investimenti in titoli di Stato fino a 50.000 €, che sono stati esclusi dall'Isee dal nuovo governo, se fai delle proposte ti guardano come un alieno.
“Qui tutto sommato si sta ancora bene” - si dice - lo stipendio e il posto fisso hanno prodotto un frutto avvelenato. Ognuno per sé e tutti paghiamo, sottomessi alle condizioni di vita e di lavoro imposte dal sistema capitalista che ha il suo centro nelle grandi fabbriche. Fabbriche dove il livello di risposta è basso, anche agli attacchi diretti alle condizioni di lavoro, al salario, al posto di lavoro, alla salute e sicurezza, ai diritti sindacali, ai piani di ristrutturazione o delocalizzazione che toccano tutti gli aspetti.
Complice l'assenza di un movimento sindacale confederale di opposizione, la sua azione è di controllo sui lavoratori anziché quella di impugnarne gli interessi. Azione che nel complesso alimenta la subordinazione e la passività degli operai. Sono un esempio di questo gli accordi sindacali che legano il salario e la produttività, e spesso anche la sicurezza, alla promozione di fondi integrativi per pensioni e sanità anziché alla difesa dei servizi pubblici, vertenze su parole d’ordini rinunciatarie e confinate alla singola fabbrica. E chiaramente, ancor di più, l'assenza di attività contro il governo, contro la guerra, per la Palestina.
Da una parte, quindi, un bombardamento ideologico che attacca da più fronti la classe operaia.
Dall'altra le forze di classe, rivoluzionarie, oggi piccole ma con una sola alternativa: portare con ottimismo rivoluzionario il lavoro necessario verso gli operai perché le fabbriche devono e possano tornare ad essere centro di socializzazione e di organizzazione di classe, attraverso la lotta politica per sottrarre la classe operaia all'influenza dell'ideologia borghese, nella prospettiva rivoluzionaria, nella prospettiva della ricostruzione del partito comunista.
Uno strumento di questo lavoro è la Controinformazione rossoperaia che ora esce come quotidiano online e settimanale, stampato e diffuso alle portinerie. Nella situazione attuale, in cui le forze sono limitate, i militanti sono pochi, questo significa nel concreto portare agli operai la situazione politica generale, la situazione di tutte le classi della popolazione, la situazione dei movimenti che si traduca in conoscenza per gli operai di quello che realmente succede, per farne alimento della coscienza politica di classe. E tra queste, come si ricordava anche nella prima parte della controinformazione di oggi, oggi c'è la solidarietà a fianco della resistenza palestinese che non può mancare nell'attività verso gli operai, che non deve sottomettersi alla parte arretrata, magari per guadagnare un facile consenso di massa, cioè senza rompere con le posizioni attuali.
Altro indispensabile strumento è la Formazione Operaia, formazione ideologica per lottare contro il predominio dell'ideologia borghese dentro la classe, come abbiamo visto, contro il culto della spontaneità che soffoca lo sviluppo della coscienza proletaria.
Nella FO stiamo riprendendo e utilizzando il testo di Lenin Che fare? come arma basilare per la lotta all'economismo, che influisce anche oggi in maniera determinante nel separare i comunisti dall'avanguardia operaia e le avanguardie operaie dai comunisti. L'economismo è il primato della lotta sindacale sulla lotta politica, il primato dell'organizzazione sindacale sull'organizzazione politica. Un lavoro di studio da applicare all'attività, alla nostra attività, la teoria come parte della battaglia, dove anche i militanti sono strumenti e bersaglio della lotta teorica, militanti che incorrono in errori anche spontaneamente che frenare lo sviluppo della coscienza, come si può comprendere anche dai passi di Lenin che mette in guardia a proposito della lotta sindacale e della lotta politica.Dice Lenin: “esistono due politiche, la politica tradunionista e la politica socialdemocratica, dato che gli economisti non negano in assoluto la politica ma deviano continuamente dalla concezione socialdemocratica, cioè rivoluzionaria, verso la concezione tradunionista della politica, la concezione sindacale della politica. E non si tratta di dare alla stessa lotta economica carattere politico o che alla lotta economica è già di per sé lotta politica e che questo sia il metodo di portare agli operai alla politica attraverso rivendicazioni tangibili, al contrario. Il rivoluzionario approfitta dell'agitazione economica non soltanto per presentare rivendicazioni di ogni genere, ma anche innanzitutto per rivendicare la soppressione del regime autocratico”.
Oggi, in questo contesto di marcia verso un regime moderno fascista, ogni cosa diventa politica e quindi diventa necessaria la formazione come guida all'azione e rispetto ai compiti della politica rivoluzionaria, agitazione di classe, propaganda, organizzazione. Senza fare la nostra parte per uno studio sistematico di partito come possiamo fare la battaglia e portare il problema della formazione tra la classe operaia che, come dice Marx, possiede un elemento di successo, il numero, ma il numero non pesa sulla bilancia se non quando è unito in collettività ed è guidato dalla conoscenza? Perché l'attività politica, il lavoro per la rivoluzione proletaria del partito comunista mlm è lo scopo delle nostre lotte che organizziamo, della denuncia della controinformazione e attraversa tutti gli strumenti dell'attività quotidiana.
Formazione è uno studio agente, legato alla pratica quotidiana, che permette all'avanguardia di fare un passo avanti. Oggi il problema attuale non è fare la rivoluzione, ma incarnare il primo passo per farla. Il primo passo è costruire l'avanguardia forgiata dalla teoria e dal programma necessario per farla. E che nel fuoco della lotta in stretto legame con gli operai e le masse, sia in grado di trasformare questi libri in uno strumento pratico, in un'indicazione che ci dia la forza necessaria per invertire la rotta di un mondo orribile e intraprendere la lotta vera per un mondo nuovo, fondato sul rovesciamento delle classi dominanti e la costruzione del potere proletario, popolare con la sua classe più avanzata, la classe operaia, quella che può realmente cambiare la produzione, il sistema sociale e costruire uno Stato adatto a trasformare l'economia in economia al servizio del popolo. Un'economia socialista.
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