giovedì 21 marzo 2024

pc 21 marzo - Formazione operaia - l'azione nella classe e la posizione di classe nei movimenti - Lenin "Che fare?"

Lenin dice che per sviluppare la coscienza politica del proletariato bisogna portare nella classe operaia la denuncia di ogni manifestazione di arbitrio e oppressione.

Ma naturalmente, si pone subito dopo il problema "Come farlo? Abbiamo forze sufficienti per farlo? Esiste un terreno per questo lavoro in tutte le altre classi? Non significherà questo o non porterà questo ad una rinuncia al punto di vista di classe?".

Domande ancora più giustificate se guardiamo ad oggi, alle condizioni di organizzazione, numeri e quadri dell'organizzazione comunista, e in particolare della nostra. Domande a cui la risposta facile che viene è No.

Ma la risposta di Lenin è invece altra. Parte dall'assunto che i comunisti sono innanzitutto "teorici... propagandisti, agitatori e organizzatori". E aggiunge: "ma si fa molto poco in questo senso. Troppo poco rispetto a quanto si fa per lo studio delle peculiarità della vita di fabbrica", anzi - diciamo noi - dell'attenzione che si presta alla vita e alle lotte degli altri settori di lavoratori. Lenin insiste che ci sono

compagni, comitati, ecc. che si sprofondano perfino nello studio specialistico delle lotte sindacali, mentre non fanno, o fanno in misura estremamente limitata, il lavoro che domanda Lenin per elevare effettivamente la coscienza degli operai e dei lavoratori in lotta.

Il loro impegno profuso nelle lotte sindacali dimentica che - come dice Lenin - "non è socialdemocratico chi di fatto dimentica che i comunisti appoggiano ogni moto rivoluzionario e che, per conseguenza, noi dobbiamo esporre, sottolineare dinanzi a tutto il popolo i compiti generali, senza nascondere neppure per un momento le nostre convinzioni socialiste", ed educare nel nostro lavoro nella fabbrica e nelle lotte proletarie gli operai e il proletariato in generale ad occuparsi di tutti i problemi generali e porsi all'avanguardia di tutte le lotte politiche democratiche che si sviluppano nella società, innanzitutto, nella fase iniziale, con prese di posizione.

Le forze per fare questo ci sono eccome. L'alternativa che ci suggeriscono invece gli economisti e la mentalità economista nelle fila dei comunisti è quella di "sviluppare una politica tradunionista". E su questo Lenin è tassativo: "La politica tradunionista della classe operaia è proprio la politica borghese della classe operaia".

Perfino negli altri settori e movimenti a cui noi ci rivolgiamo, l'azione dei comunisti non consiste tanto nel dirigere la lotta per i loro interessi immediati - ad esempio la lotta degli studenti - ma nel portare in essi la posizione dei comunisti, la posizione del partito della classe operaia; perchè solo così si realizza quello che dice Lenin: "Noi dobbiamo trasformare i militanti socialdemocratici in capi politici che sappiano dirigere tutte le manifestazioni di questa lotta" e siano in grado di dettare in questa lotta "un positivo programma di azione agli studenti in agitazione, ai rappresentanti degli zemstva insoddisfatti, ai membri delle sette religiose indignati, ai maestri colpiti nei loro interessi, ecc. ".

Questo è essere avanguardia rivoluzionaria ed espressione dell'avanguardia operaia che abbiamo chiamato a prendere posizione, e attraverso essa cominciare a reagire a tutte le forme di oppressione politica e sociale della borghesia, del suo Stato, del suo governo. 

Se questo è, quindi, il compito dei comunisti, permanente dei comunisti, se si comprende che questo è un compito da assolvere fin dall'inizio della nostra attività, si può comprendere bene l'attenzione che a questo punto Lenin pone sulle effettive forze che hai, e considera scontato il tipo di attività inevitabile da condurre all'inizio: "effettivamente avevamo pochissime forze. Allora era naturale e legittima la determinazione di buttarsi interamente nel lavoro tra gli operai e biasimare seriamente ogni allontanamento da esso, allora l'unico scopo era quello di rafforzarsi nella classe operaia". 

Anche qui, però, il problema è: con quale concezione, con quale prassi, con quale propaganda e agitazione ci si butta interamente tra gli operai e ci si rafforza nella classe operaia? Con la politica sindacale, tradunionista, con il suo sviluppo economista, o con la politica comunista, sia pure agli inizi del processo di radicamento e organizzazione per la costruzione del Partito? Con l'idea che nella classe operaia questo lavoro non si può fare, che viene dopo che abbiamo condotto l'attività sindacale e conseguentemente allo sviluppo di essa, o con la propaganda e agitazione, sia pure nelle condizioni molto difficili che ci sono oggi nelle fila della classe operaia?

Anche qui Lenin è molto preciso: "Il pubblico ideale per le denunce politiche è proprio la classe operaia, che ha bisogno prima di tutto e soprattutto di una conoscenza politica viva e completa e che è la più atta a trasformare queste conoscenze in lotta attiva, anche se questa non promette alcun "risultato tangibile".

D'altra parte questa è l'unica strada che ha la classe operaia per diventare punto di riferimento della lotta e dell'opposizione di tutti gli strati della società. Ed è questo il ruolo crescente che la classe operaia, prima con le sole avanguardie poi con la lotta attiva, può permettere a noi di "diventare una forza politica agli occhi degli altri". E per diventare questo "bisogna lavorare molto e con tenacia per elevare la nostra coscienza, il nostro spirito di iniziativa e la nostra energia". E - insiste Lenin - "non è sufficiente attaccare l'etichetta di avanguardia su una teoria e una pratica di retroguardia".

Nessun commento:

Posta un commento