Anche le recenti tre uccisioni di donne sono un forte grido di denuncia contro la "normale" famiglia, fatta di oppressione e morte per le donne.
(dall'opuscolo del Mfpr "Uccisioni delle donne oggi")
Queste
uccisioni e violenze come reazione degli uomini alle donne che
vogliono rompere i precedenti legami, la precedente vita sono delitti
fascisti, perchè mossi da una concezione fascista di attacco ad ogni
spinta di ribellione. Come fascista è spesso il clima generato di
complicità diffusa pre e post uccisioni, in cui gli uomini, la famiglia, vengono considerati
perbene, e chi sa non parla e copre non solo perchè ha una
concezione individualista,
ma perchè ha la stessa concezione maschilista, fascista verso le
donne.
“IN MORTE DELLA FAMIGLIA”
La
maggior parte delle uccisioni avvengono nell’ambito familiare o di
rapporti familiari. Che cos’è la famiglia? Perché la famiglia è
morte? In termini sociali è la cellula della società, che esprime
in sintesi processi, contraddizioni che avvengono poi nell’intera
società. Il problema è che ora la famiglia, da un lato
effettivamente è in crisi, non riesce più a conservare, ad essere
un elemento di conservazione, nello stesso tempo viene iper-esaltata
dalla Chiesa, dal governo, dallo Stato.
La
famiglia è un anello chiave della marcia verso il moderno fascismo
del governo e dello Stato.
Il
moderno fascismo non potrebbe realizzarsi senza fare della famiglia
una sua base principale, sia in senso di subordinazione, di essere
piegata, funzionale alle scelte del governo e dello Stato, sia in
senso di sostenitrice attiva, combattente in termini ideologici di
simbolo e propaganda di valori di
quelle scelte politiche.
La
famiglia, soprattutto proletaria, è il luogo centrale in cui si
gestisce un’economia sociale
sempre più povera, si amministrano i salari sempre più ridotti o
inesistenti, si gestiscono
gli aumenti del costo della vita.
La
famiglia proletaria garantisce nella fase di attacco, di crisi, di
attutire l’impatto devastante
di queste politiche. L’assistenza tra familiari, da normale
relazione tra persone basata sui legami sentimentali diventa un
obbligo, diventa uno schiavismo insopportabile per le donne, e spesso
provoca crisi e depressione. Nella
famiglia ritornano i lavoratori licenziati, restano per anni figli
disoccupati. La famiglia comunque garantisce il loro sostentamento e
di limitare conseguenze più gravi e più pericolose per il sistema
sociale.
La
famiglia, per questo sistema, deve fare da paracadute alle
frustrazioni, alla messa in
crisi di posizioni di privilegio dell’uomo in famiglia.
Ma
la famiglia, in particolare la famiglia medio, e a volte anche
piccolo borghese, ma influenzante anche settori di famiglie
proletarie, svolge nella marcia verso il moderno fascismo, anche una
funzione attiva, sostenitrice di valori reazionari, come la difesa
della sicurezza, del “nostro sistema di vita” contro tutti coloro
che “potrebbero metterlo in crisi”, in primis gli immigrati; come
il controllo sui giovani, ecc.
Non
c’è scampo per le donne, le catene della famiglia diventano sempre
più strette anche se a volte vengono indorate.
Per
le proletarie, per le donne delle masse popolari questa famiglia è
sempre più un ritorno ad un moderno medioevo, con fenomeni di
abbrutimento, di violenza, di apparente ritorno al passato,
soprattutto nei rapporti uomo–donna, che trovano la loro
manifestazione più eclatante appunto nei femminicidi.
La
‘famiglia’ per la chiesa che pesa in modo sempre più opprimente
e sfacciato nella vita sociale
e politica e sociale, per il governo, per lo Stato è diventata
invece la “sacra famiglia”. Volutamente sempre più canonica,
“normale”, ma nello stesso tempo, più astratta, più neutra, non
reale.
Ma
la famiglia è una realtà concreta, in quelle proletarie non si
arriva alla quarta ma anche alla terza settimana, non si riesce a
mandare i figli agli asili per le rette alte, in queste famiglie le
donne consumano anni della loro vita ad assistere gli anziani, devono
fare le serve in casa e fuori casa perchè è spesso il solo lavoro
che si trova e quando hai uno straccio di lavoro più decente, per esempio in fabbrica, con i turni non riesci per giorni o settimane a
stare insieme a tuo marito e ai tuoi figli, ecc.
Non
c’è poi la “famiglia”, ci sono “le famiglie”, le famiglie
dei borghesi, dei capitalisti, dei ricchi, in cui come diceva Marx il
fondamento dei rapporti tra uomo e donna, tra genitori e figli è
dato solo dal capitale, dalla proprietà privata, in cui l’unico
valore che si tramanda è quello della capacità di far soldi e
spesso le donne sono delle ricche prostitute legalizzate o delle
ligie/oscure segretarie delle oscure scalate dei mariti finanzieri,
banchieri, padroni che siano. E ci sono le famiglie dei lavoratori,
dei precari, dei disoccupati, in cui nel come tirare avanti, nel come
arrangiarsi, nelle speranze deluse di una vita migliore, si consuma
la vita e anche spesso i sentimenti, in cui le uniche “distrazioni”
per le donne due volte sfruttate, due volte oppresse, devono essere i
reality show delle tv, in cui, però, si insinuano, abbrutiti e senza
neanche la contropartita degli scintillanti miliardi dei borghesi, i
valori della borghesia: la proprietà che può essere solo verso la
donna e i figli, il ruolo del maschio che schiacciato sul lavoro,
nella società si rivale sulla “propria” moglie, la misera
ideologia maschilista e fascista verso le donne.
La
crisi po porta ad un intreccio sempre più stretto tra le difficoltà
materiali delle persone, la difficoltà di vivere e, verso gli
uomini, la crescita dell'humus maschilista. Uomini a cui viene tolto
tutto, scaricano la loro frustrazione sull'unica "cosa" che
loro considerano rimasta come proprietà: la
donna.
Quando anche questa "proprietà" possono perderla, quando
l'ammortizzatore sociale, sia
pratico
che ideologico, della famiglia si rompe, non lo accettano.
Alla
disperazione materiale si aggiunge per alcuni uomini la disperazione
di vedersi crollare la loro meschina "dignità di maschi",
e più vengono meno le ragioni materiali di questa ideologia maschilista
e più cresce l'humus rivendicativo, e l'odio verso le donne che
vogliono rompere il loro "giocattolo",
e che gli mettono in crisi quelle misere catene di proprietà, a cui
si aggrappano.
Ma
la famiglia deve essere per forza astratta. Perchè essa e il ruolo
della donna in essa devono
essere il fondamento che salva l’ordine esistente - cioè che salva
il loro sistema
capitalista - che agisca da “ammortizzatore sociale” del
peggioramento delle condizioni di vita della maggiorparte delle masse
popolari, in cui le donne devono, come scriveva Ratzinger, “lenire
le ferite, far zittire chi vuole urlare e lottare...”, per impedire
che le contraddizioni di classe, sociali escano fuori ed esplodano in ribellione, rivolta, rivoluzione.
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