Sergio Marchionne, amministratore delegato della Fiat/Chrysler,
non ha digerito affatto lo sciopero di un'ora (1 ora!) indetto dalla Fiom alla
Maserati di Grugliasco/Torino, il 16 giugno scorso e mentre in un primo momento
si è vendicato dicendo che non avrebbe più trasferito da Mirafiori i 500 operai
in cassa integrazione, per coprire i 12 turni, l'altro ieri si è presentato con
un "blitz" in fabbrica per parlare direttamente con gli operai.
"Anche i sindacati del sì – riporta la Repubblica di ieri
- (Fim, Uilm, Fismic e Ugl e
Associazione Quadri)" che vengono presi ripetutamente a pesci in faccia
sul rinnovo del contratto, "sono rimasti a loro volta spiazzati dalla
mossa di Marchionne e chiedono «un incontro per chiarire quel che è stato detto
ai delegati negli stabilimenti», e a questo punto, forti del risultato dello sciopero che non hanno
fatto e contro il quale hanno fatto volantinaggi, chiedono anche di
«riprendere il negoziato interrotto sul contratto aziendale ».
L'affronto però è stato così grande che a Marchionne non è
bastato minacciare, ha voluto, come riportano i giornali, scavalcare il
sindacato e parlare direttamente agli operai della fabbrica e "scavalcare
non solo i sindacati ma anche le strutture aziendali che partecipano alle
trattative (e che ieri pare fossero convinte che l’ad fosse negli Usa). Marchionne
salta i corpi intermedi, tratta i sindacati come i leader politici, di
questi tempi, trattano i partiti. Vuole il rapporto diretto con il popolo
dei dipendenti." insomma in perfetto stile fascista padronale.
Come racconta con enfasi il giornalista: "Nella notte
l’ad del Lingotto lascia improvvisamente gli Stati Uniti e con un blitz si
presenta alle 11 nello stabilimento di Grugliasco. Pochissimi, tra gli stessi
dirigenti di vertice del Lingotto, sanno della trasferta decisa all’ultimo
momento. Marchionne riunisce circa 200 tra capi e delegati sindacali." Il
motivo di tutta questa premura è che è preoccupato "per il fatto che le
notizie degli scioperi circolino in America e proietta un filmato in cui
riceve il plauso dell’ex leader del sindacato americano Bob King." (Un
altro bell'esempio di sindacalista che applaude il padrone!). "Ma perché –
si chiede il giornalista - trasformare un’agitazione di un’ora che ha causato
la perdita di 11 vetture (!), in una specie di dramma aziendale? «Ha fatto
apparire lo sciopero di un’ora come fosse l’attentato di Sarajevo», aveva
scritto tre giorni fa l’ex manager del Lingotto Riccardo Ruggieri." "Ma
dopo il discorso ai dipendenti di Grugliasco tutto è più chiaro. Alla vigilia
della fusione con Chrysler, l’ad sta facendo il giro dei luoghi che contano
nella comunità finanziaria americana." È ancora una volta alla ricerca
di soldi e di chi comprerà le azioni della "nuova" azienda, perché "il
suo obiettivo è che nella nuova Fca «gli investitori Usa abbiano un peso
maggiore»".
"All’incontro non vengono invitati i delegati della
Fiom («Un caso di apartheid sindacale », dice l’ex sindacalista Giorgio
Airaudo) e la scelta non manca di suscitare polemiche: «Se Marchionne era
arrabbiato per il nostro sciopero sarebbe stato più utile dircelo in faccia» commentavano
i delegati della Cgil".
Questi delegati della Cgil, ex e non ex, se ne escono con
frasi meschine e da accattoni, mostrano sempre più la totale incapacità di
ragionare: invece di riflettere sul fatto che anche un'ora di sciopero nel
momento di punta della produzione mette in crisi il padrone che deve di fatto
scendere a patti e quindi conferma la validità dello sciopero come arma di
lotta si lanciano in frasi da piagnisteo che la Camusso riassume tutti, visto
che giudica comunque «positivo il fatto che sia stato superato un blocco che
sapeva tanto di ritorsione ». Bella scoperta!
I sindacalisti si trovano dunque davanti ad una situazione
inaspettata che viene raccontata così da un delegato: "Alfiero, delegato
della Fim, racconta che «alle 11 del mattino hanno chiamato dal personale
dicendo che il dottor Galante ci voleva incontrare. Siamo saliti e ci siamo
trovati insieme ad altre 200 persone in una sala in cui erano stati radunati i
capi e i rappresentanti dei sindacati. E, soprattutto, di fianco a Galante
c’era Sergio Marchionne – che era molto arrabbiato - che ha cominciato
subito a parlare». E nonostante l'arrabbiatura parla ai presenti "con il
cuore in mano", lo immaginiamo quasi piangente, chissà che non gli sia
scappata anche la lacrimuccia: “In America non è così”. Ha ricordato i
tanti sacrifici che sono stati fatti e gli investimenti per rimettere in
vita la nostra fabbrica che era ormai sull’orlo del fallimento. Ci ha
detto: “Non vi voleva comprare nessuno”. [Davvero ingrati questi operai
che non ringraziano nemmeno!] E poi ci ha chiesto garanzie, ha detto che non si
possono fare investimenti senza garanzie».
Le garanzie che pretende Marchionne sono quelle
all'americana, e cioè, niente diritti per gli operai, salari bassi e innanzi
tutto niente sciopero!
A questo punto "…intorno alle 12 di ieri, nella sala
riunioni dello stabilimento di Grugliasco, tocca direttamente a Mario, il
delegato, rispondere a chi governa i 300.000 operai e impiegati Fiat in
tutto il mondo."
Il giornalista chiede: "Mario, che cosa gli ha
risposto? «Mi sono alzato in piedi, ho chiesto la parola e ho detto che nessuno
di noi si è risparmiato in questi mesi. Ho spiegato che ci sono persone che
hanno fatto cinque giorni di ferie lo scorso anno. Ho aggiunto che non si
capisce come mai non si riesca a mettersi d’accordo sull’aumento di stipendio:
i sindacati propongono 300 euro la Fiat 250, non si può trovare una via di
mezzo? Marchionne allora mi ha interrotto. Ha detto: “Non abbiamo i soldi
per concedere quel che chiedete”. Ma io credo che si possa trovare una
soluzione». Poi arriva il punto più spinoso, quello del rientro dei
cassintegrati: «Ho detto a Marchionne che se la Fiat chiede il rispetto degli
impegni, anche noi lo pretendiamo da lei. Noi abbiamo fatto un sacrificio
rinunciando ai sabati di straordinario e firmando in cambio un sistema di
turni che serva a far rientrare al lavoro 500 cassintegrati da Mirafiori. La
Fiat quell’impegno lo ha firmato nei giorni scorsi. Perché dopo se lo è
rimangiato? Allora Marchionne ha ripetuto che sono necessarie garanzie per
far funzionare gli impianti a pieno ritmo." Poi, atteggiandosi a
vecchio padrone benevolo "… si è rivolto a Galante e gli ha detto: “Che
cosa dici Luigi? Da lunedì prossimo li facciamo entrare questi 500? “».
Turni, straordinario, salario, ferie… problemi che sembrano
irrisolvibili per i sindacalisti. È bastato uno sciopero di un'ora (cui ha
partecipato, secondo l'azienda l'11 per cento dei lavoratori, 209 persone su
2.019!!!) per riportare il padrone al "tavolo negoziale"!
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