Il processo Ilva a Potenza sarebbe solo frutto di una (in)giustizia di un potere molto in alto...
Il
Sole 24 Ore del 20 giugno mette sottilmente in discussione che ci
sarà l'effettiva nuova udienza preliminare il 16 settembre, dato che
scrive: “dovrebbe la Cassazione pronunciarsi”, cosa che
evidentemente non può stabilire la Giudice Gilli.
Scrive,
inoltre, la Gazzetta del Mezzogiorno. “se entro quella data
la Cassazione non avrà ancora affrontato la questione, il giudice
Gilli non potrà che rinviare ulteriormente”.
Quindi
la battaglia su questo fronte è appena incominciata e richiede un'estrema rigidità della Procura nel sostenere le proprie
ragioni. Essa ha confutato con decisione le tesi dei difensori degli
imputati contenute nell'istanza di trasferimento, non solo ma ha
inserito giustamente il fatto che gli imputati stanno cercando in
tutti i modi di sottrarsi al processo citando esplicitamente che uno
dei firmatari dell'istanza di remissione è il latitante Fabio Riva
tuttora a Londra.
Ma,
aggiungiamo noi, proprio questo rende necessaria la mobilitazione di
operai, cittadini e di tutte le parti lese che devono rovesciare con
chiarezza l'assunto dello spostamento, affermando che allarme,
tensioni saranno molto di più se il processo venisse trasferito,
rispetto alle legittime presenze che ci potranno e ci dovranno essere
se esso si tiene a Taranto.
Diciamo
chiaro, noi che non abbiamo problemi di galateo giudiziario, che se
la sentenza della Cassazione sarà per il trasferimento, sarà una
sentenza tutta politica, pilotata dall'alto e non esiteremmo a
parlare qui di “molto in alto”, e quindi frutto della “giustizia
del potere”...
E non ci si parli di leggi!
Processo Ilva a Potenza? Nella palude democristiana...
Un
articolo del Corriere della Sera ricorda che un protagonista centrale
dell'installazione del Centro siderurgico a Taranto è stato
l'onorevole deputato, presidente del consiglio della DC, Emilio
Colombo, deputato di Potenza...
Portare
il processo a Potenza avrebbe effettivamente il valore simbolico di
'riportarlo a casa', in quella palude democristiana che, come ieri benedì
la nascita del Centro, oggi in un certo senso ne benedirebbe la morte
con un'assoluzione tutta democristiana dei responsabili di essa.Il Comune si costituisce al processo Ilva e chiede 10 miliardi di risarcimento... MA "SIETE LO STESSO COINVOLTI..."
Dice che si costituisce anche contro lo stesso Sindaco Stefano, imputato nel processo ("perchè
pur avendo una cognizione delle gravissime attività inquinanti svolte
dallo stabilimento Ilva... non adottava provvedimenti contingibili ed
urgenti al fine di prevenire o di eliminare le criticità a lui note...") ma non è certo in questo modo che il Comune, la Giunta con i suoi assessori possono lavarsi la coscienza...
Loro dove stavano quando il Sindaco non faceva nessun provvedimento contro i Riva, quando prendeva consigli/ordini da Archinà, quando al massimo scriveva e scrive lettere? Eppure come assessori potevano presentare e far approvare atti in consiglio comunale. Niente! Nè nessuno si ricorda neanche un qualche distinguo o prese di distanza dal silenzio e complicità di fatto e morale del Comune verso l'Ilva...
Ora chiedono addirittura 10 miliardi di risarcimento...
Questo Comune, tutto, non rappresenta affatto questa città, la città delle morti per il profitto padronale non messo in discussione da alcuna Istituzione, la città delle sofferenze sul fronte della salute e del lavoro, la città delle ribellioni - poche ancora - contro Riva e chi li proteggeva e li trattava coi guanti bianchi.
Loro dove stavano quando il Sindaco non faceva nessun provvedimento contro i Riva, quando prendeva consigli/ordini da Archinà, quando al massimo scriveva e scrive lettere? Eppure come assessori potevano presentare e far approvare atti in consiglio comunale. Niente! Nè nessuno si ricorda neanche un qualche distinguo o prese di distanza dal silenzio e complicità di fatto e morale del Comune verso l'Ilva...
Ora chiedono addirittura 10 miliardi di risarcimento...
Questo Comune, tutto, non rappresenta affatto questa città, la città delle morti per il profitto padronale non messo in discussione da alcuna Istituzione, la città delle sofferenze sul fronte della salute e del lavoro, la città delle ribellioni - poche ancora - contro Riva e chi li proteggeva e li trattava coi guanti bianchi.
Dalla stampa: la presenza della Rete per la sicurezza e il presidio dello slai cobas il 19
Ilva... ridevano e ridono...
Questa è la faccia che ha tenuto sempre Landini durante il processo Ilva del 19 scorso... Che aveva da essere sempre ridente? Lui col codazzo di dirigenti Cgil e Fiom locali e regionali ha fatto la sua presenza ipocrita entrando in pompa magna nell'aula del processo, tutti in gruppo per mostrarsi alle telecamere.
Quando un lavoratore Ilva gli ha detto: "E' da sei mesi che non vieni alla fabbrica, avevi promesso di tornare...", Landini gli ha risposto liquidatorio: "verrò...", per poi girarsi sempre sorridente al giornalista di turno...
MA RICORDIAMO ALTRE RISATE...
"Nell’intercettazione, il governatore di Puglia ride di gusto dicendo ad Archinà di aver apprezzato “lo scatto felino”. Confessa di essersi divertito insieme al suo capo di gabinetto. Definisce una “scena fantastica” l’immagine di Archinà che impedisce al giornalista di intervistare Emilio Riva. Il leader di Sel, ridendo, rivolge anche i suoi “complimenti” ad Archinà. Non solo. Riferendosi al giornalista lo definisce una “faccia di provocatore”. Vendola, che afferma di aver fatto davvero le battaglie a difesa della vita e della salute, suggerisce di “stringere i denti” di fronte a questi improvvisatori “senza arte né parte”. E aggiunge: “Dite a Riva che il presidente non si è defilato”.
Operai Ilva e popolazione devono liberarsi anche dell' "inquinamento mentale"
"Trasferire
altrove il suo processo catarsi sarebbe l'ultimo oltraggio alla città
del “cimitero rosa”, così chiude il suo articolo di analisi
Goffredo Buccini sul Corriere della Sera del 20.6.14.
Condividiamo
questa affermazione anche se l'impianto che la regge resta quello di
una città tutta colpevole, di operai tutti complici, di politici e
sindacati tutti dentro non solo ad una responsabilità ma a un'idea,
un'idea di sviluppo/industrializzazione che avrebbe prodotto questo
disastro, di cui il processo viene ad essere appunto la “catarsi”.
Le
cose non stanno così. Se si cancella che tutto questo è successo
perchè siamo in un sistema capitalista, gestito da sempre da governi
e Stato del capitale, al cui centro c'è la produzione per il
profitto come 'madre' di tutte le conseguenze che Taranto duramente
paga con morti e devastazioni, si vuole nascondere la vera realtà.
Senza
eliminare la causa vera non c'è nessuna 'catarsi' ma c'è il
riprodursi in altre forme di un nuovo disastro, quello che Bagnoli ad
esempio sta già molto bene a rappresentare. Operai e masse popolari
vanno liberate a Taranto dalla cappa non solo dell'inquinamento
ambientale, ma dall'inquinamento mentale prodotto da simili tesi
falso populiste ma in realtà interessate che anche grazie agli
intermediari popolari, da ambientalisti a Liberi e Pensanti, vengono
diffuse nelle fila degli operai e del popolo. Il loro scopo è
cancellare la lotta di classe, cancellare la storia della lotta di
classe a Taranto e affermare la storia degli attuali vincitori della
contesa.
Sta
ai comunisti, ai proletari, agli operai e cittadini che non hanno
mandato il cervello all'ammasso sottrarsi a questa vecchia-nuova
ideologia e rompere la cappa del doppio inquinamento, con una nuova
ideologia, quella della rivolta proletaria, quella della costruzione
di un'alternativa, non alle fabbriche ma al capitale.Bisogna sognare!!
L'articolo del Corriere del Mezzogiorno del 20 giugno, a firma di Ottino, nell'indicare la presenza dello Slai cobas e della Rete, al processo Ilva il 19 giugno, utilizza espressioni di colore parlando di: “sognatori alla perenne ricerca della rivoluzione proletaria”.
In
effetti è così. Va aggiunto che evidentemente in chi attivamente
li interpreta non si tratta di 'sogno' ma di
quotidiana e attiva lotta tra gli operai, i lavoratori, i cittadini
perchè si traduca in realtà. Ma non è solo questo.
La
rivoluzione proletaria è l'unica soluzione non solo ai problemi
dell'Ilva, del disastro ambientale, del futuro di questa città, ma è
l'unica soluzione al problema al centro del processo: saranno davvero
puniti i padroni assassini e i loro complici? Sarà cancellato quel
sistema che ha prodotto gli imputati? Avrà giustizia Stefania Corisi,
moglie di Nicola D'Arcante, operaio Ilva ucciso dal tumore? Avrà
giustizia Aurelio Rebuzzi, papà del piccolo Alessandro il cui
ritratto campeggiava davanti alla caserma dove si teneva il processo
Ilva? Avrà giustizia Amedeo, padre di Francesco Zaccaria? Avranno
giustizia Stefano Delli Ponti, Claudio Marsella, Ciro Moccia, i cui
ritratti campeggiavano al presidio della Rete?
Ecco, caro Ottino, chi darà giustizia a tutti questi? E avere il sogno di darla
realmente questa giustizia non dovrebbe essere considerato un
obiettivo per cui vale la pena di lottare?
Il
sogno è l'alternativa all'incubo, senza i sogni mai nessuna realtà
sarebbe stata trasformata e la storia del mondo andrebbe riscritta.
Ma
poi come non riconoscere che il “sogno” della rivoluzione
proletaria scaturisce dall'analisi scientifica, storico
materialistica, seria, documentata del modo di produzione in cui
viviamo, in cui vivono la maggiorparte degli operai, degli sfruttati,
dei poveri del mondo che con le loro lotte alimentano quotidianamente
questo bi/sogno della rivoluzione.
La
fine del “sogno” della rivoluzione proletaria e l'ironia su di
essa è una ideologia che interpreta e vuole esorcizzare la rivolta
degli oppressi.
Preferiamo
più che essere sognatori, rendere costante e permanente quello che
per la borghesia è l'incubo principale
.
Lenin scriveva nel "Che Fare?":
"Bisogna sognare!"... "C’è contrasto e
contrasto – scriveva Pisariev a proposito del contrasto fra il sogno e la realtà.
– Il mio sogno può precorrere il corso naturale degli avvenimenti, ma anche
deviare in una direzione verso la quale il corso naturale degli avvenimenti non
può mai condurre. Nella prima ipotesi, non reca alcun danno; anzi, può
incoraggiare e rafforzare l’energia del lavoratore... In quei sogni non c’è
nulla che possa pervertire o paralizzare la forza operaia; tutt’al contrario.
Se l’uomo fosse completamente sprovvisto della facoltà di sognare in tal
maniera, se non sapesse ogni tanto andare oltre il presente e contemplare con l’immaginazione
il quadro compiuto dell’opera che è abbozzata dalle sue mani, quale impulso, mi
domando, l’indurrebbe a cominciare e a condurre a termine grandi e faticosi
lavori nell’arte, nella scienza e nella vita pratica?... Il contrasto tra il
sogno e la realtà non è affatto dannoso se chi sogna crede sul serio al suo
sogno, se osserva attentamente la realtà, se confronta le sue osservazioni con
le sue fantasticherie, se, in una parola, lavora coscienziosamente per attuare
il suo sogno. Quando vi è un contatto tra il sogno e la vita, tutto va per il
meglio".
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