- il processo ilva è seguito nei vari aspetti dal blog tarantocontro
- pubblicheremo i vari pezzi a poco a poco
di Margherita Calderazzi rappresentante come parte civile dello slai cobas per il sindacato e di classe e militante di proletari comunisti
- Dopo la morte di Nicola D'Arcante, le denunce, l'I...
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Resoconto dall'interno del processo Ilva
“Dedicato a Claudio, Francesco, Ciro,
Nicola...”, “Giustizia per i nostri morti”, “Padroni in
galera – operai in fabbrica” - questo è stato il messaggio del presidio, insieme alla forte denuncia del sistema Riva e
dei governi che difendono i profitti padronali sulla pelle e la vita degli
operai e della popolazione.
Solo lo Slai cobas ieri c'era a
manifestare. Il fatto che nessun altra realtà né sindacale, né
ambientalista, né 'Liberi e pensanti', abbiano organizzato nulla è
dovuto ad una linea, confermata poi in alcune discussioni all'interno
durante il processo, che sostiene direttamente o comunque accetta la
logica del “silenzio”, del “non disturbare il manovratore” (i
giudici), del mostrare una “città tranquilla, che non protesta”,
per non dare alibi agli avvocati dei Riva che hanno presentata
istanza di trasferimento del processo da Taranto.
Una scelta sbagliatissima che invece di
fare di questo processo un “processo popolare” in cui i nostri
morti “vivano” e gli operai e i cittadini siano loro i
protagonisti, delegano di fatto la “giustizia” ai giudici e alle
loro norme e codicilli, ai passaggi farraginosi, lunghi e burocratici
- di cui già ieri si è visto un esempio lampante. Una scelta,
quindi, suicida, perchè se questo processo, il suo percorso, deve
dipendere solo dalla bontà dei magistrati, abbiamo già perso.
Questa scelta è stata confermata anche
in aula processuale, dove per esempio l'Usb aveva mandato solo il
proprio avvocato, e sia l'Usb che il Comitato Liberi e Pensanti non
hanno organizzato la costituzione di parte civile di operai,
cittadini, ma solo della loro di associazione.
Appena si sono avvicinati all'ingresso della
Caserma dei Vigili del fuoco (dove si teneva il processo) l'avvocato
Bonetto di Torino, legale insieme ad altri avvocati di Taranto per le
parti civili dello Slai cobas, e la coordinatrice Calderazzi
Margherita, si è visto subito e sentito un preoccupato movimento
della Digos per la presenza della coordinatrice, a cui è seguita una
mal digerita sorpresa e un comico imbarazzo quando hanno dovuto
prendere atto che la coordinatrice (“quella che spesso fa
iniziative di protesta”) era legittimata ad entrare, perchè parte
civile per lo slai cobas.
All'interno le presenze erano
principalmente di avvocati, oltre un centinaio per gli imputati, più
quelli delle parti civile. Un “mercato” affollato di avvocati di
grido, o di avvocaticchi che cercano il loro momento di scena e che,
per “andare sul sicuro”, concentrano le parti civili solo su
persone morte o ultramalate, su condomini.
L'avvocato Nevoli, sia del Usb che del
Comitato Liberi e pensanti, ha contestato la nostra linea della
costituzione di parte civile che mette al centro la questione del
“pericolo certo” per cui anche chi non è malato ma sta a
rischio perchè operaio dell'Ilva o abitante dei Tamburi o lavoratore
e operatore al Cimitero (abbiamo concentrato in questi settori le
parti civili), può presentarsi. Questa, tra l'altro, abbiamo detto,
è la linea dell'inchiesta Todisco e della stessa Procura e discende
dalla positiva esperienza Eternit. Questa è la linea corretta,
rispetto all'andazzo di avvocati e avvocaticchi che si vanno a
cercare il morto o l'ammalato.
Consideriamo invece sbagliata e debole
la costituzione come associazioni di USB e Liberi e pensanti, è troppo
poco il tempo della loro esistenza (poco più di un anno e
mezzo), perchè possano essere legittimate ad essere riconosciute
come realtà impegnate sul tema della salute e sicurezza. I Liberi e
pensanti poi rispetto alla fabbrica teorizzano addirittura il non
impegno perchè l'Ilva deve solo chiudere. Inoltre, è sbagliata l'idea
che le
organizzazioni sostituiscano il protagonismo dei lavoratori e della
gente al processo.
Prima dell'inizio del processo, durante le due lunghe pause di “ritiro del giudice”, parlando con Ranieri, il portavoce dei Liberi e Pensanti, abbiamo criticato i suoi discorsi disfattisti, che alimentano solo sfiducia e pessimismo tra gli operai. Discorsi sul fatto che non c'era nessuna realtà fuori dal processo – quando questo non era vero: c'era il presidio dello slai cobas e della Rete! E I Liberi e pensanti, come altre forze, hanno scelto volutamente di non esserci!; sul fatto che "la città non risponde", che i “tarantini vengono al concerto ma qui non ci sono” - quando la concezione e la pratica dei Liberi e pensanti è fino in fondo causa e parte di questo problema; sul fatto che gli operai dell'Ilva sarebbero una massa di pecoroni, ignoranti – discorsi di bassa macellazione, che vogliono trovare facile consenso, quando proprio i Liberi e Pensanti e i loro principali rappresentanti, operai dell'Ilva, teorizzano che in fabbrica non serve l'organizzazione degli operai, la battaglia sindacale di classe. Lo slai cobas per il sindacato di classe ha anche ieri attaccato queste posizioni che fanno il gioco di chi vuole gli operai impotenti; gli operai quando si organizzano come classe sono invece una forza, mentre senza organizzazione non esistono, e gli operai organizzati sono e possono essere il cuore, l'avanguardia di tutta la città. E questo lo ha dimostrato lo stesso Ranieri (ricordato ieri da lui stesso) che, durante il brevissimo periodo in cui è stato iscritto allo Slai cobas, lui organizzò tra i suoi compagni operai al porto il rifiuto a partecipare alla marcia aziendale pilotata del 30 marzo del 2012; una iniziativa importante, controcorrente, una linea che poteva e doveva continuare; ma che invece fu da lui subito abbandonata arrivando poi a “sputare sentenze” sugli stessi operai.
Ora anche perchè e come si sta in questo processo è una linea di demarcazione. Ieri è stato dimostrato che senza costituire centinaia e centinaia di parti civili “la citta non risponde”.
Prima dell'inizio del processo, durante le due lunghe pause di “ritiro del giudice”, parlando con Ranieri, il portavoce dei Liberi e Pensanti, abbiamo criticato i suoi discorsi disfattisti, che alimentano solo sfiducia e pessimismo tra gli operai. Discorsi sul fatto che non c'era nessuna realtà fuori dal processo – quando questo non era vero: c'era il presidio dello slai cobas e della Rete! E I Liberi e pensanti, come altre forze, hanno scelto volutamente di non esserci!; sul fatto che "la città non risponde", che i “tarantini vengono al concerto ma qui non ci sono” - quando la concezione e la pratica dei Liberi e pensanti è fino in fondo causa e parte di questo problema; sul fatto che gli operai dell'Ilva sarebbero una massa di pecoroni, ignoranti – discorsi di bassa macellazione, che vogliono trovare facile consenso, quando proprio i Liberi e Pensanti e i loro principali rappresentanti, operai dell'Ilva, teorizzano che in fabbrica non serve l'organizzazione degli operai, la battaglia sindacale di classe. Lo slai cobas per il sindacato di classe ha anche ieri attaccato queste posizioni che fanno il gioco di chi vuole gli operai impotenti; gli operai quando si organizzano come classe sono invece una forza, mentre senza organizzazione non esistono, e gli operai organizzati sono e possono essere il cuore, l'avanguardia di tutta la città. E questo lo ha dimostrato lo stesso Ranieri (ricordato ieri da lui stesso) che, durante il brevissimo periodo in cui è stato iscritto allo Slai cobas, lui organizzò tra i suoi compagni operai al porto il rifiuto a partecipare alla marcia aziendale pilotata del 30 marzo del 2012; una iniziativa importante, controcorrente, una linea che poteva e doveva continuare; ma che invece fu da lui subito abbandonata arrivando poi a “sputare sentenze” sugli stessi operai.
Ora anche perchè e come si sta in questo processo è una linea di demarcazione. Ieri è stato dimostrato che senza costituire centinaia e centinaia di parti civili “la citta non risponde”.
La Cgil e la Fiom ieri hanno fatto la
loro presenza ipocrita in pompa magna: è sceso Landini, si è
rivisto Rappa, poi Gino D'Isabella, e l'imbarazzante Stefanelli.
Tutti entrati in gruppo per mostrarsi alle telecamere. Questi hanno avviato
all'ultimo momento una raccolta di costituzioni di operai (cosa per
lo meno sospetta, è stata la costituzione di parti civili dello Slai
cobas a metterli in allarme?), e in un'unica costituzione presentano
CGIL, Fiom e 160 operai. Se teniamo conto che lo Slai cobas presenta
circa 100 parti civili, si tratta per tutto il mega apparato di Cgil,
Fiom, di numeri decisamente scarsi.
Ma la prima preoccupazione dell'Avv.
Del Vecchio della Cgil/Fiom è stata quella di dirci che “non era il caso di
mettere gli striscioni...”, almeno fino a quando la Cassazione non
si pronuncia.
La nostra risposta è stata che semmai
sono purtroppo troppo pochi gli operai e cittadini che si fanno
sentire e che su questo la Fiom è un ostacolo tra i lavoratori; che
lasciare in pace la Magistratura è la via per perdere; che tanti
altri processi, invece, hanno dimostrato il contrario: dal processo
Eternit (a cui ad ogni udienza partecipavano migliaia di lavoratori e
familiari e vi erano presidi fuori dal tribunale), al processo
Thyssen (in cui sempre vi erano manifestazioni fuori dal tribunale,
molte organizzate dalla rete per la sicurezza), agli stessi processi a
Taranto “ex Nuova Siet” contro l'Ilva, sulla Palazzina Laf, ecc. -
questa presenza di lavoratori, presidi ai processi ha eccome
positivamente influenzato le sentenze di condanne dei padroni, hanno
fanno trovare ai giudici la strada per darle.
Noi useremo questo tempo prima della
prossima udienza perchè gli operai e gli abitanti dei tamburi siano
ancora più numerosi sia dentro l'aula che fuori del processo. Senza il
presidio dello Slai cobas e della Rete questo processo sarebbe stato
solo una vicenda giudiziaria.
Ma la realtà, sentendo alcuni legali,
che molti di questi, anche avvocati delle parti civili, danno già
per molto probabile il trasferimento del processo Ilva da Taranto e
non ne sono affatto dispiaciuti, considerandolo anch'essi
legittimo. A questi abbiamo risposto a “muso duro” che con questa
logica anche tanti altri processi dovrebbero essere spostati: i
processi per mafia non potrebbero essere fatti a Palermo, e così
via; così come è pericoloso il discorso che i giudici
potrebbero aver subito effetti negativi dall'inquinamento e quindi
non essere imparziali, perchè con questo stesso discorso si
finisce per mettere “sotto processo” l'ideologia, le concezioni
politiche di un giudice... E quindi si fa di fatto il discorso alla
Berlusconi, che i padroni, gli imputati si devono scegliere città e
giudici...
La realtà, abbiamo denunciato, che se
questo processo si sposta, vuol dire solo che non lo si vuole fare
seriamente o che lo si vuole fare per assolvere i Riva e gli altri
imputati. Proprio le 190 pagine di motivazioni
dell'istanza di ricusazione, dicono uno per uno i motivi per cui
questo processo si deve fare a Taranto e perchè noi dobbiamo
trasformarlo in una battaglia che deve e può finire male per Riva e complici.
La giornata di ieri ha confermato che
affidare burocraticamente un processo a un giudice di turno è
assurdo. Lo ha dimostrato la gestione approssimativa delle notifiche,
che fino al giorno prima si confermava essere andate tutte a buon
fine e poi al processo viene fuori che 5 erano irregolari.
Lo ha dimostrato la “dimenticanza” della prossima scadenza dei termini di custodia
cautelare di alcuni imputati; con conseguenze anche per la
presentazione delle parti civili.
Lo ha dimostrato la prima decisione
della giudice Gilli, per cui, chi voleva... poteva procedere comunque
con il deposito puramente tecnico delle costituzioni di parti civili
senza presentarne le motivazioni e senza contraddittorio – a questo
la maggiorparte dei legali si è opposta.
Tra gli avvocati dello Slai cobas a questo punto vi è stata una
discussione per decidere la soluzione più giusta: depositare subito nel
modo indicato dalla Gilli le nostre parti
civile, mentre altri le avrebbero presentate alla seconda udienza,
poteva dare un vantaggio alle controparti; nello stesso tempo,
presentarle dopo non ci poneva subito come parte protagonista nel
processo; decidere che alcuni nostri avvocati le presentavano, mentre
altri attendevano
la nuova udienza; presentare subito la costituzione dello Slai cobas
e dopo quella delle parti civili di lavoratori e cittadini...
Lo Slai cobas a questo punto ha posto
alcuni punti fermi: la presentazione e i tempi della stessa dovevano
tenere in considerazione soprattutto il messaggio politico verso i
lavoratori e i cittadini; le parti civili dovevano essere presentate
tutte insieme; la presentazione dello Slai cobas avviene insieme a
quella dei lavoratori e abitanti dei Tamburi, perchè lo slai cobas
ha lavorato e lavora soprattutto per la presentazione associata di
operai Ilva, lavoratori cimiteriali e abitanti dei Tamburi, che con la
loro presenza nel processo devono far sentire il “fiato sul collo”
fin dentro l'aula. La presentazione dello slai cobas è opportuna e
necessaria (oltre che chiaramente legittima perchè è dal 1993 che
lavora in Ilva e in città con una montagna di iniziative, la cui
documentazione riempirebbe tutta una stanza) per poter stare anche
all'interno dell'aula processuale e svolgere una funzione orientativa e
unificante sia verso le nostre parti civili che verso il pool di
nostri avvocati. Per questo non poteva essere accettabile presentare
lo slai cobas in un momento diverso dagli altri lavoratori.
Il nostro “pool di avvocati” ha ben
funzionato in maniera collettiva. Gli avvocati di Taranto riconoscono
l'esperienza di riferimento del processo Eternit di Torino dell'Avv.
Bonetto, si consultano
e tengono conto di quello che dice e decide lo slai cobas. In
particolare, comprendono che noi siamo portatori di una doppia
esigenza, quella legale (che deve essere fatta bene perchè vogliamo
che tutte le nostre parti civili siano accolte) e quella
sindacale-politica che va oltre e non si fa “incatenare” dalle
sole questioni tecnico-legali, ma tiene conto dell'importanza di
questa battaglia per i lavoratori e la popolazione di Taranto.
La questione dei tempi di presentazione
delle parti civili è stata sciolta, dalla stessa giudice che, andata
finalmente a leggersi gli articoli di legge, ha deciso che tutto
veniva sospeso (anche la scadenza dei termini di custodia cautelare),
e si rinviavano le presentazioni delle parti civili nei modi dovuti,
alla prossima udienza che sarà il 16 settembre.
Ma questo processo ha anche subito
mostrato il rischio di diventare un circo, con tempi inimmaginabili.
Solo per fare l'appello degli imputati, con i relativi avvocati, ci
sono voluti quasi 2 ore. E il problema si presenterà ancora di più
nelle prossime udienze, in cui dovranno essere chiamate anche le
parti civili.
Male anche la gestione e
l'organizzazione della struttura dei Vigili del fuoco: utilizzata
solo mezza palestra, poche sedie con tante persone costrette a stare
in piedi, niente aria condizionata, anche l'acqua e il mini bar è
stato messo solo dopo alcune ore.
Chiaramente vi erano decine e decine di
giornalisti e operatori tv nazionali e locali, che dopo un po' sono
stati messi fuori anche dall'anticamera dell'aula processuale. Questi
giornalisti puntavano ovviamente ad intervistare i grossi nomi. Ma
alcuni hanno intervistato l'Avv. Bonetto, la rappresentante dello
Slai cobas e soprattutto i rappresentanti della Rete nazionale per la
sicurezza presenti al presidio.
PROSSIMO APPUNTAMENTO PROCESSUALE: 16 SETTEMBRE.
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