Dopo
le occupazioni, gli sgomberi e il blitz nella sede del Pd, i movimenti
romani contro l'austerity e per il diritto all'abitare tornano là dove
ci eravamo lasciati il 20 ottobre, nella piazza antistante il ministero
delle Infrastrutture, ancora abitato da quello stesso Maurizio Lupi che
ha attraversato indenne il passaggio tra due governi non eletti e che
appena riconfermato nel suo ruolo ha licenziato un "piano casa" a tutto
vanatggio dei costruttori, pesantemente classista e puntitivo nei
confronti di chi ha bisogno di occupare per avere un tetto sulla testa
(art. 5).
In questi giorni si sono specificate le posizioni,
definiti gli interessi, tracciate linee di divisione tra chi ha ancora
qualcosa da guadagnare dall'esistente attuale e chi sa di dover mettere
in campo ben altro per immaginare un futuro a misura umana.Da un lato c'è chi occupa e lotta, rischia, mette in gioco il proprio corpo e la propria fedina penale; dall'altro chi ci si mostra solidale finché stiamo buoni e giochiamo il ruolo delle vittime e prendere invece le distanze appena alziamo la testa. Questi (Sel e banda) domani ci chiederanno il voto alle europee dopo averci criticato per aver turbato il pomeriggio ai militanti (ben stipendiati) del Partito Democratico (futuri alleati con cui spartiranno poltrone e poteri). C'è poi chi si sfila e fa finta già di guardare oltre, pensando che le lotte si costruiscono a tavolino invece che facendole vivere e spingendole avanti, con tutti i loro limiti, le loro tante contraddizioni e i necessari rischi da assumersi.
Sabato a Roma sfileranno per un corteo nazionale
i movimenti attivi sui territori nelle lotte sociali, con l’obiettivo
di ribadire le parole d’ordine che ci siamo dati da mesi: "una sola grande opera: casa e reddito per tutt*", contro precarietà e austerity
per assediare il governo Renzi e ribaltare il Jobs Act.
Buon #12Aprile a tutt*!
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