I pennivendoli al servizio dell'imperialismo hanno speso e spendono fiumi di parole, fanno interventi, per sostenere la scomparsa o riduzione ai minimi termini della classe operaia - o meglio degli “operai”, visto che la parola “classe” è proprio stata cancellata e guai a chi osa pronunciarla.
I
più “tattici”, fanno una operazione apparentemente inversa ma
che conduce allo stesso risultato, estendono a più non posso il
concetto di operai, li trasformano, li mischiano insieme ad altre
figure non proletarie di lavoratori, per affermare che “siamo tutti
genericamente lavoratori”, e quindi costoro di fatto giungono allo
stesso scopo di dire che la classe operaia non esiste più, è un
concetto che non corrisponderebbe più ad una realtà.
Questo
non ha solo conseguenza sul piano di una corretta analisi economica
marxista, ma anche e soprattutto sul piano politico: se la classe
operaia non ha più la centralità di prima, viene meno la strategia
rivoluzionaria basata sul ruolo centrale e dirigente della classe
operaia, così come la necessità del partito proletario, il partito
comunista marxista-leninista-maoista come reparto d'avanguardia della
classe operaia.
Questo
dimostra più di tante parole che la vulgata sulla scomparsa degli
operai è parte dell'azione della borghesia per “cancellare”
quello che resta nel 21° secolo il “becchino” del capitale. Ad
essa fa da “compagna di strada” l'ottica di intellettualini
borghesi che guardano alla realtà da e con una prospettiva
inevitabilmente imperialista, occidentale, di fatto ristretta che
guarda dal e nel “cortile” delle cittadelle imperialiste e non è
in grado di comprendere il nuovo immenso proletariato che è
cresciuto e cresce nel mondo, dal sud est asiatico, all'Africa, ecc;
pensa di guardare il mondo ma vede solo il proprio “buco”.
Mai
come oggi queste affermazioni secondo cui gli operai sono una classe
in calo sono false, sono totalmente arbitrarie, e si scontrano con
una realtà che invece mostra che non solo gli operai ci sono, sono
vivi e vegeti, ma essi a livello mondiale sono nettamente aumentati.
Nel 2012 gli operai stanno raggiungendo i 2 miliardi. C'è un continuo trasferimento dalle campagne alle città: “nella seconda metà del secolo scorso i flussi netti dalle campagne di tutto il mondo sono cresciuti anno dopo anno, dai 17 milioni/anno nel 1950 ai 35 milioni/anno del 2000, e nel 1° decennio del XXI secolo 40 milioni/anno. In questa urbanizzazione l'Asia copre quasi due terzi, mentre emerge l'Africa con un quarto del totale, e marginale è divenuto il contributo del vecchio mondo... se l'Europa delle città è raddoppiata, l'Asia è diventata 7 volte più urbana. ”
I capisaldi sono
rappresentati: dalla Cina che ha doppiato il capo del 50% di urbani,
Indonesia (44%), Pakistan (36%), India (30%), Bangladesh (28%);
mentre l'Africa nel suo complesso è attestata al 40%”.
“Dietro queste cifre
c'è la crescita del numero di fabbriche e degli stabilimenti e dei
connessi servizi, dei sistemi di trasporto, della produzione e
distribuzione di energia e tutto quanto di altro vi è strettamente
legato”.
(dal
libro: 'Due miliardi di salariati - la nostra classe nel mondo' di
Piermaria Davoli).
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