Il primo turno delle elezioni amministrative palermitane
offre interessanti spunti su cui ragionare.
Il dato significativo è l’aumento non indifferente della
percentuale di astenuti rispetto alle precedenti elezioni amministrative del
2007 di 8,53 punti percentuali.
Nonostante il dibattito sul futuro sindaco abbia investito,
com’è normale che sia, tutta la cittadinanza e i settori sociali, il 36,76%
dell’elettorato non è andato a votare; a questa percentuale come segno di
dissenso/protesta va aggiunto il 5,66 per cento di schede annullate e l’1,8 per
cento di schede bianche per un totale di 44,22 per cento di elettorato che ha
“votato” contro la farsa elettorale e tutti i suoi “concorrenti”. Il “partito
del non voto” è oggettivamente il primo partito di maggioranza relativa in
città che non ha fiducia nelle istituzioni cittadine che a Palermo praticamente
da sempre non sono in grado di garantire diritti fondamentali ed essenziali
come il lavoro, l’istruzione, la sanità, il rispetto dell’ambiente ecc.
Una sfiducia totale verso le vecchie e “nuove” facce tutte
in continuità con le precedenti amministrazioni comunali a partire da Cammarata
e andando a ritroso fino ad Orlando.
Il restante 55,78% dell’elettorato ha distribuito il suo
voto come segue:
Il primo partito eletto è Italia dei Valori (in
controtendenza col dato nazionale, qui pesa l’effetto “sinnacorlando”) con il
10,25%, seguono il PDL con il 8,33%, il PD con il 7,75%, l’UDC con il 7,65 %,
l’MPA del governatore della regione Lombardo con il 7,54%, “Amo Palermo” (lista
civica della candidata a sindaco Marianna Caronia exMPA) con il 6,25% seguita
dalla lista “Ora Palermo Lista Ferrandelli” con il 6,21% alla pari con Grande
Sud (creatura politica di Miccichè ex PDL), infine ultima lista ad ottenere una
rappresentanza è “Cantiere Popolare” (altra lista legata alla candidata a
sindaco Caronia) con il 6,17%. Tutte le altre liste non hanno superato lo
sbarramento del 5%.
Il dato principale che emerge è che la metà dell’elettorato
che ha scelto di esprimere una preferenza alle urne ha penalizzato la giunta
uscente capeggiata dal PDL (nella “roccaforte” berlusconiana non arriva al
10%), secondariamente i partiti che appoggiano direttamente il governo
nazionale Monti che hanno superato lo sbarramento PD-PDL-UDC arrivano, tutti
insieme (!), al 23,73% : una sfiducia in generale verso i sostenitori
del governo “tecnico”antipopolare e antioperaio di Mario Monti.
Tra le liste che non superano lo sbarramento e che quindi
non avranno rappresentanza in consiglio comunale vi sono i finiani di Futuro e
Libertà, i rutelliani dell’API, SEL, Rifondazione Comunista-PDCI-Verdi riuniti
in un’unica lista, il Movimento 5 stelle di Grillo, l’Udeur di Mastella e il
PCL oltre a diverse liste civiche.
Per quanto riguarda i candidati a sindaco vanno al
ballottaggio Leoluca Orlando con il 47,43% sostenuto da IDV e la lista “La Sinistra e gli ecologisti
per Palermo” (Rifondazione Comunista, Partito dei Comunisti Italiani e Verdi) e
Fabrizio Ferrandelli con il 17,35% sostenuto da PD, la propria lista civica,
SEL, e Vizzini Riformisti per Palermo (ex PDL).
Massimo Costa sostenuto da PDL, UDC, Grande Sud e dalla
propria lista civica raccoglie un modesto 12,60%, Alessandro Aricò sostenuto da
Futuro e Libertà, API, MPA e liste minori si attesta ad un 8,72%, Marianna
Caronia sostenuta da Udeur e 3 liste civiche supera di poco il 7%, il candidato
grillino Riccardo Nuti arriva al 4,92% , i restanti 5 candidati (l’imprenditore
Tommaso Dragotto, Giuseppe Mauro di “Alleanza di Centro”, Rossella Accardo
costola palermitana e sconfessata dei Forconi, il trotskista Marco Priulla del
PCL e il nazista di Forza Nuova Gioacchino Basile) sono tutti al di sotto
dell’1%.
Il circolo di Proletari Comunisti Palermo è stata l’unica
forza politica proletaria e rivoluzionaria ad aver preso e praticato la chiara
posizione del boicottaggio elettorale attivo, irrompendo e disturbando la
campagna elettorale nel suo complesso.
In questa fase in cui un governo di unità nazionale attacca
senza precedenti i diritti dei lavoratori e delle masse popolari, è nostro
compito stare al fianco di esse, disintossicandole dall’illusione che un
cambiamento delle loro condizioni di vita possa scaturire dall’urna.
Soprattutto in questa fase dove quasi la totalità dei concorrenti
alla competizione elettorale appoggia
esplicitamente il governo Monti (PD-PDL-Terzo Polo in primis) o indirettamente (IDV-SEL, fino ai sedicenti comunisti di Rifondazione e
PDCI) che in questa tornata elettorale si sono accordati con il Pd per le liste
elettorali e i grillini che come a Torino già governano nella stessa giunta del
PD, l’azione rivoluzionaria non può prescindere dal fatto di lavorare perché le
masse sfiducino in blocco tutto l’arco politico istituzionale e indicare
l’alternativa che risiede solo nella lotta e nell’organizzazione di essa in un
soggetto politico alternativo, proletario e rivoluzionario.
In tal senso riteniamo che forze che si richiamino al
comunismo, che rifiutano alleanze politiche ed elettorali con i partiti borghesi
e scelgono in ogni caso di partecipare alla competizione elettorale, nel caso
locale il PCL, sbaglino politicamente per due ragioni: innanzitutto sono
corresponsabili nel fomentare l’illusione elettorale tra le masse,
secondariamente non rappresentando una forza reale e sociale determinante non
incidono nella realtà, anzi rafforzano la confusione tra le masse rispetto al
fatto che i “comunisti” sono uno dei tanti partiti in competizione con gli
altri.
Non si tratta di essere astensionisti di principio
all’anarchica maniera bensì di agire facendo un’analisi concreta della
situazione concreta, capendo di volta in volta che azione è utile intraprendere
a favore del proletariato nella contesa elettorale, quando è giusto
parteciparvi e quando invece è dannoso. Ad esempio il risultato ottenuto ad
Avignana dove un candidato sindaco NoTav ha battuto un candidato unitario
PD-PDL è ottimo in quanto partendo dall’esperienza di una lotta popolare, anche
nella contesa elettorale vi è stata una polarizzazione tra le forze popolari No
Tav e quelle della reazione che ne sono uscite sconfitte.
Tornando a Palermo o i soggetti che si richiamano al
comunismo valutano la propria partecipazione secondo questi termini (coerenti
con il materialismo-dialettico) o si scade facilmente nel cretinismo
parlamentare e nell’elettoralismo.
Altri soggetti rivoluzionari in città come i centri sociali
e i collettivi studenteschi nonostante molti di essi si rifacciano più o meno
esplicitamente all’esperienza del comunismo di diverse aree (autonomia operaia,
autogestione, marxismo in generale) in queste settimane hanno ignorato la
campagna elettorale come se niente fosse, appiattendosi di fatto ad una
posizione di astensionismo di principio di matrice anarchica. A nostro avviso
questo è sintomo di un estremismo di posizioni e superficialità/carenza
nell’analisi a fronte di un fatto politico (le elezioni) che coinvolge
attivamente e/o passivamente la quasi totalità di lavoratori, disoccupati,
giovani, donne masse popolari in generale e nonostante questo non si interviene
politicamente in questo contesto per accentuare il divario tra masse e Stato da
un lato e organizzare le masse contro di esso dall’altro.
In questi giorni di campagna di boicottaggio elettorale
attivo il Circolo di proletari comunisti di Palermo è al fianco di quel 44% che
ha espresso insofferenza verso questo sistema che ha come strumento principale
la farsa elettorale che si ripete ogni 5 anni, è nostro dovere rivoluzionario,
provare quantomeno ad orientare e ORGANIZZARE questo dissenso diffuso.
Per questi motivi la settimana prossima il nostro Circolo in
occasione del ballottaggio tra Orlando e Ferrandelli scenderà nuovamente in
piazza per invitare l’elettorato a sfiduciare in maniera più incisiva i futuri
partiti al consiglio comunale e il futuro sindaco che in entrambi i casi sarà
espressione locale del governo nazionale ovvero lacrime, sangue e sacrifici per
il popolo e privilegi per politici, affaristi e mafiosi.
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