lunedì 7 maggio 2012

pc 7 maggio - Alain Badiou sul voto al fronte nazionale in Francia - da la Cause du peuple

Alain Badiou sull'origine del voto al Front national


Riportiamo un articolo di Alain Badiou pubblicato dal giornale Le Monde. Questo articolo è interessante perché parte dal punto di vista giusto che Marx aveva chiaramente spiegato: le classi dominanti impongono non solamente con la
forza il sistema economico e politico che permette loro di mantenere intatto il loro dominio, ma anche con la diffusione delle loro idee e punti di vista reazionari che imprigionano la classe operaia e le masse popolari in questo sistema.
Badiou spiega dunque qui che le classi dirigenti (di destra come di sinistra) sono chiaramente responsabili dell'avanzare del fascismo e non questa o quella categoria della popolazione abitante questa o quella regione. La fonte del
fascismo è dunque da trovarsi in seno alla borghesia stessa e non in seno al popolo. È la borghesia che si nutre delle contraddizioni in seno al popolo per cercare di dividere al massimo e mettere una categoria di sfruttati contro
l'altra - “dividere per meglio regnare”.Di fronte a ciò, il nostro compito è di costruire l'unità nel nostro campo
soprattutto per il fatto che l'arrivo al potere di una “sinistra” che sarà incapace di risolvere la crisi rischia di aprire la strada ai partiti e organizzazioni fasciste, Front National in testa.
La questione per noi non è dunque di sapere chi è maggioritario o minoritario ma chi si basa sulla legittimità di ribellarsi contro l'oppressione e lo sfruttamento per organizzarsi.
La risposta si trova a nostro avviso nella costruzione del Fronte Rivoluzionario Anti-capitalista/Antifascista e Popolare.

La Cause du Peuple



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Il razzismo degli intellettuali


Da dove viene il risultato dell'estrema destra se non da trentanni di discorsi securitari senza vergogna a destra e a sinistra?
L'importanza del voto per Marine Le Pen travolge e sorprende. Si cercano delle spiegazioni. Il personale politico procede secondo la propria sociologia: la Francia delle persone che stanno in basso, delle province sperdute, degli
operai, dei sotto-istruiti spaventati dalla mondializzazione, dal declino del potere d'acquisto, dalla destrutturazione dei territori, dalla presenza alle loro porte di strani stranieri vuole ripiegarsi nel nazionalismo e la xenofobia.
È questa del resto la Francia “ritardataria” che è stata accusata di avere votato no al referendum del progetto di costituzione europea. La si è opposta alle classi medie urbane istruite e moderne che costituiscono il sale sociale
della nostra democrazia ben temperata.
Diciamo che questa Francia dal basso è comunque, nella circostanza, l'asino della favola, il pelato e rognoso “populista” da cui viene tutto il male lepenista. Strano, dopotutto, questo risentimento politico mediatico contro il “populismo”. Il potere democratico di cui siamo così fieri sarebbe allergico a ciò coloro che si preoccupano del popolo? È il punto di vista di questo stesso popolo, in ogni caso, e sempre di più. Alla domanda “i responsabili politici si preoccupano di ciò che pensa la gente come voi?” La risposta del tutto negativa “per niente” è passata dal 15% del totale del 1978 al 42% del 2010! Riguardo al totale delle risposte positive (“molto” o “assai”), esso è passato dal 35 % al 17% (ci si rifà per questa indicazione statistica e altre di grande interesse, al numero speciale della serie della rivista La Pensée intitolato “Il popolo,
la crisi e la politica” realizzato da Guy Michelat et Michel Simon). Il rapporto tra il popolo e lo Stato non è fatto di fiducia, è il minimo che si possa dire.

Bisogna concludere che il nostro Stato non ha il popolo che si merita? E che l'oscuro voto lepenista certifica questa insufficienza popolare? Bisognerebbe allora per rafforzare la democrazia cambiare il popolo come proponeva ironicamente Brecht...
La mia tesi è piuttosto che due altri grandi colpevoli dovrebbero essere indicati: i successivi responsabili del potere dello Stato, di sinistra come di destra, e un insieme non di poco conto di intellettuali.
In definitiva non sono i poveri delle nostre provincie che hanno deciso di limitare quanto e più possibile il diritto elementare di un operaio di questo paese, qualunque sia la sua nazionalità di origine, di vivere qui con la
propria moglie e i propri figli. È stata una ministra socialista e tutti quelli di destra che in seguito si sono buttati nella breccia. Non è una campagnola poco istruita che ha proclamato nel 1983 che gli scioperanti della Renault - per lo più algerini o marocchini - erano dei “lavoratori immigrati (…) agitati da gruppi religiosi e politici che si muovono in funzione di criteri che poco hanno a che fare con le realtà sociali francesi”.Si tratta di un primo ministro socialista, beninteso per la gran gioia dei suoi “nemici” di destra. Chi ha avuto la buona idea di dichiarare che Le Pen poneva i veri problemi? Un militante alsaziano del Front national? No, si tratta di un primo ministro di Francois Mitterrand. Non sono i sottosviluppati dell'entroterra che hanno creato i centri di detenzione per imprigionarvi senza alcun diritto reale coloro che sono privati della possibilità di acquisire i documenti legali della loro presenza.
Non sono nemmeno quelli delle banlieues esasperati che hanno ordinato dappertutto nel mondo che non si concedano alle persone visti per la Francia se non con il contagocce, mentre si fissavano allo stesso tempo allo stesso tempo quote di
espulsione che ad ogni costo doveva realizzare la polizia.La successione di leggi restrittive, che attaccano sotto il pretesto
dell'“essere straniero”, la libertà e l'uguaglianza di milioni di persone che vivono qui non è opera dei “populisti” scatenati.
Alla manovra di questi pacchetti legali si trova lo Stato, molto semplicemente. Ci sono tutti i governi che si sono succeduti, da Francois Mitterrand in poi, e così via senza tregua. A questo proposito, e non sono che due esempi, il socialista Lionel Jospin fece sapere dal momento che arrivò al potere che non se ne parlava proprio di abolire le leggi xenofobe di Charles Pasqua; il socialista Francois Hollande fa sapere che non deciderà la regolarizzazione dei sans-papier sotto la sua presidenza in maniera diversa da quella di Nicolas Sarkozy. La continuità in questa direzione non crea alcun
dubbio. È questo incoraggiamento ostinato dello Stato nella viltà che suscita l'opinione reattiva e razzista e non viceversa.
Io non credo d'essere sospetto di ignorare che Nicolas Sarkozy e la sua banda sono stati costantemente sulla breccia del razzismo culturale, levando alta la bandiera della “superiorità” della nostra cara civiltà occidentale e facendo votare una interminabile successione di leggi discriminatorie la cui la malvagità ci costerna.
Ma alla fine, noi non vediamo che la sinistra si sia sollevata per opporsi con la forza che richiedeva un tale accanimento reazionario. Essa stessa ha spesso affermato che “comprendeva” questa domanda di “sicurezza” e ha votato senza
stato d'animo decisioni persecutorie flagranti come quelle che mirano ad espellere dallo spazio pubblico questa o quella donna con il pretesto che si copre i capelli o nasconde il corpo.

I suoi candidati annunciano dappertutto che condurranno una lotta senza scrupoli non tanto contro le prevaricazioni capitaliste e la dittatura dei bilanci ascetici quanto contro i lavoratori sans papiers e i minori recidivi soprattutto se sono neri o arabi. In questo campo destra e sinistra insieme hanno calpestato ogni principio. È stato ed è, per coloro che si privano di documenti, non lo Stato di diritto ma lo Stato d'eccezione, lo Stato del non diritto. Sono essi che si trovano in uno stato di insicurezza e non quelli che sono nati in questa nazione. Se ci si dovesse, cosa che a dio non piace,
rassegnare ad espellere delle persone, sarebbe preferibile che si scegliessero i nostri governanti piuttosto che i molto rispettabili operai marocchini e del Mali.

E dietro tutto questo, da tempo, da oltre vent'anni, chi si trova? Chi sono i gloriosi inventori del "pericolo islamico", sulla via, secondo loro, di disintegrare la nostra bella società occidentale e francese? Se non degli intellettuali che consacrano a questo compito infame editoriali infuocati, libri contorti, “inchieste sociologiche” truccate? Si tratta di un gruppo di pensionati di provincia e operai delle piccole città deindustrializzate, che hanno messo su pazientemente tutta questa vicenda dello "scontro di civiltà", della difesa del "patto repubblicano", delle minacce alla nostra magnifica  "laicità", del " femminismo" oltraggiate dalla vita quotidiana delle donne arabe?
Non è fastidioso che si cercano i responsabili unicamente all'estrema destra - che in effetti tolgono le castagne dal fuoco - senza mai mettere a nudo la responsabilità prevalente di coloro che, molto spesso – si dicevano - "di sinistra ", e ancor più professori di "filosofia", che cassieri di supermercato, che con passione hanno sostenuto che gli arabi e i neri,
soprattutto i giovani, corrompevano il nostro sistema educativo, pervertivano le nostre periferie, offendevano le nostre libertà offeso e insultavano le nostre donne? Oppure che erano "troppo numerosi" nelle nostre squadre di calcio? Esattamente come si diceva in precedenza degli ebrei e dei "meteci" che a causa loro la Francia eterna era minacciata di morte.
C'è stato, certamente, l'emergere di gruppuscoli fascisti che rivendicano l'Islam. Ma ci sono ben stati anche movimenti fascisti che si rifacevano all'Occidente e al Cristo Re. Ciò non impedisce ad alcun intellettuale islamofobo di vantare tutto il tempo la nostra superiore identità "occidentale" e ad arrivare a mettere le nostre ammirevoli "radici cristiane" nel culto di un secolarismo di cui Marine Le Pen, diventata una delle più accanite praticanti di questo culto, rivela infine con quale tipo di legno politico si riscalda.

In verità, sono gli intellettuali che hanno inventato la violenza anti-popolare, in particolare diretta contro i giovani delle grandi città, che è il vero segreto dell'islamofobia. E sono i governi, incapaci di costruire una società di pace civile e di giustizia, che hanno consegnato gli stranieri, e innanzi tutto gli operai arabi e le loro famiglie, come foraggio per clientele
elettorali disorientate e impaurite. Come sempre, l'idea, foss'anche criminale, precede il potere, che a sua volta forma l'opinione di cui ha bisogno. L'intellettuale, foss'anche deplorevole, precede il ministro, che costruisce i suoi seguaci.
Il libro, foss'anche da buttare, viene prima dell'immagine propagandistica, che induce in errore, invece di istruire. E trent'anni di paziente lavoro di scrittura, invettiva e competizione elettorale senza idea trovano la sinistra ricompensa nelle coscienze affaticate come nel voto pecoresco
Vergogna sui governi che si sono succeduti, che hanno tutti gareggiato sui temi comuni della sicurezza e del "problema immigrati", affinché non fosse troppo visibile che servivano in primo luogo gli interessi dell'oligarchia economica! Vergogna sugli intellettuali del neo-razzismo e del nazionalismo intasato, che hanno pazientemente coperto il vuoto lasciato nel dalla temporanea eclissi temporanea eclissi dell'ipotesi comunista con un mantello di sciocchezze sul pericolo islamico e la rovina dei nostri "valori"
Sono loro oggi che devono rendere conto dell'ascesa di un fascismo dilagante
di cui hanno incoraggiato instancabilmente lo sviluppo mentale

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