La Riforma del Lavoro anche per quanto riguarda il lavoro delle e per le donne non solo non contrasta ma cristallizza ed estende l'attuale condizione fatta, se va bene, di soli lavori a tempo determinato, precari, a cui si aggiunge nelle attività lavorative nei servizi pubblici, come scuole, pulizie, assistenza, ecc. il problema di ore di lavoro al di sotto di ogni minima soglia decente (a causa soprattutto degli appalti pubblici al massimo ribasso) con un salario intorno anche a 200 euro a mese, e quindi assolutamente incivile!
Inoltre nelle fabbriche la causale delle “motivazioni economiche” (contenuta nella modifica dell’art. 18) verrà usata per dare legittimità ai licenziamenti delle donne già molto elevati.
La riforma, pur se ipocritamente la Fornero parla delle donne, mantiene tutte le forme esplicite di discriminazioni - sul salario, sulle mansioni, su assunzioni e licenziamenti, ecc. - legate alla maternità e al lavoro di assistenza scaricato sulle donne. Per cui mentre da un lato con la riforma
delle pensioni si allungano gli anni di lavoro non riconoscendo il doppio lavoro fatto dalle lavoratrici, dall’altra questo lavoro di cura in casa diventa fattore di ostacolo ad una parità sul lavoro - come le operaie della Fiat hanno denunciato - e non si riconosce il fattore “usurante” di questo doppio lavoro ai fini dei tempi di lavoro e della pensione.
E' necessario una mobilitazione delle donne contro la Riforma del lavoro, che ponga delle precise richieste.
Rispetto a questo, sosteniamo anche alcune delle proposte che sono state avanzate nella assemblea nazionale delle donne Fiom di aprile.
Vogliamo che la forma vincolante per l’occupazione femminile siano i contratti a Tempo Indeterminato e l’istituzione di quote obbligatorie per l’assunzione di donne in tutti i settori a prevalente od esclusivo impiego maschile;
L’istituzione per legge negli appalti pubblici e nei contratti di lavoro di una soglia di ore (non meno di 20 settimanali) e di salario al di sotto della quale non si può scendere;
Obbligatorietà a riconoscere ai fini di ogni indennità retributiva il tempo legato ad assenze per maternità e cura;
Più pause nelle attività lavorative a tempo pieno, l’istituzione di una soglia massima di carico e ritmi di lavoro, a tutela della salute, anche riproduttiva, delle donne;
Riconoscimento di un anno di anticipo dell’età della pensione per ogni figlio, e per anziani o disabili da assistere, senza alcuna riduzione dell’importo della pensione;
Potenziamento dei congedi parentali: aumento da 6 a 8 mesi e incremento dell’indennità;
L'istituzione del salario minimo garantito a tutte le donne a prescindere dalla loro situazione contributiva e familiare.
Dalle lavoratrici e disoccupate dello Slai cobas per il sindacato di classe.
cobasta@libero.it
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