Fermare la guerra ai poveri: un'altra idea di sicurezza.
“Le
forze dell’ordine rispondono con i fatti. Proprio per questo il primo
luglio convocherò una riunione sulle occupazioni abusive in città, in
modo da verificare il piano casa del Comune”, con queste parole il
prefetto Pecoraro si confronta con il sindaco di Roma e lancia un
inquietante messaggio alla città. Un segnale stonato alla vigilia
dell’incontro del 3 luglio prossimo tra i movimenti per il diritto
all’abitare e gli assessori alla casa di Regione e Comune, Refrigeri e
Ozzimo.
Di questi messaggi
Roma non sente il bisogno e andrebbero evitati assolutamente. Mostrare i
muscoli è ciò che meno serve in questo momento, eppure è da tempo che
procura, prefettura e questura non fanno altro. Sgomberi, sfratti,
misure cautelari, divieti e restringimento costante degli spazi di
democrazia, sono il leit motiv prevalente, mentre le soluzioni urgenti
utili ad affrontare un’emergenza abitativa dilagante, con numeri
denunciati costantemente dai media e da organismi istituzionali quali il
Cnel o l’Istat, faticano a dispiegarsi.
La
fondazione De Benedetti, che non può certo essere tacciata di
allarmismo o di estremismo, denuncia con dati incredibili l’incremento
costante dei senza fissa dimora in conseguenza della crisi. Tra questi
troviamo soprattutto donne separate con figli e migranti, quasi l’89% si
trova in questa condizione dopo aver perso un lavoro.
Boeri
dalle pagine de La Repubblica spiega come decine di migliaia di giovani
siano letteralmente esclusi dal mercato dell’affitto e del mutuo.
Infine i dati del ministero dell’Interno sugli sfratti ci dicono che il
Lazio ha registrato 10.658 richieste di accesso ed esecuzione forzosa
per il 2013, a fronte di un riscontro nazionale pari a 129.577
interventi da eseguire con la forza pubblica, il 90% dei quali per
morosità incolpevole.
È
evidente che questa materia, sulla quale si è interrogata anche
l’Esposizione sul real estate che si è svolta a Milano e su cui ragiona
la Biennale di Venezia, non può essere affrontata come calamità naturale
o tensione sociale da controllare e reprimere con misure di ordine
pubblico. Il confronto aperto convocato per il 2 luglio presso la Sala
del Carroccio in Campidoglio dai movimenti per il diritto all’abitare
intende mettere in evidenza i meccanismi negativi introdotti dal
cosiddetto decreto Lupi e la criminalizzazione delle lotte per il
diritto alla casa che in questa città hanno una storia importante e
decisiva rispetto alle scelte amministrative da quasi quarant’anni.
Siamo
ad un punto di svolta. Zingaretti, Marino e i presidenti di municipio
hanno una funzione dirimente sia nel sostenere le ragioni della delibera
regionale sull’emergenza abitativa, sia nel contrastare l’applicazione
dell’articolo 5 del cosiddetto piano casa del governo Renzi. Da qui sarà
fondamentale far ripartire politiche abitative pubbliche basate sulla
rigenerazione urbana e sullo stop al consumo di suolo e alla dismissione
generalizzata del patrimonio pubblico.
Le
pratiche di riappropriazione e i censimenti dal basso dei movimenti
hanno tracciato una strada che non può essere cancellata dai manganelli e
dagli sgomberi e le parole del prefetto devono essere oggetto sia del
confronto del 2 luglio che dell’incontro del 3 luglio presso la Regione.
Conoscere esattamente cosa si diranno domani Pecoraro e Marino è una
richiesta che arriva dalla città. La necessità di un blocco
generalizzato degli sfratti e degli sgomberi non può risolversi soltanto
in un “confronto” tra la questura e chi occupa.
Movimenti per il diritto all'abitare
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