mercoledì 2 luglio 2014

pc 2 luglio - Ufficiali i legami tra grande malavita e TAV in Val Susa - invece che andare in galera padroni, malavitosi, partiti, parlamentari, sindaci, tecnici TAV, in galera ci sono i compagni del movimento!

Tra i venti arrestati per infiltrazioni un imprenditore che aveva fatto lavori nel cantiere di Chiomonte. Intercettazioni chiamano in causa ex consigliere regionale dell'Udc Goffi. Lui: querelo "Ricordati queste parole: ce la mangiamo io e te la torta da 200 milioni dell'alta velocità": così due imprenditori avevano cercato di infiltrarsi nei lavori della Torino-Lione, ma sono stati intercettati dai Ros, coordinati dalla procura di Torino, che sulla scia dell'inchiesta Minotauro stavano indagando sul radicamento della 'ndrangheta in Piemonte. Con metodi mafiosi, gli affiliati alla cosca Greco e i loro sostenitori esterni sbaragliavano la concorrenza, minacciando chi li ostacolava e approfittando dello smaltimento illecito dei rifiuti per vincere le gare al ribasso. E l'imprenditore Giovanni Toro era riuscito a mettere un piede già dentro il cantiere di Chiomonte, asfaltandone il piazzale, prima di finire in manette con altre 19 persone in varie regioni d'Italia. E infatti dalle carte spunta anche il nome di Michele Vietti, vicepresidente del Csm (estraneo all'inchiesta), tirato in ballo attraverso il suo "delfino" Alberto Goffi, avvocato ed ex consigliere regionale: di quest'ultimo si parla in molte intercettazioni per ambigui contatti con uomini legati alla cosca anche in campagna elettorale. Lui: querelo. Gli indagati, inoltre, al telefono si vantavano di aver fatto eleggere due consiglieri comunali in provincia di Torino: "Anche noi dobbiamo avere un Cetto Laqualunque", dicevano. Ma sotto inchiesta nell'operazione San Michele, coordinata dai procuratori aggiunti Ausiello e Perduca, c'è anche un appalto per lo "spazzamento" della neve all'aeroporto di Torino: a lungo l'appalto era stato affidato a una ditta in odor di 'ndrangheta, che se l'era aggiudicato con mazzette e minacce.

Sequestro preventivo di beni e imprese per 15 milioni di euro
Appalti pubblici, traffico illecito di rifiuti, estorsioni, usura. Così si arricchiva la cosca del crotonese «Greco» di San Mauro Marchesato interessata ad estendere le sue radici criminali in Piemonte. In particolare hanno cercato di infiltrarsi nei lavori si scavo dell’Alta Velocità, in Val di Susa. Obiettivo inseguito da un piccolo imprenditore del settore, Giovanni Toro già nei guai in passato per vicende di droga.

Questa mattina i carabinieri del Ros, sotto la direzione dell’antimafia torinese, hanno dato esecuzione a venti ordinanze di custodia cautelare in carcere per associazione di stampo mafioso, a Torino, Milano, Genova, Catanzaro, nell’ambito all’operazione «San Michele», uno dei santi cari alla ’ndrangheta, ma anche il nome di un bar di Volpiano, dove gli indagati si ritrovavano a discutere. L’inchiesta è affidata ai pm Roberto Sparagna e Antonio Smeriglio. C’era un’intesa criminale tra la cosca e il “locale” di Volpiano, una delle strutture territoriali scoperte dalla maxi inchiesta Minotauro. Al centro dell’indagice c’è Angelo Greco, considerato il capo cosca, residente a Venaria, emigrato da poco dalla Calabria.

Con lo stesso provvedimento è stato disposto il sequestro preventivo di società e beni per un valore complessivo di 15 milioni di euro. Sotto sequestro anche una cava a Sant’Antonino di Susa, dove dovevano essere conferiti i rifiuti senza essere trattati preventivamente. Tra i beni sequestrati 145 immobili, conti cotrenti e anche uno yacht. «Merita di essere rimarcata la dimensione internazionale delle indagini, mettendo insieme accertamenti sulle persone e sulle cose, grazie anche alla collaborazione dell’autorità elvetica» hanno spiegato i procuratori aggiunti Sandro Ausiello e Alberto Perduca, illustrando i risultati dell’operazione al comando provinciale di Torino, sotto la guida del colonnello Roberto Massi. «Questa inchiesta - ha detto il generale Mario Parente - dimostra la propensione della criminalità organizzata ad agire in “franchising”, replicando anche al nord modelli criminali, come occupazione del territorio, intimidazioni, minacce, tipici delle zone di origine». Tra gli arrestati c’è un investigatore privato che forniva i suoi servizi di informazione alla cosca e un intermediario immobiliare. Indagati un carabiniere e un vigile urbano, per accesso abusivo al sistema informatico delle forze di polizia.

Mario Virano è il commissario del governo per la Torino-Lione. La ditta Toro ha lavorato nel cantiere di Chiomonte in subappalto realizzando la bitumatura di una strada richiesta dalle forze dell’ordine.

Come è stato possibile?
«Questo è successo prima del 2012 quando ci siamo accorti che per garantire la trasparenza dei lavori non bastava il certificato antimafia. Così abbiamo richiesto l’intervento del Gitav, il gruppo inter-forze creato per prevenire possibili infiltrazioni mafiose. Il Gitav ha passato al setaccio oltre 300 imprese e modificato anche i criteri di assegnazione dei lavori che avvengono solo dopo il via libera della Prefettura».

Amministratori locali e comitati No Tav avevano denunciato i legami poco chiari di alcuni imprenditori valsusini. Non si poteva intervenire prima?
«Siamo intervenuti quando abbiamo capito che limitarci a seguire il normale meccanismo di controllo basato sulla documentazione cartacea non era sufficientemente sicuro rispetto ai rischi di possibili infiltrazioni. Ltf ha così deciso, insieme ai sindacati, di sottoscrivere un protocollo più rigido che insieme alle verifiche Gitav ha permesso di escludere quell’impresa insieme ad altre cinque».

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