"Altro che mele marce, in Italia c'è un laboratorio sulla repressione sociale".
Italo Di Sabato, responsabile nazionale dell'Osservatorio sulla repressione.
La madre di Stefano Cucchi nella trasmissione di Iacona Presa Diretta
ha dichiarato “che era giusto che il figlio pagasse, ma non con la vita.
Che in Italia la pena di morte non esiste e non la possono fare loro”.
L'altro ieri sono stati riportati all’opinione pubblica diversi casi, Aldrovandi, Cucchi, Uva… è mancato Carlo Giuliani. Un’omissione volontaria?
Troppe volte in questi anni ho sentito dire “Si è vero è morto un ragazzo….però Carlo Giuliani se l’è cercata… aveva un estintore in mano…” Personalmente credo invece che l’omicidio di Carlo Giuliani, cosi come la violenta repressione subita nelle strade di Genova, le torture e le sevizie alla Diaz e Bolzaneto abbiamo un filo conduttore con i “morti di Stato” riportati da Presa Diretta. Genova da vicenda-simbolo delle violenze delle forze di polizia (nonché dell’impunità e della scarsa capacità degli apparati dello Stato nell’indagare su se stessi) è diventata una gigantesca rimozione.
Un fatto eclatante, che non va giù all’opinione pubblica e non possiamo trascurare: i vertici della polizia, nella persona di Alessandro Marangoni, vice capo vicario della Polizia di Stato, hanno negato il numero identificativo per i caschi e le divise dei poliziotti. Hanno parlato invece dell’utilizzo di uno spray urticante al peperoncino che verrà provato a milano…
Per fronteggiare la crisi economica e sociale verranno ulteriormente inasprite le norme legislative e la gestione dell’ordine pubblico ispirandosi a quel laboratorio della repressione sociale che nell’ultimo decennio hanno rappresentato le curve degli stadi. Il governo teme il conflitto sociale e soprattutto la possibilità di una saldatura stabile tra le varie componenti della protesta: i metalmeccanici, i precari, gli studenti,chi vive la crisi abitativa, i migranti. Per questa ragione stanno per essere varati una serie di dispositivi di natura legislativa e tecnica in grado di consentire un ulteriore giro di vite repressivo nei confronti del diritto di manifestare e di esercitare l’attività politica con incisività e visibilità. Purtroppo penso che nei prossimi mesi avremo a che fare con forze dell’ordine dotate da tuta robocop, casco e maschera antigas, manganello agganciato dietro la schiena, decine di granate “incapacitanti”, cioè accecanti e assordanti, spray urticanti compreso i “capsulum”, potenti lancia-polvere di peperoncino che bruciano i polmoni. E’ in atto un processo di militarizzazione delle polizie che sono addestrate a muoversi e combattere negli “ambienti urbani” ove occorre isolare quartieri, edifici, abitazioni. Non a caso sono stati aboliti di fatto i concorsi per il reclutamento nelle polizie, riservandoli ai soli militari che hanno fatto la ferma volontaria e quindi esperienze nelle guerre in Iraq, Balcani, Bosnia, Afghanistan. Da quando l’Italia si è impegnata a fornire personale nelle guerre umanitarie, aree militari sono state attrezzate per ricostruire ambienti urbani e rurali dove si addestrano carabinieri, parà, assaltatori e bersaglieri che vanno ad operare all’estero, mentre gli stessi reparti di polizia militare sono addestrati realmente, nell’ambiente metropolitano, con l’impiego di ordine pubblico quotidiano sul territorio nazionale e sono gli stessi che operano a guardia di siti di rilevanza nazionale: cantiere No Tav in val Susa, discariche, termovalorizzatori ecc. Di fronte a questo scenario non si può restare in silenzio. Bisogna dare battaglia contro questa nuova ondata emergenzialista e repressiva
L'altro ieri sono stati riportati all’opinione pubblica diversi casi, Aldrovandi, Cucchi, Uva… è mancato Carlo Giuliani. Un’omissione volontaria?
Troppe volte in questi anni ho sentito dire “Si è vero è morto un ragazzo….però Carlo Giuliani se l’è cercata… aveva un estintore in mano…” Personalmente credo invece che l’omicidio di Carlo Giuliani, cosi come la violenta repressione subita nelle strade di Genova, le torture e le sevizie alla Diaz e Bolzaneto abbiamo un filo conduttore con i “morti di Stato” riportati da Presa Diretta. Genova da vicenda-simbolo delle violenze delle forze di polizia (nonché dell’impunità e della scarsa capacità degli apparati dello Stato nell’indagare su se stessi) è diventata una gigantesca rimozione.
Un fatto eclatante, che non va giù all’opinione pubblica e non possiamo trascurare: i vertici della polizia, nella persona di Alessandro Marangoni, vice capo vicario della Polizia di Stato, hanno negato il numero identificativo per i caschi e le divise dei poliziotti. Hanno parlato invece dell’utilizzo di uno spray urticante al peperoncino che verrà provato a milano…
Per fronteggiare la crisi economica e sociale verranno ulteriormente inasprite le norme legislative e la gestione dell’ordine pubblico ispirandosi a quel laboratorio della repressione sociale che nell’ultimo decennio hanno rappresentato le curve degli stadi. Il governo teme il conflitto sociale e soprattutto la possibilità di una saldatura stabile tra le varie componenti della protesta: i metalmeccanici, i precari, gli studenti,chi vive la crisi abitativa, i migranti. Per questa ragione stanno per essere varati una serie di dispositivi di natura legislativa e tecnica in grado di consentire un ulteriore giro di vite repressivo nei confronti del diritto di manifestare e di esercitare l’attività politica con incisività e visibilità. Purtroppo penso che nei prossimi mesi avremo a che fare con forze dell’ordine dotate da tuta robocop, casco e maschera antigas, manganello agganciato dietro la schiena, decine di granate “incapacitanti”, cioè accecanti e assordanti, spray urticanti compreso i “capsulum”, potenti lancia-polvere di peperoncino che bruciano i polmoni. E’ in atto un processo di militarizzazione delle polizie che sono addestrate a muoversi e combattere negli “ambienti urbani” ove occorre isolare quartieri, edifici, abitazioni. Non a caso sono stati aboliti di fatto i concorsi per il reclutamento nelle polizie, riservandoli ai soli militari che hanno fatto la ferma volontaria e quindi esperienze nelle guerre in Iraq, Balcani, Bosnia, Afghanistan. Da quando l’Italia si è impegnata a fornire personale nelle guerre umanitarie, aree militari sono state attrezzate per ricostruire ambienti urbani e rurali dove si addestrano carabinieri, parà, assaltatori e bersaglieri che vanno ad operare all’estero, mentre gli stessi reparti di polizia militare sono addestrati realmente, nell’ambiente metropolitano, con l’impiego di ordine pubblico quotidiano sul territorio nazionale e sono gli stessi che operano a guardia di siti di rilevanza nazionale: cantiere No Tav in val Susa, discariche, termovalorizzatori ecc. Di fronte a questo scenario non si può restare in silenzio. Bisogna dare battaglia contro questa nuova ondata emergenzialista e repressiva
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