Da più di un mese Paderno
ostaggio di una nuvola di gas
«Colpevoli» le ceneri portate dall’inceneritore di
Brescia. La protesta dei cittadini. Asl e Arpa: non ci sono pericoli
Paderno
Dugnano è in ostaggio di una nuvola di gas. Le esalazioni nauseabonde e
irritanti di ammoniaca, per chi esce dal capoluogo diretto a Nord, si
percepiscono già a Cormano. Da oltre un mese i quartieri “Paderno” e “Villaggio
Ambrosiano” sono sul piede di guerra. Vani i messaggi tranquillizzanti di Asl e
Arpa, l’ultimo del 18 dicembre. L’odore si sprigiona da 10mila tonnellate di
ceneri pesanti, provenienti dell’inceneritore di Brescia e stoccate
nell’impianto di proprietà della Leganti Naturali srl (società del gruppo
Quadrio Curzio Spa), per essere trasformate in cemento, malte e prodotti per
edilizia.
La tabella di marcia prevedeva di lavorare 600 tonnellate al giorno. Questo l’accordo con l’inceneritore del gruppo A2A. Le ceneri hanno viaggiato “in umido”, bagnate come da protocolli. Nessuno, pare, aveva previsto che da quel «pastone», stoccato in un’ex stabilimento riconvertito per la nuova funzione, prima ancora che gli impianti entrassero in funzione potesse scatenarsi una reazione chimica, peraltro possibile quando in gioco ci sono residui di metalli.
Oscar Figus, del Pd cittadino, ha presentato un ricorso alla Ue denunciando inadempimenti degli obblighi comunitari. Nei progetti e nelle richieste di autorizzazione, che sono di competenza regionale, si ribadisce più e più volte che «l’impianto non dà luogo a emissioni in atmosfera», e ciò ha portato a non ritenere necessaria una Valutazione d’Impatto Ambientale. Nonostante la stessa proprietà lo definisse «impianto sperimentale». Drammatico, ora, verificare che le emissioni ci sono e a impianto addirittura fermo.
Il sindaco di Paderno Dugnano, Marco Alparone, dà un ultimatum: «Devono dare una soluzione entro tre giorni - ha dichiarato ieri -. La proprietà ha detto che installerà entro l’8 febbraio abbattitori di esalazioni. Non ci stiamo. Il rischio di una reazione delle ceneri è stato sottovalutato in modo grave, perché il trattamento delle stesse è di tipo meccanico. Credo che intanto lo stoccaggio vada tolto da lì, in qualsiasi modo, anche con iattivando il processo di lavorazione. Poi, bocce ferme, finché il quadro non sarà chiaro.
Lo stesso capannone non era strutturato per avere filtri né erano previste protezioni per gli operai». Il recupero di ceneri da inceneritori di rifiuti solidi urbani (RSU) non è una novità nel mondo del riciclo. In Europa si produce oltre un chilo di RSU pro capite ogni giorno (200 milioni di tonnellate anno). Dall’incenerimento di una tonnellata di rifiuti, infatti, si ottengono circa 30 chilogrammi di ceneri volanti e 300 di ceneri pesanti. Quest’ultime vengono riciclate in materiali da costruzioni (sottofondi stradali, conglomerati bituminosi, cemento) ed essendo formate da ossidi di metalli sono considerate anche materia prima per la preparazione di vetri, dando vita a materiali in questo caso, attraverso il processo di vetrificazione, sì inerti ed eco-compatibili.
La tabella di marcia prevedeva di lavorare 600 tonnellate al giorno. Questo l’accordo con l’inceneritore del gruppo A2A. Le ceneri hanno viaggiato “in umido”, bagnate come da protocolli. Nessuno, pare, aveva previsto che da quel «pastone», stoccato in un’ex stabilimento riconvertito per la nuova funzione, prima ancora che gli impianti entrassero in funzione potesse scatenarsi una reazione chimica, peraltro possibile quando in gioco ci sono residui di metalli.
Oscar Figus, del Pd cittadino, ha presentato un ricorso alla Ue denunciando inadempimenti degli obblighi comunitari. Nei progetti e nelle richieste di autorizzazione, che sono di competenza regionale, si ribadisce più e più volte che «l’impianto non dà luogo a emissioni in atmosfera», e ciò ha portato a non ritenere necessaria una Valutazione d’Impatto Ambientale. Nonostante la stessa proprietà lo definisse «impianto sperimentale». Drammatico, ora, verificare che le emissioni ci sono e a impianto addirittura fermo.
Il sindaco di Paderno Dugnano, Marco Alparone, dà un ultimatum: «Devono dare una soluzione entro tre giorni - ha dichiarato ieri -. La proprietà ha detto che installerà entro l’8 febbraio abbattitori di esalazioni. Non ci stiamo. Il rischio di una reazione delle ceneri è stato sottovalutato in modo grave, perché il trattamento delle stesse è di tipo meccanico. Credo che intanto lo stoccaggio vada tolto da lì, in qualsiasi modo, anche con iattivando il processo di lavorazione. Poi, bocce ferme, finché il quadro non sarà chiaro.
Lo stesso capannone non era strutturato per avere filtri né erano previste protezioni per gli operai». Il recupero di ceneri da inceneritori di rifiuti solidi urbani (RSU) non è una novità nel mondo del riciclo. In Europa si produce oltre un chilo di RSU pro capite ogni giorno (200 milioni di tonnellate anno). Dall’incenerimento di una tonnellata di rifiuti, infatti, si ottengono circa 30 chilogrammi di ceneri volanti e 300 di ceneri pesanti. Quest’ultime vengono riciclate in materiali da costruzioni (sottofondi stradali, conglomerati bituminosi, cemento) ed essendo formate da ossidi di metalli sono considerate anche materia prima per la preparazione di vetri, dando vita a materiali in questo caso, attraverso il processo di vetrificazione, sì inerti ed eco-compatibili.
07 gennaio
2014
©
RIPRODUZIONE RISERVATA
Nessun commento:
Posta un commento