sabato 29 novembre 2025

pc 29 novembre - Info sullo sciopero generale di ieri

A Brescia, città da cui trasmettiamo, poco meno di un migliaio di persone hanno dato vita a un corteo partito da San Faustino e terminato davanti alla Prefettura. La manifestazione è stata organizzata da sindacati di base – Usb, Cobas e Cub – oltre a Magazzino 47, Diritti per Tutti, Collettivo Onda Studentesca e al Coordinamento Palestina. Nel Bresciano la giornata di lotta è continuata in provincia con un presidio a Breno, in Valle Camonica.

In Lombardia Giovani Palestinesi d’Italia in azione a Pioltello, dov’è stato fermato l’hub logistico “di riferimento dell’economia italiana di guerra complice con Israele”, dichiarano gli attivisti. Azione analoga contro Eni di diversi centri sociali milanesi: bloccato il centro direzionale del colosso fossile italiano a San Donato Milanese. Blocchi anche a Tortona e Alessandria, dove sorge il polo logistico che serve Piemonte e Liguria. Infine Venezia con i blocchi prima all’aeroporto Marco Polo, poi alla sede Leonardo di Tessera, dove la polizia ha caricato compagne e compagni con un massiccio utilizzo degli idranti.

Iniziativa contro la logistica di guerra, complice tra l’altro del genocidio per mano israeliana in Palestina, anche al porto di Ravenna.

Numerosi poi i cortei, in una trentina di città: migliaia di persone nelle strade a Milano, Bologna, Roma, Palermo e Torino, dove al centro delle rivendicazioni c’è anche la campagna per la liberazione immediata per Mohamed Shahini, da giorni recluso nel Cpr di Caltanissetta e che rischia la deportazione in Egitto. Per questo il corteo torinese ha fatto irruzione e versato un mucchio di letame nel cortile del quotidiano La Stampa, per denunciare la campagna di demonizzazione mediatica nei confronti di Mohamed. Sempre contro la deportazione di Mohamed, secondo appuntamento della giornata nel tardo pomeriggio davanti alla Prefettura del capoluogo piemontese. Nel frattempo il Tribunale ha confermato l’arresto. 

A Genova, la piazza più simbolica e significativa per la presenza dei portuali, i primi a lanciare, un paio di mesi fa, la parola d’ordine del “Blocchiamo tutto”. Al corteo del capoluogo ligure hanno partecipato anche la relatrice speciale Onu per i Territori palestinesi occupati Francesca Albanese, Greta Thunberg e Thiago Avila, entrambi già sulla Global Sumud Flotilla.

da infoAut

Immagine di copertina per il post

Oggi, nell’ambito dello sciopero generale indetto dal sindacalismo di base, come realtà autorganizzate del movimento milanese abbiamo deciso di bloccare l’ingresso principale della sede dirigenziale di ENI S. p. a. di San Donato.

Rivendichiamo questa azione nell’ambito delle mobilitazioni che da settembre sono esplose in tutti i territori sotto le parole d’ordine di “Blocchiamo Tutto!”, con l’obiettivo di assumerci in maniera diretta la lotta alla guerra, al genocidio e al riarmo. All’interno di questa cornice, l’individuazione di ENI come nemico politico ci consente di mettere in relazione diretta ed efficace i progetti imperialisti esterni con i processi coloniali interni, dal momento che ENI, multinazionale del fossile impiegata in prima linea nello smercio di materie prime al terrorismo di stato israeliano, da mesi minaccia di sgombero uno degli spazi liberati, autogestiti e resistenti della città metropolitana di Milano, SOS Fornace a Rho.

L’Italia è uno dei principali partner politici dello stato terrorista di Israele ed è attraverso l’appalto ai colossi delle armi e dell’industria energetica che si sviluppa questa alleanza genocida. La complicità di ENI si sviluppa su diversi piani dell’occupazione coloniale della Palestina, in particolare:

– ENI fornisce greggio a Israele

– ENI è partner del Caspian Pipeline Consortium, consorzio internazionale che gestisce l’oleodotto che porta petrolio dal Kazakistan fino a Tel Aviv (rischiando peraltro di violare il diritto internazionale)

– ENI esplora il mediterraneo davanti a Gaza su licenza del governo israeliano allo scopo di individuare giacimenti di gas in acque marine, appartenenti de iure alla Palestina.

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