sabato 28 settembre 2019

pc 28 settembre - Taglio dei Parlamentari / riforma elettorale attacco alla Costituzione - dallo 'Speciale Governo' di Proletari Comunisti

Salvini quando ha lanciato la “campagna d'agosto” per la caduta del governo Lega/M5S ed elezioni subito, ha messo al di sopra di tutto la battaglia per attaccare la Costituzione, facendo con altri mezzi ciò che aveva tentato Renzi con il referendum del 4 dicembre, maggioranza parlamentare e marcia verso i cosiddetti “pieni poteri” con modifiche della Costituzione in direzione del presidenzialismo, che nel nostro paese non può che essere il “cavallo di Troia” democratico della costruzione della dittatura dall'alto.
Su questo Salvini ha tentato di giocare anche negli ultimi giorni la carte del ventre molle rappresentato dai 5stelle e dal populismo grillini che da sempre contribuiscono a questa marcia di attacco alla Costituzione/dittatura aperta, con la questione del taglio dei parlamentari, argomento demagogico che ha molta influenza tra le masse popolari.
Se Salvini è stato temporaneamente stoppato, questa marcia però continua all'interno della nuova compagine governativa.
Di Maio ha ripetuto fino alla noia che aveva fatto un nuovo governo soprattutto perchè avrebbe permesso una rapida approvazione di questo famoso “taglio dei parlamentari”. E il PD di Renzi e Zingaretti, dopo qualche resistenza, ha detto Sì, rilanciando la questione di uan più organica riforma elettorale.
Il taglio dei parlamentari richiesto dai grillini, lungi dall'essere un attacco alla casta, ai costi della
politica, ne è una vera esaltazione, perchè è del tutto evidente che riducendo il numero dei parlamentari l'effetto immediato è meno parlamentari che contano molto di più che hanno nelle mani molti più soldi e leve finanziarie, molto più potere real, mentre si riduce enormemente la platea degli eletti e in generale anche degli elettori, perchè si tratta di meccanismi che alimentano l'astensionismo – basta vedere quello che succede nei secondi turni di tutti i tipi di elezioni.

Quindi è una riforma pro casta e antidemocratica. E' una riforma che va esattamente nella direzione di Salvini e Renzi, perchè aumenta il peso e la possibilità di maggioranze anche assolute del primo partito, cioè quello che ottiene maggiori voti. Con la riduzione dei parlamentari se si votasse oggi la maggioranza assoluta di Salvini sarebbe scontata.
A parlamenti ancora più saldamente nelle mani del partito di maggioranza, corrispondono governi più forti e dittatoriali che hanno meno ostacoli nel far passare leggi e decreti.
Per di più, evidentemente, questo tipo di situazioni riduce enormemente le possibilità di liste democratiche minori di entrare nel parlamento.
Quindi, la riduzione del numero dei parlamentari è uan riforma reazionaria che va denunciata e combattuta.

Su di essa vi è il pieno accordo finora non solo dei due partiti del precedente governo, M5S e Lega, ma su cui converge anche il PD. La foglia di fico della riforma del PD è quella di inserire il taglio dei parlamentari dentro un piano più generali di modifiche delle leggi elettorali e della Costituzione.
Su questo i due partiti attuali del governo sono pronti a marciare uniti, con accordi palesi e accordi segreti. Secondo Repubblica, l'idea è di presentare alla Camera e al Senato, con una road map stringente, questo nuovo pacchetto.
I 5 punti sono: l'introduzione della sfiducia costruttiva – anche qui bisogna smontare molto della demagogia antipolitica sulla instabilità dei governi, dei “cambi di casacca”, ecc. per mettere in luce lo scopo vero di questa: dare stabilità e forza ai governi dei padroni e renderli inamovibili. Si può sfiduciare un governo solo quando è già stata formata una maggioranza alternativa.
Nella democrazia borghese - occorre spiegare agli operai, masse popolari, forze democratiche – che più si rafforzano i poteri dei governi, e rendere difficile rimuoverli, più aumenta la loro capacità di essere “comitati d'affari della classe dominante”, senza per altro metterli al riparo dalla composizione delle maggioranze alternative frutto neanche più delle elezioni ma degli accordi blindati tra le forze politiche del parlamento esistenti. L'attuale cambio di governo non è stata una chiara dimostrazione di quello che con la “sfiducia costruttiva” si vuole legalizzare?

Altro punto di questa riforma è la riduzione degli elettori del presidente della Repubblica, nonché la partecipazione dei governatori all'assemblea di palazzo madama. Anche questo vuol dire aumentare il peso dei partiti maggiori nelle elezioni del presidente della Repubblica e rendere il presidente della Repubblica ancor meno super partes sin dalle elezioni.

Vanno in direzione pure di ridurre i problemi del parlamento e la dialettica parlamentare a favore del governo, il voto di fiducia all'esecutivo in seduta congiunta, la parificazione dell'elettorato passivo e attivo dei due rami del parlamento. Si potrebbero usare qui tutte le argomentazioni espresse in occasione dell'Assemblea costituente, quando si cercò di costruire delle Istituzioni nate dalla Resistenza. Anche allora però passarono soluzioni non soddisfacenti, dentro la logica della conciliazione e della Resistenza incompiuta.
I due partiti al governo, attualmente, puntano a realizzarlo questa modifica costituzionale. Parlano già nelle segrete stanze che una volta applicato il pacchetto si vada ad una sorta di 'Election day' o 'Referendum day' che altro non sarebbe che una nuova edizione aggiornata del referendum di Renzi.

A questa riforma costituzionale, travestita da provvedimenti minori, verrebbe affiancata una riforma elettorale che Repubblica definisce “una sorta di salvavita per PD e M5S”. Essa si basa sulla difesa apparente del principio di rappresentanza – questa è un'ammissione di fatto che la riforma costituzionale testè descritta attacca il principio di rappresentanza. E qui si punterebbe ad un ritorno alla legge proporzionale, invocata anche da Berlusconi per ridurre la forza e il potere di ricatto dei partiti attualmente maggiori. Ma chiaramente non si tratta di vera legge proporzionale, rivendicazione democratica dei comunisti, dei progressisti e dei proletari nel sistema di democrazia borghese, perchè sarebbe supportata, al solito, da una forte clausola di sbarramento – 4/5% - che confermerebbe l'andazzo attuale del parlamento borghese.

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