Una storia esemplare. Operai e delegati iscritti alla CGIL, non si piegano alle scelta del padrone. Il padrone li licenzia con chiaro intento discriminatorio. I capi della CGIL dapprima affrontano […]

Una storia esemplare. Operai e delegati iscritti alla CGIL, non si piegano alle scelta del padrone. Il padrone li licenzia con chiaro intento discriminatorio. I capi della CGIL dapprima affrontano la questione come semplice licenziamento economico e poi li abbandonano al loro destino

Gli antefatti. Ai lavoratori della Bruscino l’azienda propose il passaggio con condizioni peggiorative ad un’altra società di comodo, continuando lo stesso lavoro. La maggioranza sotto ricatto accettò e solo 7 rifiutarono. Bruscino allora li mise a lavorare su un nastro per la selezione dei rifiuti che era ormai obsoleto. Infatti un anno dopo fu dismesso e l’azienda, con motivazioni “economiche”, li licenziò. 4 dei sette accettarono la conciliazione, poche migliaia di euro, e 3 fecero la causa, tra cui Cordino, rsa cgil. Il sindacato non volle impugnare l’art. 28 e la causa in primo grado è andata persa, ora si sta tenendo l’appello.
COMUNICATO STAMPA
Venerdi 13 settembre, nell’ambito delle iniziative di festa promosse dalla FIOM-CGIL nel parco pubblico di Pomigliano d’Arco, ho riportato il mio caso e quello dei miei colleghi all’attenzione dei vertici sindacali.
Sono ex RSA CGIL, licenziato nel 2016 insieme ad altri 7 operai per rappresaglia politica. Lavoravamo in una delle aziende del gruppo Bruscino, attivo nel settore dello smaltimento rifiuti, e abbiamo condotto una dura battaglia per i diritti dei lavoratori, per non vedere peggiorate le nostre condizioni economiche e contrattuali. Siamo stati licenziati con la scusa dell’innovazione tecnologica, in realtà eravamo una spina nel fianco del padrone che ci ha buttato fuori perché non accettavamo di sottostare ai suoi ricatti.
Dopo il licenziamento ho più volte sollecitato l’intervento del sindacato che in mia difesa non si è mai mobilitato. Non mi ha sostenuto in alcuna iniziativa. Sono stato letteralmente scaricato. Eppure sono un ex delegato della CGIL che ha lottato in nome di questo sindacato pagandone tutte le conseguenze:  la rappresaglia che ho subito è un attacco a tutto il sindacato. Devo forse prendere atto che gli operai che lottano non sono tenuti in stima né tutelati dai vertici della CGIL. Perfino nell’azione legale intrapresa il sindacato si è sfilato, anziché promuovere un’azione discriminatoria anti-sindacale verso un gruppo di lavoratori tutti iscritti alla CGIL si è preferito portare in tribunale il caso di un normale licenziamento collettivo.
Venerdì ho consegnato un documento che reca la mia firma nelle mani del segretario nazionale della CGIL, Maurizio Landini, e degli esponenti delle segreterie provinciali e regionali. Mi era stato assicurato un intervento tempestivo per valutare quali iniziative adottare in mia difesa e a difesa dei lavoratori che come me sono stati licenziati. Ad oggi non ho avuto ancora riscontro. Se il caso di un delegato CGIL licenziato per rappresaglia politica non merita alcuna attenzione da parte del sindacato, se la vita di noi lavoratori rimasti senza salario e senza reddito non merita alcuna attenzione, valuterò insieme ai miei colleghi come procedere affinché la nostra battaglia non venga dimenticata e la lotta per i nostri sacrosanti diritti trovi strumenti più adeguati per poter essere rilanciata.
ANTONIO CORDINO, EX RSA CGIL DITTA BRUSCINO.
Venerdì [20 settembre, ndr], io Antonio Cordino ex delegato rsa della ditta Bruscino e Sebastiano Sepe ex operaio della stessa ditta iscritto alla Cgil,  abbiamo occupato temporaneamente la sede Cgil di Napoli per protestare contro la mancata tutela dei lavoratori da parte del sindacato nella vicenda Bruscino.
Noi siamo stati licenziati,  insieme ad altri sette, perché ci siamo opposti al peggioramento delle nostre condizioni di lavoro e di salario imposte dalla dirigenza aziendale.
Il nostro è stato un licenziamento per rappresaglia sindacale.
Il sindacato non ci ha sostenuti fino in fondo nella battaglia contro Bruscino, e dopo non ha impugnato il nostro licenziamento come discriminatorio e antisindacale.
Il risultato è che tutta la questione è stata delegata ai giudici che, in primo grado, hanno dato ragione all’azienda.
Noi avevamo già fatto sentire la nostra voce critica alla festa della Fiom di Pomigliano, dove Landini in persona aveva promesso un interessamento del sindacato locale. Nei giorni successivi non è successo più niente. Da qui la protesta sulla sede della Cgil.
L’azione e stata sostenuta da un gruppo di compagni solidali fuori la sede e riportata dai giornalisti presenti.
E’ inutile nascondersi e far finta di nulla. Questi sono i fatti e possiamo aggiungere che un sindacato che non tutela i propri iscritti e cerca solo di salvaguardare la sua immagine ai lavoratori non serve.
Antonio Cordino ex rsa Cgil ditta Bruscino
Sebastiano Sepe ex operaio Cgil ditta Bruscino

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