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La stampa borghese, con esclusione di quella al carro di Salvini e
del centro destra, amplifica e sostiene il “patto di Malta”, le
misure decise a livello europeo sui migranti. Ma presenta queste
misure come innovative per dare un’immagine dei risultati del
governo che non corrispondono affatto alla verità delle cose e meno
che mai a una nuova politica dell’accoglienza, dell’asilo, della
libertà di circolazione dei migranti.
Il
governo per bocca di Conte e Di Maio come socio di maggioranza
amplificano i risultati di questo accordo che nella sostanza prosegue
lungo le linee dei precedenti governi, quelli imperniati su Minniti e
quelli imperniati su Salvini.
Vediamo
però innanzitutto senza pregiudizi cosa prevede l’accordo, poi
commentiamo le parole dette da Conte.
Innanzitutto
la premessa, in esso si scrive: “questo meccanismo temporaneo non
dovrebbe aprire nuovi percorsi irregolari verso le coste europee e
deve evitare la creazione di nuovi fattori di attrazione”. Detto in
parole semplici, viene ribadito il contrasto a quelli che vengono
definiti “percorsi regolari” che poi vuol dire la totalità dei
migranti che arrivano alle coste italiane e in generale in Europa;
cosicché si vuole evitare assolutamente misure di alleggerimento
possano significare un incentivo all’arrivo dei migranti. Questo,
come si vedrà, vuol dire un irrigidimento di tutti i fattori di
respingimento dissuasivo sia nelle coste libiche sia in tutto il
tragitto delle navi.
Da
questo discende uno stemperamento delle novità che il patto
contiene, prima tra tutte quella che le navi che effettuano
operazioni di soccorso avranno assegnato in tempi rapidi un porto
sicuro e viene stabilito che non restano nel paese del primo approdo
ma verranno redistribuiti negli altri stati membri che aderiranno
all’accordo. Come si è visto in epoca Salvini, una distribuzione
volontaria è dettata solo da un’emergenza umanitaria conclamata,
come quella dei giorni di Salvini e giù in quella occasione
stabilire il meccanismo di redistribuzione è risultato complicato e
difficile e ha prodotto la permanenza in mare delle navi e dei
risultati nettamente inferiori al quadro generale dei paesi europei.
Ora
in realtà si parte da una base ancora peggiore, perché questa bozza
d’accordo è solo firmata da Francia, Germania, Malta, Finlandia,
Italia; e tutti dicono che una bozza che dovrà passare al vaglio
della riunione generale del Consiglio degli Affari interni prevista
l’8 ottobre a Lussemburgo. Riunione che innanzitutto non farà
passare questo accordo se non con ulteriori emendamenti peggiorativi.
Accordo comunque temporaneo, di durata di 6 mesi. E quindi
continuamente messo in discussione, rivisto, in un quadro di paesi
che tuttora non è definibile e su cui pesa l’opposizione
dell’ampio gruppo cosiddetto di “Visegrad” e parte dei paesi
del nord Europa che opereranno continuamente per ridimensionarlo e
renderlo vano.
L’altra
novità che viene presentata come positiva è la definizione dei
migranti che verranno ricollocati. In questa occasione si parla di
migranti a prescindere dalla nazionalità o dalle ragioni da cui
arrivano, che è un’apertura all’accoglienza dei migranti
economici.
Occorre
dire che uno dei firmatari dell’accordo, Macron, è stato fino a
ieri sostenitore del respingimento dei migranti economici, politica
ancora in corso in questi giorni. Questa linea di redistribuzione
riguarda esclusivamente le navi umanitarie e militari, oltre che
commerciali, del Mediterraneo settentrionale che facciano operazioni
di soccorso. Attualmente fermo restando l’opposizione alla campagna
ONG , bisogna tener conto che la maggioranza dei migranti che sta
arrivando in Italia, non è con queste navi che sta arrivando. AD
esempio quest’anno 5mila su 6.500 migranti sono arrivati con i
cosiddetti “barchini” che sono radicalmente esclusi dai processi
di accoglienza e redistribuzione.
Altra
questione estremamente ambigua è quella dei porti assegnati alle
navi, dove si gioca con le parole, perché si parla di “rotazione
dei porti” e riguarda solo obiettivamente Italia e Malta, peraltro
volontaria e quindi non esclude affatto il “balletto” dei porti.
Francia e Germania apparentemente indicano nel patto la possibilità
di altri porti ma l’accordo ha dentro il disinnesco, perchè primo
conferma il porto sicuro più vicino come opzione principale, e crica
altri porti si parla di opzione volontaria possibile per navi che
sono in condizione di affrontare una tratta più lunga prima di
sbarcare.
Tutta
la vicenda recente del possibile sbarco in altri porti italiani, che
non siano quelli siciliani, e in Spagna hanno ampiamente dimostrato
che questa soluzione è destinata ad essere largamente inevasa.
L’altra
novità ulteriore riguarda i tempi della redistribuzione. Qui si
parla di 4 settimane di permanenza prima che vengano redistribuiti, a
questo si aggiunge un’effettiva novità che stabilisce, in deroga
al regolamento di Dublino, che i migranti che vengono distribuiti in
paesi diversi dall’Italia vengono cancellati dal database italiano
e iscritti in quello del paese che se ne fa carico. Questa misura se
applicata è positiva perché finora l’iscrizione obbligatoria nel
database italiano ha permesso effettivamente a Francia e Germania di
rimandare in Italia quando volevano, perfino con mezzi violenti e
illegali, migranti che erano arrivati nei loro paesi. C’è da dire
però che fermo restando il regolamento di Dublino l’applicazione
di questa misura resta vincolata all’accettazione da parte dei
paesi di redistribuzione di un unico criterio di accoglienza,
altrimenti esso è destinato ad essere non applicato o applicato in
maniera assai discrezionale.
Circa
poi i paesi che si ripartiranno i migranti, mancando il vincolo
dell’obbligatorietà e della sanzione, si rende complicata la
redistribuzione, compreso il fatto che essa si fonda sul numero
definito in base alla superficie, alla popolazione e al Pil del
paese. Quest’ultimo dato è facile pensare che sarà un fattore di
contesa permanente .
Detto
questo, si tratta di un accordo che finora è sulla carta e che, come
tutti sono costretti a dire, “al momento non è dunque applicabile
e il percorso è ancora lungo”.
L'intervista a Conte
Conte
ha valorizzato immediatamente l’accordo con interviste e
dichiarazioni che dal punto di vista degli effetti sulla situazione
dei migranti dimostrano che questo accordo è molto peggiore di
quanto dicono.
Egli
parte, in un’intervista a Repubblica, da una affermazione netta
anti Ong: “Non saranno ammissibili comportamenti anomali e useremo
il decreto sicurezza dopo averlo corretto”. Sappiamo bene che tutta
la solfa di comportamenti giudicati “anomali” dalle Ong, se non
fossero dalle Ong praticati, in generale sarebbe molto difficile il
soccorso e l’approdo ai porti. Inoltre le correzioni che si
vogliono fare al Decreto sicurezza su questi, alla fine si riducono
ad una riduzione delle m,ulte; e sappiamo bene invece che la
persecuzione delle Ong riguarda l’effettiva attività di soccorso,
riguarda i sequestri delle imbarcazioni e riguarda gli ostacoli
frapposti agli approdi.
Alla
domanda di quali sarebbero gli altri porti disponibili nel quadro
degli accordi di Malta, Conte non risponde, fa intendere, ma l’unica
cosa che ci tiene a dire è che l’atteggiamento costruttivo avrebbe
portato più risultati dell’atteggiamento litigioso e provocatorio
di Salvini. Ma è ben chiaro che senza fatti effettivi questo accordo
sarà utilizzato proprio da Salvini che potrà rilanciare la sua
odiosa campagna a buon mercato.
Alla
domanda se questo accordo può portare ad un aumento degli sbarchi,
Conte afferma che c’è una piena determinazione ad evitarlo “con
un atteggiamento di estremo rigore”; ma ancora peggiore è la
risposta che viene data alla domanda: “Ma come concretamente?”,
Conte risponde: “lavorando sulla cooperazione dei paesi di origine
e transito, e con la Libia per rafforzare la Guardia costiera”.
Sappiamo bene che la Libia e la Guardia costiera sono il male di
questa vicenda, con in suoi campi lager, con il ruolo corrotto e
servile della Guardia costiera che è una prima trincea anti
migranti. Invece Conte sostiene che il presidio delle coste sta
funzionando, che è esattamente quello che dice Salvini e che Salvini
considera un merito della sua azione.
Subito
dopo Conte dice che i rimpatri saranno più efficienti. Rimpatri
siognifica respingimenti, espulsioni, convincere con la violenza
tanti migranti che riescono ad approdare ad essere rispediti a casa
per essere riconsegnati ai campi di tortura libici o ai regimi da cui
scappano. Non essere riusciti a fare i respingimenti è stato
considerato, naturalmente da destra, un limite di Salvini; dire che
si faranno più riompatri vuol dire fare peggio di Salvini.
Di
fronte alla domanda diretta che i migranti espulsi finiscono nei
centri lager in Libia, Conte non risponde altro che, in puro stile
ipocrita, “Al segretario generale dell’Onu Guterres chiederò di
potenziare l’intervento perché questi centri di protezione
internazionale siano sempre migliori”.
Sappiamo
bene che la guerra in corso in Libia delle varie fazioni foraggiate
dai paesi imperialisti e la natura delle forze in Libia rende
impossibile una diversa gestione dei centro lager ne che questa
gestione è parte di questa guerra e di questi accordi con la potenze
imperialiste che sono direttamente responsabili, Italia in testa, di
quello che avviene nei centri lager.ù
Che
la politica di sostanza dai tempi di Salvini non sia cambiata per
niente è dimostrata da come Conte tratta la questione Carola
Rackete, il linguaggio è meno becero della bestia Salvini ma la
sostanza è la stessa “La Rackete di turno deve assoggettarsi alle
regole italiane. Non è perché c’è un clamore mediatico a livello
internazionale, possiamo creare un trattamento di favore”. Carola
Rackete è stata insultata, criminalizzata e ora è sotto processo,
ricevendo un trattamento che nel mondo ha fatto scalpore per il
carattere odioso e disumano e perché attraverso lei si è voluto
colpire la solidarietà e il soccorso in mare. Come può Conte
parlare di “trattamento di favore”. Perfino il giornalista che lo
intervista ne viene colpito e domanda: “Presidente, perché questo
accanimento sulle Ong?”, e la risposta è totalmente salviniana:
“abbiamo un decreto sicurezza che non dismettiamo… Si entra alle
condizioni che diciamo noi, quando e come decidiamo noi”. Il tono è
tale che il giornalista è costretto ad insistere: “insomma, se
succede un comportamento giudicato anomalo, fate entrare la nave o la
lasciate fuori per settimane?”. La risposta di Conte se non
esplicita è ‘la si lascia fuori’, perché egli risponde: “E’
chiaro che la disciplina di rigore si può applicare subito e non
dopo un mese”.
Inutile
dire che Di Maio ha tradotto in lingua brutale, ai limiti del
salvinismo, le dichiarazioni più soft di Conte.
Nella
stessa intervista, senza fare una domanda diretta, il giornalista
dice “sembra la dottrina Minniti”. Ed è proprio così.
fine prima parte - segue
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