E' il governo italiano che arma, finanzia e addestra i criminali, torturatori della Guardia costiera libica.
Espellere dall'Italia o farli bloccare in mare dalla Guardia costiera significa solo rimandare uomini, donne, bambini nei lager a subire torture, stupri o mandarli a morte.
Su questo nessun cambio di governo sta portando a salvare la vita di migliaia di persone.
Riprendiamo dovunque la lotta per porti aperti, blocco delle espulsioni, cancellazione dei Decreti sicurezza, delle leggi di Minniti, Bossi/Fini, ecc.
Da Il Manifesto
Libia, ucciso perché si rifiuta di tornare nei centri di detenzione
Vittima un giovane sudanese intercettato dalla Guardia costiera libica con altri 103 migranti.L’Oim. «Tragedia annunciata»
"E’ la testimonianza drammatica di come opera davvero la cosiddetta Guardia costiera libica e di cosa accade ai migranti che vengono riportati nel Paese nordafricano. Un giovane di origine sudanese è morto giovedì dopo essere stato ferito allo stomaco dai colpi sparati da uomini armati perché, insieme
ad altri migranti, si rifiutava di tornare in un centro di detenzione dopo che il gruppo era stato intercettato e catturato nel Mediterraneo.
Tutto è avvenuto sulla spiaggia della base navale di Abu Sitta, non distante da Tripoli e che in passato ha ospitato il premier libico Fayez Al Serraj. A denunciare la morte del giovane sono stati invece gli operatori dell’Oim, l’Organizzazione internazionale per le migrazioni, presenti sul posto.
Fermato dalla Guardia costiera libica mentre con un gommone cercava di raggiungere l’Italia, il gruppo di 103 migranti, tra quali anche donne e bambini, è stato riportato indietro e doveva essere smistato nei vari centri di detenzione gestiti dal governo di Tripoli. Gli stessi centri, come denunciato da numerose testimonianze, tristemente famosi per le continue violazioni dei diritti umani e per le violenze subite dai migranti.
Consapevoli di cosa li aspettava, i migranti si sono ribellati rifiutandosi di obbedire agli ordini degli uomini armati incaricati di gestire il trasferimento, che hanno cominciato a sparare. Un colpo ha ferito il giovane sudanese allo stomaco. Soccorso dai medici dell’Oim, è morto poco dopo. «Una tragedia per certi versi inevitabile» secondo Leonard Doyle portavoce dell’Oim. «L’uso di pallottole contro civili disarmati e vulnerabili, uomini, donne e bambini, è inaccettabile in qualsiasi circostanza e pone allarmi sulla sicurezza dei migranti e dello staff umanitario»...
Preoccupazione per quanto accaduto è stata espressa anche dalla Commissione europea. In Libia – ha spiegato una portavoce – la «situazione non è cambiata recentemente» e l’Ue continua a lavorare per la «chiusura dei centri e per mettere in piedi strutture che siano in linea con gli standard internazionali».
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