sabato 14 marzo 2020

pc 14 marzo - DAL FRONTE CALDO DELLA MALASANITA' DI MILANO - Da lavoratori dello Slai cobas per il sindacato di classe - E UNA LETTERA DI UNA INFERMIERA DALLA TOSCANA

I lavoratori della sanità sono stanchi, spossati, confusi, ma sono anche molto incazzati, da un lato perchè sono coscienti che da più di vent'anni sono costretti a lavorare senza tutele, in primis salute e sicurezza, ed ora non si sentono tutelati, anzi si sentono agnelli sacrificabili; dall'altro perchè si dice che assumono, ma non arriva nessuno, anzi cominciano precettare da altri reparti (faccio l'esempio del Sacco, dove visto che non stanno dando il cambio a chi lavora nel reparto covid, impongono di saltare il riposo a chi lavora negli altri reparti per non fermare l'assistenza "normale"). 
Dicono che stanno spostando pazienti non infetti in altre regioni, vero, ma un giorno dicono che utilizzeranno gli spazi della ex fiera e il giorno dopo dicono che non si può fare perchè lo dice la protezione civile.
Quindi, non garantiscono affatto assunzioni in sanità, non costruiscono ospedali, gli anziani sono abbandonati visto che i numeri per comunicare, avere chiarimenti sono intasati e non rispondono. Ci dicono di fare la spesa online e poi l'Esselunga ti comunica che ti verrà consegnata tra dieci giorni

Inoltre la sanità non è fatta dei soli medici e infermieri ma anche di tutte le altre figure (oss-elettricisti-pulizie-ristorazione-ecc) senza le quali non vi sarebbe neanche l'ombra della sanità. 
Sulla situazione di questi lavoratori nessuno, tranne noi, denunciamo il fatto che quelli dell'appalto
delle pulizie sono costretti a portarsi a lavare a casa la divisa da lavoro. Per cui girano commenti tra i lavoratori "ma io mi metto in malattia perché così ci ammazzano". Comprendo benissimo questi pensieri ma cerco di spiegare ai lavoratori che comunque non sarebbe la soluzione e che invece dobbiamo unirci, come hanno iniziato a fare gli operai, per ribellarci, chiedere, per scioperare.

Un dato numerico che salta all’occhio è l’elevato numero di medici di famiglia (che già dall’inizio
dell’emergenza, chiedevano di essere dotati di tutti i dispositivi necessari) e operatori sanitari colpiti dal virus. Quanto influisce la condizione di stress a cui già prima dell’emergenza corona virus il personale sanitario è stato da anni sottoposto, nel favorire l’insorgenza della malattia? Si sa bene che il personale della sanità è già ampiamente provato a causa dello stato a cui è stata ridotta la sanità per i tagli, il blocco del turn-over, ma anche l’allungamento dell’età pensionabile. 
A questo si aggiunge che già da anni si denuncia l’aumento di persone che “rinunciano” alle cure perché non possono permettersele. Qual è il grado di indebolimento di questa fascia di popolazione?

Sempre a proposito di sanità, si stanno facendo dei bandi per assunzioni di medici e infermieri in regione Lombardia per far fronte all’emergenza: è oggettivamente una notizia rassicurante, ma, intuitivamente, siamo portati a immaginare che gli operatori sanitari delle terapie intensive siano altamente specializzati. Non si possono certo improvvisare, e nei numeri necessari al grado di necessità attuale. Altro elemento che sta emergendo è che il personale sanitario che viene selezionato in seguito ai bandi era già, anche se con contratti a termine, p.iva, etc, impiegato in varie strutture che, oggi, rischiano di rimanere senza personale. Il rischio di morire, nel prossimo periodo, di malattie “banali” potrebbe non essere troppo remota.
Stiamo cercando di avere e analizzare i dati delle “categorie” colpite, guarite e decedute e anche la condizioni “ambientali”in cui vivono.

DALLA TOSCANA:

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