Nella
FO di oggi facciamo appunto questo. Non si tratta di un semplice commento, ma insieme di una critica ad odierne posizioni che, al di là di come si auto-definiscano, non sono di classe, non sono marxiste.
Engels
scrive:
“...Più grande era uno stabilimento industriale e più numerosi i
suoi operai, tanto maggiore è il danno agli affari che arreca ogni
conflitto coi lavoratori...”
Engels
nelle prime due righe di questa prefazione, afferma, e ci insegna, un concetto di fondo che deve essere alla base di chiunque si dica marxista,
comunista o dalla parte della classe operaia e dei lavoratori: la
grande fabbrica industriale è l'”arma” principale del
proletariato e della classe operaia, e il cuore effettivo della lotta
di classe.
Su scala internazionale, nazionale e locale se non si
parte da questo non si ha nessuna possibilità scientifica e fondata,
materialistico dialettica per analizzare la classe e i rapporti di
forza tra borghesia e proletariato.
Sappiamo
benissimo che il capitale nel suo movimento frammenta e decentra per
il profitto
e per la scomposizione della classe e della sua forza e che, quindi, su scala internazionale, nazionale e locale, muta la geografia industriale. Realtà che prima avevano la grande fabbrica diventano zone di piccole e media fabbriche o del terziario, mentre la grande fabbrica si concentra altrove. Ma nell'analisi di classe dei rapporti di forza, è sempre la grande fabbrica, ovunque essa collocata, il centro della lotta di classe.
e per la scomposizione della classe e della sua forza e che, quindi, su scala internazionale, nazionale e locale, muta la geografia industriale. Realtà che prima avevano la grande fabbrica diventano zone di piccole e media fabbriche o del terziario, mentre la grande fabbrica si concentra altrove. Ma nell'analisi di classe dei rapporti di forza, è sempre la grande fabbrica, ovunque essa collocata, il centro della lotta di classe.
Per
questo la difesa della grande fabbrica e quindi della forza
collettiva della classe operaia è alla base di ogni progetto e
prassi che si possano definire di classe, comunista, marxista.
Tutta
la genia di falsi comunisti e di falsi classisti, in teoria e in
pratica nega questo assunto. E di conseguenza, più o meno
consapevolmente, è parte di un'altra classe, in generale
l'intellettualità piccolo e medio borghese, di un'altra teoria e di
un'altra analisi che, oltre che impotente al di là dei movimenti che
riesce a mettere in moto nella lotta contro il capitale, è realmente
attiva nel contrastare la classe, la sua autonomia
teorico-politica-organizzativa, la sua lotta e il suo movimento.
Un
esempio tra tutti sono le posizioni intorno all'Ilva di Taranto.
Continua Engels: “Onde un nuovo spirito penetrò i fabbricanti, specie più grossi, col
tempo: evitare i conflitti non necessari; rassegnarsi all'esistenza e
alla forza delle Trades
Unions;
scoprire negli scioperi (se proclamati al tempo giusto) un mezzo
efficace per attuare i loro stessi scopi. Così i maggiori
fabbricanti, già in testa alla lotta contro la classe operaia, poi
furono i primi ad esortare alla pace ed all'armonia...”
Le
Trades Unions, i sindacati non sono quindi mai strumenti neutrali. O
sono utilizzati, nonostante gli scioperi che essi attuano, dai
padroni per realizzare “la pace e l'armonia”, o sono gli
strumenti iniziali della lotta della classe operaia per rompere
questa pace ed armonia e sviluppare un'autentica lotta di classe.
Chiunque
teorizza l'autonomia dei sindacati o l'auto-organizzazione degli
operai, nonostante le sue intenzioni e anche le lotte che anima,
elude il problema chiave che è quello dell'impossibilità della
neutralità del sindacato.
Scrive Engels: “...emerge
sempre più il fatto cruciale che la causa della miseria della classe
operaia è nell'essenza
del sistema capitalistico,
non nei suoi accidenti...”
E'
questo il cuore del lavoro per elevare la coscienza di classe dei
lavoratori. Perchè quello che è oggettivo diventi una coscienza
soggettiva degli operai e guidi l'azione della loro lotta, mentre
resiste agli effetti, per attaccare la causa e l'essenza del sistema
capitalista.
La
maggiorparte dei falsi comunisti e dei riformisti è esattamente
questo che non fa, e quindi il loro ruolo è quello di aiutare e/o
conciliare con il dominio del capitale e della borghesia - riprendiamo
qui le parole del testo: “...predicano
agli operai un socialismo al di sopra di tutti gli antagonismi e le
lotte di classe. Ma tali individui, o sono novizi che hanno da
imparare molto, o sono i peggiori nemici degli operai (lupi in pelle
di pecora)...”.
Illuminanti
sono le successive parole di Engels nella descrizione della
condizione della classe operaia: sul fatto che ogni miglioramento che
essa ha è temporaneo e risente del peso della pressione delle masse
di riserva dei disoccupati; sul fatto che il capitale utilizza le
nuove macchine e i progressi tecnologici e scientifici per ridurre il
numero dei lavoratori; sul fatto che l'immigrazione, proveniente un
tempo dall'agricoltura e ora dall'intero sistema mondiale, venga
anch'essa usata per ridurre i salari e peggiorare la condizione dei
lavoratori; sul fatto che il capitale usa costantemente la
concorrenza nelle fila operaie per spezzarne la forza; sul fatto che
continuamente il capitale genera nelle fila operaie un'aristocrazia
della classe operaia che qui è descritta come “operai
contenti dei loro padroni" e che sono giunti ad ottenere e ad
accettare come definitiva una condizione relativamente buona, mentre
la grande massa degli operai vede crescere costantemente, oltre che
il livello di sfruttamento, il livello di miseria e di insicurezza,
di avvilimento fisico e morale e che se il valore della forza
lavoro è limitato dal prezzo dei mezzi necessari alla vita, la
tendenza del capitale è a ridurre il prezzo medio al minimo dei
mezzi di sussistenza.
Sono
tutti questi elementi fondamentali della condizione operaia, della sua
dinamica interna, la situazione oggettiva dentro cui si svolge la
lotta.
Continua Engels: "...La produzione capitalistica non può divenir stabile: essa deve o crescere ed estendersi, o morire... ma tale continua espansione ora è impossibile...". Di qui la
stagnazione e la crisi
che porta costantemente ciclicamente "la produzione capitalista in un
vicolo cieco".
Questo
si riflette nella vita e nella condizione degli operai, per i quali
il miglioramento è sempre passeggero e sempre prima o poi si traduce
in nuovi e più profondi peggioramenti.
Ma
tutto questo ha un effetto positivo, perchè produce la costante
rinascita dell'organizzazione della grande massa operaia, il “nuovo
Unionismo”,
che in termini attuali diremmo il nuovo sindacalismo operaio.
Come
dice Engels: “...Tale
organizzazione è diversa dalle vecchie unioni di operai skilled
(qualificati),
pur avendone per certi versi la forma...”
La differenza di fondo sta che “le
vecchie Unioni...
considerano il sistema salariale come definitivo”,
mentre le nuove Unioni – il sindacalismo operaio e classista,
diciamo noi – si fondano sul fatto che “la
fede dell'eternità del sistema salariale è fortemente scossa”.
Questa
differenza evidenzia come le vecchie Unioni (i nostri sindacati
confederali) siano nella sostanza il sindacalismo dell'aristocrazia
operaia, anche quando pezzi di esse si dichiarano socialiste per
coscienza o per sentimento e sembra che le masse che affluiscano nelle nuove siano rozze.
Il
sindacalismo operaio e classista è alla base della messa in
discussione del sistema salariale come definitivo, vale a dire del
sistema del capitale.
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